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Lotta

Iman e Frank: aggrappati alle Olimpiadi di Parigi

Saranno soprattutto legate ad un iraniano ed ad un italo/cubano le ultime residue speranze di avere atleti, la prossima estate a Parigi, che in qualche modo rappresentino il movimento della lotta olimpica italiana. Iman Madhavi e Frank Chamizo, attendono di qualificarsi per i XXXIII Giochi Olimpici della storia moderna nella stessa categoria di peso e stile: i 74 chilogrammi della lotta stile libero.

Iman è un lottatore persiano fuggito dal suo paese e rifugiatosi nel nostro, che nonostante le innumerevoli traversie patite nella vita, mai ha dimenticato la sua grande passione per la disciplina sportiva di combattimento più antica e tradizionale. Quando i dirigenti del Lotta Seggiano hanno compreso che il senso della lotta scorre ancora nel suo sangue, gli hanno dato la possibilità di allenarsi e ritornare alla forma fisica e atletica di quando gareggiava in Iran, e si sono prodigati per inserirlo nella lista degli Atleti Olimpici Rifugiati. Per sapere se Iman sarà l'unico atleta dello sport italiano che gareggerà a Parigi sotto la bandiera a cinque cerchi del Cio, dovremo attendere fino al giorno 2 di maggio. Giovedì il Presidente del Cio, Thomas Bach, annuncerà via web quali e quanti dei 75 atleti inseriti nella lista dei Rifugiati provenienti da 24 paesi ospitanti e rappresentanti di 14 discipline sportive, potranno gareggiare nella capitale francese fra l'ultima settimana di luglio e la prima decade d'agosto. Forza Iman! La lotta italiana è tutta con te.

Veniamo a Frank Chamizo.Tutto il mondo della lotta sta seguendo l'evolversi delle vicissitudini consumatesi a Baku un paio di settimane fa nel torneo di qualificazione olimpica continentale. A mio parere, la federazione mondiale Uww si è espressa in maniera tutt'altro che salomonica nei confronti del nostro campione. I fatti accaduti evidenziano che Frank sia stato protagonista, suo malgrado, di un'ingiustizia sportiva grossa quanto il palazzo dello sport della capitale dell'Azerbijan. Come molti di voi sapranno, il verdetto finale del match Bayramov-Chamizo non è sostanzialmente cambiato. Il lottatore azerbaijano ha qualificato la propria nazione alle olimpiadi parigine nella categoria al limite dei 74 chilogrammi dello stile libero, mentre il campione di Matanzas si giocherà le ultime chances nell'ultimo torneo di qualificazione mondiale a Istanbul, dove dovrà cercare di classificarsi nei primi tre posti. Forza Frank! Le possibilità di vedere una maglia di color azzurro sui tappeti di lotta del Grand Palais Ephémère di Parigi, sono riposte soprattutto in te.

Infine una considerazione. Una commisione della Uww, ha giudicato l'operato dei sei giudici del combattimento Bayramov-Chamizo che metteva in palio un posto per Parigi 2024 nella categoria 74 chilogrammi. I principali artefici dei molteplici errori commessi, sono stati reputati il delegato turco Cicioglu, e l'arbitro di tappeto ucraino Pavlov. Per loro s'è decisa una punizione con sospensione fino al 31 dicembre 2024 con la conseguenza che, se vorranno, potranno vedere le Olimpiadi in Francia solo come semplici spettatori. Non si capisce bene per quale ragione la Uww sia stata molto più mite con il giudice russo Bazulin che è stato sospeso fino al 30 giugno, quindi dandogli la concreta possibilità di essere presente come arbitro a Parigi assieme agli altri due delegati Uww presenti al match incriminato; anch'essi puniti con identica mite sentenza. Ma non è abbastanza. C'è una fresca dichiarazione del Vicepresidente Uww, Mikhail Mamiashvili, che chiede giustizia per il "suo" arbitro Bazulin. Secondo l'autorevole e autoritario dirigente federale russo, la federazione mondiale della lotta dovrebbe rivedere la decisione punitiva comminata al suo connazionale, perchè troppo severa in relazione agli errori realmente commessi. Per Mamiashvili, il buon Bazulin è praticamente esente da colpe e non ci sarebbe nulla di strano se la commissione giudicante della Uww facesse un passo indietro, ovviamente soltanto nei confronti dell'arbitro russo, cancellando anche la seppur minima sospensione comminatagli. Mi viene in mente il Marchese del Grillo, quando nella famosa pellicola degli anni '80 dice: "Io so' io, e voi non siete un....".

Esiste il reale pericolo che il mondo della lotta si renda conto troppo tardi di quanto stia diventando imbarazzante, in particolar modo agli occhi del Cio, questa situazione di oramai totale asservimento della Uww ai voleri della dirigenza federale russa e dei loro più stretti collaboranti. Così continuando, il problema della presenza della disciplina della lotta alle olimpiadi si riproporrà inevitabilmente, come già pericolosamente accaduto nel 2013. Una federazione sportiva mondiale, deve necessariamente infondere credibilità, e francamente ne vedo mancare, in questo momento come non mai. Nella lotta non c'è nessun campionato o torneo che tenga, perchè qualsiasi lottatore del mondo sa che intraprendendo la pratica di questo sport ci si propone l'olimpiade come massimo obbiettivo. Questo è il sogno ricorrente di qualsiasi lottatore, ed il bello è che quel sogno per alcuni si tramuta in realtà. Facciamo in maniera tale che questa storia continui. In fondo, basterà seguire quel filo conduttore che si perpetua attraverso i millenni dall'epoca dei Sumeri e degli Egizi: i primi a codificare, quasi contemporaneamente e ancor prima dei Greci, la lotta come disciplina sportiva. 

Maurizio Casarola