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Judo

Olimpiadi: Susy chiude settima, Carlino tiene testa a Yang

Quando si dice che le Olimpiadi sono una gara a sé stante, è vero. Sono quell’evento dove possono capitare cose inaspettate e così è stato anche oggi.
Anche se Susy Scutto si presentava da numero uno al mondo, l’emozione di essere parte di una cosa così grande ha forse giocato un brutto scherzo alla judoka italiana che ha chiuso la sua gara al settimo posto.

Al primo incontro l’azzurra incontra la statunitense Laborde, una pratica che l’azzurra chiude con un osae komi in hon gesa gatame dopo poco più di un minuto. Giunta ai quarti, Susy si scontra con la vera outsider di giornata, la svedese Tara Babulfath. Ed é su un’azione dell’azzurra che la Babulfath trova trova l’intuizione giusta per l’osae komi che la proietta in semifinale contro la giapponese Tsunoda, mentre la nostra Scutto finisce ai ripescaggi contro la padrona di casa Boukli.
E quest’ultima non ci sta a lasciarsi scappare l’occasione di salire sul podio, e mettendo a segno un waza ari ad un minuto dalla fine dell’incontro, mette anche fine alla corsa olimpica della nostra Scutto, che si ferma al settimo posto.

“Il primo pensiero è per Susy -è il commento del capoallenatore femminile Francesco Bruyere- perché spesso ci si sente soli nella sconfitta, ma non deve essere così, siamo una squadra che festeggia le vittorie e condivide le sconfitte. Ci sarà tempo per analizzare gli incontri tecnicamente e trovare soluzioni, ora è il tempo di starle vicino, ringraziarla per le tante emozioni che ci ha regalato in questo quadriennio e per quelle che ci ha fatto vivere oggi”. 

“In realtà penso di aver affrontato questa gara come tutte le gare -ha detto Assunta Scutto- con coraggio, fede e dando tutta me stessa. Non mi so ancora spiegare il motivo per cui ho perso e per come è andata la gara. Sono veramente triste per non aver portato la medaglia ed oggi mi sentivo all’altezza di poterla portare. Anche se adesso è difficile da accettare penso si tratti di un piano di Dio che mi ha riservato qualcosa di più grande. al momento mi sento con tante emozioni contrastanti, perché so di aver dato tutto e non ho rimpianti. Ma questa medaglia che non è arrivata mi distrugge un po’, mi sento vuota e ho bisogno di tempo per riflettere e riprendermi”.

Ma ad aprire le danze di giornata è stato l’altro azzurro in gara oggi, Andrea Carlino che, al primo incontro, dopo 19 secondi di golden score, con un guizzo di o uchi gari supera con un waza ari l’australiano Joshua Katz.
Al secondo turno, ad attenderlo c’è niente di meno che Yang Yung Wei, il numero uno del ranking di categoria. Andrea parte bene, tenendo testa all’avversario, mettendo a segno un waza ari a cui poco dopo il judoka di Taipei risponde con un osae komi da cui l’azzurro riesca a fuggire a 19 secondi. Per un soffio. L’incontro riprende proseguendo in parità, costringendo i due atleti al golden score. E qui, dopo 3.52 minuti, Yang riporta Carlino in osae komi, non lasciando scampo questa volta all’azzurro. 

“Nei primi due minuti Andrea è stato molto accorto ed è riuscito a perseguire la tattica che avevamo preparato. -così ha detto coch Toniolo- Dopo il waza ari messo a segno l'errore è stato quello di permettere all'avversario il suo micidiale sankaku. Se prima di questo errore fossero passati ancora 30", Yang si sarebbe sicuramente disunito. Mi spiace non aver potuto rivedere la seconda proiezione di Andrea e quindi non ho capito perché non è stato dato waza ari. Resta comunque una grandissima prestazione di Andrea contro il vicecampione olimpico in carica e anche TdS n.1 qui a Parigi”. 

“Sono deluso della gara di oggi -ha detto Andrea Carlino- perché stamattina mi sono sentito in forma e poteva andare meglio. Però, se penso che ho ottenuto la qualifica per questa olimpiade meno di un mese fa, non posso che esser contento di aver dimostrato di essermela guadagnata e che me la posso giocare anche con i migliori. Farò tesoro di questa esperienza in ottica dei miei impegni futuri”.

Ma se per gli azzurri la prima giornata non ha portato i risultati sperati, questo non significa che sia stata priva di emozioni. Una su tutte, proprio quella della svedese Tara Babulfath, appena diciottenne, che ha messo a segno una gara da incorniciare, cedendo il passo solamente alla giapponese Tsunoda poi laureatasi campionessa olimpica. Un’energia pazzesca quella di Babulfath che anche dopo aver conquistato il bronzo contro la numero 3 al mondo Abiba Abuzhakynova, scende dal tatami e con un sorriso che solo una ragazza della sua età può avere corre ad abbracciare tutte le persone che contano per lei. 

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