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I dt azzurri a confronto su Tokyo 2020. Mornati, cogliamo opportunità da questa emergenza

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Criticità, ma anche opportunità da cogliere per ripensare lo sport di alto livello al tempo del coronavirus e per preparare al meglio i Giochi Olimpici di Tokyo. Lo sport italiano guarda al futuro e prova a ripartire dopo il lockdown che ha fermato gli atleti azzurri di alto livello e i direttori tecnici delle varie Nazionali si sono ritrovati via web al seminario “Tokyo 2020, la ripresa delle attività di alto livello tra criticità ed opportunità. Esigenze e proposte operative” organizzato dall’Area della Preparazione Olimpica del CONI, attraverso l’Istituto di Scienza dello Sport.


“Grazie all’Istituto di Scienza dello Sport possiamo sfruttare questo momento per fare una riflessione collettiva - ha dichiarato il Segretario Generale del CONI, Carlo Mornati in apertura del seminario -. Ringrazio tutti DT per gli spunti offerti per ripartire. Ho insistito affinché fossero messe tra le criticità infinite anche delle opportunità che dobbiamo saper cogliere. Le Olimpiadi le vince chi sa adattarsi meglio, si vincono su un dettaglio e almeno noi che siamo la punta dell’iceberg sportivo dobbiamo vedere questo momento con quello spirito di positività che gli altri non vedono. Dopo il DPCM di ieri, dal 4 maggio gli atleti possono cominciare a fare qualcosa e viviamo queste due settimane fino al 18 maggio come una ripartenza collettiva anche per gli sport di squadra”. Lo sport prova a ripartire e il CONI, nel rispetto delle normative, per quanto possibile e, seppure a regime ridotto, metterà a disposizione i Centri di Preparazione Olimpica di Roma, Formia e Tirrenia.


“Oggi abbiamo presentato al Governo un report per non farci trovare impreparati – ha aggiunto Mornati riferendosi al report “Lo Sport riparte in sicurezza” sviluppato con il Politecnico di Torino e consegnato al Ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora -. La ripresa delle attività sportive è in capo al Governo, ma noi abbiamo provato a dare tutti gli elementi possibili in modo che chi decide avesse un quadro globale sull’incidenza dei rischi di tutte le discipline. È venuto un lavoro estremante ben fatto. È indiscutibile che tutto sarà molto più complesso, ma anche lo sport deve adattarsi nel più breve tempo possibile. Siamo tutti concentrati su Tokyo ma cerchiamo di sfruttare questo momento per arrivare prima ad organizzarci nel miglior modo possibile perché non sarà più come prima”. Mornati ha quindi sottolineato lo stretto legame tra sport di vertice e di base. “Il 98% degli atleti olimpici si allena in società governate da volontari. Dobbiamo mettere in sicurezza le associazioni sportive e metterci dentro i nostri atleti di livello”.


Il momento di approfondimento, moderato e sviluppato da Giampiero Pastore, Responsabile della Scienza e Sport del CONI, ha visto la partecipazione di Alessandro Donati - Metodologia dell’allenamento Scienza Dello Sport CONI, Pierluigi Aschieri – Direttore Tecnico Karate Fijlkam, Gianlorenzo Blengini - Direttore Tecnico Pallavolo Maschile Fipav, Cesare Butini - Direttore Tecnico Nuoto FIN, Alessandro Campagna - Direttore Tecnico Pallanuoto Maschile FIN, Enrico Casella - Direttore Tecnico Ginnastica Artistica Femminile FGI, Davide Cassani - Direttore Tecnico Ciclismo FCI, Franco Cattaneo - Direttore Tecnico Canottaggio FIC, Andrea Cipressa - Direttore Tecnico Fioretto FIS, Valter Di Salvo - Responsabile Area Performance e Ricerca FIGC, Antonio La Torre - Direttore Tecnico Atletica Leggera FIDAL e Cesare Pisoni - Direttore Tecnico Snowboard/Freestyle FISI.


In apertura il Professor Alessandro Pezzoli, del Politecnico di Torino ha illustrato ai direttori tecnici il report che certifica i diversi fattori di rischio delle 387 discipline sportive facenti capo al CONI e al Comitato Italiano Paralimpico. “Il CONI sta facendo un grande lavoro, con una visione di gruppo estremamente avanzata. Stiamo affrontando la diffusione di un virus visto come malattia che investe la comunità e solo con una visione di insieme si potrà ripartire in modo intelligente. Nella Fase 2 e poi nella 3 servirà partire con metodo, è inutile partire senza una pianificazione. Questo lavoro è veramente un’innovazione nel panorama sportivo a livello mondiale e si nota la volontà di ripartire con metodo logico per svolgere al meglio e in sicurezza l’attività sportiva”.


Alessandro Donati, Metodologia dell’allenamento Scienza Dello Sport CONI, ha evidenziato come occorra “essere pronti alla ripresa senza esporsi ad eventuali rischi” e ha illustrato come, negli allenamenti serva “puntare sulla varietà” evitando la “sommazione di carichi ai quali il soggetto non è abituato per non indebolire le difese immunitarie”.


Nel corso del Seminario i vari DT hanno manifestato le criticità ed evidenziato le opportunità che scaturiranno da un cambiamento così importante e le conseguenze sulla preparazione e sulle modalità di avvicinamento ai Giochi Olimpici e alle altre principali manifestazioni sportive internazionali.


Blengini, CT dell’Italvolley già qualificata per Tokyo, ha ammesso: “Ci saranno grandissime difficoltà ma abbiamo il dovere di provarci a portare i nostri atleti nel percorso che ci porterà a Tokyo Il nostro sport ha diverse criticità perché è uno sport di squadra e perché il pallavolista ha difficoltà a considerare nello specifico allenante quello che può essere fatto a casa. Stiamo parlando atleti di due metri con esigenze importanti dal punto di vista muscolare. Non potendolo fare in una palestra pesi attrezzata o in un impianto, il concetto di allenamento e adattamento è molto difficile per atleti di questo tipo. Noi abbiamo per regolamento l’obbligo di passarci la palla. Come possiamo comportarci in uno sport in cui c’è necessità di interazione? Questo rende la situazione ancora più critica. Dobbiamo cercare soluzioni di creatività e adattamento. Bisogna capire però quando potremo tornare alla base del nostro sport: lavorare in gruppi e dobbiamo cercare di ridare continuità agli atleti per arrivare più performanti possibile. Prima di tutto c’è la salute delle persone”.


Condivide parte dei problemi un altro sport di squadra come la pallanuoto. “Io sono ottimista di natura e cerco di cogliere opportunità da una crisi, da una sconfitta ma è chiaro che non possiamo non fare una fotografia sulla situazione attuale – le parole di Campagna, CT del Settebello, già con il pass per il Giappone -. Se non si risolve problema a livello societario tutto il sistema rischia di crollare. I nostri club sono disperati. Dobbiamo batterci tutti per far ripartire quanto prima l’attività di base che permette al campione di potersi allenare. Senza, il campione avrà possibilità di allenarsi poche settimane, perché tutti i costi degli impianti sarebbero a carico della Federazione. Stiamo cercando di tenere i ragazzi concentrarti sull’obiettivo di vincere l’olimpiade ma sappiamo che i nostri competitor hanno già ripreso ad allenarsi. Partiamo da situazioni svantaggiate, ma abbiamo fatto un allenamento domestico curato anche con dirette video per le esercitazioni ma ci sono stati diversi sbalzi d’umore, anche i miei atleti fanno parte del 30% italiani che iniziano avere insonnia, ansie. La cosa più difficile per noi è fare allenamenti senza avere la motivazione dell’appuntamento sportivo, della partita, ma i nostri ragazzi hanno una grandissima voglia di buttarsi in piscina”.


Acqua che manca anche agli azzurri del nuoto. “Le criticità sono quelle dell’alto livello e quelle di base, due facce della stessa criticità - ha ammonito il DT Butini -. L’attività dello sport è fatta dalle società, il vero motore dell’alto livello. Nella nostra federazione abbiamo cinque discipline olimpiche e  più di 1500 società che hanno come comune denominatore l’acqua. Se non ripartono le nostre società inutile parlare dell’alto livello. Tra le criticità dell’alto livello c’è stata la difficoltà di accettare il posticipo dei Giochi. Noi siamo tra i più penalizzati, ci manca l’acqua. Abbiamo dato ai ragazzi indicazioni per il mantenimento della condizione. Non siamo abituati ad avere atleti che hanno subito uno stop addirittura di 8 settimane. Il Il rinizio dovrà essere molto graduale, senza avere fretta di accelerare”.

Casella, DT della ginnastica artistica femminile, ha evidenziato le difficoltà del proprio sport. “Nel momento in cui andiamo a lavorare indoor le palestre sono piene di attrezzature in contatto con tutti. Posso tenere distanziati gli atleti ma poi l’attrezzo viene toccato. Il problema è se ogni volta che si utilizzano le attrezzature occorre porre in atto sanificazione potrebbe essere un problema. L'atleta interagisce con la struttura, con l’impianto. Se penso alla mia disciplina abbiamo bisogno di grandi numeri di ripetizioni, il gesto tecnico. Poi parlando di ritmica, possono fare un lavoro tecnico individuale ma è necessario avere un luogo dove poter fare dei lanci. Bisogna al più presto capire le condizioni con cui possiamo controllare il nostro allenamento, salvaguardando la salute. Non poter compiere gesti tecnici potrebbe avvenire un decadimento che non è difficile da recuperare”.


Necessita dell’impianto anche il ciclismo su pista. “Anche io sono preoccupato per la nostra base – ha detto Cassani, DT dell’Italbici -. Diverse società con il Coronavirus non avranno le risorse per andare avanti. Dobbiamo aiutare queste società perché senza volontari e gli sponsor non possiamo andare da nessuna parte. Il ciclismo ha la possibilità di allenarsi con la tecnologia e i rulli e i ragazzi riescono ad allenarsi anche in compagnia anche se iniziano ad essere stanchi e stressati. Per Tokyo non sono particolarmente preoccupato perché i ragazzi si stanno allenando e dal momento in cui potranno tornare in strada avranno due mesi in vista delle corse. Per la pista dal 4 maggio a Montichiari stiamo cercando di capire come fare gli allenamenti, non potremo allenarci con il quartetto ma stiamo studiando tutto quello che serve per garantire la massima sicurezza ai nostri ragazzi”.


Per l’atletica ha parlato il DT La Torre. “Noi raccomanderemo ai nostri long distance e runners che hanno sofferto più di altri questo blocco che è importante mantenere alta l’intensità ma dovremo stare attenti che questo virus ha velocità nell’attaccare il sistema immunitario e potrebbe trovarsi spalancata la strada dall’indebolimento. Anche un piccolo stimolo allenante può ridurre gli effetti negativi del detraining. La nostra vita dopo non sarà più uguale, lo sport che abbiamo vissuto fino adesso dobbiamo in parte dimenticarcelo e in parte dobbiamo riprenderlo con strumenti diversi”.


“Noi abbiamo fatto bene nei tre anni precedenti, un’interruzione prolungata della preparazione ci metterà in un decondizionamento difficilmente recuperabile in tempi brevi – ha ammonito Cattaneo, del canottaggio -. La preparazione in casa non è una preparazione. Abbiamo bisogno del contatto con l’acqua e con i remi. Più si allunga questo tempo e più ci vorrà del tempo per tornare ai nostri livelli. È un dramma ma non piangiamoci addosso, cerchiamo di cogliere le opportunità che ci si presentano. Nel canottaggio abbiamo creato una serie di appuntamenti  per tenere legata la nostra community al nostro sport”.


“Nella scherma l’alto livello non può prescindere dalla base, le società sono le fondamenta - è l’intervento di Cipressa, DT del fioretto -. Da queste società nascono ragazzi che diventano atleti importanti. Sono molto preoccupato che questa defezione olimpica ci creerà molte difficoltà. L’Olimpiade non solo è il palcoscenico più importante ma si buttano anche le basi per nuove iscrizioni e per portare nuovi atleti all’interno dei gruppi nazionali. Nella scherma non abbiamo centri federali, gli atleti crescono e si allenano nelle loro società. I ragazzi hanno vissuto bene questo passaggio di un anno olimpico. Sono fiducioso. La scherma però non può prescindere dal gesto tecnico, non basta la preparazione atletica. Siamo uno sport individuale ma anche di squadra, di contatto. Possiamo immaginare delle situazioni semplici per evitare dei fattori di rischio, ma evitare il contatto durante un assalto è impossibile”.


“Gli sport di combattimento hanno una loro specificità - ha aggiunto Ascheri, Dt del Karate -. Abbiamo fatto un’analisi su quello che era possibile fare da casa e abbiamo limitato il campo al lavoro su equilibrio e precisione e alla rimozione delle lacune personali nella preparazione fisica. Alcuni atleti hanno vissuto poi lo shock di essere a pochi punti dalla qualificazione e non sappiamo nemmeno se queste riprenderanno. Per noi sarebbe difficile l’uso delle mascherine perché sotto sforzo la ventilazione polmonare aumenta moltissimo”.


Il discorso Tokyo non riguarda calcio e sport invernali, ma le difficoltà restano per tutti.
“Sono dispiaciuto per il rinvio di Tokyo 2020 e degli Europei di calcio non solo per atleti e staff ma per tutte le persone. Alla sofferenza delle persone si aggiunge la mancanza di distrazioni che arrivavano settimanalmente dal mondo dello sport – ha detto Di Salvo, responsabile Area Performance della Federcalcio -. Dobbiamo lavorare perché gli atleti tornino ad allenarsi e poi alle competizioni, ovviamente in sicurezza. Dovremo definire criteri di allenamento strutturandolo per fasi, quattro fasi partendo da un riadattamento generale. Sarebbe auspicabile che i calciatori possano fare un allenamento individuale, poi la seconda fase con l’allenamento specifico ed esercitazioni di squadra dal 18 maggio, la terza fase precompetitiva in cui si cerca di far acquisire all’atleta ritmo e minuti di gioco e l’ultima fase è quella competitiva. I calciatori saranno esposti a un numero importante di partite e il nostro compito è proporre le giuste strategie. Visto il momento straordinario dobbiamo adottare protocolli straordinari. Molto importante è l’aumento delle sostituzioni dei giocatori, un break di 3 minuti che favorisca il recupero dell’atleta e consentire alle squadre di convocare un numero maggiore di giocatori. Almeno per il primo blocco di partite potrebbe essere definito un massimo minutaggio per ogni calciatore, per raggiungere il picco della performance. Parallelamente al lavoro delle commissioni medico scientifiche noi dell’area tecnica dovremmo lavorare sulle strategie che consentano ai nostri atleti di tornare ad allenarsi e a competere ad alto livello”.


“La nostra situazione è molto diversa – ha esordito Pisoni, DT Snowboard/Freestyle- perché in qualche modo abbiamo terminato la stagione anche in maniera rocambolesca, con risultati mai ottenuti prima. La nostra Federazione è molto grande con caratteristiche estremamente varie e all’interno ci sono sport completamenti diversi. La nostra federazione inoltre è strettamente interconnessa con il sistema montagna e le attività turistiche. Per gli allenamenti abbiamo il vantaggio di essere uno sport individuale, non abbiamo nessuna preclusione nell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Per contro abbiamo criticità nell’utilizzo di alcuni impianti di risalita, i viaggi per il raggiungimento delle sedi e dipendiamo dalle strutture alberghiere. Abbiamo i campionati del mondo in Cina nel 2021, ma c’è un grosso punto di domanda su tutta la Coppa del Mondo ma dobbiamo pensare delle strategie per essere pronti ad affrontare le prime gare. Abbiamo fatto sempre differenza lavorando sui nostri ghiacciai italiani, ma non abbiamo indicazioni sull’apertura. È un grosso punto di domanda”.

 

(Fonte CONI)