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Judo

Il diario olimpico di Elisabetta Fratini: emozioni in valigia, in volo verso casa

Si torna a casa: cala il sipario su questi Giochi che sembravano impossibili. Sono in aeroporto, aspettando nella lounge room in compagnia del team francese, ancora euforico per la storica vittoria di ieri. Ripenso alle emozioni di questi giorni, soprattutto a quelle della gara a squadre. Come sempre è stata bellissima, emozionante, potente!

Il Budokan era vuoto, ma era come se fosse pieno di gente. Da brividi. Gli addetti ai cartelli, che intimavano di non urlare, di non saltare, di non fare praticamente nulla, con classico rigore giapponese, hanno dovuto cedere di fronte all’esultanza e alla gioia delle squadre a bordo tatami! Persino gli stessi atleti giapponesi hanno iniziato a non ascoltare tutte le indicazioni che venivano date: la pressione di tutti questi anni di preparazione, di questi Giochi in cui i sacrifici richiesti sono stati superiori al normale, si è fatta sentire e ha trovato sfogo nella commozione di queste ultime medaglie. Sugli spalti si vedevano cambiare i colori delle squadre, che si spostavano a seconda di dove dovessero combattere i propri compagni, in un bellissimo mosaico di colori!

Consentire anche la gara a squadre è stata una scommessa e ha richiesto rigore e sudore da parte di tutti gli addetti ai lavori. Abbiamo sopportato di vivere nella bolla per dieci giorni, con la mascherina addosso per buona parte delle giornate, senza mai poter respirare una vera boccata d’aria fresca, sempre sottoposti alla chiusura delle finestre, in palazzetto come in albergo, con l’aria condizionata sempre accesa. Non è stato emotivamente facile: uscire finalmente stamattina e girare qualche ora per Tokyo prima di ripartire è stato liberatorio.

Si torna a casa, nella consapevolezza che tutto è possibile.