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Judo

Il punto di vista della Mental Coach: come l'allenamento mentale può aiutare all'adattamento

Riportiamo con piacere un articolo ricevuto dalla judoka e Mental Coach Cristina Piccin su come anche l'allenamento mentale possa essere un elemento importante per adattarci a questo nuovo periodo che stiamo vivendo. 

L'urgenza sanitaria che ci ha travolti in questi ultimi mesi, non ha solamente rivoluzionato gli stili di vita della società e causato catastrofi sanitarie ed economiche, ma in secondo luogo ha dato vita nel mondo dello sport ad una problematica profonda, della quale mi sento partecipe. Numerosi sport, come gli sport di squadra e di contatto, non riescono ancor'oggi a intravedere limpidamente una data di reinizio e riapertura a 360 gradi.

Porto l'esempio della mia più grande passione, il judo, che rappresenta l'emblema del contatto fisico, la filosofica disciplina in cui, usando la forza dell'avversario per sconfiggerlo, ci sembra ovviamente impossibile non poter stare a qualche millimetro dall'altro. Penso alla lotta, al ju-jitsu, alla boxe e al taekwondo, ma anche il rugby, la pallavolo, la pallamano, il pattinaggio artistico e via dicendo.

Tuttavia, come in ogni situazione di crisi, la strategia migliore, non è mai quella del bicchiere mezzo vuoto. L'urgenza richiede certamente un dato tipo di autorità nella gestione, però allo stesso modo un grintoso spirito di inventiva e di creatività.

E cosa di meglio che uno sport come il mio, il cui nome parla da sé...

"via della cedevolezza"e "Via dell'adattabilità"

Cedere, parola di origine latina, che è affine al verbo "cadere". Sì nel judo si cade, e direi anche spesso, ciò nonostante per un judoka non è sinonimo di sconfitta, né di debolezza e tanto meno di mancanza. Nel judo cadere è sinonimo di allenamento. E' sinonimo di mutua prosperità. E' sinonimo di resilienza.

Automaticamente comprendiamo il significato della "via dell'adattabilità". Grazie alle forze che non sono in nostro controllo, noi judoka apprendiamo ed incarniamo l'elasticità necessaria per far fronte al combattimento ed essere noi stessi il cambiamento.

Oggi un fatto, un'evidenza che non è in nostro controllo ha determinato stati d'animo, insicurezze e trasformazioni nella società e nelle abitudini quotidiane. Un virus e le conseguenti direttive e abitudini: un "avversario" dello sport (o meglio un convivente...). Noi: attori focalizzati sul problema o sulla soluzione.

Certamente l'insicurezza e la non chiarezza data dall'imprevidibilità di un futuro, reca sconforto e pessimismo nell'animo di molti, soprattutto sportivi e allenatori che si vedono togliere le "fondamenta" della loro essenza. Però molto spesso, come la preparazione mentale insegna, la soluzione dimora sempre laddove non posiamo lo sguardo. Una delle prime "lezioni" che fornisce l'allenamento mentale è quella di focalizzarsi su ciò che è interamente sotto nostro controllo, per non disperdere inutilmente energia preziosa in distrazioni o aspetti negativi. Ciò non significa che tali aspetti non siano da prendere in considerazione, ma la prospettiva e la visione sono il muro portante della strategia.

La resilienza fonte di creatività

"La resilienza è la scienza di adattarsi ai cambiamenti."

Andrew Zolli e Ann Marie Healy, scienziati e autori

La creatività e l'innovazione sono due degli aspetti della resilienza, questa parola tanto usata nel secolo odierno. E se diciamo resilienza, non possiamo fare a meno di dire sport. Il judoka sin dalla più giovane età, impara a cadere, ancor prima di imparare a far cadere.

E cadere, è cedere. Cedere è accettare, per migliorare e per poi apprendere a far cadere.

Pertanto, il paradosso che gli sport di contatto e di squadra, debbano temporaneamente attendere porta a due possibilità: la rigidità mentale o la flessibilità, che significa innovazione.

ADATTARE L'ALLENAMENTO

La condizione della quarantena, psicologicamente, si potrebbe paragonare a quella dell'infortunio. Gli atleti agonisti, giovani e meno, vengono accompagnati durante questi periodi che necessitano preparazione e riabilitazione. Pertanto questo periodo di "pausa indefinita" dovrebbe a mio avviso, essere osservata e utilizzata come tale fase.

Gli atleti si sono ritrovati a poter sviluppare alcune componenti della preparazione fisica in questi giorni di reclusione, ma per tanti il lavoro di forza ad esempio, o di preparazione tecnica e tattica non sono stati possibili. Tuttavia per altri le abilità mentali, tecniche e tattiche hanno continuato ad essere allenate, se seguiti da un preparatore mentale o da un allenatore "innovatore e curioso".

Di fronte all'evidenza delle restrizioni, una strategia di allenamento dovrà essere messa in atto e questo porta allenamenti come quello mentale ad essere un perno per poter "rassodare" le diverse altre sfere e il gruppo stesso di atleti.

  • In tale fase preparatoria, in assenza di gare e competizioni, è primordiale incarnare una leadership visionaria, che infonda entusiasmo e senso nei vostri atleti, ma questo sempre cercando di avere un ascolto dei loro sentimenti ed emozioni, nonché bisogni. Ognuno di loro avrà conseguenze emotive diverse e proprie a sé.

  • Sarà interessante ed essenziale riunire attorno ad attività "nuove" legate alla vostra attività sportiva gli atleti, soprattutto se si parla di giovanissimi (bambini ed adolescenti), in quanto spesso la loro motivazione è la presenza di relazioni nella sfera sportiva. Mai come prima la guida "federatrice" dell'allenatore per unire il gruppo è importante. Queste attività dovranno essere utili allo sport stesso, quindi ad esempio di coesione, di concentrazione, di intelligenza sportiva, di conoscenza di sé, ecc.

  • Per gli agonisti, non sarà sufficiente "far slittare gli obiettivi" di qualche mese, ma sorgerà il bisogno di ricalibrarli. Questo significa comprendere con gli atleti quali sono i punti da migliorare e che nel passato non si aveva avuto il tempo di allenare (in presenza di gare e competizioni tipiche del periodo competitivo e pre-competitivo). Quindi fissare degli obiettivi di lavoro specifico e allenamento per poter essere ancora più pronti in vista degli obiettivi a lungo termine, perché se ne ha il tempo.

  • Eliminare la frustrazione di quello che non si può fare a causa di fatti che non sono sotto il proprio controllo, gli atleti, ricordatevi, sono spugne di emozioni. Focalizzarsi su "quello che si può fare visto che".

Perché la preparazione mentale è uno strumento utile

Come enunciato nei punti precedenti, la preparazione mentale con gli atleti e allenatori è una fonte di aiuto per quando riguarda la strategia e la fissazione degli obiettivi, il management ma soprattutto è uno strumento valido (utilizzato soprattutto nei momenti di infortunio ad esempio durante la riabilitazione o nei momenti di crisi) per imparare a gestire e comprendere stati emotivi, dati dalla quarantena, ma anche quelli di gara. Permette un'autonomia dell'atleta, aiutandolo quindi a pianificare il suo futuro sportivo. Per gli sport di squadra è un espediente per mantenere la forza della coesione in tali momenti atipici. Per qualsiasi disciplina è possibile imparare ad utilizzare la visualizzazione motoria (tramite protocolli definiti che il preparatore mentale può insegnare, provati scientificamente), migliorare reazione, attenzione e concentrazione con strumenti e tecniche comprovate. E per i più piccolini per imparare a conoscere le emozioni e i pensieri ed imparare la pazienza.

Infine, in un'ottica di lungo termine, con il desiderio di mantenere la motivazione nelle popolazioni degli sport detti “a rischio”, l'aspetto mentale degli atleti è da prendere in considerazione seriamente, per il futuro, ma soprattutto per i ragazzi.

Cristina Piccin

Judoka e preparatrice mentale