Sguardo determinato e diretto, sorriso dolce e modi gentili, back number dorato a incorniciare la schiena. Barbara Matic, campionessa olimpica a Parigi 2024, già due volte campionessa del mondo (nel 2021 e nel 2022) e campionessa europea (sempre nel 2024), vicepresidente del Comitato Olimpico Croato e candidata per l'elezione alla Commissione Atleti dell'IJF sale sul tatami con la naturalezza di chi è nel proprio elemento: ha fatto questo tutta la vita e l’ha fatto molto bene.
Prima donna croata a conquistare un titolo mondiale nella disciplina e oggi orgoglio olimpico del suo Paese, Barbara è molto più di una campionessa: è un simbolo di resilienza, passione e dedizione assoluta allo sport. Dai primi passi sul tatami a Spalato fino ai podi più prestigiosi del mondo, la sua carriera è un esempio per le giovani generazioni e per tutti coloro che credono nella forza del lavoro e della perseveranza.
Dopo il successo olimpico di Parigi come mantiene alta la motivazione e come affronta la pressione di dover soddisfare le aspettative che gli altri hanno nei suoi confronti?
Proprio per questo sto pensando in questo periodo se continuare la mia carriera agonistica o meno. Non che senta particolarmente la pressione… se continuassi a competere, vorrebbe dire che avrei trovato una nuova motivazione per continuare e sarebbe quel pensiero a riempirmi il tempo. Mi sto allenando, combatterò in America in alcune gare, ma quest’anno non ci sarà l’IJF tour per me: ho bisogno di una pausa per capire ciò che voglio davvero. Prima avevo una motivazione altissima: avevo solamente i miei obiettivi in mente, quello che volevo fare e volevo semplicemente essere ogni giorno la miglior versione possibile di me stessa e far sì che questo mi spingesse a realizzare i miei sogni.
Lei è d’ispirazione per molti giovani judoka. Quale sportivo è stato d’ispirazione per lei nel suo percorso?
Non ne ho avuti di particolari nel judo… forse Lucie Décosse, che è stata una delle mie favorite… ho avuto la possibilità di combattere con lei nel 2012, due mesi prima che lei conquistasse l’oro olimpico a Londra 2012. Per cui per me è stato come “Oh mio Dio!” [ndr ride]. Il mio vero idolo sportivo però è stata Janica Kostelić, una sciatrice croata: grazie a lei tutti hanno conosciuto lo sci qui in Croazia. Ha vinto sei medaglie olimpiche, penso lei sia stata una delle atlete migliori del nostro Paese, per cui mi ha stimolato a fare per il judo quello che lei ha fatto per lo sci qui in Croazia.
Ha qualche consiglio per i giovani che sognano di intraprendere un percorso agonistico di alto livello?
Sì, vorrei dire loro di amare ciò che fanno, perché tutto diventa molto più semplice quando si ama ciò che si fa. Credete in voi stessi e fidatevi del vostro coach e ricordatevi che il lavoro duro ripaga sempre.
Ha qualche rituale prima delle competizioni?
No, io no, ma credo che li abbia il mio coach! Per lui è più facile fare delle cose prima che io salga sul tatami, per cui seguo quello che vuole che io faccia… avevo dei rituali una volta, ma ho scelto di rinunciarci per schiarirmi semplicemente i pensieri prima di combattere: non voglio che la mia mente sia occupata da stupidaggini prima di iniziare la gara.
Vorrebbe raccontare qualche “dietro le quinte” simpatico successo alle Olimpiadi?
Non mi viene in mente niente, mi spiace. Ho affrontato questa gara come ogni altra: ho aspettato i final block facendo un sonnellino come faccio sempre in gara dopo il pranzo per ricaricare le energie e mi sono concentrata sul match.
Se potesse combattere con un’atleta del passato, chi sarebbe?
Mhmm… ovviamente penso alla mia categoria e alle donne che ci hanno combattuto in passato… direi Ronda [ndr. Rousey, bronzo a Pechino 2008] oppure Edith Bosch [ndr. Argento ad Atene 2004 e bronzo a Londra 2012]: non ho avuto l’occasione di combattere contro di loro, perché stavano finendo la loro carriera quando io ho iniziato a combattere coi senior.
Pensa che la sua carriera sportiva sarebbe stata diversa se sua sorella Brigita avesse continuato a competere nel judo ad alto livello?
Sì, credo sarebbe stato più semplice e credo anche che se lei non avesse mollato la Croazia avrebbe avuto una medaglia olimpica prima!
A proposito di affetti famigliari, come bilancia la sua intensa vita sportiva con quella privata?
Ho amici e una famiglia che mi supportano molto, così come il mio fidanzato. Credo sia molto importante avere intorno a sé persone che ti supportano. Quando frequentavo le scuole superiori i miei amici sapevano che sarei arrivata, per esempio alle feste sempre dopo il mio allenamento, più tardi degli altri, ma questo andava bene a tutti, perché mi hanno sempre compreso e si sono fidati di me e hanno creduto in me. Se avessi avuto un fidanzato che mi avesse detto: invece di allenarti, esci con me, avrebbe significato che avevo a fianco qualcuno che non mi capiva e non mi supportava, ma soprattutto non mi amava per ciò che sono.
Anche il suo fidanzato è un judoka?
Sì, lo è, ma lui ora sta seriamente pensando di dedicarsi all’arbitraggio. Che cosa posso dirgli?!
Ha interessi oltre al judo e, soprattutto, riesce a trovare il tempo per coltivarli?
La mia vita è il judo: l’ho iniziato a 7 anni, ho sempre fatto questo e ho sempre avuto poco tempo per altro, ma ora sto cercando di dedicarmi alla lettura, non perché io sia una grande divoratrice di libri, ma perché da quando ho finito gli studi mi sono data praticamente soltanto allo sport e ora che ho tempo voglio recuperare l’abitudine alla lettura.
Slavisa Bradic, Giulia Quintavalle, Anastasia Nenova e Orazio D'Allura assistendo alla lezione di Barbara Matic.
Che ruolo ritiene abbiano le donne nel judo oggi e che cosa spera cambi nel futuro?
Non penso che le donne abbiano o debbano avere un ruolo particolare nel judo: penso che siamo tutti judoka e ciascun judoka percorra una propria strada.
Le è mai capitato di avere delle difficoltà in quanto donna che pratica uno sport di combattimento?
A volte da ragazzina, ho dovuto confrontarmi con frasi tipo “hai dei muscoli molto sviluppati”, “fai uno sport da maschi”, “come fai ad allenarti così?”, ma non ci ho mai dato troppo peso.
In questi giorni ha tenuto due lezioni nella prima giornata di un camp di due giorni a Rijeka, organizzato dal Judo Klub Rijeka del M° Slavisa Bradic, dividendo il tatami con Giulia Quintavalle: è la prima volta che vi trovate a insegnare nello stesso stage?
Sì, è la prima volta con Giulia, ma ho già tenuto delle lezioni in altri camp: a Zagabria, ma anche in Polonia e ora andrò in Finlandia, per cui forse, se scelgo di non gareggiare più, questo potrebbe diventare il mio lavoro!
Sui social spesso pubblicizza prodotti e partecipa a eventi mondani: sta considerando una carriera nel mondo della pubblicità?
No, mi considero più che altro una donna d’affari in Croazia e sì, partecipo a degli eventi grazie alla popolarità acquisita come atleta, perché vorrei rimanere nell’ambito sportivo e costruirmi una carriera in questo settore, anche se non so ancora in quale forma esattamente. Magari nel team della nazionale croata oppure mi piacerebbe entrare nell’IJF.
A marzo di quest’anno ha completato con successo il primo livello dell’IJF Academy: il suo nuovo obiettivo è quindi l’insegnamento?
Sì, voglio affrontare il livello due ora e vedremo dove mi porterà questo percorso.