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Le antiche Olimpiadi: i campioni (I)

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Roma 18 maggio 2021 Riprende la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

Tra aprile e novembre dello scorso anno ho scritto numerosi articoli, che sono stati lo stimolo e la base per il libro C’era una volta Olimpia, pubblicato da Efesto Edizioni. Ora che ci avviciniamo all’Olimpiade di Tokyo e speriamo in un successo dei nostri atleti, soprattutto di quelli che praticano gli sport di combattimento, mi pare opportuno ricordarne i massimi campioni dell’antichità. Riproporrò dunque alcuni personaggi, già trattati nel libro, ma ampliando la loro biografia con nuovi aneddoti.
Il più famoso è indubbiamente Milone di Crotone, che alle Olimpiadi vinse 7 volte la gara di lotta tra il 540 e il 512 a.C. Prima di lui due lottatori spartani, padre e figlio, avevano conquistato 11 corone di ulivo: 6 Ippostene (tra il 632 e il 608 a.C.) e 5 Etimocle (tra il 604 e il 588 a.C.). Voglio però inaugurare questa galleria di campioni antichi con Teogene (o Teagene) di Taso.
Taso è la più settentrionale tra le isole dell’Egeo, ha forma pressoché circolare e dista 10 chilometri dalle rive della Tracia. L’isola era famosa per le cave di marmo bianchissimo e per le miniere d’oro, d’argento e di zinco. La città principale, Taso (oggi Limenas), si affacciava sulla costa nord.

1. 2. Pugile che si arrende
Pausania narra che a soli nove anni, uscito da scuola, Teogene vide nell’agorà la statua in bronzo di una divinità, che gli piacque molto. Perciò, senza pensarci un attimo, se la caricò sulle spalle e la portò a casa. Minacciato di morte dai concittadini infuriati, fu costretto a rimetterla al suo posto, ma quella giovanile esibizione di forza gli assicurò grande fama in tutta la Grecia.
Figlio di Timosseno, sacerdote di Ercole (o figlio di Ercole stesso), nei sacri Giochi del “circuito” Teogene colse complessivamente 24 vittorie: due a Olimpia, nel pugilato (480 a.C.) e nel pancrazio (476 a.C.), 3 a Delfi, 9 a Nemea, 10 a Istmia. Ricordo che il pancrazio era una combinazione di lotta e pugilato, insomma una gara “tosta” e senza esclusione di colpi. Oltre a rimanere imbattuto per 22 anni come pugile, fu il primo atleta a vincere pugilato e pancrazio alle Olimpiadi, nonché il primo a vincere pugilato e pancrazio nello stesso giorno ai Giochi Istmici del 486 a.C.

2.

3. Pancraziasti Uffizi
Nel 480 a.C. a Olimpia si era iscritto anche alla gara di pancrazio, ma non poté partecipare perché esausto dopo la vittoria nel pugilato contro il forte Eutimo di Locri (affermatosi 4 anni prima), consentendo così al suo avversario – il pancraziaste Dromeo di Mantinea – di cogliere il successo akoniti (senza impolverarsi, ossia senza combattere). Pausania scrive che «i giudici di gara imposero a Teogene un talento di multa da consacrare a Zeus e un talento per il danno arrecato a Eutimo, in quanto pareva loro che avesse scelto la gara del pugilato per recargli ingiuria (impedendogli di vincere nuovamente), e per questo lo condannarono anche a un risarcimento personale». Si trattava indubbiamente di un discutibile processo alle intenzioni, che comportò una multa assai salata, considerato che due talenti corrispondevano a 33 anni di reddito di una famiglia di lavoratori (secondo lo storico tedesco Karl-Wilhelm Weeber).
Nelle iscrizioni sulle basi delle statue erettegli a Delfi e a Olimpia (quest’ultima scolpita da Glaucia di Egina) si legge che ottenne ben 1.300 successi nella sua ultraventennale e intensissima carriera (Pausania dice addirittura 1.400). Sebbene a volte potrebbe aver partecipato sia al pugilato che al pancrazio, non è credibile il numero di vittorie riportate, una ogni settimana, e in un’epoca in cui spostarsi da una sede di gara all’altra non era facile né veloce.
Pur escludendo le competizioni che concedevano in premio solo corone, cioè i Giochi Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei, Teogene deve comunque aver guadagnato un bel gruzzolo, tanto che poté pagare una multa di due talenti senza battere ciglio. Probabilmente, per mantenersi in forma e continuare a vincere senza sosta, aveva un allenatore personale. Insomma, oggi non esiteremmo a definirlo un “professionista”.
Abbandonato l’agonismo, secondo Dione Crisostomo si dedicò all’attività politica tra il 458 e il 450. Come il suo rivale Eutimo di Locri, anche Teogene fu eroizzato e alle sue statue vennero attribuiti poteri magici.

3. 4. Trojano Teogene e la statua assassina
Pausania racconta che dopo la morte di Teogene un concittadino fustigò per tutta la notte la sua statua in bronzo nell’agorà di Taso, ma quella a un certo punto gli cadde addosso e l’uccise. I figli del morto accusarono la statua di omicidio (!) e i Tasi, applicando la severa legge dell’ateniese Dracone (che non faceva differenza tra esseri umani e oggetti, se si procurava la morte di qualcuno), condannarono la statua all’esilio gettandola in mare. Da quel momento, però, la terra smise di dare frutti e l’oracolo di Delfi, interpellato in proposito, invitò gli abitanti a rimettere al suo posto la statua per porre fine alla carestia. Dopo averla ripescata e ricollocata nell’agorà, per espiare la loro colpa «i Tasi offrirono sacrifici a Teogene come a un dio».

Didascalie

In copertina: Copertina del libro C’era una volta Olimpia, con presentazione di Domenico Falcone e postfazione di Vanni Lòriga

1. Anfora a figure rosse del pittore Pitocle (V secolo a.C.) – Museo Archeologico Nazionale di Atene. Raffigura un pugile che si arrende alzando l’indice della mano destra

2. Pancraziasti, copia romana in marmo (originale greco del III secolo a.C.), con rifacimenti – Galleria degli Uffizi, Firenze

3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura la “statua assassina” di Teogene