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Judo

Winter Camp 2020: un ponte tra passato e futuro

Si è aperto sotto il segno dei ricordi e delle aspettative il ventesimo Winter Camp di Lignano, che registra quest’anno oltre mille partecipanti di ben 11 nazioni (tra le quali, immancabile, figura la Russia di Ezio Gamba) e di moltissimi atleti di livello, italiani e stranieri.
Il tatami gremito è una miscela di judogi bianchi e blu che si mescolano tra loro a formare una grande onda, che pare un mare tempestoso.  Un clima che esce dalla materassina e si propaga sugli spalti, tra gli spettatori, nei momenti di pausa e condivisione e che porta a far emergere ricordi dei primi stage ad Andreis.

“Memorie degli anni in cui tutto è iniziato? Ne ho tantissime di immagini… gli amici fraterni, quello stare insieme continuo e famigliare, che ti portava a condividere tutto e a non vedere l’ora di trovarti nuovamente…” dice Giorgina Zanette, una di quelle persone che c’erano fin dagli esordi del Winter Camp. “Un ricordo particolare? Veniva già lo Star Napoli e una volta erano rimasti bloccati nella neve! E poi i gradoni…. Ad Andreis c’è ancora questa scalinata, avrà trecento gradini più o meno… Correvamo su e giù per questa scalinata per allenarci e fare fiato…. Alcuni gradini erano di altezza diversa, quindi bisognava fare attenzione a non inciampare… poi di Andreis mi sono innamorata, è un luogo magico, che mi è entrato nel cuore! Ora guardo il tatami e vedo una realtà enorme, moderna, adatta ai tempi… una magia diversa da quella degli esordi, ma non per questo meno speciale!”.

“I primi Winter Camp li organizzavano ad Andreis” ricorda Mirko Tambozzo. “Mi ricordo che portavamo i ragazzi in furgone a Montereale o a Maniago e, dopo, cucinavo insieme ad altri per una cinquantina di persone! Il pomeriggio andavo a fare allenamento e i ragazzi si ricordano ancora l’odore del soffritto quando facevano randori a terra con me!”.

“Ero Esordiente A” dice Sofia Cittaro, mentre aspetta di fare l’ennesimo randori e recupera fiato. “Arianna [ndr. Stacco] era Esordiente B… Al primo Winter Camp ci becchiamo subito le terribili sorelle Huber: ci veniva da piangere e volevamo andare a casa dopo il primo giorno!”.

“Primi ricordi di Winter Camp? Mazzate! Quante ne ho prese!!!” ride Giada Medves, mentre suo fratello Matteo, pur essendo in partenza per il Giappone, non ha voluto perdersi la prima giornata qui a Lignano.

Il ricordo di Agnese Piccoli, che oggi partecipa attivamente all’organizzazione dello stage, si perde a quasi una decina di anni fa: “Il primo Winter Camp cui ho preso parte è legato in modo particolare ad un’amica, Sandra Carofiglio. Io ero sconvolta dalla quantità di persone che ho trovato, era l’anno in cui si passava da una realtà ridotta a circa cinquecento persone…. E io mi sono ritrovata dopo il primo allenamento con mani e braccia letteralmente aperte! Sandra, che mi aveva accompagnata e mi riportava a casa, mi ha detto: benvenuta nel club! Poi un altro ricordo sconvolgente è legato a Urska Zolnir, che per me era un mito e che, con mia grande sorpresa, mi ha invitata per il primo randori! Mi pareva incredibile volesse misurarsi proprio con me! Poi ha fatto medaglia alle Olimpiadi!!!”.

Non soltanto amarcord però! Per molti è il primo Winter Camp. Stefano Antonioni, tecnico bolzanino, è tra questi: “È la prima volta che partecipo a questo stage e le mie aspettative sono state superate! Il clima è molto piacevole e il livello ottimo! Un appuntamento al quale non si può proprio mancare”.
Prima esperienza anche per il francese Luca Otmane, che è venuto allo stage attirato dai racconti di chi già c’era. “È un ottimo posto dove iniziare un anno agonistico ricco di appuntamenti!”.

Mentre gli allenamenti si susseguono senza sosta, nel tatami riservato alle classi esordienti il campione russo Ivan Nifontov (bronzo a Londra 2012), spiega un rovesciamento in ne waza, focalizzando l’attenzione dei giovanissimi ogni volta su un elemento chiave differente, fino a che un ragazzino prende coraggio e gli chiede: “Scusa, ma facciamo anche randori?!”, esultando di fronte alla risposta affermativa.

Nel corso della mattinata l’attenzione è focalizzata sulla presentazione dei coach che si alternano quali docenti, attraverso un video che ripropone alcune sequenze dei loro successi agonistici. A venir presentati sono Alberto Borin, Silvio Tavoletta, Marino Cattedra, Fabrizio Chimento, il brasiliano Leandro Guilheiro, lo sloveno Aljaz Sedej, i russi Ivan Nifontov e Sergej Samoloilovic di fronte ad una platea entusiasta.

Il livello è molto alto, questo è un sentire comune, sia per quanto riguarda la pura organizzazione che per l’insieme di tecnici ed atleti. Però, guardando al futuro, che cosa si potrebbe migliorare?

“Il Winter Camp è una macchina bene oliata!” afferma Rudy Tavano, con l’approvazione di sua figlia Asya. “Se proprio dovessi andare a cercare col lumicino qualcosa che mi piacerebbe di diverso, approfitterei di più dei coach stranieri che calcano il tatami e proporre per le classi Junior e Senior un’ora supplementare di sola tecnica”.

Il commento più entusiastico, a sorpresa, arriva dalle nuove leve, che, si spera, rappresenteranno il futuro del judo regionale: “Lo stage è perfetto così com’è!” asseriscono sicure, quasi in coro, quattro giovani atlete FVG, Giulia Rossolato, Iole Alzetta, Sara Salvadori e Eva Castellani. “Alla fine è qui che è nata veramente la nostra amicizia, è qui che ci siamo davvero unite! L’aria che si respira qui ti porta a questo, alla voglia di lavorare insieme per crescere”.