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Judo

Ricordi di una giornata speciale: Giorgina Zanette e Federico Cainero raccontano il bronzo all'Europeo di Ostia

Una foto che spunta quasi per caso una mattina su Facebook. Parla di una medaglia, di una giornata che è rimasta nella storia del judo italiano, a pubblicarla è una delle protagoniste di quella giornata, Ylenia Scapin. Tra le tante facce conosciute ne spunta una molto familiare, è quella della friulana Giorgina Zanette. Lo stupore iniziale da parte di chi era troppo piccola per conoscere questo scorcio di vita vissuta si trasforma in semplice curiosità, in voglia di saperne di più: si cercano notizie, ma come spesso accade del passato in rete si trova poco o nulla. Allora si procede alla “vecchia”, con qualche messaggio e scambio di battute tra chi all’epoca era ancora in attività. E così si scopre che quel giorno la medaglia di Giorgina non fu l’unica conquistata dai judoka della nostra regione, la medaglia di bronzo infatti finì al collo anche di Federico Cainero, che con la squadra maschile centrò un risultato che mancava da diverso tempo in Italia.

“Il ricordo è ancora nitido, nonostante siano trascorsi più di vent’anni – ci racconta Giorgina. Il campionato d’Europa a squadre del 1997 a Ostia è stato molto particolare e non soltanto perché eravamo “a casa”, ma perché all’inizio di quell’anno era stata rinnovata la direzione tecnica ed il gruppo, femminile e maschile senza distinzione, era unito, coeso, solidale. Sapevamo di poter far bene ed avevamo anche quella fiducia infusa da un lavoro duro e consapevole. Partimmo con la Spagna, che anche allora era un osso durissimo, con Isabel Fernandez e Sara Alvarez che due settimane prima avevano messo al collo oro e bronzo al Mondiale a Parigi. Ma vincemmo noi, 4 a 3, portai il punto su Francisca Casco e poi vinsero anche Pina Macrì, Emanuela Pierantozzi e Ylenia Scapin. Nell’incontro successivo, la semifinale con la Francia, incontrai Sarah Nichilo, una bestia nera. Ma non solo per me, dato che l’anno dopo vinse il titolo europeo ed un altro nel 1999, oltre il bronzo mondiale. Andammo così a giocarci il bronzo con la Germania, cui non lasciammo scampo. La mia vittoria su Jana Perlberg, già campionessa d’Europa nel 1993 e argento in carica, ebbe un effetto su tutta la squadra che passò per 5 a 2 con le vittorie di Francesca Campanini, Maddalena Sorrentino, Emanuela Pierantozzi e Ylenia Scapin. Fu una bella gara davvero, ma fu bella anche l’anno successivo, a Villach, quando salimmo nuovamente sul terzo gradino del podio all’Europeo a squadre”.

“A ripensarci l’emozione è ancora tanta – gli fa eco Federico - Erano parecchi anni che l’Italia non saliva sul podio in quella manifestazione: ricordo la tensione, davvero molta, gareggiavamo infatti a Roma davanti al pubblico di casa e questo ha aumentato la pressione, ma ci ha dato al tempo stesso anche una spinta in più. Non ricordo bene il nostro percorso di gara ma abbiamo perso contro l’Olanda e ci siamo ritrovati ad affrontare il Belgio in finale per il 3° posto. Io fin a quel momento non avevo combattuto, nella mia categoria infatti era stato schierato Pino Maddaloni, e quindi non mi aspettavo di salire sul tatami proprio nel momento forse più importante. Invece hanno scelto me, mi han caricato di una bella responsabilità ma la carica emotiva era tanta: non ho fatto un grande incontro, lo ammetto, ma non ho perso e, grazie anche alle vittorie degli altri compagni di squadra, abbiamo messo al collo la medaglia di bronzo. Vi lascio immaginare tutta la felicità che può esserci stata in quel momento, festeggiando oltretutto un risultato del genere davanti al pubblico di casa. Quella medaglia non mi ha cambiato ma la porto ancora dentro. Ripensando a quel periodo sicuramente provo molta nostalgia, ho tanti bei ricordi, come in tutte le cose ci sono stati momenti più belli e altri meno, ma questi ultimi sono quelli che in assoluto mi sono serviti di più per migliorare. Tutt’ora mi capita spesso che mentre sto facendo delle cose mi scorrano davanti tante immagini di quello che ho vissuto e mi chiedo come sarebbe successo se avessi fatto diversamente, sono cose che ti rimangono dentro, la fatica, le competizioni, i sacrifici che fai. E poi ti mancano. Chi non l’ha mai vissuto non può capire. Ho nostalgia ma non rimpianti, ho fatto tutto quello che potevo fare, ho dato tutto me stesso, non mi sono mai tirato indietro. Il judo ha rappresentato tanto per me, rappresenta tanto anche ora, mi piacerebbe tornare a rimettere il judogi addosso per trasmettere quello che sento di avere ancora… chissà magari non escludo di farlo nel 2021".

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