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Fijlkam

Leadership al femminile: il racconto del Media Team dalla formazione al CONI

“Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta.” Sono queste parole di Margareth Mead che mi girano in testa non appena arrivo alla scuola dello sport all’Acquacetosa di Roma martedì mattina.

Un’aula piena di donne, sarà che forse non sono così abituata a stare in contesti del genere, ma a primo impatto la prima cosa che penso è “WOW!”. Mi guardo intorno, le osservo, sono donne in carriera, sportive di successo, appassionate e persone apparentemente normali. Ci sono anche diversi uomini… curioso no? Ammirevole direi perché non scontato. Non so bene cosa aspettarmi ma la risposta arriva presto con l’introduzione al seminario: parleremo dell’importanza della partecipazione e del coinvolgimento delle donne nel mondo dello sport, lo scopo dell’iniziativa è infatti quello di stimolare la presenza femminile nei ruoli decisionali.

Alessandra Sensini, sportiva di cui ho ammirato le imprese fin da piccolina, apre il suo intervento con i numeri e davanti ai numeri non si scappa: impressionante realizzare che nonostante le cose rispetto a 10/20 anni fa si siano evolute, il divario tra uomo e donna in ambito sportivo continui ad essere così marcato. E se nello sport, nella fattispecie agonistico, questa differenza si sta pian piano assottigliando, per quanto riguarda i ruoli decisionali all’interno delle varie federazioni siamo ancora piuttosto indietro.

Quali sono le cause e come possiamo cambiare le cose? E’ questo sostanzialmente il dibattito su cui verte questa giornata e sul quale esponenti di spicco più o meno conosciuti a turno hanno dato la loro esperienza e la loro visione delle cose. Tanto c’è da dire!

In primis la donna, proprio perché donna e perché è nella sua natura affrontare così le cose, spesso si sottovaluta, tende a sminuire il suo valore al contrario di quanto fatto solitamente dagli uomini e per questo spesso per paura di essere da meno rinuncia a certe cose. Spesso alle donne manca il coraggio di cogliere le opportunità. Curioso pure constatare che spesso sono proprio le donne a mettere i bastoni fra le ruote ad altre donne, quello che manca troppo spesso è il far “rete”, fare squadra.

Si parla del double bind, quel fenomeno paradossale per il quale le donne sono “vittime” dello stereotipo di essere amorevoli, emotive, comunicative a dispetto degli uomini che vengono percepiti come forti, determinati e assertivi causando nell’immaginario collettivo l’idea di essere meno competenti.

Ma affermarsi leader in un determinato campo, come può essere quello sportivo, non dipende dall'essere uomo o donna, bensì dalle capacità, dalle competenze e dalla determinazione che ci metti nel tuo ruolo e nel farti riconoscere e rispettare in quanto persona.

Le esperienze e le riflessioni si susseguono in aula e sono spunto costruttivo in maniera diversa per ciascuna delle presenti. A stupirmi in particolare sono le parole riservate dalla parte maschile presente, non banali, sentite, che dimostrano che c’è qualcuno che realmente “combatte” in nostro favore… perché nel fondo condividere il percorso assieme è sicuramente meglio che farlo da soli.

Forse la frase che meglio può rappresentare l’idea di ciò che è rimasto dentro da quest’avventura è quella con cui Alessandra Sensini ha chiuso la sua presentazione: “Per prepararsi al domani devi fare il tuo meglio oggi”. Un impegno comune, costante, dedito a crescere insieme per combattere anche nel nostro ambito quel gender gap che gli studi dicono ci vorranno ancora 108 anni per colmare. Utopie? Sognatrici e sognatori? Può essere, ma non dateci dei folli!