Judo

La grande Italia di Rotterdam nell’analisi della direzione tecnica

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Ostia, 18 ottobre 2010. La Nazionale Senior è ritornata dal Grand Prix di Rotterdam con 6 medaglie ed un importante bottino di punti utili per la classifica di Qualificazione per le Olimpiadi di Londra 2012, che vede gli azzurri sempre più avanti nel Ranking Mondiale. Siamo orgogliosi di commentare una serie di prestazioni di altissimo livello, non soltanto per l’altisonante risultato, quanto per la qualità del judo espresso e delle componenti tattiche, su cui tanto si è lavorato, che fanno la differenza durante scontri equilibratissimi. Francesco Faraldo ed Erica Barbieri hanno ottenuto due medaglie d’argento, importantissime per differenti motivi. Francesco, nonostante gli infortuni dell’ultimo anno e il cambio repentino di metodiche di allenamento tecnico tattiche ha avuto la determinazione di voler rientrare alla grande seguendo nei minimi dettagli la programmazione della direzione tecnica continuando un percorso naturale che, a detta dello stesso atleta, lo ha portato a livelli di eccellenza e dopo la confortante prestazione della World Cup di Roma ha ottenuto questa prestigiosa medaglia, tra l’altro togliendosi la soddisfazione di marcare uno splendido ippon di sode tsuri komi goshi al campione ungherese Ungvari, argento olimpico, mondiale e campione d’Europa. Erica in tutto l’anno ha espresso un’ottima condizione a fasi alterne durante le competizioni, ne sono testimoni i tre quinti posti in altrettanti Grand Slam, battendo sempre atlete di primissimo piano; questa volta la tenuta di gara è stata eccellente, con una “chicca” in finale di poule: fantastico ippon di ashi guruma alla forte olandese Bolder. L’autostima generata da questi risultati farà benissimo a questi due atleti e di sicuro li farà continuare su questi livelli. Elio Verde conferma l’assoluta sicurezza nell’affrontare competizioni di spessore, che lo vedono sempre lottare sino alla finale per una medaglia; il bronzo conquistato riscontra il suo trend di elevatissimo livello prestazionale. Antonio Ciano conquista la sua seconda medaglia in due settimane, sintomo di una ritrovata condizione mentale. Antonio ha dimostrato di poter battere tutti gli atleti della sua categoria, compresi i “top” Nifontov (battuto all’europeo a squadre 2010) e Guilheiro (battuto al Grand Slam di Mosca 2010), e soltanto un aspetto prettamente tattico (vedi gli incontri persi al golden score con Schmitt a Roma e con Nakai qui a Rotterdam) non gli permette attualmente di primeggiare. Ma questa medaglia di bronzo, che fa coppia con quella di Roma 15 giorni or sono, ci rendono inequivocabilmente un atleta ritrovato e la vittoria arriverà a breve. Anche Lucia Tangorre, approdando ad una ottima medaglia di bronzo, dopo il 5° posto agli europei 2010 e l’oro europeo U23 2009, si conferma su ottimi livelli di prestazione e comincia a battere anche atlete titolate, come qui a Rotterdam l’olandese Uilenhoed, già vice campionessa europea e bronzo mondiale. La crescita di questa atleta è tangibile e, data la giovane età in una categoria che annovera atlete “veterane”, è d’obbligo aspettarsi un percorso importante. Peccato che sulla comunque ottima medaglia di bronzo di Paolo Bianchessi abbia gravato un infortunio al ginocchio patito pochi giorni prima della partenza per Rotterdam, e in finale di poule il giapponese Tachiyama ha proprio “toccato” quel ginocchio, facendolo cedere. Da evidenziare che, in condizioni non ottimali, Paolo ha fornito a nostro avviso un capolavoro tattico nell’incontro che lo vedeva opposto al polacco Wojnarowicz, dimostrando che ad oggi è l’atleta che ha meglio recepito la lettura tattica dell’incontro sulla base del nuovo regolamento arbitrale. Giulia Quintavalle ha ottenuto un 5° posto comunque utile per il punteggio di qualificazione olimpica, e dopo aver condotto egregiamente i primi due match con l’olandese Richardson e l’israeliana Ben Melech ha subìto lo stop dalla giapponese Sato, poi vincitrice della categoria: la prestazione della campionessa Olimpica è stata comunque positiva, soprattutto in ordine alla sicurezza nelle azioni tecniche ostentata sul tatami. Giovanni Di Cristo è ancora una volta risultato competitivo come a Roma, battendo in apertura il forte Ungvari (fratello del 66 kg.) con cui aveva perso per wazari nel grand prix di Tunisi, ma subendo un recupero dal tedesco Volk quando si trovava in vantaggio. Anche Luca Poeta, al rientro dopo una lunga convalescenza, si è battuto su buoni livelli che fanno pensare comunque ad un atleta competitivo e pienamente recuperato. Valentina Moscatt, Rosalba Forciniti ed Edwige Gwend hanno lasciato l’incontro di apertura rispettivamente Lisa Kearney (IRL), Majlinda Kelmendi (KOS) e Esther Stam (NED). Una prestazione un pò sotto le aspettative, ma le tre giovani hanno la condizione tecnica e mentale per centrare il risultato già dal prossimo impegno. Susi Galeone ha messo alle corde la giovane e fortissima francese Tcheumeo con cui nelle ultime competizioni aveva perso per ippon, (che in finale di poule si è presa anche il lusso di battere la campionessa del mondo uscente Harrison), uscendo dal match battuta per wazari ma nettamente in rimonta con due yuko marcati nel finale. Peccato per la sconfitta, ma la condotta dell’incontro è davvero incoraggiante per questa atleta che, dopo il bronzo conquistato a Birmingham 15 giorni fa, sembra aver ritrovato la determinazione per ottenere ottimi risultati. Infine Lorenzo Bagnoli, infortunato ad una costola, ha fortemente voluto misurarsi con l’olandese Huisman, nonostante la limitata condizione dovuta all’infortunio patito durante il training camp successivo alla World Cup di Roma, ed è stato fermato da una decisione arbitrale che gli ha inflitto hansokumake per una presa diretta alle gambe. Come si suol dire il lavoro paga, noi ne siamo convinti. Ma la cosa più importante è che cominciano ad esserne sempre più convinti gli atleti. La strada intrapresa di differenziare sempre più i metodi di preparazione tra atleta e atleta, sta dando buoni riscontri e permette di individuare con precisione e meticolosità le aree da migliorare. È noto che ogni atleta conosce i propri difetti, ma tende ad evitarli; i difetti più gravi di un judoka sono quelli che pensa di non avere, ma sul tatami si vince anche con i difetti, basta nasconderli insieme! Il Grand Prix di Rotterdam è la seconda competizione degli azzurri dopo i mondiali: l’analisi tecnica fatta a caldo dopo Tokio è stata pienamente confermata, ovvero una squadra composta di elementi competitivi in grado di centrare i più importanti obiettivi futuri. Ed ora, dopo Rotterdam, più delle sei prestigiose medaglie la soddisfazione è enorme per la risposta estremamente positiva di tutta la squadra ed in particolare di alcuni atleti che hanno cambiato passo vincendo con avversari di valore, con cui avevano in precedenza perduto e probabilmente ritenevano fossero imbattibili. Direzione tecnica nazionale

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