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Judo

Pierluigi Barbieri, reportage dal corso allenatori a Ostia

Con due tratte di metropolitana dalla stazione di Roma Termini si arriva al centro federale FIJLKAM di Ostia per confrontarsi, allenarsi, formarsi in un luogo dedicato; per molti un fatto banale, sperimentato da quasi trent’anni. Ho avuto la possibilità, a inizio luglio, di frequentare qui la prima settimana del corso federale di formazione per allenatori di judo. Mi si è presentato qualche elemento distonico (alcune lezioni frontali in aula con più di due ore senza interruzioni, materiale didattico in qualche caso migliorabile, e se vogliamo la sala pesi non accessibile ai corsisti), accanto a scelte azzeccatissime di docenti di grande qualità e messaggi innovativi e trasformativi.

La pratica in materassina con il Maestro Nicola Moraci è stata il corpo principale del corso proposto, con illustrazione del “metodo globale”, di scoperta delle soluzioni tecniche – che personalmente chiamerei “euristico”. Chiaro, solido, divertente. Il Maestro Giancarlo Peloso (se non sbaglio classe 1935) ha tenuto una lezione sul tatami, spiegando l’importanza di avere un quadro generale, in cui inserire le personali applicazioni. Davvero notevoli la forma fisica e mentale e capacità di fare e spiegare dei docenti.

Tra i docenti esterni, con i quali abbiamo lavorato in aula, ne menziono qui due. Umberto Trulli ci ha fatto ragionare sull’organizzazione delle società sportive, in cui è necessario un top management con visione, distinto da un middle management che dettaglia e controlla. Sul fatto che le persone si aggregano per valori, sull’importanza del progetto, sul fatto che i valori non si negoziano, che l’incoerenza distrugge; sul fatto che le organizzazioni non possono essere democratiche, ma che per esse siano essenziali i concetti di delega e ruolo, contrapposti a ipercontrollo e gelosia. Sul fatto che il top management operi in contesti di incertezza con visione e su come per esso sia essenziale per il coinvolgimento l’intelligenza emotiva, e sulla centralità delle emozioni; sul come la prosperità economica sia una conseguenza, se esiste visione. Sulle rappresentazioni mentali e sulle distorsioni cognitive. Sulla necessità di gestire i leader e sulle strategie di breve, medio e lungo termine. Sul documento di pianificazione strategica, distinto da tattiche e budget. Sui cicli direzionali e sulla necessità di monitoraggio della strategia. Per me, magnifico.

All’ultimo giorno Stefano Albano ha coinvolto i corsisti in tre ore di psicologia dello sport, o meglio di introduzione al mental coaching. Parliamo di motivazione, e di come dare continuità alla motivazione. Si sono affrontati con esempi umore, stato d’animo e emozioni degli atleti. E’ evidente come le emozioni incidano sulla fisicità e sulle prestazioni. Ed abbiamo riflettuto sul retaggio culturale occidentale - da superare - che separa corpo e mente e sulle abilità mentali che vanno allenate. Si parla di mental training quindi, per aiutare la persona a esprimere il massimo potenziale, a stabilire un proprio dialogo interiore e trovare un modo efficace di rapporto emotivo col rischio e l’errore, uscendo dalla zona di confort. Errare è esplorare le possibilità ed uno stadio normale e necessario per la crescita. L’immagine, di Odette Giuffrida, è che il mental training è judo interiore, “prendiamo quello che arriva e lo volgiamo a vantaggio nostro”. Per arrivare ad alto livello, serve costruire le migliori condizioni possibili con un approccio sistemico integrato, emotivo, cognitivo, fisiologico, posturale e muscolare. Il cervello può condizionare il corpo, e viceversa, com’è noto ad esempio nello yoga. Albano, un fiume sereno ed energico di parole, giaccato per tutte le tre ore di relazione - quindi chiaramente superumano – ha trattato di come autostima e autoefficacia sviluppate consentano di reagire a congiunture negative, di come la motivazione sia legata ai rapporti umani; poi di depressione, piacere, gioco, avventura e agonismo; dell’approccio giapponese che non è serioso e mortificante, ma legato all’estetica del miglioramento continuo, del bello. Della trasformazione – attraverso l’uso appropriato di linguaggio e immaginazione – delle emozioni da paura a desiderio. Del comunicare (mettere in comune) e del “ristrutturare” le emozioni. E molto altro ancora; davvero stimolante.

Nei cinque giorni, con almeno 4 ore di materassina e 2 o 4 ore d’aula quotidiane, ho sudato – letteralmente, per un guasto al sistema di condizionamento del centro - assieme con uomini e donne che fanno del judo l’attività principale, ma anche giovani al bordo di un percorso di studi che integrano il loro percorso sportivo, professionisti di gran livello – medici, avvocati, architetti - con passione viscerale per il cammino dell’adattabilità e la lotta. Incarnazioni di tipi di intelligenza diversa e notevole. Tra essi anche atleti master che stanno preparando il campionato europeo che si terrà a Las Palmas a fine luglio, con i quali ho potuto partecipare ad un allenamento organizzato dalla squadra regionale master del Lazio al PalaFIJLKAM. Gran divertimento.

E divertimento e calore di casa ci sono stati negli inaspettati incontri serali con la delegazione della squadra FIJLKAM FVG con il presidente Sandro Scano e Laura Scano, Matteo Pribaz, Kail Basset, Nicolae Bologa, Francesco Sanapo, Marvin Bedel, Kenny Bedel e Francesco Cargnelutti, presenti all’allenamento interforze tenutosi a Ostia presso il Centro Sportivo Fiamme Gialle. La presenza del Comitato Regionale FVG e dei nostri giovani è un orgoglio. Organizzazione, cuore e occhi accesi.

Potrei dire ancora del contatto con i corsisti della lotta e di Riccardo Mezzetti in particolare, con il quale si parla di umiltà e della necessità per le discipline di lotta di entrare nelle scuole. Ma questo è un gran capitolo su cui spero si possa ritornare presto ed estesamente.

Del corso rimane il materiale e l’esperienza, possibile grazie ad un’idea e ad un luogo, il Centro Federale FIJLKAM di Ostia, la cui presenza non dobbiamo dare come banale e scontata, ma come un enorme patrimonio da valorizzare. Avanti.