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Stepančič e Kovač: tra crescita e motivazione, il ruolo dell’educatore nel percorso formativo dell’allievo.

Buon riscontro all’appuntamento di oggi a Lignano con l’evento Sonkei Erasmus plus -progetto co finanziato dall'Unione Europea -, valido anche come aggiornamento per Insegnanti Tecnici di Judo e Karate della nostra Regione. A presentare i relatori della giornata il Presidente FIJLKAM FVG Sandro Scano, che ha poi lasciato la parola a Gianni Maman, coordinatore italiano del progetto, Milena Lovato, project manager e Mara Zuliani, project assistant.

Un incontro che ha visto la partecipazione di quasi 50 persone, tra coach, atleti, insegnanti di scuola e dirigenti sociali. La prima parte dei lavori è stata dedicata al seminario “Insegnare agli insegnanti – motivare il motivatore”, a cura del dottor Ferry Stepančič, tra le altre cose docente di Filosofia all’Università di Lubjana. Numerose le immagini che il docente è riuscito a richiamare alla mente, attraverso citazioni di celebri filosofi come Platone, Socrate e Aristotele, fino a spaziare verso la storia e le filosofie orientali, strettamente connesse alle nostre discipline.

Il cambiamento è inevitabile –ha detto Stepančič- ma la crescita è un’opzione e inizia da dentro di noi.

Nell pomeriggio è stato lasciato spazio al workshop condotto dal secondo relatore, Jaka Kovač, già atleta e poi coach di judo, tesserato con il Judo Klub Ŝiŝka di Lubjana, capofila del progetto Sonkei e, da qualche anno, facilitatore, una figura ancora pressoché poco conosciuta in Italia, ma che trova un importante riscontro in altri Paesi. Il suo ruolo? A volerla fare facile si può dire che aiuta a formare un gruppo e a renderlo più coeso, ma è soltanto una minima parte di quello che è il suo mestiere, che unisce competenze psicologiche, motivazionali e motorie.

Quando lavori con un gruppo ci sono alcuni aspetti ai quali prestare attenzione: il compito, che riguarda i risultati che vogliamo ottenere; il gruppo, che dev’essere coeso e trasmettere una buona atmosfera; infine l’individuo., che è l’insieme delle singole persone che compongono il gruppo.
A volte è preferibile spendere un paio di minuti in più ad assicurarsi che gli individui all’interno del gruppo siano collegati tra loro, perché questo passaggio renderà più facile raggiungere gli obiettivi proposti.

Un lungo dibattito è stato scatenato anche dalla classificazione proposta da Kovač relativa alla gestione delle diverse zone in cui un bambino/ragazzo può trovarsi in varie situazioni della vita: zona di confort, di crescita e di panico. Fondamentale, in un gruppo nuovo in modo particolare, è riuscire a creare una zona confortevole e sicura, in cui i giovani possano trovare conforto e comprensione, ma anche recuperare le proprie energie e ricaricarsi prima di affrontare le sfide che lo sport (e la vita) gli pongono davanti. Altrettanto importante è impedire che ci si fossilizzi in una zona, di confort così come di panico: chi non riesce a controllare e gestire le proprie emozioni, rischia di vivere sempre le situazioni con enorme stress, incapace di trovare il modo di recuperare la calma.

Compito dell’educatore è aiutare a capire come gestire il passaggio attraverso le diverse zone, in modo che sia fluido.

Sono molto soddisfatto della risposta del Friuli- ha commentato Gianni Maman-, sia del judo che del karate, a questo meeting proposto oggi al Multiplier Sport Event dedicato al progetto Sonkei: sia in termini di affluenza che di qualità. In questo meeting l’obiettivo era quello di condividere il lavoro svolto in questo anno e mezzo, che si concluderà poi a dicembre e far conoscere sia il progetto in sé, che i due coach che oggi hanno fatto da relatori, Ferry Stepančič e Jaka Kovač. Entrambi ci hanno colpito particolarmente nelle uscite che, in questi mesi, abbiamo fatto con i vari partner europei. Graditissima la prima parte, dove Ferry Stepančič ha veramente coinvolto tutti con delle tecniche comunicative interessanti, usando tanto giochi di prestigio, quanto tecniche di rilassamento apprese nel corso dei suoi viaggi in India. Secondo me, oltre a intravedere in lui una forte motivazione, che ha ispirato parecchi di noi, abbiamo visto anche una strategia comunicativa interessante, perché ha comunque sempre mantenuto alta l’attenzione, utilizzando questi piccoli trucchi comunicativi.
Nella seconda parte Jaka Kovač ci ha aiutato a tirar fuori e condividere il ruolo dell’insegnante nei vari aspetti della violenza all’interno dello sport. Molti si aspettavano una parte dove c’era un insegnante che tirasse fuori la propria conoscenza e portasse a tutti la sua esperienza, ma, in realtà, quello che voleva fare lui era esattamente il contrario: carpire dalla nostra esperienza le varie forme di violenza di cui eravamo stati testimoni e darci dei feedback su come lavorare, ma anche prendendoli da noi, per cui è stata veramente una lezione orizzontale ed era una novità per il Friuli, nelle nostre tipologie di aggiornamento. Per questo lo abbiamo ingaggiato, perché ci interessava capire e provare un nuovo modo di aggiornarci, condividendo tutti insieme delle cose.