images/friuli_venezia_giulia/2025/medium/18042025SKORPIONSTAGEGRUPPO.jpg
Judo

Tra origami, randori e stili a confronto la seconda giornata di Skorpion stage parla giapponese

Si respira energia nella seconda giornata dello stage di Piancavallo: il ritmo dettato dai tecnici sul tatami, coadiuvati da due rodati "direttori d'orchestra" quali sono Gianni Maman e Luca Copat si è mantenuto incalzante e la giornata è volata in un soffio, alla presenza della neo presidente regionale Mari Grazia Perrucci e del presidente settore judo Andrea Piccinini. A renderla speciale l’ormai tradizionale caccia al pennarello indelebile per farsi firmare il judogi o la cintura dagli insegnanti tecnici che hanno tenuto lo stage, nel desiderio di portarsi a casa un piccolo durevole ricordo di un’esperienza incancellabile, ma anche la capacità di Hikari Sasaki nel realizzare gli origami, un’arte appresa da bambina in Giappone, dove già all’asilo questo genere di abilità manuali viene incoraggiato.

Tra gli spettatori ammirati di queste micro opere d’arte anche Shunsuke Mukai, uno dei tecnici più giovani di questa edizione dello Skorpion Stage. Il giapponese insegnante in terra croata si racconta in questa sua prima esperienza a un appuntamento tutto italiano: un ennesimo tassello in un percorso formativo in Europa di cui si dice molto soddisfatto, perché gli consente di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, tanto su diverse modalità di insegnamento, quanto sulla cultura europea, a tratti così diversa da quella orientale.

 Piancavallo (PN) - 18/04/2025 - SKORPION STAGE 2025 - Foto Elia Falaschi © 2025 - https://www.eliafalaschi.it - https://www.skorpionpn.com

Questa è la tua prima esperienza in veste di insegnante tecnico a uno stage italiano: qual è stata la tua prima impressione?

Il primo impatto è stato senz’altro positivo. I judoka dello stage mi hanno colpito per la loro flessibilità, tanto fisica quanto mentale. Vedo però in loro quello che io riconosco come uno stile prettamente italiano, molto improntato su alcune tecniche, che vedo tirare anche da grandi campioni italiani –Lombardo, Basile, Esposito- come kata guruma o o uchi gari tirati con il ginocchio al suolo. Inoltre, spesso partono da una presa incrociata che rende difficoltoso l’incontro, ma gli manca la capacità di eseguire un tai sabaki come si deve. È un tipo di approccio diverso da quello della Croazia, dove sono insegnante ormai da alcuni anni, in cui cambiano continuamente le prese per entrare sia a destra che a sinistra, ma anche dal sistema giapponese, dove solitamente ciascuno ha una guardia fortemente improntata su un lato, ma sono capaci di cambiare con relativa facilità la direzione di attacco, così che un morote seoi nage si trasforma in un attimo in un sode tsurikomi goshi.

Se conosci veramente il movimento di tai sabaki puoi ricevere correttamente l’attacco dell’avversario, ma la maggior parte degli atleti europei, non so perché, preferiscono schivare l’attacco o strappare le prese, piuttosto che accettare l’attacco ed eseguire un gaeshi. In questo senso ho molto apprezzato le lezioni del maestro Tavoletta sul muovere l’avversario ed eseguire tai sabaki, che mi ha spiegato di aver avuto la possibilità di imparare dal Sensei Katanishi. Di una cosa sono sicuro: quando tornerò in Croazia farò lavorare i miei ragazzi sugli esercizi di tai sabaki proposti da coach Silvio [ndr. Tavoletta] in questi giorni.

Parlando di giovani, qual è secondo te il valore più importante che il judo trasmette loro?

Naturalmente il rispetto, ma anche la sicurezza in se stessi. Se tu vuoi essere un vero atleta ne hai bisogno: magari puoi non essere il judoka più forte al mondo, ma se credi in te puoi battermi!

Piancavallo (PN) - 18/04/2025 - SKORPION STAGE 2025 - Foto Elia Falaschi © 2025 - https://www.eliafalaschi.it - https://www.skorpionpn.com

Che cosa vorresti che i partecipanti allo Skorpion stage si portassero a casa dalle lezioni che gli hai dato in questi giorni?

Ogni coach insegna qualcosa: movimenti, tecniche, esercizi, eccetera. Ma se i ragazzi non sono disposti a mettersi in gioco, a provare nuove cose, non possono migliorarsi. È questo che io ho sempre fatto nel mio percorso di apprendimento e di insegnamento: ho sempre cercato di migliorare, di mettermi alla prova, di confrontarmi. Spero che questi ragazzi si portino a casa questo cambio di mentalità; anche nel mettermi a disposizione facendo randori con loro, ciò che desidero è che percepiscano la mia voglia di trasmettergli un po’ della mia cultura orientale, così diversa da quella occidentale, del mio desiderio di contribuire alla loro crescita, ma anche della mia stessa voglia di imparare dagli altri coach, ma anche dagli stessi atleti. Voglio che un giorno, quando saranno cresciuti, possano dire di aver incontrato molti judoka giapponesi e di aver imparato molto da loro: questo mi renderebbe proprio felice!

Per quanto mi riguarda, mi porto a casa moltissimo: sono un coach ancora giovane e ho bisogno di imparare ancora tanto, ho fame di imparare! Mi porto dietro lo stile di insegnamento di coach Buchanan, che mi è piaciuto moltissimo, la motivazione che mi hanno trasmesso i coach italiani, la personalità umile e gentile della Maestra Sasaki. Torno a casa colmo di gratitudine per l’opportunità che mi è stata fornita di venire a insegnare a questo camp, è stato davvero un piacere essere qui!