images/friuli_venezia_giulia/2025/medium/24052025SLAVISABRADIC.jpg
Judo

I maestri Bradic e Piredda animano il Children Kata Festival&Seminar a Tarcento

Tarcento – Passione, dedizione, conoscenza. Sono questi i valori che hanno animato il Children Kata Festival & Seminar, due giornate intense di studio e condivisione organizzate sotto l’egida dell’EJU e ospitate dal Kuroki Tarcento, con la guida ispirata di due figure d’eccellenza: il Maestro Slavisa Bradic, esperto IJF e responsabile europeo per le competizioni di kata, e la Maestra Monica Piredda, a capo della commissione EJU per la formazione nel kata.

Un evento unico nel suo genere, capace di coniugare l’insegnamento tecnico con la trasmissione dei valori più profondi del judo. Circa 40 insegnanti tecnici provenienti da una quindicina di società del Friuli Venezia Giulia, tra i quali molte eccellenze del kata agonistico regionale, e numerosi bambini che hanno partecipato con entusiasmo, scoprendo un modo diverso, più profondo e strutturato, di avvicinarsi al kata.

Soddisfatto il responsabile dell'evento Gianluigi Pugnetti: Abbiamo fortemente voluto questo seminario a Tarcento e siamo felici di com’è andata. Forse i numeri non sono stati altissimi, ma abbiamo piantato un seme importante per il futuro. Il kata può offrire uno sbocco formativo e motivazionale anche a chi non trova spazio nella competizione agonistica classica.: come diceva prima il M° Bradic, se la base è larga possiamo costruire verso l’alto. Per cui è positiva la via ricercata dalla Federazione europea e da quella internazionale: proviamo, per quanto possibile, a calarla a livello locale. Le metodiche che ci stanno insegnando e mostrando costituiscono sicuramente degli aspetti positivi per poter progredire in questa via.

Io ho partecipato l’anno scorso al seminario tenuto dal M° a Lubiana –gli fa eco Giuliano Casco, arbitro mondiale di kata e componente della commissione nazionale di kata- e, nella pausa pranzo, sono andato da lui e gli ho detto: per piacere, dammi una data che ti voglio da noi, perché era talmente semplice, talmente lineare, talmente bello, talmente “normale” quello che faceva che ho subito pensato che i nostri tecnici dovessero vedere dal vivo questo metodo. Per chi è giovane o ha poca esperienza, questa è un’occasione formativa unica.

Ed è proprio il M° Bradic, con il suo carisma e la sua profonda cultura judoistica, a incantare tutti, trasmettendo concetti complessi con una semplicità sorprendente.

Sono molto sorpreso per il grande interesse e sono molto felice e orgoglioso di essere qui: devo molto all’Italia e al Friuli Venezia Giulia, perché è qui che è iniziata la mia passione per il kata. Ho iniziato studiando e osservando i maestri e oggi sono emozionato e orgoglioso di tornare in una regione che per me ha rappresentato tanto negli anni giovanili, quando giravo per partecipare alle gare prima e per approfondire i kata poi. Le cose che ho imparato da giovane in Italia le ho poi portate e trasferite prima nella mia città, Fiume e poi in tutta la Croazia. Il mio primo insegnante italiano è stato Piero Comino [ndr: al quale il M° Bradic ha voluto dedicare un commosso minuto di silenzio], a quei tempi il kata in Croazia era ancora agli albori, per cui gli devo molto. E ora, a distanza di non so più quanti anni, sono davvero onorato di essere qui, specialmente perché ritengo che il livello di kata in Italia sia tra i migliori al mondo, sia a livello di cultura che di competizione.

Qual è il futuro del kata?

Il futuro del kata è nelle nostre mani: se adattiamo il kata in maniera che i nostri coach ne comprendano appieno i principi e i benefici intrinsechi, possiamo iniziare a praticarlo con i giovani, che rappresentano il futuro della Società e del judo. Se si inizia a praticare kata già da bambini, crescendo lo si considera come un aspetto naturale del judo, mentre attualmente c’è una grande distanza tra i praticanti di kata e gli altri judoka che non lo tengono in considerazione. Il nostro lavoro è proprio quello di trovare le giuste metodologie per adattarlo alle differenti età e ai diversi obiettivi per ogni fascia d’età. Ad esempio, se si considera in particolare il randori no kata si possono trovare diversi principi che contengono indicazioni importanti per lo shiai; possiamo imparare attraverso il kata le basi della difesa personale, ma lo studio del kata è ottimo anche per le persone in età, perché aiuta a comprendere come cadere in maniera controllata e sicura e ci sono evidenze scientifiche secondo cui lo studio del kata aiuti i malati di Alzheimer.

Che cos’è il Children Kata Festival?

Il Children Kata Festival è molte cose: dal punto di vista di chi lo guarda, solitamente i genitori, è un momento molto gradevole per vedere che cosa i bambini imparano a lezione. Hanno modo di vedere la bellezza del judo! Per quanto riguarda i tecnici ha un forte valore educativo, perché insegniamo ai bambini i principi delle tecniche e come dimostrarli di fronte a varie persone. E dal punto di vista dei bambini è puro divertimento, perché apprendono e ricevono un riscontro immediato di quanto hanno imparato.

Il seminario ha avuto anche un importante risvolto pedagogico: integrare il kata nell’attività quotidiana, rendendolo parte naturale del percorso formativo di ogni judoka.

Ogni volta che si parla di judo per me è una festa –ha raccontato la M^ Piredda- soprattutto quando si riesce a focalizzare il punto sui kata, che devono essere integrati nella normale attività di palestra, sia a livello di bambini che di atleti agonisti, che potrebbero migliorare le loro performance se si riuscissero a capire meglio i principi intrinsechi delle tecniche. La cosa importante è far capire queste cose a più tecnici possibile, perché sono loro che alla fine devono insegnare ai loro atleti. La chiave secondo me è insegnare in maniera leggera e divertente, facendo capire che le prestazioni tecniche possono essere migliorate e capite, applicando i corretti elementi per apprendere e adattare al meglio su di sé, in modo creativo, quanto imparato. È un modo per aprire le menti e far vedere le diverse possibilità che il judo offre.

24052025MONICAPIREDDA1.jpg

Kata e shiai sembrano sempre due mondi a se stanti: il divario rimane insanabile?

Questa è un aspetto su cui sto battendo molto: non dobbiamo togliere del tempo all’allenamento di shiai. Alcuni aspetti e modalità di esecuzione si possono tranquillamente inserire in una normale lezione anche durante il riscaldamento. Possono migliorare addirittura la prestazione agonistica. Il kata non deve servire unicamente a superare un esame.

Che cosa significa affrontare le gare di kata?

Vuol dire immergersi in un mondo completamente diverso: ci vuole tanta concentrazione, si ricerca la perfezione, focalizzandosi sui particolari, compresi nell’esecuzione, nel cercare di farlo meglio possibile e interiorizzare quello che arriva dal fisico all’interno del nostro spirito. Osservando i ragazzi più giovani che lo imparano ho spesso la sensazione che non stiano apprendendo un kata, ma vivendo un momento intenso: si vede dalle loro espressioni e dalla voglia di fare bene.

Il movimento del kata, oggi, è in crescita. L’Italia e la Francia rappresentano un modello: circuiti nazionali ben strutturati, selezioni accurate, partecipazioni costanti agli eventi europei e mondiali.

Esattamente. Su 52 Paesi dell’Unione Europea soltanto una ventina partecipano all’attività internazionale e in molti di loro viene fatto solamente un campionato nazionale per poter selezionare la squadra. Se il sistema italiano o francese venisse applicato in altri Paesi la promozione di questa attività sarebbe più efficace. Come in tutti i Paesi del Mondo si pensa molto di più allo shiai. Secondo me se anche il kata venisse portato alle Olimpiadi molte più Nazioni investirebbero nella sua pratica. Penso che in futuro potrà esserci un’apertura in questo senso. Già a livello europeo sono cambiate alcune cose: si sono regolamentate le fasce d’età, che prima erano un po’ diverse, mentre ora sono uguali a quelle dello shiai. È stata fatta quest’anno una ranking list mondiale che prima non esisteva: nel 2023 è nato l’EJU Kata Tour, il circuito europeo, mentre, da quest’anno c’è anche la World Series che è un circuito mondiale organizzato dall’IJF. Penso che questo movimento possa contribuire in un futuro spero non troppo lontano a portare il kata alle Olimpiadi.