Partito da Dalmine il 2019 di EJU Improve your club

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È iniziato bene ed è finito ancora meglio il seminario EJU ‘Improve your Club’ ospitato sabato e oggi a Dalmine. Sono stati quasi trecento i tecnici intervenuti dalla Sicilia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, oltre che numerosissimi dalla Lombardia, ma altri ottanta si sono aggiunti in occasione dell’allenamento giovanile organizzato in chiusura sullo stesso tatami, valorizzando così la partecipazione degli ‘Esperti’ attraverso un’interessante interazione con numerosissimi ed entusiasti judoka delle classi U15 e U18. Pino Maddaloni, è stato l’assente giustificato che, dopo il suo intervento d’esordio fra gli Esperti EJU, ha salutato partendo per Mittersill per prendere parte alla sessione di aggiornamento sull’arbitraggio. Gli argomenti sviluppati dagli ‘esperti’ sono stati diversi, iniziando dal collegamento dell’azione d’attacco in direzione opposta di Giuseppe Maddaloni, alla propedeutica per il ne waza (lotta a terra) e l’attacco nelle varie forme del ‘sankaku’ di Jean Pierre Gibert, a Batradz Kaitmazov, che si è espresso sulle tecniche di piede come opportunità di apertura per portare l’attacco principale, o Ivan Nifontov, che ha allargato il campo alle combinazioni multiple e Patrick Roux, che sulla didattica in generale e quella giovanile in particolare ha spaziato con grande maestria. Lavoro eccellente anche quello di Stefano Frassinelli, intervenuto principalmente sul tema ‘preparazione atletica’ riferendolo anche alla valutazione della capacità coordinativa, proponendo anche suggerimenti mai banali, “vedere ed ascoltare è importante, ma lo è ancora di più la vostra personale rielaborazione, quel fare proprie le cose viste e sentite”. In sintonia con il suo suggerimento, a Stefano Frassinelli è stato chiesto di sintetizzare con una frase il lavoro degli ‘Esperti’ a Dalmine. “Incarna il senso del lavoro - ha detto di Pino Maddaloni - la costanza, il suo punto forte è la concentrazione e la perseveranza, focalizza pochi concetti e li valorizza all’inverosimile”. “È molto predisposto all’addattamento – ha detto riferendosi a Kaitmazov - lui ha già scelto di fare l’allenatore, quando mi confronto con lui sulla parte atletica è in grado di recepire e sviluppare i concetti, adattandoli nel modo migliore al lavoro sull’atleta. È fantasioso, creativo”. “Ha lo stesso tipo di approccio di Pino – ha detto passando ad Ivan Nifontov – anche lui è un grandissimo lavoratore, molto preciso ed è dotato di un aspetto coordinativo speciale”. Stefano Frassinelli ha concluso con Patrick Roux e Jean-Pierre Gibert, esperti nel senso più completo della parola. “La pedagogia, la teoria ed il metodo dell’allenamento, cui aggiunge un caratteristico uso del corpo molto rappresentativo, sono state e sono gli aspetti top di Patrick Roux, mentre Jean-Pierre Gibert rappresenta l’esperienza all’ennesima potenza, il sarto che cuce l’abito addosso a tutti, è perfetto nei tempi di reazione, nella decodifica dell’avversario così come dell’atleta che segue, capacità costruite nel tempo con il fatto che tutto il suo mondo è legato al judo”.

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