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Judo

STORIE DI JUDOKA Famiglia Barbato: il judo è di famiglia

Antonino Barbato e Gaia Bonacina, rispettivamente 46 e 42 anni e i loro figli Leonardo di 15, Matilde 12 e Nereide di 8 anni, sono oggi una famiglia di judoka. Ma se, come sappiamo, spesso accade che siano i genitori, magari ex atleti agonisti, oppure tecnici di club privati a portare i propri figli sul tatami sin dall’infanzia, l’esperienza di questa famiglia ci insegna che la passione non viaggia in modo unidirezionale…

Ma procediamo per ordine e addentriamoci nella storia di questa famiglia…

Antonino e Gaia, mamma e papà, si sono, entrambi, avvicinati al mondo delle arti marziali, fin dall’infanzia. Antonino è cresciuto in una famiglia dedita al taekwondo e, lui stesso, lo ha praticato dagli 8 agli 11 anni a Palermo, con gli zii paterni, ottimi atleti anche a livello europeo, ma poi è arrivato il trasferimento a Milano e ne è seguita l’interruzione di questa attività. Gaia, fin da bambina, ha, invece, praticato karate con il Maestro Pasotti, a Bergamo, raggiungendo il grado di cintura nera 3°dan. Per qualche anno ha, poi, insegnato ai giovani karateka ed è proprio in questo periodo che incontra Antonino, il quale - per amore, ci tiene a sottolineare - si iscrive alla stessa scuola e per un paio di anni si dedica alla disciplina. Una coppia di “artisti marziali”, insomma… poteva, forse, il judo rimanere loro estraneo? Certo che no, ma a dare loro lo stimolo inziale per avvicinarsi al nostro magico mondo, sono i figli.Fam. barbato 2 1317

“Il judo arriva più tardi, con i figli.” Ci racconta, infatti, Antonino, “Leonardo è stato il primo a mettere piede su un tatami, nel 2014, ma il primo tentativo non ha funzionato. Due anni dopo ci riproviamo e si unisce anche Matilde: è la volta buona! Liceo Sarpi, Città Alta, con il Maestro Maino che riesce a appassionarli a questa disciplina. E io, che ovviamente, spesso li accompagnavo, stavo lì, osservavo… e la curiosità cominciava a crescere e con la mia, anche quella di Nereide, la più piccola della famiglia.”

E ecco che, dopo un paio d’anni, salgono sul tatami anche Gaia e Antonino, sempre sotto la guida del Maestro Emilio Maino che da anni propone “Judo Leggero”, un approccio soft alla disciplina, con il quale si impara a cadere, si pratica soprattutto al suolo e si studia la via della cedevolezza senza rinunciare a qualche randori a terra e all’introduzione dei kata.

La curiosità di Antonino, però, non si ferma qui e, oltre ad avere tutta la famiglia sul tatami, è incuriosito dalla parte filosofica del judo e comincia, quindi, a leggere testi e articoli che riguardano questa disciplina senza tralasciare, da vero e proprio appassionato del judo nella sua interezza, di seguire le manifestazioni giovanili dei suoi e, quando riesce, non si perde nemmeno gli streaming delle competizioni nel circuito nazionale e internazionale”.

Nonostante il fermo dovuto alla pandemia, ci teniamo a ricordare che questa storia si svolge in una delle zone più colpite di Italia, la famiglia Barbato ha ripreso ad allenarsi, raddoppiando gli allenamenti. In questa difficile situazione, alla ripresa delle attività in presenza, anche Nereide, la figlia più piccola, inizia la sua avventura nel mondo del judo. Il periodo di fermo forzato, spiega papà Antonino, è servito ad approfondire la conoscenza del judo:

“In quel periodo ho meditato sulla filosofia che sottende il judo: adattarsi, come fa l’acqua nel suo percorso tra le anse dei fiumi. In casa abbiamo allestito una stanza con tatami e grazie all’associazione, che ha organizzato tutte le settimane, fin dallo scoppio della pandemia, più lezioni settimanali online, la nostra presenza è diventata stabile anche virtualmente “ Matilde e Leonardo, che ora sono cinture verdi, si allenano tre volte a settimana. Nereide è cintura gialla e si allena due volte a settimana. Mia moglie Gaia, cintura gialla, si allena una volta a settimana e io, che ho recentemente raggiunto il grado di cintura blu, mi alleno quattro volte a settimana, con diversi insegnanti dell’associazione, cosa che arricchisce molto il mio bagaglio di esperienze.”

Ora tutta la famiglia respira JUDO.

E arrivati in fondo a questa storia, chiediamo ad Antonino e Gaia che suggerimento si sentirebbero di dare a quei genitori che non praticano judo ma vorrebbero avvicinare i propri figli a questa disciplinaFam. Barbato 1 1316

E' difficile spiegare a chi non conosce il judo perché sia un scelta ottima per i propri figli, ma possiamo riassumere così: siamo convinti che il judo ci possa rendere persone migliori. Fondamentale è l'approccio dell'associazione e dei suoi maestri all’insegnamento: con Kodokan Judo Bergamo la nostra famiglia ha ormai un legame speciale. I "risultati sportivi" e la voglia di fare agonismo possono arrivare o non arrivare, non è questa la cosa importante. Quel che conta è stare bene e se ci impegniamo a fare anche quattro allenamenti a settimana significa che ne sentiamo i benefici sotto tutti i punti di vista. Jigoro Kano ha fatto di questa arte un modello di vita, ne ha esaltato il valore educativo per il corpo e per la mente, ci ha spiegato che il miglior impiego dell'energia non deve essere applicata solo sul tatami ma nella nostra quotidianità. Questo è il judo. E' uno stile di vita ed è quello che speriamo per i nostri figli: che imparino i valori del rispetto, dell'amicizia, della solidarietà, della dedizione, dell'adattabilità.