Judo

Il punto del Presidente Domenico Falcone sul Mondiale ad Astana

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Ostia, 1 settembre 2015. “La notizia positiva è che la risposta degli atleti c’è stata”. È la prima frase che il presidente della Fijlkam Domenico Falcone ha pronunciato a campionato del mondo ad Astana appena concluso, facendo riferimento alla precedente e recente esperienza degli azzurri a Baku, in occasione degli European Games. Una “reazione” che gli atleti hanno tradotto in una sintesi numerica: 15 atleti hanno gareggiato agli Europei disputando 28 incontri con 11 vittorie, mentre ai Mondiali hanno gareggiato 9 atleti che hanno disputato 24 incontri con 13 vittorie. “Qualcuno di più, qualcun altro un po’ di meno, ma sostanzialmente tutti hanno combattuto bene – ha puntualizzato il Presidente – e penso anche alla gara di Odette Giuffrida, arrivata fino ai piedi del podio, della stessa Edwige Gwend, per come ha saputo lottare con Trstenjak, di Elio Verde, ritrovatosi combattente nell’alto livello, Giulia Quintavalle che, se non vogliamo parlare di torto subito per quell’azione non valutata a 41” dal termine, ha comunque espresso un ultimo minuto di carattere. Ma anche Antonio Ciano, costretto alla resa soltanto di fronte a Pietri, poi medaglia d’argento. Insomma, senza entrare nel dettaglio delle gare di ciascuno, il dato di fatto importante è che tutti si sono messi in gioco in un contesto di altissimo livello e possiamo anche sottolineare che, con due atleti nei primi otto al mondo, l’Italia è stata la prima delle squadre senza medaglie. Io sono ottimista e penso che questo sia l’inizio di un ritorno ad alto livello”. Fatta l’analisi, il Presidente ha anche un’idea chiara su cosa si debba fare per colmare il gap con l’alto livello. “Ad Astana ho avuto modo di scambiare opinioni e pareri con diverse autorità di spessore tecnico, da Vizer a Rougè, o lo stesso Barcos cui, proprio perché stavo parlando con lui che è spagnolo, ho detto che il “tiki-taka”, il judo d’attesa, non funziona più. Un’osservazione che mi è stata confermata da tutti, l’indirizzo univoco è che gli atleti devono combattere, si dà importanza al judo positivo, è fondamentale andare avanti… se saremo capaci di assimilare queste cose a Rio diremo la nostra. E con Murakami, ormai entrato nel pieno delle sue funzioni, questo percorso si può fare anche iniziando a coinvolgere altri atleti, che ha già iniziato ad osservare, in particolare fra i più giovani. Per concludere voglio ribadire che ad Astana la mentalità della squadra è stata sostanzialmente quella giusta, corretta e che per il tempo che ci divide dalle Olimpiadi dobbiamo impegnarci per correggere l’atteggiamento, perchè il tiki-taka è perdente, il judo oggi è attacco. È così che qualcuno di questi ragazzi ci potrà regalare qualche sorpresa”.

 

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