New York 1980: "Grazie Donne! Pioniere e coraggiose"

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“Carissima judo-family, in occasione del 40° anniversario del primo Campionato mondiale femminile di judo, desidero congratularmi ed esprimere tutta la mia gratitudine alle donne della nostra famiglia del judo, assieme a coloro che hanno contribuito a promuovere, incoraggiare e condividere la nostra passione per il judo e dei suoi valori. Celebriamo dunque questo evento significativo e stimolante per il judo, lo sport e la società. Oggi il judo è vissuto e visto come un modello di uguaglianza ed equità tra uomini e donne. Ed è con orgoglio che posso sottolineare la conquista di una partecipazione ai Giochi Olimpici che, a Tokyo, sarà esattamente del 50% per gli uomini e del 50% per le donne. Ma la strada per arrivare fino a qui non è stata facile ed è stato proprio questo campionato del mondo che ha aperto la strada a tutte le generazioni di atlete passate, presenti e future”. Sono state queste le parole pronunciate dal presidente IJF Marius Vizer in apertura dell’evento che, nei giorni scorsi, ha celebrato il quarantennale del primo campionato del mondo femminile. È stato un appuntamento importante, che ha saputo annullare distanze, riallacciare relazioni, scovare piccole e grandi storie, raccogliere immagini emozionanti, sul quale hanno lavorato e contribuito in tante e tanti. “Desidero ringraziarle tutte -ha detto il Presidente Domenico Falcone- quelle donne pioniere e coraggiose, che hanno aperto la strada al judo femminile in Italia e nel mondo”. Donne italiane che, in quel lontano mese di novembre del 1980, partirono per New York guidate da Maria Bellone ed Alfredo Monti, ciascuna con i propri sogni e le proprie ambizioni, certamente inconsapevoli di scrivere una pagina di storia davvero importante. Margherita De Cal, che a New York conquistò la corona mondiale, ha ricordato così le sue emozioni. “È difficile iniziare questo grande evento, ma con il mio inglese zoppicante, provo ugualmente a parlare di emozioni. E la prima fu arrivare a New York! Io vivo a Venezia, ci sono tante città belle come la mia, ma la prima volta che sono arrivata a New York ho visto una città completamente diversa, con molta vita, molte luci, molte persone, molte costruzioni… tutto molto diverso. Credo però, che la cosa più emozionante fu arrivare al Madison Square Garden. Quando partii dall’Italia scelsi di non pensare al risultato, ed anche se tutti mi dicevano che avrei preso una medaglia, per me rimaneva solo una gara. Così mi dissi: ‘va bene, proviamoci ed affrontiamo questa nuova esperienza!’ Ed è stato così che poi è andata com’è andata. Ero insegnante di scuola, già da 8 anni insegnavo educazione fisica e non è che mi rimanesse molto tempo per gli allenamenti di judo. Ricordo che mi allenavo 3 volte a settimana per due ore, nulla di più, perchè poi lavoravo. Obiettivamente non era molto per preparare quel mondiale, il primo mondiale! Ma mi sono detta “proviamoci”. Cos’è cambiato nella mia vita dopo il mondiale? Pochissimo, già lavoravo ed ero autonoma, vivevo da sola e la mia vita era normale e felice. Con i miei 30 anni, credo di esser stata la più vecchia atleta in gara. In Italia fu vista come una normale gara, della serie “Sì, hai vinto qualcosa, ma non è così importante”. In realtà è stato importantissimo per tutte le donne del judo, perché l’intuizione ed il lavoro di Rusty hanno rivoluzionato il nostro mondo, hanno letteralmente spalancato le porte delle competizioni internazionali alle donne. Rusty è stata stata una donna meravigliosa. Ho avuto il privilegio di ospitarla a Venezia, è venuta a casa mia ed è stata con me e con la mia famiglia per diversi giorni e sono state delle giornate bellissime, indimenticabili. È così che siamo arrivati fin qui e così concludo questo mio intervento, ormai mi sono ritirata dal lavoro, sono in pensione e sono una “vecchia” signora con diversi acciacchi fisici. Ho smesso di praticare judo, ma non ho smesso di amare il judo. Ora sono una dirigente nel mio Dojo e sogno di vivere assieme alla famiglia del judo il resto della mia vita”.

- Women's Worlds: Happy Anniversary