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Judo

Michele Marolla: intervista allo specchio

Il maestro Michele Marolla, 6° dan, è conosciuto in tutta la nostra regione per l'aspetto judoistico. Al di là della sua attinenza col tatami, però, la sua passione per la terra d'origine di questa disciplina è davvero incommensurabile, tanto che è anche un esperto di teatro tradizionale giapponese e di sake. Tanti sono i viaggi svolti nel paese del Sol Levante e tanto il materiale che Michele ha avuto la possibilità di raccogliere in essi. Ecco quindi che la nascita del libro "Obiettivo Giappone", in uscita all'inizio del 2021, viene quasi da sé. Abbiamo quindi voluto sentire direttamente da lui con un'intervista allo specchio il percorso che l'ha portato a questa pubblicazione.

D: Esce dalla tipografia ai primi di gennaio “Obiettivo Giappone”. Che tipo di libro è?

R: È un libro fotografico di 172 pagine con una sequenza di foto scattate da me in Giappone nel corso dei miei viaggi, 12 fino adesso, in quel lontano paese.

WhatsApp Image 2020 12 19 at 20.39.42 2D: Come ti è venuta l’idea di raccoglierle in un libro?

R: L’idea è venuta a mia moglie Giovanna che è sempre un vulcano di idee. Mi ha spinto lei a dare un senso compiuto e concreto alle mie fotografie trasformandole in un oggetto che, spero, resterà nel tempo e porterà con sé un ricordo e un’emozione che vorrei condividere con tutti coloro che avranno l’opportunità di leggerlo.

D: Perché hai scelto proprio il Giappone come tema?

R: Perché amo il Giappone, una nazione piena di tradizioni e contraddizioni, forse da sempre o forse fin da quando, sedicenne, cominciai il mio percorso nelle arti marziali, con il judo prima e subito dopo con l’aikido.

D: Quando hai visitato il Giappone per la prima volta?

R: Ho approfittato di un viaggio organizzato dal mio amico e maestro Alessandro Tittarelli, purtroppo recentemente scomparso, che voleva farci conoscere il luogo dove viveva e insegnava il Fondatore dell’aikido, Morihei Ueshiba, perfezionando la sua tecnica unitamente alla filosofia e alla spiritualità legate indissolubilmente a quest’arte marziale, e dove il suo allievo più fedele Morihiro Saito Shihan, stava continuando l’opera con l’insegnamento tradizionale e la gestione del vecchio Dojo. Presi perciò armi e bagagli e partii per Iwama, cittadina a un centinaio di chilometri a nord-est di Tokyo. Atterrai all’aeroporto di Narita la mattina del 4 ottobre 1999 e ci rimasi per 10 giorni.

D: Che impressioni ne hai riportato?

R: Rimasi affascinato a tal punto da questo mondo fantastico, dai suoi suoni sacri e profani, dagli odori diversi, dagli strani gusti, dagli oggetti antichi e moderni, dagli incredibili paesaggi, da non poter più fare a meno di ritornarci ogni volta che mi è possibile. Da quando poi, nel 2013, mio figlio Federico ha sposato Amako ed è andato a vivere a Shimono, piccolo villaggio a metà strada tra Tokyo e Osaka, non ho perso occasione di andarlo a visitare annualmente, unendo la visita alla scoperta di luoghi sempre diversi e sempre più ricercati, inseguendo la storia, l’arte, le tradizioni, il cibo, la gente, e la spiritualità della quale è impregnato ogni oggetto che si incontra.

D: Quando hai visitato il Giappone l’ultima volta?

R: Ero lì dal 28 dicembre dello scorso anno fino al 14 gennaio 2020 poi, a causa della pandemia tuttora in corso, ho dovuto sospendere le mie visite sperando si possano riprendere quanto prima anche perché vorrei andare a conoscere la mia nipotina che dovrebbe nascere a marzo catapultandomi nel club dei nonni.

WhatsApp Image 2020 12 19 at 20.39.42 3D: E le fotografie che ruolo hanno avuto in questi viaggi?

R: Per fissare quei momenti, per poterli ricordare, per farli conoscere anche ad altri, soprattutto per condividerne le emozioni, ho sempre portato con me una macchina fotografica e ho scattato un quantitativo industriale di fotografie, più di 15.000, immortalando luoghi, persone, oggetti e situazioni che via via incontravo.

D: 15000 foto sono tante… Sei un fotografo professionista o un appassionato dilettante?

R: Direi né l’uno né l’altro. Ho sempre posseduto una macchina fotografica passando dalla pellicola in bianco e nero a quella a colori senza disdegnare le diapositive, e poi con l’avvento della nuova tecnologia tutto si è fatto più semplice e meno costoso. Così i pochi rullini da 36 pose che ci si portava dietro una volta hanno lasciato il posto alla memoria digitale sulla quale trovano spazio migliaia di scatti a costo zero, e di conseguenza nasce una specie di patologia che definirei “dello scatto compulsivo”. Per inquadrare col mirino e premere il pulsante dell’otturatore non serve essere professionisti, e per portarsi a casa le immagini dei propri “eventi” non bisogna essere per forza “appassionati”. Capita allora che anche l’inesperto fotografo riesca a cogliere qualche immagine che racconta di per sé una storia ed è motivo di soddisfazione e orgoglio esserne stato l’autore.

D: Che macchina fotografica usi, quali accessori?

R: Di macchine ne ho cambiate parecchie, dalla Rolleicord alla Canon, per arrivare a vari modelli della Olympus. Quella che ho usato di più è stata la Stylus 1, una compatta molto maneggevole con la quale ho scattato la maggior parte delle fotografie di questo libro. Quasi mai ho fatto foto che richiedessero programmi manuali, bilanciamento dei bianchi, cavalletti e pose, ma ho tenuto sempre, o quasi, l’impostazione su “automatico” per essere in grado di cogliere l’attimo, prima che questo svanisca. Ho approfittato dello zoom per avvicinarmi discretamente ad alcuni soggetti, e questo è l’unico lusso che mi sono permesso.

D: Come è strutturato il libro?

R: Ho diviso le foto, dopo una faticosa selezione, in 11 argomenti che vanno dalla spiritualità ai giardini, dalle feste tradizionali al cibo, dal passato al presente, dagli animali ai templi. Ogni sezione è preceduta da un breve scritto per inquadrare l’argomento e ogni foto ha la propria didascalia in cui si spiega dove è stata scattata e cosa rappresenta. Alla fine del libro c’è un glossario per spiegare le parole giapponesi che sono state usate. Per l’impaginazione mi sono rivolto a un grafico professionista che ha fatto un lavoro secondo me eccellente.

WhatsApp Image 2020 12 19 at 20.39.42 1D: C’è spazio anche per le arti marziali?

R: Certamente. Non poteva non esserci. In realtà non sono molte perché chi pratica una disciplina marziale non ha tempo e modo di scattare fotografie, però in alcuni Dojo che ho visitato da turista sono riuscito a cogliere delle belle immagini di kendo, kyudo e aikido. Ne avevo anche di judo, fatte al Kodokan di Tokyo e nel Tohoku, ad Aizu-Wakamatsu, antica città samurai dove nacque il mitico Shiro Saigo, ma ho preferito non inserirle perché meno interessanti delle altre. Magari in futuro farò una pubblicazione solo con quelle, ma l’argomento dovrà essere centrato esclusivamente sul Judo.

D: Chi fosse interessato ad acquistare il libro dove può trovarlo e quanto costa?

R: Per il momento si troverà solo in un paio di negozi di Trieste, dal 7 gennaio. Gli interessati possono contattarmi personalmente e darò tutte le informazioni necessarie. Per chi non è di Trieste posso anche spedirlo. Il costo copre solo le spese di grafica e stampa, quindi… molto popolare. La prima edizione conta 100 copie, ma se l’operazione riscuoterà l’interesse della gente penserò a stampare un’altra edizione da fornire anche alle librerie e ai negozi online.

D: Come si fa a contattarti?

R: Direi che il sistema migliore è scrivermi alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., ma chi ha già il mio numero di cellulare può chiamarmi o mandarmi un messaggio.