Mondiali di Karate e Parakarate 2025: l’approfondimento con Davide Benetello e Luca Valdesi

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Roma, 1° dicembre 2025 – Si è chiusa ieri al Cairo un’edizione particolarmente attesa dei Campionati Mondiali di Karate e Parakarate, la prima a svolgersi con il nuovo formato che ha rivoluzionato la struttura del torneo: fuori le gare a squadre, 32 atleti qualificati per ciascuna delle 12 categorie individuali, una doppia fase con round robin iniziale ed eliminatorie a partire dagli ottavi. Quattro giornate di grande karate che hanno visto l’Italia protagonista in entrambi i settori, con un medagliere complessivo che ha consegnato al tricolore il secondo posto nella classifica per nazioni, dietro soltanto ai padroni di casa egiziani.

Nel karate, tre i podi azzurri: il titolo iridato nei +84 kg di kumite vinto da Matteo Avanzini, l’argento di Alessio Ghinami nel kata maschile e il bronzo di Terryana D’Onofrio nel kata femminile. A questi si sono aggiunte quattro medaglie nel parakarate, con un oro per Mattia Allesina, due argenti per Patrick Buwalda e Federica Yakymashko, e un bronzo per Pietro Merlo.

Per approfondire i risultati e questa bellissima esperienza iridata, abbiamo raccolto le riflessioni del presidente del settore karate Davide Benetello, che nell’occasione è stato anche rieletto presidente della Commissione Atleti WKF.

Che bilancio tracciamo di questa rassegna iridata?

“Il bilancio è sicuramente positivo, l’Italia è stata protagonista sia nel karate che nel parakarate e abbiamo dimostrato ancora una volta di essere una delle nazioni leader al Mondo. Negli anni passati, e nei Mondiali che univano la competizione individuale con quella a squadre, tornavamo con qualcosa in più. Adesso il karate è molto più difficile, come si è visto ci sono tante nazioni che si distribuiscono le medaglie: a parte l’Egitto, che stavolta ne ha prese tre, tutti gli altri ori sono andati a nazioni differenti. È un segnale di vitalità e salute del movimento in tutto il mondo, il livello tecnico negli ultimi anni si è alzato notevolmente.”

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Tra i protagonisti di questi Campionati c’è Matteo Avanzini, campione del mondo a 21 anni. È un predestinato?

“Io dico sempre che è un benedetto. Vincere Europei U21, Mondiali U21, Mondiali Senior nell’arco di dodici mesi, o poco più, è veramente tanto. Matteo è un ragazzo molto serio, si impegna in quello che fa e promette ciò che mantiene, perché lui ce l’aveva promesso questo titolo… è un bravissimo ragazzo e un campionissimo allo stesso tempo. Dimostra una maturità fuori dal comune per la sua età. Anche gli altri sono ragazzi molto bravi, la nostra squadra è un ambiente bellissimo, si supportano l’uno con l’altro. La selezione per arrivare al Mondiale è molto dura e prevede che i ragazzi si conoscano molto bene, si scambino opinioni e momenti di vita. Si cresce un po’ tutti insieme. I più esperti fanno crescere i giovani, che a loro volta restituiscono quella spinta emotiva fondamentale per continuare su certi livelli.Tutti aiutati dai coach: Cinzia Colaiacomo e Andrea Tocco per il kata, Gennaro Talarico, Andrea Torre e Cristian Verrecchia per il kumite, Luca Nicosanti e Patrizia Priore nel parakarate”.

Il 2025, nel complesso, ha confermato la solidità della nostra scuola. Qual è il punto di forza che rende il karate italiano così competitivo?

“La federazione ha basi solidissime, al momento nel karate siamo considerati fra i più organizzati al mondo, non solo a livello tecnico ma anche a livello gestionale. Questo si ripercuote in tutti i nostri programmi di lavoro e in tutte le manifestazioni, non per ultimo il Symposium. Diamo dimostrazione di voler condividere il sapere e ci sentiamo tutti parte di un movimento grande e unitario. Ci diamo la spinta l’uno con l’altro per migliorarci. Il karate in Italia è sempre stato di altissimo livello, noi abbiamo un numero di tesserati molto elevato e, anche se vogliamo continuare a crescere, il bacino di utenza e di giovani promesse è sempre vivo. Poi, i nostri tecnici, su tutto il territorio, sono bravi, all’avanguardia e lavorano tanto. Inoltre, ci sono i gruppi sportivi che, specialmente nelle classi senior, fanno la differenza: senza di loro non ci sarebbe la possibilità di allenarsi con la costanza necessaria".

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E poi c’è il Parakarate…

"È una squadra unica. La scelta più azzeccata, fatta sia dalla WKF che dalla FIJLKAM, è che questi momenti importanti si vivano tutti insieme. C’è un convivere e un condividere tra il karate e il parakarate che porta entrambi i gruppi a crescere. I ragazzi del parakarate portano una sensibilità che riesce a toccare anche gli animi più duri. Aiutano anche a ricalibrare le sensazioni, perché aiutano a rendersi conto che quel che si sta facendo è importante, sì, ma c’è chi, per fare la stessa cosa, deve affrontare sfide ancora più difficili. Si crea un ambiente molto più sereno, si sorride di più, le pressioni si abbassano".

Nell’occasione, infine, c’è stato anche un tributo speciale all’arbitro e Maestro Giuseppe Zaccaro…

“È stato un momento toccante e di grande significato internazionale: la massima onorificenza WKF è stata conferita dal Presidente Espinos al nostro arbitro e Maestro Giuseppe Zaccaro, che saluta il tatami dopo oltre 30 anni di carriera internazionale ai massimi livelli. Un esempio di professionalità, dedizione e amore per il karate. Il suo contributo rimarrà nella storia del nostro sport e nella memoria di tutti coloro che hanno avuto l’onore di lavorare con lui”.

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Tornando agli aspetti più tecnici della squadra azzurra in questa rassegna iridata, ecco il commento del Direttore Tecnico Nazionale Luca Valdesi, arrivato subito dopo la premiazione di Matteo Avanzini: “È stato un Campionato Mondiale atipico con una fase a gironi prima e le eliminazioni dirette dopo, che hanno impegnato i ragazzi per tre giorni di fila. È la prima volta che affrontiamo un evento mondiale così lungo. Siamo riusciti a qualificare dodici atleti su dodici categorie, e questo è per noi un motivo di orgoglio. Fra loro, ben dieci hanno superato la fase a gironi. Siamo poi andati a medaglia con tre atleti nel karate e quattro nel parakarate. Chiaramente la nostra ambizione era di arrivare a medaglia in tutte le categorie in gara, ma sappiamo che il livello tecnico era altissimo, già dalle qualificazioni la strada era molto dura. C’è sempre un po’ di dispiacere per gli atleti che non sono riusciti a raggiungere il podio in questa edizione, ma abbiamo preso indicazioni importanti per il lavoro futuro.

Abbiamo conquistato due medaglie molto belle con due atleti molto giovani, Avanzini ha ventuno anni e Ghinami ventitré, insieme a Terryana D’Onofrio che ha preso il bronzo. Per noi, a dire la verità, non è una grossa sorpresa: abbiamo lavorato in maniera metodica con i giovani negli ultimi anni, abbiamo fatto dei ritiri dedicati alla nazionale senior ma con molti giovani partecipanti e questi sono i frutti della programmazione iniziata a fine 2021”.