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Judo

“JUDOTECA”. Consigli di lettura. Un contributo alla formazione del judoka

L’eredità di Jigoro Kano

a cura di Christian Carosi

Quattro i volumi consigliati da cui abbiamo tratto ispirazione e citazioni, reperibili in commercio sui siti delle case editrici indicate:

Jigoro Kano, Kodokan Judo – Edizioni Mediterranee: si tratta della “bibbia” del judoka, un volume completo sotto il profilo teorico e tecnico, realizzato sotto la supervisione del Comitato Editoriale del Kodokan e corredato da 1.800 fotografie.

Jigoro Kano, Judo Jujutsu - Edizioni Mediterranee (citazione 1): pubblicato in inglese nel 1937 e tradotto in italiano nel 1995, è un breve testo curato direttamente dall’autore e con ampi commenti dei curatori. Una chicca in cui si sente risuonare il senso delle parole scelte da Jigoro Kano per descrivere principi e metodi del Judo.

Jigoro Kano, Fondamenti del Judo – Luni Editrice (citazione 2): si tratta di un’interessantissima raccolta di scritti di Kano con una presentazione di Matteo Pellicone, storico presidente della Fijlkam, e prefazione del maestro Cesare Barioli. L’autore affronta in molteplici articoli pubblicati in Giappone sulle riviste di settore (come “Judo” e “Sakko”) svariate tematiche che aprono un’infinità di prospettive del potenziale rappresentato dal Judo.

Jigoro Kano, La mente prima dei muscoli – Edizioni Mediterranee: con una prefazione di suo figlio, Yukimitsu Kano, presidente del Kodokan dal 1980 al 2009, il volume non entra nel dettaglio delle tecniche, ma esplicita in modo particolareggiato i principi e le finalità del Judo e l’impatto che possono avere anche fuori dalla pratica all’interno del dojo. I libri che verranno commentati in questa rubrica, saranno disponibili per la consultazione presso la sede del Comitato regionale Lombardia (via Piranesi 46 Milano Palazzo CONI). Chiunque desideri fare proposte e condividere le proprie letture, può scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Approfondimento:

L’eredità di Jigoro Kano

Per nostra fortuna Jigoro Kano ha lasciato numerosi scritti, testimonianza della volontà di condividere gli ideali legati alla pratica del Judo.

A suo parere l’educazione era lo strumento fondamentale per il miglioramento della società e dedicò tutta la vita alla divulgazione dei principi dal Kodokan Judo, la “Via Maestra” da lui ideata e propugnata in molteplici testi. Il dogma, sintetizzato nell’espressione “il miglior utilizzo della forza mentale e fisica” (seiryoku saizen katsuyo, abbreviato in seiryoku zenyo), traeva ispirazione dalla pratica delle arti marziali, ma poteva essere applicato a ogni aspetto della vita quotidiana: dal lavoro, ai rapporti sociali e famigliari, fino ad arrivare all’edilizia, all’abbigliamento e all’alimentazione. Seiryoku zenyo è una costante del pensiero di Kano che aveva frequentato diverse scuole di Jujutsu degli ultimi Maestri del tardo periodo feudale giapponese, riscontrando però come “tale insegnamento non veniva impartito come applicazione di un Principio superiore ma, semplicemente come invenzione dei singoli Maestri” (1). Il suo spirito innovativo lo condusse a elaborare un organico sistema di approccio alle arti marziali tradizionali che includeva l’educazione fisica, la pratica libera (randori) e quella più formalizzata (kata), le competizioni, il training mentale, fino ad arrivare all’etica e all’estetica. Perché – come lui stesso lamentava in articoli pubblicati in età più avanzata – non bisognava mai dimenticarsi che il Judo di livello superiore aveva come scopo il raggiungimento di una prosperità condivisa (jita kyoei) che rappresenta il fine ultimo dell’umanità. Una visione universale e olistica che la lettura dei suoi scritti, raccolti in diverse edizioni disponibili in italiano, ci permette di approfondire, sperimentandola in prima persona. L’invito è a ripercorrere il pensiero del Maestro con un approccio “circolare”, passando dall’analisi delle tecniche alla riscoperta dei principi per poi tornare a sperimentare gli stessi nella pratica sul tatami. Così pure alternare lo studio dei kata con la pratica del randori per raggiungere quella completezza, quella capacità auspicata da Kano di migliorarsi costantemente per servire la società, come ribadisce ai discepoli in un messaggio pubblicato sulla rivista “Judo” nell’ottobre 1922 in cui afferma: “Il valore del judoista non consiste semplicemente nel disporre di una capacità tecnica, bensì nel diventare un essere umano con la facoltà di svolgere degnamente il suo lavoro, qualunque sia l’attività e la funzione. Essere un buon insegnante soltanto nella tecnica del Judo è dunque

troppo poco e misero, dal momento che il vero valore non si manifesta se non inoltrandosi nell’essenza della vita, coltivando quotidianamente la mente e l’anima”.