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Judo

Un anno fa il judo si fermava a Vittorio Veneto

Le luci della Zoppas Arena sono accese sul tatami pronto ad ospitare i judoka che prendono parte al 33° Trofeo Internazionale Judo Vittorio Veneto. Sono più di 1100 i judoka in rappresentanza di 220 società e 11 paesi pronti a darsi battaglia sulle otto aree di gara. I primi hajime danno il via alle competizioni, mentre il palazzetto è gremito del brusio delle chiacchiere e delle urla del tifo dagli spalti e i presidenti di giuria fanno rimbombare la loro voce chiamando gli atleti a prepararsi per l’incontro successivo. Qualche indiscrezione gira un po’ spaventata tra la folla: parlano di un virus che si sta diffondendo molto velocemente e che sembra pure pericoloso. “Ma va, sarà la solita esagerazione”, magari ha detto più di qualcuno. Perché nessuno poteva aspettarsi che quella giornata di gare sarebbe stata l’ultima svolta nel modo in cui eravamo abituati a conoscerle. Ricordiamo che nel tardo pomeriggio cominciavano a pervenirci alcuni messaggi da parte dei genitori preoccupati, chiedendoci se il giorno dopo i loro figli avrebbero dovuto gareggiare o meno, chiedendoci se non fosse il caso che la gara venisse sospesa. E infatti, poi la domenica mattina arrivò l’ufficializzazione: la competizione era stata annullata.

Da allora è passato un anno. Un anno lungo, quasi eterno per certi punti di vista, che ci ha tenuto lontani dai palazzetti, ma ci ha spinto a cercare di mantenerci uniti in altri modi, facendo rete, tenendoci vicini anche a distanza.È un lunghissimo golden score in cui prima o poi riusciremo a mettere a segno il punto finale per ritrovare una nuova normalità, ma che richiede la partecipazione attiva di ognuno. Nessuno può, né deve pensare che questa battaglia sarà vinta da qualcun'altro se non c'è il contributo di tutti.