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Judo

Ceccon e Bagnoli: quando il judo incrocia il rugby a fin di bene

Che cosa hanno in comune il rugby e il judo? All’apparenza nulla, sono due sport completamente diversi: il primo è uno sport di squadra, che si gioca con una palla, su un campo d’erba, all’aperto; il secondo è uno sport individuale, praticato al chiuso, in cui l’unico strumento indispensabile è il proprio corpo vestito di un judogi. Eppure sono in molti a praticare entrambi e a sostenere che molte caratteristiche li avvicinino.

Tra i judoka/rugbisti della nostra Regione annoveriamo Pierluigi Ceccon, che qualche settimana fa ha partecipato alla finale di campionato del comitato old rugby Veneto (C.O.R.V.).

Il campionato o meglio “Scampionato” si svolge nell’arco di una stagione nelle varie sedi delle squadre old con la presenza di 6/8 rappresentative diverse – ci spiega Ceccon -. Solitamente vi partecipano tutti i team tesserati alla FIR delle zone del Veneto e del Friuli, tutti ex giocatori e anche neofiti del gioco che per simpatia magari vogliono provare l’ebrezza del gioco del rugby; non è raro come è successo sabato infatti vedere anche delle squadre straniere come quella Inglese , ma anche di altre parti del mondo. Le partite si svolgono con un regolamento old a tutela dei giocatori attempati, mischia ordinaria no-contest, niente contro ruck, no i calcetti a seguire, touche (rimessa laterale) senza “ascensore”, la meta vale un punto e non si trasforma, il calcio di drop tra i pali non da nessun punteggio, per un totale di 20 minuti di gioco effettivo, 10 per tempo. Però, bisogna dire che nell’arco di una giornata puoi giocare anche 5 partite seguite da intervalli che sono più un terzo tempo che un periodo di pausa. Nella filosofia del gioco old, le squadre che per vari motivi non hanno tutti e 15 i giocatori vengono aiutate da quelle che ne hanno di più ed a volte anche dagli stessi avversari.

Al di là dell’aspetto sportivo, rimane alla base uno scopo ancora più nobile per cui in molti si affollano per scendere in campo e confrontarsi con vecchi e nuovi avversari: il campionato si inserisce nell’ambito del movimento Movember, cui da dieci anni aderisce il Pordenone Rugby. Si tratta di una raccolta fondi che ogni anno nel mese di novembre in particolare, viene promossa per sensibilizzare contro le malattie oncologiche maschili e che, quest’anno, è riuscita nell’intento di raccogliere quasi 12000 €: la finale CORV di sabato 21 maggio è stata l’occasione per consegnare l’assegno in favore del CRO di Aviano e dell'Istituto Oncologico Veneto (I.O.V.).

Il rugby è uno sport fondato sul sostegno, sostegno a 360°, inclusivo nella massima espressione – ci spiega ancora Ceccon, al quale abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di più su come è nata questa passione e che collegamento ha con il judo per lui.

Ho iniziato a giocare a rugby in quinta elementare, perché ero affascinato da questo mondo; a Treviso lo respiri un poco dappertutto. Il mio primo allenatore era anche il prof di ginnastica delle medie di Ponzano Veneto, Francesco Casagrande ex trequarti ala della Nazionale anni 70, detto Chechi. Dimenticavo una cosa, nel rugby abbiamo quasi tutti un soprannome che ti porti dietro per sempre, il mio è Cek. Questo è dovuto al fatto che in fase di gioco c’è bisogno di un costante parlarsi per capire le giocate e i nomi lunghi ti fanno perdere tempo nelle fasi concitate. L’attuale squadra con la quale gioco oggi sono gli Old Ruggers Tarvisium, i vecchi giocatori del Tarvisium. Ho fatto l’under 13 con il Tarvisium B perché eravamo tutti provenienti dal comune di Ponzano Veneto, visto che nel nostro non avevamo i campi da rugby. Sabato scorso per motivi burocratici e di vecchi tesseramenti non ho potuto giocare con la mia squadra ed ho dovuto inserirmi con i Grifoni di Oderzo ed i Fossili di Belluno. Tengo a precisare che mi alleno ad Oderzo e poi ogni tanto quando posso vado a Treviso a trovare i miei vecchi amici Old Ruggers Tarvisium. 

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Prima dell’inizio della partita hai vissuto una piccola sorpresa…

Dovevamo fare l’ultima partita e ci mancavano tre giocatori, mentre ci accingevamo a raggiungere il campo sento una persona che mi saluta dagli spalti, sul subito non capisco chi fosse, (i neuroni sono vecchi) guardo bene e vedo Lorenzo Bagnoli e ne approfitto subito per chiedergli se viene a giocare con noi. In partita lui si posiziona come tre quarti centro facendo delle belle azioni in penetrazione quando gli arrivava la palla. 

È stato un bel match che purtroppo abbiamo perso per 3 mete a zero, non per cercare scuse ma avevo ed ho ancora una infiammazione ai tendini dei talloni che m’infastidiva e quindi più di tanto non sono riuscito a dare in campo. Gli avversari erano molto fisici ed avevano un gioco stile inglese con i ball carrier sempre in avanzamento. Tirando le somme, per me è stata una giornata molto divertente e nello stesso tempo strana non mi sarei mai aspettato di trovare un altro Judoka nei campi da rugby. Quello che mi preme di più, è sottolineare la vicinanza di valori che hanno queste due discipline; amicizia e mutua prosperità, rugbisticamente riassunto in un’unica parola, sostegno.

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