Terzo giorno di Olimpiadi e terzo giorno in cui sembra che gli atleti azzurri stiano combattendo alla luce di una cattiva stella. Come nei giorni precedenti, i veri protagonisti delle competizioni non sono tanto gli atleti, quanto i shido che questi si vedono assegnati. Non c’è un singolo incontro in cui non venga data almeno una sanzione. Più che una gara questa Olimpiade di judo è diventata una lotteria dove, a vincere, non è il più bravo bensì il più furbo ed il più fortunato.
Per i colori dell’Italia, in gara oggi c’erano Manuel Lombardo nei 73kg e la nostra Veronica Toniolo nei 57kg.
Dopo quello di Tokyo, per Lombardo è arrivato un altro quinto posto, una sorta quasi di maledizione per il judoka torinese. Manuel, partendo da numero 4 del ranking mondiale, ha infilato le prime due vittorie sul polacco Stodolski e sul thailandese Terada, salvo poi essere fermato ai quarti, stranamente per accumulo di tre shido, nell’incontro con il kosovaro Gjakova.
Spedito ai ripescaggi, qui Lombardo con un seoi page da maestro ha chiuso la pratica con il canadese Margelidon, approdando alla finale per il bronzo dove ad attenderlo c’è il moldavo Adil Osmanov, numero tredici nel ranking.
L’incontro è stato molto acceso ed in sostanziale equilibrio, almeno fino a che, appena superato il secondo minuto, Osmanov si è inventato un attacco in o uchi gari con doppia presa sullo stesso lato. La caduta è secca, l’arbitro annuncia wazari, ma poi disegna nell’aria la forma di un video. I supervisors controllano e correggono: è ippon.
Per Manuel Lombardo, un altro quinto posto, in due categorie di peso diverse è, e dev’essere motivo d’orgoglio. Certamente oggi è un incubo.
“Anche se oggi non è andata come ci aspettavamo -ha detto Raffaele Parlati, capo-allenatore maschile- non abbiamo niente da recriminare ai ragazzi, che hanno fatto del loro meglio; la speranza è che la ruota della fortuna giri anche per noi”.
Avventura finita al primo incontro, invece, per Veronica Toniolo che, anche con un pizzico di sfortuna, ha trovato sin da subito sul suo cammino la giapponese Funakubo. Un incontro duro e complesso per la judoka triestina, che però si è mostrata all’altezza della situazione, mettendo in gioco ogni risorsa disponibile possibile.
Contenere la presa della giapponese è stato un problema che ha messo sotto pressione la Toniolo, affaticandola. Una fatica che, nel golden score, ha aperto un varco nella difesa che Funakubo ha visto e sfruttato: o soto gari, wazari.
“Sono fiero del percorso che ha portato Veronica alla qualificazione Olimpica come numero 10 della WRL Olimpica. Purtroppo, l'infortunio al GS di Parigi ha pregiudicato il nostro percorso di qualificazione che prevedeva di arrivare qui a Parigi come TdS per evitare fino ai quarti le atlete più pericolose. Purtroppo, dunque abbiamo dovuto saltare alcune competizioni che ci avrebbero fatto arrivare con un ranking migliore a Parigi. Se aggiungiamo il sorteggio del Mondiale con la JPN, poi bronzo, e questo sorteggio dell'Olimpiade possiamo dire che un po' di sorte meno sfavorevole sarebbe stata ben accetta. Ora pensiamo a sabato quando ci sarà la gara a squadra è Veronica ritornerà sul tatami”.
“Un sorteggio sfortunato per entrare in gara -ha detto invece Francesco Bruyere, capo-allenatore femminile- salire su quel tatami è già difficile di per se, farlo subito con un’atleta come la giapponese complica le cose. Veronica però ha affrontato la sfida con la giusta determinazione, purtroppo si è aggiunto un problema alla mano che le ha precluso alcune possibilità tattiche. È sicuramente difficile da mandare giù, ma ora dobbiamo e cerchiamo di recuperare il più possibile per la gara a squadre perché sarà necessario averla nelle migliori condizioni”.
In questi giorni di scontento generale anche nel pubblico, ci sono però delle perle da osservare. E sono due le storie che meritano l’attenzione in questa giornata, tutte e due d’oro: quella di Christa Deguchi e la leggenda di Hidayat Hedyarov, neo campioni olimpici.
La prima rappresenta in qualche modo la forza del riscatto, la rinascita di chi ha toccato il fondo e ha trovato un modo per risalire, forse quasi degna di un film. Dopo la mancata qualificazione a Tokyo, Christa ha rischiato di non mettere più piede su un tatami, complice la fortissima crisi personale. Oggi si è laureata campionessa olimpica.
Ma la storia di Heydarov non è da meno. D’altro canto, il judoka azero rappresenta una determinazione unica, diventando il primo in assoluto nella storia a conquistare nello stesso anno titolo europeo, mondiale e olimpico.




