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Judo

“JUDOTECA”. Consigli di lettura. Un contributo alla formazione del judoka a cura di Christian Carosi

“JUDOTECA”. Consigli di lettura. Un contributo alla formazione del judoka

a cura di Christian Carosi

La rubrica che proponiamo vuole essere un contributo alla formazione del judoka, fatta di attività pratica nel dojo ma anche, come molti di noi sanno, di costante studio dei testi che affrontano le molteplici tematiche legate a questa disciplina. I percorsi e gli orizzonti che si aprono a chi è interessato ad approfondire la teoria del judo sono quanto mai ampi e si espandono a una grande varietà di approcci, stimolando il desiderio di conoscenza di una “via” che partendo dall’acquisizione delle tecniche di combattimento si prefigge di avere un impatto su ogni aspetto della vita quotidiana. Ci muoveremo tra i classici testi del suo ideatore, i manuali realizzati da esperti che entrano nel dettaglio delle singole tecniche, con uno sguardo aperto alla cultura orientale, alla storia e filosofia del Giappone e delle arti marziali nel loro complesso con l’obiettivo di offrire spunti di riflessione e stimoli alla lettura che contribuiscano al perseguimento degli ideali proposti da Jigoro Kano. I libri che verranno commentati in questa rubrica, saranno disponibili per la consultazione presso la sede del Comitato regionale Lombardia (via Piranesi 46 Milano Palazzo CONI).

Chiunque desideri fare proposte e condividere le proprie letture, può scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Approfondimento

Per Jigoro Kano, il judo non era solo un’arte marziale, un’attività ginnica ideale e uno sport da diffondere in tutto il mondo, ma era soprattutto una disciplina in grado di contribuire al miglioramento della persona sotto tutti i suoi profili: fisico, intellettuale e morale. Tutto ciò, non per il proprio tornaconto o benessere personale, ma per costruire insieme agli altri un mondo migliore. Nei suoi scritti, Kano evidenziava come fossero necessari un costante impegno e un addestramento che andassero oltre l’esecuzione delle tecniche sul tatami: “ Sin dalla fondazione del Kodokan ho continuato a spiegare a quanti lo praticano che esso costituisce un insegnamento delle arti letterarie e militari, e che si deve iniziare con le waza, nel contempo impegnandosi nel do del judo […] Anche se molti si interessano all’esercizio fisico e studiano con entusiasmo i segreti dell’arte, ci sono purtroppo individui che rimangono indifferenti di fronte alla coltivazione della mente”. Un approccio che ricorda il principio del bunbu ryodo (la doppia via del pennello e della spada) su cui si basava la preparazione dei samurai: al bushi (l’uomo d’armi) non bastava eccellere nelle arti marziali, ma doveva distinguersi anche in quelle letterarie. “Proprio come yin è la radice dello yang e yang e la radice dello yin, così le competenze letterarie sono la radice delle arti marziali e le arti marziali sono la radice delle competenze letterarie”. (Nakae Toju vissuto tra il 1608 e il 1648, citato in Harry Cook, La via del guerriero).