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Fijlkam

6 maggio 1976, 43 anni da quel giorno che cambiò il Friuli nei ricordi di chi c'era

Il 6 maggio 1976 è una data indelebile nella memoria di tutti in Friuli. Ricorre oggi, infatti, il 43esimo anniversario del giorno in cui la terra tremò, quando l'Orcolat distrusse interi paesi e spezzò la vita di quasi mille persone.
Un evento reale, vissuto e vicino a tutta quella che è la vecchia leva del movimento judoistico e non solo del nostro territorio.

Sono ricordi che nonostante il tempo passato sono ancora vivi, come testimonia anche la memoria del Maestro Piero Comino: "Come in molti casi della vita, un cambiamento all'ultimo momento fa la differenza: al tempo insegnavo presso il Judo Club Udine che aveva la palestra presso l'impianto sportivo di via Scrosoppi ad Udine ed al Judokai Tenri di Gemona del Friuli. Oltre Gemona, avevamo a disposizione una palestra anche a Venzone, con tatami fisso ed un buon numero di allievi. Ora, il martedì se ben ricordo toccava a Venzone, ma dato che dovevamo preparare la finale di Coppa Italia prevista per la domenica successiva, si decise di fare allenamento ad Udine e lasciare ai miei collaboratori del tempo, Copetti Dario e Carturan Angelo di occuparsi di Venzone. Ed è qui che una scelta dell'ultimo momento si è poi rivelata la fortuna di molti. I mei collaboratori quella sera optarono per un allenamento in classe unica terminando l'allenamento poco dopo le 20.30, anziché alle 21. Se tutto fosse stato come da programma, tutti sarebbero stati coinvolti drammaticamente. Così facendo, invece, al momento delle scosse i ragazzi erano per strada, mentre i due insegnanti si sono salvati in quanto erano casulamente a cambiarsi sotto il soppalco. La fotografia testimonia bene la situazione, unica vittima mai abbastanza pianto Saidero Manuel che non era venuto ad allenarsi, comunque i genitori hanno successivamente avuto un altro Manuel che ha fatto JUDO e nel SUMO ha riportato risultati di rilievo. Nella stessa sera, ad Udine il tatami era posto su un palco e dato che verso il finire dell'allenamento era in corso una intensa esercitazione di nage komi, nessuno di noi si è accorto del terremoto se non fosse stato che un allievo , chiesto il permesso di allontanarsi prima della conclusione si era fiondato in mutande terrorizzato fuori dallo spogliatoio."

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Sono ricordi chiari, vivi, che chiunque fosse presente in quella sera di maggio mai potrà scrollarsi di dosso. E forse non basta ripensare a quella sera, perché il peggio arriva dopo. Dopo quella notte, quando il sole tornò ad illuminare i paesi, o quel che ne rimaneva, e con essi il conto dei danni, dei feriti, delle persone perdute. Ma è proprio in questi momenti, quelli più difficili dove tutto è perduto, che le persone si stringono e iniziano a lavorare insieme per ricostruire tutto. Ed è forse anche forti di questo che in un ambiente come il nostro, l'obiettivo di una crescita comune rimane sempre un punto cardine.