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Judo

Daniel Anani: dal “cinque” a Tambozzo alle Olimpiadi

Maggio 2017, campionati Italiani juniores a Roma: gli incontri si susseguono normalmente, fino a che succede una cosa fuori dal comune. Un ragazzo, immediatamente dopo aver fatto ippon al suo avversario, si rialza, va’ verso l’arbitro e fa per dargli il “cinque”, scatenando l’ilarità del pubblico e dello stesso commissario di gara. Viene girato un video, che fa letteralmente il giro del Mondo, ottenendo migliaia di visualizzazioni. Quel ragazzo era Daniel Kwadjo Anani, mentre l’arbitro era l’udinese Mirko Tambozzo.

Mirko, che cosa hai pensato quando Daniel è venuto verso di te?

Ho pensato “ma cosa cavolo sta facendo questo qua?!” – ride -. Comunque, la realtà è che non mi ha toccato, si è accorto prima di cosa stava facendo, quindi effettivamente non mi ha dato il cinque, però è stato un gesto simpatico!

Vi siete più incontrati in gara?

Sì, ci siamo reincontrati e mi sembra che l’ho anche squalificato un paio di volte per delle azioni tecniche pericolose… però son contento che abbia fatto strada e che stia facendo una bella carriera! Andare alle Olimpiadi non è una cosa semplice, è una cosa bella e se l’è meritata!

Di quel momento così particolare, nel 2019, sono state realizzate delle magliette, poi commercializzate attraverso la pagina facebook “Batti il cinque per Daniel”, allo scopo di ottenere un sostegno economico per cercare di raggiungere il sogno olimpico, ottenendo un discreto successo.

Mirko, tu sei stato uno dei primi a riceverne una. Quanto credi che la diffusione di quel video e tutto ciò che ne è conseguito abbia aiutato Daniel ad andare alle Olimpiadi?

Mah, penso poco. O meglio, a livello economico lo ha aiutato, però, più di tutto, deve dire grazie al suo Maestro, Vittorio Serenelli, che ha creduto in lui e in questo progetto: una bella storia, al di là del cinque. Un ragazzo che ha superato tutte le difficoltà che aveva, coronando il sogno di andare alle Olimpiadi, è una storia commovente.

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Che cosa ne pensa il protagonista di questa storia, Daniel?

Un po’ ancora mi vergogno di quel cinque: che figuraccia! Il tutto è partito dal fatto che venivo da due, tre anni di basket: quindi, quando si faceva canestro, era solito, tra noi amici battersi il cinque! E in quel momento lì era: faccio ippon e batto il cinque. Per fortuna mi sono fermato a metà e non ho completato il gesto… e il resto lo sanno tutti ormai! Dopo, però, sfruttando anche il fatto del cinque che mi ha fatto conoscere da tutti, ho iniziato a girare le palestre per allenarmi.

Come sei finito, dopo pochi anni di judo, a partecipare alle Olimpiadi?

A un certo punto al mio allenatore – il Maestro Vittorio Serenelli del Judo Movi-mente Le Sorgive - ho piazzato l’idea di provare a partecipare ai Campionati Africani per provare a qualificarmi per le Olimpiadi con il mio Paese d’origine, il Ghana. E alla fine ci siamo riusciti! Anche se, tra alti e bassi, dicevamo no, ma dai, andiamo a quelle del 2024, perché manca un mese alla qualifica… e invece li ho fatti e così mi son qualificato!

È stato inaspettato quindi?

Assolutamente inaspettato!

Qual è stata l’emozione una volta che ti sei effettivamente trovato a viaggiare verso Tokyo?

Me l’hanno chiesto così tante volte che, ogni tanto, mi viene da rispondere che ero tranquillissimo, così, tanto per dare una risposta diversa! Il fatto è che si dà per scontato che l’unica emozione che ti travolge una volta lì, alla gara della vita, sia la felicità. Certo, c’è anche quella, ma è un miscuglio di sensazioni, anche contrastanti e non facilmente descrivibili.

Comunque, finché ero sull’aereo non realizzavo ancora che stavo viaggiando verso Tokyo… poi, quando siamo atterrati in Giappone, nel vedere altri campioni e altri sport ho realizzato… e mi sono detto “sono anch’io qua!”, non me lo sarei mai aspettato, dopo solo cinque anni di judo, quindi non avevo neanche mai visto un’Olimpiade di judo. Era la prima volta che ne vedevo una e ci stavo anche partecipando!

Com’è trovarsi lì, circondato, in alcuni casi, anche da vere leggende?

Ti dici “sono anch’io qui, cosa posso fare per distinguermi e fare vedere che ci sono anch’io?”. Poi di fatto, sì, ho partecipato alle Olimpiadi, ma ho fatto poco o niente. Difatti adesso ci sto lavorando, per arrivarci e fare del mio meglio alla prossima Olimpiade.

Qual è la Nazionale che alle Olimpiadi hai guardato con più ammirazione?

Come gruppo sportivo, in generale, gli Stati Uniti, perché era proprio un gruppo solido, mentre, nel judo, ho guardato di più la Georgia, perché comunque si sono fatti valere.

Parigi 2024 è comunque nel tuo mirino futuro.

Mah, non dico ancora questo perché quando mi prefiggo un obiettivo finisce che capita di tutto. Preferisco lasciare tutto al caso, per adesso mi ha portato bene.

E il tuo prossimo obiettivo nell’immediato qual è?

Adesso ancora non lo so: ho un infortunio alla caviglia da gestire, per cui bisogna ancora vedere. Per ora mi sto allenando per lo più a Napoli e sto recuperando gradualmente.

Come stai affrontando lo stage FIJLKAM? Sei soddisfatto degli allenamenti?

È bello perché posso confrontarmi con persone di altri Paesi e cercare ancora i miei errori e di correggere i miei sbagli. Sai, ad allenarsi sempre qua in Italia magari gli errori son sempre quelli, invece allenarsi con altra gente, che ha un diverso stile di judo, magari trovi anche altri errori che prima non avevi notato.

Salutiamo Daniel riportandogli l’augurio di poter tifare di nuovo per lui alle prossime Olimpiadi.

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