Federazione

Un poeta che fu nostro atleta ci spiega il senso dei Giochi

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Eccoci arrivati alla trentesima edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna che dal 27 luglio al 12 agosto viene celebrata  a Londra. E’ giusto e doveroso presentarla sul sito federale. Lo facciamo in forma  assolutamente inconsueta, aprendo con una poesia di Corrado Calabrò .

 

Olimpiadi

 

Fermare nell’attimo il tuo tempo …

Sei tu l’avversario di te stesso.

 

Férmati, giovinezza,

férmati un attimo

férmati giovinezza oltre la vita!

 

S’è spento lo scroscio degli applausi

lo stadio si svuota quietamente.

 

Dura meno d’un battito del cuore,

un attimo.

Ma per l’ultimo limite dell’uomo

forever è il mito di Pindaro,

trattengono il respiro dall’Olimpo

gli Dei.

 

      Corrado Calabrò

 

 

                      *           *          *                             

 

Il lettore si porrà probabilmente alcune legittime domande: perché avvicinarci all’appuntamento olimpico  con una composizione poetica; e chi è Corrado Calabrò? E perché proprio lui ci parla di Olimpiadi?

Per il primo quesito c’è una facile risposta. Ce la fornisce lo stesso fondatore dei Giochi Olimpici Moderni, il barone Pierre Fredy de Coubertin che nell’VIII capitolo delle sue Memoires Olympiques  afferma che i Giochi Olimpici  non sono dei semplici campionati mondiali ma soprattutto “la festa quadriennale della gioventù internazionale, della <primavera umana>… di tutte le forme dell’attività giovanile” e fra queste la letteratura, la poesia, la pittura, la scultura, la musica. Riuscì durante la Conferenza del 1906 ad Atene a far approvare  l’idea e finalmente nel programma olimpico vennero inclusi i concorsi artistici e culturali. Probabilmente lo sanno tutti, ma vale la pena ricordare che il primo vincitore fu proprio de Coubertin che nel 1912 presentò , sotto pseudonimo,  l”Ode allo sport”. Fra gli Italiani vennero premiati, nel corso degli anni,  i vari Luciano Mercante (1936 – Medaglia); Farpi Vignoli (1936 – scultura); Romano Dazzi (1936-acquarello); Giovanni Pellegrini (1912 – pittura); Lauro De Bosis (1928- letteratura) e la piazza a lui intitolata è  sede del CONI;  nel Gianni Stuparich (1948); Raniero Nicolai (1920 – letteratura ); Bruno Fattori (1936 – lirica); Sergio Lauricella (1948- musica per strumentisti); Lino Liviabella (1932 – composizione orchestrale); Gabriele Bianchi (1948 – canto per solista e coro); Riccardo Barthelemy (1912 -Marcia trionfale olimpica); Oreste Riva (1928 – Marcia trionfale).

Le Competizioni artistiche cessarono con i Giochi di Londra del 1948: pensiamo che il Fondatore dei Giochi avrebbe letto ora con compiacimento i versi di Corrado Calabrò che vi abbiamo proposto.

La seconda domanda, rivolta a  sapere chi sia esattamente Corrado Calabrò, richiede una risposta più articolata. Sarebbe troppo semplice limitarsi a ricordare che è uno dei più eminenti “servitori dello Stato” ( quelli che in Francia chiamano le grandes commis de l’Etat)  e, nel contempo, Poeta di altissimo valore. E’ necessaria invece una sintetica rassegna della sua attività nei due campi.

Nato a Reggio Calabria nel 1935,  a 18 termina il liceo classico al Tommaso Campanella meritando il “Premio Alecce” destinato alla migliore pagella d’Italia.   A 22 anni si laurea in giurisprudenza all’Università di Messina con il massimo dei voti. Entra immediatamente ed a vele spiegate nella magistratura della Corte dei Conti e nel maggio del 1968 accede per concorso, classificandosi al primo posto, in quella del Consiglio di Stato. Con  rapida progressione ne raggiunge il massimo vertice, sino ad esserne nominato nel 2008 Presidente Onorario. Fra l’altro è stato presidente del TAR del Lazio e prima ancora capo della Segreteria tecnico-giuridica  di Aldo Moro, Presidente del Consiglio. Capo di gabinetto di numerosi ed importanti dicasteri, il suo ultimo incarico è quello delicatissimo di Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione.

La sua biografia poetica parte dal volume di versi Prima attesa scritto fra i diciotto ed i vent’anni e pubblicato nel 1960 da Guanda. Seguono altre diciotto opere, raccolte in un Oscar Mondadori dal titolo Una vita per il suo verso.

Non può sfuggire ai nostri attenti lettori il doppio significato poetico e direzionale della parola, che rivela in Corrado Calabrò una sorprendente capacità di inserirsi, da protagonista, in differenti situazioni di vita.

Lo dimostra anche il suo ultimo prodotto letterario: si tratta di  Dimmelo per SMS, una serie di poesie in tre versi che risultano essere usatissime dai giovani per i loro “messaggini”. Le sue poesie sono state tradotte in ventiquattro lingue ed il suo poemetto Myconos, nella  versione greca, è stato trasposto in musica con prima rappresentazione all’Auditorium di Santa Cecilia in Roma. Il suo romanzo Ricorda di dimenticarla  fu finalista nel 1999 del Premio Strega. Inoltre a Corrado Calabrò  è stata conferita la laurea  honoris causa  dalle Università di Timisoara e di Odessa.

 Corrado è infine un saggio rimasto ragazzo, con la capacità continua a provare nuove emozioni.

 Fra le sue poesie ci ha indotto alla intima compartecipazione  soprattutto il “Vento di Myconos” dove rievoca la sue imprese di giovane nuotatore:

 

“Nuotavo e nuotavo cercando

di non guardare l’orologio al polso;

dal movimento del sole capivo

che ero nell’acqua da molte e molte ore…

Mi ricordai di quando, da bambino,

vidi protese nell’acqua ai miei piedi

le case d’oltremare di Messina…”

 

E’ chiaro l’accenno al fenomeno della “fata morgana, il miraggio che consente di osservare dalle coste reggine (in caso di mare calmissimo, di tempo sereno e di decisa inversione termica) la città di Messina che sulle acque dello stretto si specchia.

Un giovane che non teme il mare ed anzi l’affronta e lo doma quando sembra, o addirittura è, più aggressivo. Un uomo che ha saputo per tutta la vita sfidare e tentare di sollevare i pesi sempre più ardui. Dove ha maturato questa capacità di battersi con gli altri e soprattutto contro se stesso?

Ce lo rivela in un sereno rievocativo racconto.

“Da ragazzo volevo praticare il pugilato.  Mi presentai in una palestra di boxe ed il Maestro mi disse: Hai un bell’allungo ma ti mancano i muscoli, fai un po’ di pesistica. Mi rivolsi allora alla Fortitudo 1903 dove il professor Giuseppe Pellicone aveva introdotto, accanto alla primigenia ginnastica ed alla lotta, il sollevamento pesi. Mi appassionai,  si trattava di un esercizio che mi stimolava. E’ uno sport nel quale per primo devi superare te stesso ed il tuoi limiti”.

E questo concetto apre proprio la sua ode dedicata ai Giochi: sei tu l’avversario di te stesso! E in quell’attimo in cui raggiungi il tuo massimo hai il dono di fissare la giovinezza e renderla eterna. Così sull’albo d’oro dei primati calabresi di slancio figura, datato 1957, il 142,500 di Corrado Calabrò. Che si fece onore insieme ai suoi

compagni di squadra (con lui, mediomassimo, agivano il peso gallo Luigi Albanese, il piuma Michele Salazar, il medio Franco Musolino, il massimo Domenico  Tramontano). Una squadra che fece epoca e che vide la Fortitudo Reggio Calabria 1903 trionfare, fra l’altro, nel Trofeo  nazionale intitolato al grande Carlo Galimberti.

Il promettente Calabrò venne notato anche da Ermanno Pignatti,  che lo seguì con notevole attenzione, soprattutto quando Corrado si trasferì a Roma per lavoro e si tesserò per l’Audace. Si allenava con i più bravi, nel giro della Nazionale frequentava anche il grandissimo Sebastiano Mannironi. Faceva parte della rosa  degli aspiranti alla qualifica di Probabile Olimpico per i Giochi di Roma.

“ Ma nel 1959 mi sposai e praticamente smisi di frequentare la palestra . Non  persi però neanche una delle finali olimpiche al Palazzetto Nervi. Fui ammirato soprattutto dalle imprese di Yuri Vlasov, olimpionico con il record nondiale…”

 

 Qui termina il racconto di Corrado Calabrò, negli anni verdi tesserato per la nostra Federazione. Intanto nell’Olimpo, a cui sono intitolati i Giochi, anche gli dei trattengono, ammirati, il respiro…

Ecco perché abbiamo scelto una poesia per presentarvi i Giochi di Londra.

Vanni Lòriga

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