images/friuli_venezia_giulia/2020/medium/0115Sciutto.jpeg
Jujitsu

Alla scoperta dell'Hontai Yoshin Ryu con il Maestro Luca Sciutto

Intervista al Maestro Luca Sciutto, chuden della koryu, scuola tradizionale di Ju Jitsu, Hontai Yoshin Ryu e allievo, nonché figlio del Maestro Stelvio Sciutto, il responsabile dell’Hontai Yoshin Ryu in Italia. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio la sua scuola, la filosofia su cui si basa una koryu e per un progetto di diffusione dell’Hontai che sta coinvolgendo anche il settore Ju Jitsu della FIJLKAM Friuli Venezia Giulia.

Cos’è l’Hontai Yoshin Ryu?
L’Hontai Yoshin Ryu è una scuola di Ju jitsu fondata nel 1660 da Takagi Oriemon. Il nome significa Scuola Dello Spirito Del Salice. Interessante è il contrasto che c’era tra il termine Takagi che è il nome del fondatore, ma che indica anche l’albero rigido, col nome della scuola Yoshin che indica la flessibilità del salice. Suo padre gli insegnò che gli alberi rigidi (Takagi) si spezzano nelle bufere mentre il salice con la sua flessibilità, si piega e rimane stabile sulle sue radici. Questo insegnamento filosofico lo colpì così profondamente da portarlo a cambiare il proprio nome da Takagi Oriemon a Yoshin Ryu Takagi Oriemon e a fondare una scuola di Jujitsu che si basasse su questo principio. L’Hontai è una scuola particolare perché è sempre stata in evoluzione. I vari soke che si sono succeduti hanno incorporato nella scuola diverse discipline. Non si studia solo il combattimento a mani nude ma sono state mantenute anche tecniche con le armi come bo, katana, wakizashi e hanbo. Tecniche diverse ma tutte che si basano sul principio di flessibilità e morbidezza che si rifà alla metafora del salice. La scuola si è evoluta assieme ai soke ma i principi sono antichi.

Hai parlato di principi. Ma cosa si intende per principio?
Il principio è quel qualcosa che non si vede finché non si è addestrati a vederlo. Ognuno vede con i propri occhi e ognuno vede al proprio livello. Il principio è una cosa talmente semplice che non si vede o passa inosservata. La tecnica permette al corpo di assorbire il principio tramite la pratica continua e costante. La mente scopre a posteriore il principio dopo che il corpo lo ha fatto proprio. L’occidente si approccia alle arti marziali in orizzontale: più modi per fare qualcosa. Si dovrebbe scavare verso il basso, in verticale. Ti faccio un esempio. Se ti insegno a fare una scultura in legno e ti insegno a fare un cane, tu saprai fare un cane e nel momento che vorrai fare una gazza non saprai farla. Posso insegnarti a fare tutti gli animali ma non significa che tu sappia intagliare il legno. Bisogna insegnare a scolpire il legno, ad usare gli strumenti, a scegliere il legno, cos’è l’intaglio grezzo, insomma, insegnare i principi. Una volta conosciuta la tecnica, la manualità che c’è dietro ti permetterà di fare qualsiasi cosa. Mettendo insieme la tua intuizione e il tuo ingegno ai principi che hai appreso. Insegnando una tecnica per ogni tipo di attacco si ha la percezione di avere imparato tanto perché si hanno tante tecniche ma non significa possedere il principio. Si insegnano molte tecniche orizzontali a volte senza la consapevolezza dei principi base come il kuzushi ed è allora che si utilizza il dolore. Il problema del dolore è che non tutti lo sentono nella stessa maniera. Se invece prima si squilibra, si utilizza il principio del kuzushi, cioè portare l’avversario in squilibrio mentre si rimane in una posizione di forza, allora si possono utilizzare tutte le tecniche che si vuole. Chi fa male è perché non ha imparato correttamente la tecnica. Poi la pratica continua e costante ti permette di acquisire lo zanshin cioè la consapevolezza di ciò che avviene attorno, interpretare correttamente i tempi di attacco, deviare l’attacco e rimanere sempre in equilibrio. Se prima il corpo incamera il principio e poi la mente lo elabora, allora ci si muoverà in autonomia e in maniera efficace. Nel caso arrivi un attacco non previsto non si ha il tempo per vederlo arrivare. Bisogna semplicemente muoversi. L’efficacia è muoversi quando si è incamerato il principio.

È una questione di efficacia? Che differenza c’è allora tra arte marziale e sistema di combattimento?
L’ Addestramento del guerriero. Entrambi mirano a rendere inerme l’avversario. La differenza è il modo in cui viene addestrata la mente del guerriero. In un sistema di combattimento si addestra il corpo, la reattività, il riflesso, il gesto tecnico legato ad una situazione specifica cioè l’attacco. l’arte marziale, invece, forma e costruisce la persona mentre il corpo costruisce la tecnica. L’arte marziale insegna a equilibrare le emozioni, gestire il timore. Tramite la concentrazione si impara a gestire sé stessi in situazioni diverse, come uno scontro fisico o semplicemente uno scontro verbale, tutte situazioni ad elevata emotività. Gestendoti impari a evitare uno scontro inutile. l’arte marziale è anche scegliere quali battaglie combattere. Oggi l’arte marziale ti insegna a diventare più determinato. Il fallimento diventa parte importante per raggiungere il tuo obiettivo. Tramite l’errore si impara.

L’arte marziale è quindi rivolta ad un miglioramento personale?
Esatto. Il fine ultimo della pratica costante è il miglioramento personale. Il concetto di “kaizen” è il costante e continuo miglioramento. Continuare perennemente a migliorare sé stessi: la propria emotività, la centratura, la determinazione, il proprio focus. Questo è un aspetto che in occidente si è perso completamente perché tendiamo a separare le nostre esperienze di vita e a non legarle. Ciò che impariamo sul tatami non lo portiamo nella nostra vita quotidiana. La voglia di migliorare, di ricerca personale, ha fortemente caratterizzato l’Hontai Yoshin Ryu in Italia. Purtroppo questo ci ha portato ad una sorta di isolamento che è stato frainteso in FIJLKAM. Adesso stiamo lavorando per un’apertura.

Che progetto ha la scuola?
Per anni l’Hontai Yoshin Ryu è stata immersa in una fase di ricerca personale. È stato un periodo in cui eravamo concentrati sulla nostra ricerca. Ma nel frattempo ci siamo resi conto che c’era gente che non capiva questo atteggiamento e siamo stati fraintesi. C’era la necessità di fare chiarezza. La scuola ha deciso allora di puntare su una maggiore disponibilità verso coloro che volessero seguirla. Poter dare un’occasione di confronto costruttivo sul tatami sia per allievi ma anche per i tecnici che vogliono continuare la propria ricerca. Importante è poter dire ciò che per la scuola è scontato ma non lo è per allievi esterni. Io personalmente ho voluto approfittare di questa apertura della mia scuola. Così sono andato sul territorio: “fate domande, se abbiamo sbagliato chiederemo scusa, se non ci siamo capiti, ci spiegheremo meglio, se c’è stato qualcosa di male interpretato possiamo trovare una chiarificazione costruttiva”. Molte persone sono venute direttamente da me a bussarmi sulla spalla, tecnici validi e onesti che hanno la voglia e la passione di costruire un buon jujitsu e che vogliono trasmettere valore, di positivo ai propri allievi. Finora sto portando avanti dei progetti in Lazio, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Perché anche in Friuli?
In Friuli il seme è stato piantato molto tempo fa. Sia per il rispetto personale che mio padre, ed io, abbiamo verso il maestro Mauro Basso del Sekai Budo di Pordenone, sia per la fiducia che lui ci ha sempre dimostrato. Il seme è stato piantato da lui, grazie a questa relazione personale è nata questa collaborazione. È stato lui per primo a dire venite e spiegateci. Al maestro Basso va riconosciuto il merito di essere andato direttamente alla fonte, senza intermediari. Ho trovato terreno fertile ed ho voluto dare disponibilità per portare avanti un progetto. Così, periodicamente, tengo una lezione al Sekai Budo di Pordenone, aperta a tutti i praticanti, allievi e tecnici, per confrontarci, discutere, studiare e crescere assieme. In questo modo i praticanti testano, provano. In molti mi hanno detto “ma è diverso da quello che mi hanno insegnato”. In questo modo si sono creati spazi, dei varchi dove piantare altri semi. Hanno cominciato a capire e a rendersi conto delle differenze tra ciò che è spacciato per Hontai e quello che è veramente Hontai.