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Judo

Giuseppe (Pino) Maddaloni: l'idolo di una generazione

Nel 2000 io (Cinzia Valle, ndr) e Agnese avevamo rispettivamente 15 e 9 anni, non ci conoscevamo ancora e soprattutto non avremmo mai potuto immaginare che, un giorno, ci saremmo ritrovate a scrivere questo articolo a quattro mani…

Era l’anno olimpico, entrambe ci eravamo già appassionate al judo e attendevamo con ansia di vedere i judoka italiani in azione. Non c’era ancora lo streaming né la possibilità di scegliere che sport guardare, bisognava adattarsi a quanto previsto dal palinsesto RAI.

E poi arrivò il 18 settembre, di quel giorno noi ricordiamo l’ippon incredibile, la gioia travolgente del neo Campione Olimpico sfociata in quell’urlo con ribaltata e le lacrime incontenibili sul podio che hanno commosso un paese intero: da quel momento Pino Maddaloni è diventato l’idolo dei judoka di un’intera generazione, la nostra.

Cinzia. Non c’erano i social e anche internet non offriva tutte le opportunità di oggi. Le occasioni per avvicinarsi o addirittura incontrare i propri beniamini erano davvero pochissime. Io ho avuto la fortuna di incontrare Pino poco dopo la vittoria olimpica proprio in Friuli Venezia Giulia al Trofeo Tarcento e lui, con pazienza e gentilezza, si è prestato a fare una foto con la nostra squadra. Ricordo ancora l’emozione provata quel giorno e custodisco tutt’oggi quella foto!

Agnese. L’occasione capitò attraverso un concorso indetto dalla scuola, si trattava di mandare una lettera a chi si voleva ed attendere la sua risposta. Non ci pensai su due volte e di getto scrissi una lettera a lui, Pino, il mio idolo. Ricordo ancora che tanta era la voglia di conoscerlo che la inviai nonostante l’indirizzo a cui fare riferimento fosse incompleto.

Attesi fiduciosa una sua risposta per tre lunghi mesi ma poi un giorno di rientro da scuola la sorpresa…

“Scusa per il ritardo nella risposta ma ero via per allenarmi” furono le prime parole di Pino. Ad accompagnare il tutto tre foto autografate che lo immortalavano in quel giorno indimenticabile a Sydney, e, incredibilmente, pure il suo numero di cellulare. Quel giorno mi sono sentita la persona più felice sulla terra!

Ritrovarlo in questi giorni al Winter Camp ha rievocato le stesse emozioni di allora. Pino è piuttosto schivo, riesce persino a stupirsi quando gli chiediamo di fare un’intervista “vi servo ancora?” ci chiede il terzo giorno mantenendo la promessa di passare dal Media Team appena possibile. Non ama i riflettori né i social, ma ama follemente il tatami, quel tatami che gli ha dato così tanto e che continua a calcare nella nuova veste di arbitro internazionale.

Alle volte maturando si vedono le cose con occhi diversi, si cambia opinione sugli idoli di quando si era più giovani e spesso si rimane delusi, al pari di una sconfitta. Pino ti ringraziamo per non averci fatto crollare un mito!

Ps. (“vi servo ancora?” .. l’ha detto veramente, giuriamo!)

Link all'intervista