Sono ripartiti oggi da Sacile i corsi di aggiornamento regionale: un pomeriggio che è stato naturalmente un’occasione di re incontro dopo la pausa estiva, ma anche per tre lezioni interessanti su tre temi importanti.
Il pomeriggio è iniziato con un’esaustiva lezione del dottor Marcello Tence sulla modalità di gestione del calo peso. In maniera chiara e supportata da esempi concreti e studi scientifici, ha spiegato i concetti di base della materia, le pratiche corrette, le tempistiche migliori per evitare conseguenze infauste legate a dimagrimenti troppo drastici e le modalità di gestione di una dieta controllata e sana.
Analisi statistiche hanno evidenziato, infatti, come proprio nel judo una buona parte degli atleti agonisti abbia seguito pratiche di calo peso nella propria carriera sportiva, intraprendendole solitamente con l’inizio della carriera agonistica, tra i 12 e i 19 anni, più raramente, per fortuna, in giovanissima età (tra i 9 e i 10 anni).
Il relatore ha poi spiegato come funzioni il processo di autoregolazione corporea che assicura la costanza dei parametri interni al corpo, come il peso, necessari a una vita sana e come avvenga l’assorbimento dei nutrienti, la loro eliminazione e il metabolismo. In relazione a questi processi, come sia possibile manipolare, in ciascun momento del procedimento, i diversi fattori per riuscire a ottenere un calo di peso.
Che cosa è possibile fare per intervenire in maniera sensata e corretta nelle pratiche di calo peso?
Ridurre l’acqua solamente nelle ultime 24 h; non ridurre i carboidrati ma solamente i grassi; togliere le fibre gli ultimi 3 giorni; mangiare delle caramelle dure durante il giorno del calo peso (queste non incideranno sul peso ma miglioreranno l’umore); sospendi la creatina almeno 2 settimane prima del peso; programmare il calo peso nelle 2 settimane precedenti alla competizione; sudare nella tutina solamente nell’ultima settimana; utilizzare il berretto durante la sudata; pesarsi prima di andare a dormire e subito appena svegli per capire quanto si perde col sonno; non perdere più del 5-7% del proprio peso corporeo la settimana della gara, ma valutare piuttosto un cambio categoria. Se si è in dubbio di non essere in peso farsi una corsa la mattina piuttosto che la sera in palazzetto; infine, gli atleti delle categorie giovanili (esordienti e cadetti) non dovrebbero perdere più del 2-3% del proprio peso.
Il secondo modulo è stato condotto dal dottor Manlio Alessio sui Bisogni Educativi Speciali, una macro-categoria che contiene svariate condizioni, ha spiegato il docente, dalle situazioni cliniche di disabilità fisica e cognitiva, alle persone con svantaggi socioeconomici, linguistici, culturali, con deficit del linguaggio.
È determinante, di fronte ai diversi bisogni degli allievi che arrivano in palestra, porsi con un atteggiamento flessibile e personalizzato, che tenga conto di specificità e singolarità dell’individuo, dei diversi tipi di intelligenza che una persona può possedere e delle caratteristiche peculiari di ciascun individuo (il fatto di soffrire dello stesso disturbo non significa esprimerlo con le medesime modalità).
Diviene importante progettare un percorso quanto più possibile calzato sull’individuo, che traduca in finalità le competenze del singolo, lo aiuti a comprendere ed esprimere i propri bisogni e a porsi degli obiettivi raggiungibili. Il dottor Alessio ha, infine, spiegato le fasi sequenziali di un processo di apprendimento il Modelling (l'esperto dimostra l'azione), il Coaching (guida e suggerimenti durante l'esecuzione), lo Scaffolding (supporto strutturato ma guidato), e infine il Fading (riduzione graduale del supporto fino all'autonomia).
Ultimo relatore della giornata il dottor Fabio Martinuzzi che ha parlato della prevenzione degli infortuni nello sportivo, spiegando che una vera prevenzione è praticamente impossibile, ma una riduzione ragionevole del rischio è attuabile. La domanda finale e determinante è: si è abbastanza pronti ad affrontare ciò che il nostro sport comporta? Non è sufficiente essere abbastanza allenati, ma bisogna riuscire a costruire un rapporto di fiducia tra tecnico e atleta che porti a lavorare in sinergia e a seguire comportamenti virtuosi e non pericolosi. Una corretta forma muscolare, mobilità articolare e una consapevolezza dei rischi maggiormente legati al nostro sport (dove l’incidenza di infortunio maggiore risulta legata alla rottura dei legamenti) può portare a una gestione del carico migliore. Infine, ricordare che un aiuto specialistico esterno, laddove le competenze del solo tecnico non risultino più sufficienti, è fondamentale per mantenere l’atleta sano più a lungo possibile.
Domani l’aggiornamento si terrà ancora sul tatami di Sacile, con Francesco Faraldo sull’ashi waza.