È un momento storico per il judo italiano ed emiliano-romagnolo: Laura Di Toma, Direttore Tecnico della Nazionale, è stata nominata Consigliere Tecnico del Presidente della Federazione e del settore Judo e ha conseguito l’8º Dan, il più alto riconoscimento tecnico mai raggiunto da una donna italiana in questa disciplina.
Già vicecampionessa mondiale nel 1980 a New York e vincitrice di ben 4 medaglie d’oro ai Campionati Europei, Di Toma ha costruito una carriera eccezionale sia sul tatami che dietro le quinte, contribuendo in modo decisivo alla crescita del judo italiano. Con questo doppio traguardo scrive un’altra pagina indelebile nella storia dello sport azzurro, confermandosi figura di riferimento e pioniera assoluta del movimento.
Abbiamo raccolto in un’intervista dedicata le sue parole, i ricordi e le prospettive per il futuro del judo azzurro: un’occasione unica per conoscere più da vicino una delle figure più importanti e di rilievo del panorama judoistico italiano.
Siamo qui con Laura Di Toma, che ringraziamo infinitamente per averci concesso un po’ del suo tempo. Allora Laura, se dovessi presentarti a chi non conosce e segue il mondo del judo, cosa diresti?
“Buongiorno a tutti, mi chiamo Laura di Toma e molto sinteticamente mi presenterei dicendo che il judo è il mio mondo: il mio sport, il mio lavoro e soprattutto la mia passione.”
Nel tuo palmares di assoluto prestigio spiccano sicuramente le tue 10 medaglie (4 ori, 1 argento e 5 bronzi) ai Campionati Europei e l’argento ai Campionati Mondiali di New York 1980. C’è una medaglia a cui sei particolarmente affezionata, che magari nasconde un aneddoto che vuoi condividere con noi?
“Si, ce ne sono 2 e sono quelle che ho vinto ai Campionati Europei di Vienna 1976 (una medaglia di bronzo nella cat. -66kg e una medaglia d’oro nella cat. Open, ndr.). Queste medaglie sono dedicate al mio paese di origine Osoppo e a tutta la regione del Friuli-Venezia Giulia, che proprio quell’anno sono stati distrutti dal terremoto”.
Sei ufficialmente la prima donna in Italia a raggiungere l’incredibile traguardo dell’8° Dan di Judo. Guardandoti indietro, quando hai cominciato, avresti mai pensato di poter arrivare fino a qui?
“Assolutamente no, mai mi sarei immaginata di poter arrivare fino a questo punto”.
Tra i tanti traguardi da te raggiunti, bisogna festeggiare anche la recente nomina a “Consigliere Tecnico del Presidente della Federazione e del settore Judo”. Questa nomina testimonia ancora una volta la grandezza del tuo percorso e l’ottimo lavoro fin qui svolto. Cosa si prova? È un punto di arrivo o una motivazione ulteriore per andare ancora più avanti?
“Sicuramente è una grande motivazione, che mi spinge a voler cercare di essere sempre il più utile possibile per arrivare ad un effettivo miglioramento della nostra Federazione e che, soprattutto, questo miglioramento arrivi alla base”.
Tra i tanti aspetti e sfumature del judo, cosa ti ha affascinato di più? Cosa ti ha spinto a iniziare e soprattutto continuare in questo tuo percorso, possiamo dire, quasi ineguagliabile?
“In realtà l’incontro con il judo è stato casuale, perché negli anni ’70, quando ho iniziato, il mio desiderio era quello di poter praticare uno sport, ma non avevo preferenze. Quando ho incontrato il judo me ne sono innamorata e appassionata e non l’ho più lasciato”.
C’è qualcosa del tuo passato da atleta professionista e da Tecnico che, se potessi viaggiare indietro nel tempo, cambieresti? Ora che hai un bagaglio tecnico e di esperienza a dir poco invidiabile, se potessi dire qualcosa alla Laura giovane, cosa sarebbe?
“Onestamente rifarei tutto quello che ho fatto senza cambiare nulla, compresi gli sbagli, perché alla fine sono proprio quelli che aiutano a migliorarsi”.
Tra i numerosi incarichi ricoperti per la FIJLKAM bisogna per forza nominare quello di Direttore Tecnico della Nazionale senior, culminato con la spedizione alle Olimpiadi di Parigi 2024. Cosa ti è rimasto di questa avventura? Quali emozioni e quali sensazioni hai provato?
“Sicuramente è stata un’avventura emozionante, ma molto faticosa. Siamo riusciti ad ottenere 5 finali olimpiche, che non sono per niente scontate. Abbiamo avuto una squadra di Atleti, Tecnici e Dirigenti che hanno dato veramente tutto quello che avevano e anche di più. Per il resto… bhe, sapete com’è andata”.
Quali sono i tuoi progetti e le tue idee per il futuro? Pensi che il movimento di judo italiano odierno debba migliorare in determinati aspetti?
“Sicuramente si, bisogna sempre avere la capacità di migliorarsi in tutti gli aspetti!!!”.
Ultima domanda: c’è un consiglio che vorresti dare ai giovani e alle giovani judoka che si stanno affacciando nel mondo del judo? Se si, qual è?
“Per rispondere a questa domanda voglio condividere un principio a me molto caro del judo: REI NO KOKORO, ovvero lo spirito del rispetto. Cosa significa questo principio? Avere sempre una buona educazione, essere innamorati dell’arte e, soprattutto, avere sempre fiducia nel Maestro, qualunque sia la situazione”.
A cura di Daniele Gasparri