Fine settimana di gara sul tatami del Grand Prix a Tashkent, cui hanno aderito 70 nazioni con 421 atleti, nove dei quali dall’Italia.
La spedizione azzurra, purtroppo, non ha avuto giornate fortunate, tanto che Francesca Milani nei 48, Samanta Fiandino e Martina Lo Giudice nei 57 sono state le prime a salire sul tatami uzbeko, in una giornata caratterizzata dalla Russia, che si è aggiudicata tre primi posti, alla Corea del Sud ed all’Ungheria gli altri due. Francesca Milani è stata sconfitta al primo turno dei 48 kg dall’ucraina Maryna Chernyak, che a sua volta ha concluso la gara al terzo posto. Nei 57 kg Samanta Fiandino ha sconfitto l’uzbeka Nilufar Ermaganbetova ed è stata poi fermata dall’intramontabile Sabrina Filzmoser, mentre Martina Lo Giudice ha superato l’angolana Diassonema Mucungui ed è stata poi sconfitta al golden score dalla bulgara Ivelina Ilieva, che si è poi classificata al secondo posto
Secondo turno fatale per Leonardo Casaglia ed Augusto Meloni che, nella seconda giornata, hanno superato con successo il primo round rispettivamente sul kazako Akylbek Serik e sul ceko Jakub Jecminek. Agli ottavi di finale invece, Leonardo Casaglia è incappato nell’ubeko Khikmatillokh Turaev, che ha completato la gara al primo posto, mentre l’accesso agli ottavi è stato inibito ad Augusto Meloni dall’ungherese Frigyes Szabo.
Nell'ultima giornata, invece, Eleonora Geri e Vincenzo d'Arco non sono andati oltre il primo incontro, eliminati rispettivamente dalla taiwanese Tsai e dall'ucraino Gordiienko, mentre sia Giorgia Stangherlin che Giuliano Loprochio sono riusciti a mettere a segno una vittoria, uscendo poi dalla competizione al secondo turno.
L'azzurra ha superato al primo turno la russa Lialina, salvo poi cedere il passo alla croata Prodan; mentre l'alteta dei 100 kg ha prima vinto sull'indiano Singh e poi perso con il bielorusso Sviryd.
“Purtroppo esiste una forbice importante fra i desideri degli atleti e le due variabili più importanti – ha osservato ieri il coach Paolo Natale – che sono, la volontà di arrivare in fondo al percorso internazionale che non fa sconti a nessuno, e la tenuta “economica” del sistema che c’è dietro ogni singolo atleta. La continuità (anche se mirata) nella frequentazione del tour IJF è sostanziale. Non ci sono ricette magiche. "