Il nuovo regolamento EJU sul Judo Adattato: l’approfondimento con i tecnici FISDIR/FIJLKAM

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Roma, 15 aprile 2024 – Nelle giornate di lunedì 8 e martedì 9 aprile si è svolto al PalaPellicone il primo Convegno Internazionale sul Judo Adattato “Beyond limits, organizzato dalla FIJLKAM, insieme alla European Judo Union e all’Università del Foro Italico.

Oltre agli importanti temi scientifici e ai contributi di chi lavora sul campo ogni giorno rispetto al tema della disabilità e dell’inclusione, è stato presentato il nuovo regolamento della EJU sul Judo Adattato.

“Abbiamo presentato la nuova classificazione degli atleti con disabilità – ha detto il Presidente Domenico Falcone nella videointervista – non più attraverso le patologie ma attraverso le abilità tecniche. Un importante passaggio a livello culturale.”

Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio insieme a Paola Baroncelli, Referente Tecnico Nazionale FISDIR, e Chiara Meucci, membro dello Staff Tecnico Nazionale FISDIR. Entrambe sono anche componenti della Commissione Nazionale Disabili FIJLKAM.

L’interesse dell’EJU sulla disabilità intellettivo-relazionale è assolutamente positivo – ha spiegato Paola Baroncelli – Noi FISDIR lavoriamo da anni con queste disabilità e bisognerà far collimare un po’ i tempi e organizzare tutto nel modo migliore, ma è molto importante questo interesse e il riconoscimento del fatto che l’attività sportiva, specialmente il judo, è fondamentale per questi ragazzi. Noi lavoriamo per l’inclusione naturalmente, ma anche e soprattutto per raggiungere la massima autonomia di questi ragazzi.

Nel dettaglio l’EJU propone 5 categorie, che sono tante. Noi lavoriamo con 3 categorie più quella dei down, che fanno categoria a parte. Bisogna lavorare bene in particolare sulla logistica durante i campionati (il prossimo italiano sarà a Perugia il 12 maggio). Ma a parte le possibili difficoltà logistiche, il passaggio da categorie per disabilità a categorie strutturate sulle abilità va benissimo. Per ora, nel 2024, è tutto sperimentale e noi dobbiamo capire l’adattabilità.

Durante la tavola rotonda in cui ci siamo confrontati con molta apertura, abbiamo affrontato anche il tema dell’atteggiamento dell’arbitro nei confronti dei ragazzi. Con l’obiettivo del raggiungimento della massima autonomia, noi cerchiamo di strutturare la gara esattamente come quelle dei normodotati, quindi il coach deve, per esempio, rimanere sempre nell’angolo.”

“Finora noi abbiamo adattato questo sport a 3 livelli e categorie – ha aggiunto Chiara Meucci – mentre l’EJU ha portato avanti questi 5 livelli, che per noi è una novità e dovremo testarla in questo anno sperimentale, sia per una questione di numeri, sia nei confronti tra atleti con disabilità diverse. A livello culturale, la classificazione in base alle abilità è davvero importante. È una prospettiva. Ai campionati italiani di Perugia utilizzeremo ancora il nostro regolamento perché per arrivare alla nuova prospettiva serviranno ancor più tecnici formati nello specifico.

L’interesse della federazione internazionale non mi fa soltanto piacere, ma molto di più. È un sogno che si sta realizzando. Io spesso mi sento con i referenti di altre nazioni e dopo il convegno ci hanno invitato ad altre competizioni e stage. Se riusciamo a creare questo movimento a livello internazionale, creiamo una rete fondamentale per la crescita degli atleti e dei tecnici. Più c’è scambio e più c’è formazione!

Per quanto riguarda gli arbitri, ho avuto il piacere di confrontarmi con Stefano Piccoli ad Ostia e sono contenta perché anche loro sono pronti a far loro la nostra visione. L’idea è che la figura dell’arbitro si mantenga seria, senza preoccupazioni o attenzioni maggiori, anche con la disabilità. E gli arbitri presenti hanno tutti appoggiato questo punto di vista, per una competizione a tutti gli effetti come quelle dei normodotati, con l’obiettivo dell’autonomia e della serietà!”

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