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Judo

Su le maniche e in campo la passione: il segreto del successo di Giulia Quintavalle

È al Camp del Judo Klub Rijeka del M° Slavisa Bradic che nasce l’occasione di due chiacchiere con Giulia Quintavalle, oro a Pechino 2008, ora IJF expert e insegnante d’eccezione, in combinazione con la campionessa olimpica Barbara Matic, nel mini stage di due giorni di inizio giugno a Fiume. Come sempre solare e disponibile, Giulia ci racconta come si sta sviluppando l’esperienza iniziata in IJF un paio d’anni fa e quali risvolti sta avendo per la sua carriera nel mondo dello sport.

Iniziamo parlando del Rijeka Camp: è la prima volta che si trova a insegnare sul tatami insieme a Barbara Matic. Che esperienza è stata?

È stato bello! L’ho conosciuta per la prima volta qui, l’avevo sempre vista solo in video per le gare. Ma tra atleti e campioni c’è subito affinità, forse perché si parla la stessa lingua. C’è subito comprensione e stima, mi son trovata benissimo e vedo che anche lei si è approcciata nella stessa maniera, quindi credo sia reciproco. È il bello del nostro judo, che ti insegna a essere umile e ad adattarti subito. Ha seguito con attenzione anche i miei figli, hanno fatto la foto insieme, penso che sia importante anche per loro fare incontri di questo genere.

Ci sono due novità che La riguardano, Giulia: entra a far parte della Dan Grades Commission e potrebbe diventare Giudice per il kata.

Nella Dan Grades Commission sono entrata da circa un mese e mezzo, è una cosa fresca.  A giugno invece andrò in Arabia Saudita per “Kata for All” (n.d.r. il progetto dell’IJF Academy che mira a promuovere i valori del judo e incrementare la popolarità del kata) e poi, se divento giudice, non lo so, sarebbe la mia prima esperienza di questo genere, ma mi piacerebbe. Tutto quello che riguarda l’IJF mi piace, tutto! Oltre a essere qualcosa che ti valorizza come persona, ti forma. Io ho sempre pensato a fare l’atleta, mentre ora tutta questa parte formativa mi piace perché mi fa conoscere cose che fino a ora non avevo mai vissuto in prima persona.

Ha nominato l'Arabia Saudita. State cercando di portare una cultura nuova e un cambio di mentalità che impatti soprattutto per quanto riguarda le donne: crede sia qualcosa di fattibile e che porterà a un cambiamento vero?

Sì, siamo stati anche in Kuwait, qualche mese fa. C’è un po’ di apertura, secondo me. È normale che abbiano la loro cultura, che è ben radicata: si vede la differenza tra uomo/donna, cosa può uno e cosa può l’altra, ma secondo me, grazie allo sport, piano piano le cose cambieranno e si vedrà un po’ più di luce e di libertà per le donne, per crescere e crearsi un futuro: vedo che hanno un bel carattere, sono determinate, ci tengono a ottenere i loro risultati, come prendere il primo livello dell’IJF Academy. Secondo me questi sono i primi passi o perlomeno me lo auguro per loro.

Secondo Lei il ruolo delle donne nel judo è cambiato? C’è un avanzamento rispetto ad anni fa o la situazione è statica?

Io penso che ci stiamo muovendo tanto, perlomeno, dal mio canto: io sicuramente ho anche un marito e una famiglia che mi ha sempre supportato nelle mie scelte… ovviamente noi qui abbiamo anche una mentalità più aperta… credo che sia importante che ognuno scelga la propria strada e non abbia limitazioni, strade chiuse o ostacoli. Sicuramente ci vengono ogni giorno poste delle sfide, ma dobbiamo essere determinate a superarle. Non penso che abbiamo qualcosa in meno rispetto agli uomini. Io ho fatto le mie scelte nella vita, senza mai precludermi niente. Poi devi avere le competenze, devi saperti comportare, ti devi sapere formare e istruire, perché siamo nel 2025, la formazione fa tanto, non si può essere “arrangiati”. Io ci metto tutto del mio per farlo e sono contenta che mi si sono proposte tante opportunità. E penso anche ad altre donne, come la ragazza che era vice presidente del CONI, Silvia Salis, che ora è diventata Sindaco di Genova: siamo cresciute insieme, lei faceva atletica e si allenava nelle Fiamme Gialle, è sempre stata determinata, si è formata, voleva raggiungere grandi obiettivi e penso che, a oggi, ci sia riuscita. Io, col supporto della mia famiglia, ho fatto la scelta di darmi all’insegnamento per trasmettere quella che è la mia passione e oggi sono anche Assessore al Turismo e allo Sport da dieci mesi, quindi è sempre tutto in crescita. Certo, ti devi rimboccare le maniche!

C’è stato un momento di incertezza prima di fare questo salto nel vuoto verso l’insegnamento?

Ci ho pensato tanto, però le cose le devi fare con passione e con amore e se poi hai la possibilità di scegliere e di intraprendere una strada piuttosto che un’altra, ne vale la pena!

Sta girando molto il Mondo con l’IJF Academy. Qual è stata finora l’esperienza più emozionante che ha vissuto?

Non saprei sceglierne una in particolare, ogni volta è bello stare con tutti i miei colleghi una settimana, perché è un gruppo stupendo e ognuno di loro ha tanto da dare e da trasmettere, ogni occasione per me è importante. 

Non si era mai approcciata al Kata da giovane?

Niente, ho sempre fatto solo agonismo. Eppure c’era il mio allenatore, Renato Cantini, che è sempre stato nelle Commissioni in Italia, dove faceva sia i Kata che gli esami di graduazione, ma non ci ha mai trasmesso niente da quel punto di vista, forse anche perché faceva altro come lavoro e il pomeriggio in palestra, quando ti prepari per le gare, non ti avanza poi molto tempo. Però un po’ mi è spiaciuto, perché ora mi sono trovata a fare lo stesso percorso, ma mi mancavano informazioni. Per fortuna ho incontrato persone come Brada, Huizinga e Lascau che veramente sono delle risorse importanti che ti trasmettono e ti spiegano tutto nei dettagli e ti trasmettono la passione per il kata.

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Si è appassionata?

Direi proprio di sì: voglio fare l’allenatrice e questo percorso mi aiuta. Ad esempio, oggi qui allo stage di Rijeka propongo il mio “speciale”, però quando sto in palestra mi posso dedicare alle tecniche, posso passare da una tecnica all’altra, sulla base delle 100 tecniche che ora conosco, mentre prima mi limitavo solo a quello che facevo in gara.

Riesce a insegnare ai Suoi allievi del Judo Cecina anche il kata?

Ci ho provato una sola volta con mio figlio, però faccio fatica perché sono la sola che lo sa e quindi devo fare tutte e due le parti e non è facile… Brada anche in questo è fenomenale, sarà che ormai lo fa da anni e lui è specializzato anche in questo… io ci sto provando. L’anno scorso ho fatto fare degli esami di cintura nera ai miei ragazzi, gli ho spiegato tutto io e ci sono riusciti, quindi piano piano ci riuscirò a farlo completo.

Da noi purtroppo non c’è una cultura diffusa del kata, soprattutto per i bimbi, con i quali bisogna essere bravi a catturare la loro attenzione, ma penso che sia importante perché con il kata, perlomeno col Nage no kata, riesci a far capire come avvengono le tecniche, gli squilibri, i passi… quindi può essere risolutivo per tante cose. E ci sono tanti ragazzi che non fanno agonismo, per cui torna utile che abbiano un’alternativa, bisogna soltanto entrare nella mentalità e cambiare un po’ la cultura per cui si nasce e si muore agonisti. Da piccolina, quand’ero Junior, Giorgio Vismara mi ha portato nella sua palestra e suo fratello lo faceva come riscaldamento: ci sono delle realtà che portano avanti la tradizione, ma la maggior parte dei club fa solo agonismo ed è un peccato.