La XVII Olimpiade: Roma 1960 (IV)
Roma 19 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Il diploma, il manifesto e il film
Anche i diplomi, come le medaglie e i francobolli, furono introdotti all’Olimpiade di Atene nel 1896. Il diploma per i primi classificati della XVII Olimpiade, disegnato da Elio Tomei (62 x 47 cm), raffigurava una lapide marmorea su cui era inciso il nome, la disciplina e il piazzamento dell’atleta accanto allo stemma dei Giochi, ossia la Lupa e i cinque cerchi. Firmarono i diplomi il presidente del CIO, Avery Brundage, e il presidente del Comitato Organizzatore, Giulio Andreotti.
Concluso senza un vincitore l’apposito concorso nazionale per il manifesto (212 concorrenti), bandito il 31 gennaio 1957, la giuria invitò a una nuova gara i migliori 12 pittori cartellonisti italiani. Tra i 7 che accettarono l’invito fu scelto il quarantenne torinese Armando Testa, ma il Comitato per l’Arte e la Giunta del CONI gli chiesero diverse modifiche prima di approvarne il bozzetto. Il manifesto (70 x 99,5 cm) offriva una moderna interpretazione del cosiddetto “Capitello del Belvedere”, cui sovrapponeva la Lupa Capitolina. In realtà il capitello di marmo proconnesio (III secolo), rinvenuto nelle Terme di Alessandro Severo, è utilizzato dal XVIII secolo quale base della grande Pigna bronzea nel Nicchione del Vaticano; mostra un atleta vittorioso s’incorona con la mano destra, stringendo un ramo di palma con la sinistra. Del manifesto vennero stampate 290.000 copie in 11 lingue: 83.000 in italiano, 55.000 in inglese, 30.000 in francese, 22.000 in tedesco, ecc.
Una curiosità: è del 1912 il primo poster olimpico, perché i cosiddetti manifesti del 1896 e del 1908 sono soltanto le copertine del Rapporto ufficiale di Atene e del programma delle gare londinesi.
1.
Il primo film sportivo delle Olimpiadi, opera dell’Istituto Luce, risaliva al 1928. Il ricordo dei Giochi di Roma fu immortalato nel film a colori di Romolo Marcellini La Grande Olimpiade, realizzato ancora dall’Istituto Luce per conto del CONI (musiche di Angelo Francesco Lavagnino e Armando Trovajoli). Degli 80.000 metri di pellicola girati, ne furono scelti 12.000, poi ridotti a 4.000, per una proiezione di 135 minuti. Il film si concludeva con il sottofondo musicale dell’Inno del Sole (non Inno al Sole, come scrivono molti), dall’Iris di Pietro Mascagni.
La scelta dell’opera di Mascagni per l’inno e lo squillo ufficiale della XVII Olimpiade si deve all’attivissimo Marcello Garroni, segretario generale dei Giochi.
Nessun pittogramma e nessuna mascotte nel 1960. Il primo, ancor grezzo, tentativo di produrre dei pittogrammi risaliva ai Giochi di Londra del 1948, ma solo a Tokyo nel 1964 si concretizzò una moderna serie di simboli, sia per rappresentare i diversi sport, sia per offrire informazioni generali al pubblico attraverso un linguaggio universalmente compreso. Da allora i pittogrammi accompagnano immancabilmente ogni Olimpiade, come fanno le mascotte dal 1972, quando a Monaco di Baviera entrò in scena il bassotto Waldi, testa e coda blu e corpo variamente colorato a strisce verticali diseguali.
2. I biglietti (24,5 x 9,5 cm) sul recto a due colori mostravano monumenti e impianti disegnati da Corrado Mancioli, già citato quale autore dei 5 francobolli del 1959 (serie Preolimpica). I soggetti dei biglietti erano: la statua equestre di Marco Aurelio e il Campidoglio per la cerimonia di apertura, la fontana di Trevi per la cerimonia di chiusura, il mosaico delle “ragazze in bikini” di Piazza Armerina per la mostra Lo Sport nella Storia e nell’Arte, le colonne del Tempio di Saturno al Foro Romano (attraverso le quali si scorgeva il Campidoglio) accostate di volta in volta – cambiando il colore di fondo – a uno dei 18 impianti che ospitarono i diversi sport.
La città fu addobbata con 13.641 bandiere.
3.
Didascalie:
In copertina: Il manifesto della XVII Olimpiade, di Armando Testa.
1. Manifesto del film La Grande Olimpiade, di Romolo Marcellini.
2. Biglietto per la gara di maratona.
3. Giulio Onesti, presidente del Comitato Esecutivo, e Giulio Andreotti, presidente del Comitato Organizzatore.
Nuovo DPCM: evitata la chiusura per i nostri sport, ma l’allerta è massima
Roma, 13 ottobre 2020 – E’ stato firmato il nuovo DPCM che sarà in vigore per 30 giorni e che detta le nuove regole per prevenire un peggioramento della situazione di contagio da Covid-19, la famigerata “seconda ondata”.
Da tempo si paventava una nuova stretta, anche sullo sport in generale e sugli sport da contatto in particolare, ma dopo attenta analisi del CTS in concerto con le Regioni, il Ministero della Salute e la PCM, il nuovo testo non proibisce gli sport di contatto se non quelli a carattere amatoriale. Gli sport di contatto sono consentiti, come si legge nel DPCM, "da parte delle società professionistiche e - a livello sia agonistico che di base - dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi".
A questo importante risultato si è giunti anche grazie all’incessante e silenzioso lavoro che la Federazione sta svolgendo da mesi con il Dipartimento Sport della PCM, con Sport e Salute e con il Coni, tutti molto sensibili alle nostre istanze che sono state valutate e accolte in gran parte, proprio per non fermare il nostro mondo di sport da combattimento.
Niente stop, quindi, per le gare nazionali di Judo e Karate programmate entro la fine dell’anno, a meno di nuove restrizioni per ordinanze regionali o per nuovi dispositivi governativi a scadenza dei 30 giorni.
Pertanto al momento niente chiusura per le nostre palestre, pur nel massimo rispetto dei protocolli sanitari federali. Anzi, la situazione di gravità epidemica impone un ancor maggiore rispetto di tutte le norme igienico/sanitarie elaborate dalla Federazione - sia nel Centro Olimpico di Ostia, sia nelle singole palestre - proprio per scongiurare alla radice possibili rischi per la salute dei nostri tesserati.
Tokyo: definita la staffetta della fiaccola olimpica
Roma, 12 ottobre 2020 – Il 25 marzo 2021, dal J-Village National Training Center della prefettura di Fukushima, avrà inizio la staffetta della fiaccola olimpica che attraverserà tutte le 47 prefetture giapponesi nell’arco di 121 giorni. La fiamma raggiungerà Tokyo il 9 luglio in mano all’ultimo tedoforo e vi resterà in attesa della cerimonia di apertura del 23 luglio allo Stadio Olimpico.
Un segnale importante viene lanciato dal CIO, che sul proprio sito parla di una fiamma che quest’anno sarà doppiamente simbolica: “…il 2021 segnerà il decimo anniversario del grande terremoto del Giappone orientale del 2011, la staffetta della torcia olimpica di Tokyo 2020 mostrerà il recupero delle aree più colpite dal disastro... …Sulla scia della pandemia COVID-19, simboleggerà inoltre la luce alla fine dell'attuale tunnel buio; un faro di speranza per il mondo in vista dei Giochi di Tokyo 2020, essi stessi simbolo di resilienza, unità e solidarietà...”.
Per ripartire in maniera positiva, però, bisogna essere cauti. La grande partenza della fiaccola ed altre cerimonie, infatti, sono state ridimensionate, mentre le contromisure specifiche saranno annunciate dopo una consultazione completa con esperti e autorità sanitarie pubbliche.
Protocollo di Intesa FIJLKAM – FederLab Italia
Roma 9 ottobre 2020 - Con il DPCM del 26 aprile 2020 sono stati definiti i protocolli di sicurezza relativi alla ripresa delle attività dello sport professionistico e dilettantistico.
La FIJLKAM ha raggiunto un accordo al fine di utilizzare le strutture associate a FederLab Italia, tra le principali associazioni di categoria del comparto dei laboratori di analisi cliniche e dei centri poliambulatoriali privati accreditati con il SSN, per l’esecuzione di tamponi e test per la ricerca degli anticorpi contro il virus della Sars Cov2, ai tesserati della Federazione. L’associazione metterà a disposizione dei team la propria rete di laboratori (oltre 2mila strutture associate presenti su tutto il territorio nazionale), così da supportare le società ddi Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali nella sorveglianza epidemiologica e nel monitoraggio dei casi sospetti di Covid. Un call center dedicato sarà a disposizione dei club. Quindi, a seconda dei laboratori più vicini, ci si organizzerà in base alle necessità, inviando personale specializzato direttamente nei centri sportivi o nelle sedi individuate dalle società, così da poter eseguire lo screening direttamente “a domicilio” ed in tutta sicurezza, nel pieno rispetto delle normative regionali.
Per maggiori informazioni http://www.federlabitalia.org/
La XVII Olimpiade: Roma 1960 (III)
Roma 8 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Le medaglie, la fiaccola e i francobolli
La LIV sessione del CIO, tenuta a Tokyo nel maggio 1958, deliberò che la medaglia per i primi tre classificati rimanesse – nel dritto e nel rovescio – quella adottata per la prima volta ai Giochi del 1928, opera del fiorentino Giuseppe Cassioli. Ma l’Italia qualcosa volle cambiare: la medaglia, con castone di foglie di ulivo silvestre, fu appesa a un collare in bronzo composto dalle stesse foglie, più grandi. Su una fascia inserita alla base del castone s’incise lo sport praticato dagli atleti premiati. Vennero invece consegnate senza collare le medaglie per i vincitori delle gare a squadre.
Solo a partire da Monaco 1972 il CIO lasciò agli organizzatori la facoltà di sostituire con un diverso motivo l’immagine dell’atleta trionfante sul rovescio. Da Atene 2004 si utilizza una nuova medaglia, ideata dall’artista greca Elena Votsi.
Il grande scultore catanese Emilio Greco (autore anche della grande statua simboleggiante La Fiaccola Olimpica) realizzò in bronzo la medaglia commemorativa dei Giochi di Roma, diametro 55 mm, peso 77 grammi, raffigurante sul recto una tedofora in corsa, con i cinque cerchi sullo sfondo, e sul verso un volo di aquile sopra lo Stadio Olimpico. Ne furono distribuite complessivamente 16.276.
Ad atleti, tecnici e giudici, nonché ai membri del CIO, delle Federazioni internazionali, dei Comitati Olimpici nazionali, del Comitato Organizzatore, ecc. vennero consegnati 66 tipi di distintivi, per un totale di 12.341 pezzi.
Dobbiamo a Renato Signorini, che fu scultore, pittore e medaglista, gli speciali gettoni d’oro coniati dalla Zecca in 6 formati diversi (da 22 a 60 mm).
1.
Il prof. Amedeo Maiuri, soprintendente alle Antichità della Campania, e i suoi collaboratori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli disegnarono il modello della fiaccola olimpica: in alluminio bronzato, alta 40 cm e pesante 580 grammi, aveva il fusto scanalato e leggermente conico. La fiaccola fu realizzata dalla storica ditta bolognese Curtisa, che produsse – tra gli altri – gli infissi per i Palazzi dello Sport di Bologna e di Roma.
L’accensione della fiamma tra le rovine del tempio di Zeus a Olimpia (12 agosto 1960), il suo trasporto ad Atene e da lì in Italia a bordo della nave-scuola Amerigo Vespucci, la lunga staffetta da Siracusa al Campidoglio (18-24 agosto) e infine allo Stadio Olimpico (25 agosto), dove l’ultimo tedoforo – Giancarlo Peris – entrò alle ore 17.30, furono documentati da una pubblicazione del Touring Club Italiano: Il Fuoco Olimpico dalla Grecia a Roma. Peris che impugna la fiaccola accanto al tripode sugli spalti dell’Olimpico è raffigurato nel francobollo da 60 centesimi emesso dall’Italia per il 50° anniversario dei Giochi.
2.a
2. b
I francobolli, come le medaglie, apparvero sulla scena delle Olimpiadi già nel 1896 (12 valori), e insieme contribuirono a finanziare la manifestazione ateniese.
Il 23 giugno 1959, 65° anniversario della rinascita dei Giochi, l’Italia emise una serie di 5 francobolli, detta Preolimpica, ispirata a monumenti di Roma e disegnata dal pittore Corrado Mancioli: la fontana dei Dioscuri al Quirinale, la torre del Campidoglio, le Terme di Caracalla, l’Arco di Costantino, la Basilica di Massenzio. Per l’occasione fu approntato un annullo con il logo dei Giochi.
Il 25 giugno 1960 le Poste stamparono 9 francobolli raffiguranti la Lupa, 4 famose statue (il Mossiere, il Pugile in riposo, l’Apoxyomenos di Lisippo e il Discobolo di Mirone) e 4 impianti sportivi (Stadio e Velodromo Olimpico, Palazzo e Palazzetto dello Sport), questi ultimi su disegno dello xilografo friulano Tranquillo Marangoni. La serie completa fu incollata su cartoline di grande formato con la riproduzione del manifesto di Armando Testa. Per il primo giorno di emissione venne utilizzato l’annullo con il logo ufficiale e la scritta: Giochi della XVII Olimpiade - 25.8.1960 - Poste Roma - Cerimonia di Apertura.
Aggiungo che fu predisposta una serie di 33 cartoline ispirate a luoghi ed eventi dei Giochi, per la cui stampa si utilizzarono i clichés dei biglietti d’ingresso.
3.
Didascalie:
In copertina: La fiaccola olimpica, disegnata da Amedeo Maiuri, altezza 40 cm
1. La medaglia per i vincitori, di Giuseppe Cassioli, Ø 54,5 mm, D/R
2. a/2. b La medaglia commemorativa dell’Olimpiade, di Emilio Greco, Ø 55 mm, D/R
3. I francobolli del 1960: i quattro che raffigurano gli impianti sportivi sono opera di Tranquillo Marangoni
Basile e Chamizo al Festival dello Sport
Roma, 7 ottobre 2020 – Nella cornice del Festival dello Sport organizzato da Gazzetta, i nostri due super campioni, Fabio Basile e Frank Chamizo, saranno intervistati sabato 10 ottobre alle 11:00 da Ignazio Moser e Valerio Piccioni. Come in un talk, si parlerà delle loro vite di sportivi spaziando dalle Olimpiadi passate e future alle loro imprese nel judo e nella lotta internazionali, ma anche delle loro vite private, di sogni e aspirazioni.
Il Festival, generalmente organizzato a Trento, prenderà forma questa volta a Milano, in particolare al Piccolo Teatro Strehler e in Sala Buzzati, dove sarà possibile seguire gli eventi dal vivo, prenotandosi in anticipo, o in diretta streaming sui siti Gazzetta.it e ilfestivaldellosport.it. Un palinsesto live di tre giorni, dal 9 all’11 ottobre, con più di 60 eventi ed oltre 100 ospiti.
Un riconoscimento importante per i due azzurri, rinominati Tori Scatenati dalla Gazzetta dello Sport, che negli ultimi anni hanno portato a casa risultati talmente importanti da far parte, ormai, del top degli atleti italiani in campo mondiale. Un evento da non perdere, dunque, che si può seguire dal vivo ma anche da casa, cliccando qui.
La XVII Olimpiade: Roma 1960 (II)
Roma 3 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Mostre, manifestazioni e pubblicazioni
Oltre alla mostra Lo Sport nella Storia e nell’Arte, ricordata nel precedente articolo, dobbiamo segnalare l’Esposizione di Fotografia sportiva, allestita nel corridoio perimetrale del Palazzo dello Sport all’EUR sotto la direzione dell’Avv. Nello Ciampi. Da agosto a settembre il pubblico poté ammirare 332 foto in bianco e nero e 53 a colori, tutte in formato 30 x 40 cm., montate su supporti con eleganti cornici metalliche di 40 x 50 cm. e protezione in vetro. Furono sistemate a due a due su pannelli raggruppati per nazioni (33 quelle partecipanti). Giulio Onesti, presidente del CONI e del Comitato Esecutivo della XVII Olimpiade, firmò la Presentazione nel catalogo della mostra.
Sempre nel corridoio perimetrale del Palazzo dello Sport si tenne la mostra-concorso di francobolli olimpici, cui presero parte 61 concorrenti in rappresentanza di 21 nazioni. La giuria assegnò il primo posto e il Trofeo Alberto Bonacossa all’italiano Carlo Condarelli. Vinse un premio anche Juan Antonio Samaranch, presidente del CIO dal 1980 al 2000 e appassionato filatelico.
Quale curiosità segnalo che dal 19 al 30 marzo 1952 si era tenuta alla Stazione Termini di Roma la prima mostra internazionale di filatelia sportiva, valorizzata anche dall’emissione di un francobollo celebrativo delle Poste Italiane (25 lire).
1.
Il già citato Comitato per l’Arte, presieduto dall’Arch. Guglielmo De Angelis d’Ossat, non s’interessò solo delle mostre, ma prese in esame e deliberò sulle questioni riguardanti il manifesto ufficiale, il modello della fiaccola, i simboli e le medaglie, lo squillo ufficiale, l’inno olimpico, l’utilizzazione di monumenti antichi per le gare olimpiche. Inoltre collaborò all’allestimento delle manifestazioni storico-sportive.
Nella capitale, infatti, furono organizzate dall’Ente Nazionale Industrie Turistiche cinque di queste suggestive manifestazioni: il Palio dei Balestrieri di Gubbio e di San Sepolcro (Circo Massimo, 20 agosto), la Quintana di Foligno (Circo Massimo, 21 agosto), il Calcio Storico Fiorentino (Piazza di Siena, 28 agosto), la Quintana di Ascoli Piceno (Circo Massimo, 4 settembre) e infine il Gioco del Ponte di Pisa (Circo Massimo, 10 settembre) alla presenza di 50.000 spettatori. Per consentire al pubblico di seguire le varie fasi delle cinque rievocazioni storiche, l’ENIT stampò 50.000 manifesti e 500.000 copie di un opuscolo in cinque lingue (italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo) con la storia dei tornei.
All’ENIT si deve anche la pubblicazione del Libro dei giorni italiani, dedicato allo Sport nell’Arte (160 pagine), con presentazione di Roberto Vighi e articoli di Romolo Passamonti, Alberto Spaini, Luigi Volpicelli e Livio Jannattoni.
Il Comitato Organizzatore, oltre al Rapporto ufficiale in 2 volumi edito nel 1962, stampò 862.000 programmi delle gare e delle cerimonie di apertura e di chiusura; il Centro Stampa 22 numeri del Bollettino ufficiale in tre lingue, formato 21x31 cm. (557.000 copie complessive); la Banca Nazionale del Lavoro una piantina di Roma con illustrazioni e informazioni (350.000 copie), un dépliant di Roma Olimpica (215.000 copie) e una Guida olimpica di 140 pagine in cinque lingue (200.000 copie); il Touring Club Italiano una pubblicazione intitolata Il fuoco olimpico dalla Grecia a Roma (5.000 copie). Infine, per favorire l’afflusso di turisti stranieri, l’ACI e l’ENIT stamparono gli itinerari automobilistici che da varie nazioni conducevano a Roma (un milione di copie).
2.
Aggiungo solo un cenno sulla 57a sessione del CIO (20-24 agosto), la terza ospitata da Roma dopo quelle del 1923 e 1949. La cerimonia di apertura si tenne nel Palazzo dei Congressi all’EUR, presenti 1.838 persone, tra cui il Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio, il Sindaco della capitale, il Presidente del CONI, ecc. Le altre sedute ebbero luogo all’Hotel Excelsior in via Veneto.
Conclusa la sessione del CIO alla vigilia dell’apertura dei Giochi, nel pomeriggio udienza generale di papa Giovanni XXIII in Piazza San Pietro.
3.
Concludo questo articolo ricordando le visite organizzate per gli ospiti illustri dalla Sezione Cerimoniale: Ostia Antica, Tarquinia, Veio, Pompei, Paestum, Capri, Ischia, ecc. Né mancarono spettacoli serali alle Terme di Caracalla, al Teatro di Ostia Antica e al Ninfeo di Villa Giulia. Indimenticabile, infine, la festa notturna con spettacolo pirotecnico al Pincio dopo la chiusura dei Giochi (11 settembre), alla presenza delle Autorità e di 12.000 spettatori, che ammirarono il panorama di Roma «illuminato da mille bagliori e da cascate di luci colorate, con innumerevoli riflettori che sciabolavano il cielo incrociandosi».
Non c’è dubbio che tutti rimasero incantati da tanta bellezza.
Didascalie
In copertina: L’Esposizione di Fotografia sportiva al Palazzo dello Sport
1. Il Calcio Storico Fiorentino a Piazza di Siena
2. Il percorso della fiaccola olimpica
3. Il biglietto d’ingresso alle gare di lotta
La lettera del presidente del CIO: “dare speranza e fiducia al mondo attraverso lo sport”
Roma, 25 settembre 2020 – Lo spirito è quello di un cauto ottimismo, con la consapevolezza che c’è ancora tanto da fare per combattere la pandemia e con l’orgoglio per lo sport che è, e sarà, uno degli elementi essenziali per riprendersi dalla crisi.
“Olympism and Corona” è il titolo della lettera che il Presidente del Cio ha inviato a tutto il mondo dello sport, la seconda dopo quella di aprile. Una lettera di speranza e di ottimismo, ma anche di realismo e di prudenza.
Ora che “lo sport è ampiamente riconosciuto come un fattore essenziale nella lotta alla pandemia”, ora che “stiamo anche assistendo a eventi sportivi che si svolgono di nuovo”, possiamo e dobbiamo essere contenti, dobbiamo e possiamo riconoscere di essere in grado di affrontare la situazione attuale guardando avanti. “Vediamo che lo sport può essere organizzato in sicurezza, anche con le restrizioni in corso”, e questo deve darci “fiducia nei nostri preparativi per eventi futuri, inclusi i Giochi Olimpici.”.
Dunque, ci dice il presidente Bach, possiamo essere fiduciosi, dobbiamo essere orgogliosi del grande desiderio di sport che si è manifestato in questi mesi e della grande accoglienza che il suo ritorno ha ricevuto. Dunque, mentre aspettiamo con impazienza che le restrizioni, “ad oggi essenziali”, si attenuino, l’appello del Presidente Bach è comunque alla responsabilità: “Nella nostra pianificazione e programmazione, abbiamo tutti una grande responsabilità, non solo per i nostri rispettivi stakeholder, ma per l'intera comunità sportiva. Per esperienza, sappiamo che ogni contrattempo che colpisce uno di noi, colpisce tutti noi.”.
I segnali della comunità scientifica sono incoraggianti, sia per quanto riguarda i vaccini, sia per quanto riguarda test e nuovi metodi organizzativi. “Il CIO continuerà a studiare da vicino questi sviluppi. A tal fine, continuiamo a collaborare strettamente con l'Organizzazione mondiale della sanità, con le autorità pubbliche, con esperti medici e scientifici, nonché con le aziende farmaceutiche.”.
Con la promessa di condividere ogni intuizione e metodo che possa essere utile al Movimento Olimpico nel suo complesso, il presidente Bach conclude con i meritati ringraziamenti verso tutti coloro che finora hanno contribuito a questa battaglia. Una battaglia che, forse, ci ha resi ancora più uniti: “Negli ultimi mesi abbiamo dimostrato di essere davvero #StrongerTogether. In questo spirito di solidarietà, dovremmo continuare a dare il nostro contributo al contenimento del virus e alla ripresa dalla crisi. In anticipo, vorrei ringraziarvi per la vostra continua collaborazione nel nostro sforzo comune per dare speranza e fiducia al mondo attraverso lo sport.”.
Puoi leggere la lettera del Presidente Bach per esteso, cliccando qui.
La XVII Olimpiade: Roma 1960 (I)
Roma 24 settembre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La mostra Lo Sport nella Storia e nell’Arte
Poiché quest’anno cade il 60° anniversario della XVII Olimpiade, disputata nella capitale dal 25 agosto all’11 settembre 1960, se ne stanno riesaminando da ogni angolazione i fatti, i protagonisti e gli impianti. Anche noi, naturalmente, vogliamo ricordare La Grande Olimpiade, che realizzò l’antico sogno del barone de Coubertin: «Desideravo Roma – aveva scritto – perché soltanto là [...] l’Olimpismo avrebbe indossato la toga sontuosa, tessuta d’arte e di pensiero, di cui io, fino dal principio, volevo ammantarlo» (Mémoires Olympiques). E noi tratteremo proprio delle manifestazioni artistiche e culturali connesse a quei Giochi, un po’ trascurate nelle pur innumerevoli rievocazioni di questi mesi.
1.
La Grande Olimpiade venne inaugurata in un assolato pomeriggio d’agosto. Il Presidente della Repubblica – Giovanni Gronchi – aveva appena letto la rituale formula d’apertura davanti alle squadre schierate sul campo, che fece il suo ingresso nello Stadio Olimpico la bandiera con i cinque anelli, accolta da tre squilli dell’Inno del Sole, dall’Iris di Pietro Mascagni. Fu quindi lentamente innalzata sul pennone al suono del vecchio Inno Olimpico, composto nel 1896 dal greco Spiros Samaras (testo del poeta Kostis Palamas). Un volo di 7.200 colombi si librò nell’aria e tutte le campane di Roma suonarono a festa mentre l’ultimo tedoforo accendeva la fiamma nel tripode posto sugli spalti gremiti di folla: erano le 17 e 30’ del 25 agosto 1960. Il discobolo Adolfo Consolini, con voce rotta dall’emozione, lesse allora il giuramento olimpico stringendo nella mano sinistra un lembo del Tricolore. L’Inno di Mameli concluse la suggestiva cerimonia di apertura.
2.
Le manifestazioni artistiche e culturali dipendevano tutte dal Comitato per l’Arte, presieduto dal Prof. Arch. Guglielmo De Angelis d’Ossat, direttore generale delle Antichità e Belle Arti. Al segretario Romolo Passamonti, storico dello sport deceduto poco prima dell’inizio dei Giochi, subentrò l’archeologo Roberto Vighi, direttore di Villa d’Este e di Villa Adriana.
La più importante manifestazione del settore fu la mostra retrospettiva Lo Sport nella Storia e nell’Arte, allestita dall’architetto Franco Minissi al primo piano del Palazzo delle Scienze all’EUR. Diretta da Vighi (che ne curò anche il catalogo) per conto del Ministero della Pubblica Istruzione, la mostra venne inaugurata dal Presidente della Repubblica. Divisa in 28 sezioni, occupò 7.000 mq e raccolse oltre 2.300 opere (di cui un migliaio originali) provenienti da più di cento musei italiani e trenta biblioteche. Rimase aperta dal 14 luglio 1960 all’8 gennaio 1961.
Spiegava Vighi nella Premessa del catalogo:
«Scopo principale della Mostra è presentare a quanti converranno a Roma per i Giochi e a quanti si interessano di storia degli sport, un’abbondante messe di materiale iconografico e bibliografico d’ogni genere, in modo da offrir loro una visione più completa possibile dei diversi aspetti della vita sportiva in Italia dall’antichità alla fine del sec. XIX.
L’ordinamento segue il concetto di raggruppare le opere secondo i diversi generi sportivi affinché di ciascuno di essi possano chiaramente risultare i particolari, le varianti e l’evoluzione attraverso i tempi.
L’importanza che lo sport ebbe nell’antichità classica quale fonte d’ispirazione artistica è cosa universalmente nota. Il binomio “arte e sport” fu inscindibile al punto che non si poteva concepire il nascere e l’evolversi dell’arte senza la costante esperienza plastica, lineare e dinamica fornita all’artista dagli esercizi della palestra, dalle gare dello stadio, dai corpi stessi degli atleti».
3.
Oltre al catalogo il Comitato Organizzatore dei Giochi pubblicò un elegante volume, sempre a cura del Vighi, che raccoglieva 350 delle opere esposte alla mostra. Giulio Andreotti, quale presidente del Comitato, ne scrisse la Prefazione.
Al centro dello scalone d’onore del Palazzo delle Scienze fu collocato il modello della monumentale statua bronzea di Emilio Greco simboleggiante La Fiaccola Olimpica (alta 4,40 metri e poggiata su una base di 2 metri), nel 1960 posta all’esterno del Palazzo dello Sport e ora nell’atrio della sede del CONI al Foro Italico. I Mosaicisti Ravennati eseguirono le copie dei due famosi mosaici di Piazza Armerina che raffigurano la corsa di quadrighe nel Circo Massimo e le cosiddette “ragazze in bikini”. Plastici e diorami accrebbero l’effetto scenografico dell’esposizione, che riscosse un notevole successo di critica e di pubblico.
Le prime sezioni erano dedicate all’atletica leggera. Seguivano: calcio, ciclismo, sport invernali, nuoto, pesca, canottaggio, giochi di forza, lotta e pancrazio, pugilato, scherma, ludi gladiatori, venationes, caccia, tiro a segno, sport equestri, giostre e tornei. Concludevano la mostra 4 settori particolari: gli edifici sportivi dall’antichità al XIX secolo, le costruzioni per le moderne Olimpiadi, gli ex libris ispirati allo sport, gli artisti premiati ai concorsi d’arte olimpici dal 1912 al 1948.
Quella che più c’interessa è, ovviamente, la sezione XVI, riguardante la lotta e il pancrazio. Fu allestita, assieme alla sezione XVII sul pugilato, nel Salone d’Onore intitolato allo storico dello sport Romolo Passamonti, scomparso poco prima dell’inaugurazione dopo aver tanto contribuito alla preparazione dell’evento. Tra i pezzi originali esposti segnalo il bronzetto protosardo, proveniente dal Museo Archeologico di Cagliari, pubblicato sulla copertina del catalogo; i bronzi dei cosiddetti Lottatori di Ercolano, attribuiti a Lisippo o alla sua scuola (prestati dal Museo archeologico di Napoli); il gruppo marmoreo mutilo dei Lottatori di Ostia, rinvenuto nella Schola di Traiano. E poi, accanto a sculture in marmo e fusioni in bronzo, un considerevole numero di vasi, rilievi, mosaici, incisioni e pitture: una raccolta davvero interessante e, all’epoca, in buona parte ancora sconosciuta.
Una curiosità: ben 16 delle 93 opere in mostra nella sezione XVI raffiguravano la lotta tra Ercole e Anteo.
Didascalie:
In copertina: Gruppo mutilo in marmo bianco, dalla Schola di Traiano a Ostia (II-III secolo d.C.) – Museo Ostiense, Roma
1. Bronzetto nuragico proveniente da Uta, presso Cagliari (VIII-VII secolo a.C.) – Museo Archeologico Nazionale, Cagliari
2. Veduta parziale del Salone d’Onore della mostra, in cui si notano i bronzi dei due giovani lottatori rinvenuti nella Villa dei Papiri a Ercolano (IV secolo a.C.)
3. Ercole e Anteo, bronzo del Pollaiolo (1475) – Museo Nazionale del Bargello, Firenze
Le antiche Olimpiadi (XVII)
Roma 17 settembre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Il Pancrazio
Il pancrazio (pankration, ossia «combattimento completo/totale») nacque dalla combinazione di lotta e pugilato, non consentendo però l’uso degli imantes, lunghe e sottili strisce di cuoio fatte girare più volte intorno alle mani e ai polsi, ai quali venivano fissate, lasciando liberi i pollici. Una specie dei moderni guantoni da pugile, anche se le quattro dita tra loro legate non erano bloccate nella posizione a pugno, ma potevano distendersi. Affermava Filostrato: «Fra tutte le attività atletiche la più apprezzata è il pancrazio», di cui non ha parlato Omero.
Pankrates in greco significa «onnipotente» e perciò gli arbitri faticavano a mantenere gli incontri entro limiti accettabili, evitando danni seri ai concorrenti. Cosa difficile, visto che era lecito colpire con pugni e con calci (laktizein), anche nello stomaco (gastrizein), persino saltando addosso all’avversario, e si poteva strangolare (anchein) e fare torsioni alle braccia e alle gambe (strebloein). In un’anfora a figure nere del IV secolo a.C. (British Museum, Londra) si vede un atleta che con il braccio sinistro stringe il collo dell’avversario con una mezza “cravatta” e, mentre quello cerca di liberarsi, sta per colpirlo con il pugno destro dall’alto. Luciano di Samosata nel dialogo Anacarsi ha descritto una fase dell’allenamento: «Uno solleva l’avversario per le gambe e lo sbatte a terra, poi gli piomba sopra e non gli consente di alzare la testa, premendolo giù nel fango. Infine gli si avvinghia al ventre con le gambe e gli punta il gomito alla gola».
1.
Le uniche azioni proibite erano mordere (daknein) e “strappare”, infilando le dita negli occhi, nel naso o nella bocca (oryttein); ma, secondo Filostrato e Pausania, a Sparta si consentivano anche quelle. Alcibiade, che durante un allenamento aveva morso il suo avversario, da questi rimproverato di mordere come le donne, gli rispose: «Non come le donne, ma come i leoni».
2.
Si combatteva in piedi e – al contrario della lotta – anche a terra (questa azione prendeva il nome di alindesis o kylisis = rotolamento) senza limiti di tempo. Ci si poteva lasciar cadere volontariamente sul dorso (yptiazein) per difendersi meglio – come «una volpe che arresta riversa l’assalto vorticoso dell’aquila» [PINDARO, Istmica IV] – o per rovesciare l’avversario, tirandolo per le braccia e piazzandogli un piede sull’addome: una mossa simile al tomoe-nage nel judo. In un’idria a figure nere del VI secolo a.C., conservata all’Antikensammlungen di Monaco, è raffigurato Anteo a terra sopraffatto da Ercole forse dopo aver tentato invano una proiezione di questo tipo. Bloccare l’avversario a terra di fronte o da dietro, avvinghiandolo con le gambe per colpirlo con pugni o applicare leve e strangolamenti, si diceva klimakizein (klimax = scala). Questa tecnica è mostrata nel famosissimo gruppo marmoreo conservato alla Galleria degli Uffizi, copia romana dell’originale greco in bronzo.
Gli incontri cessavano solo con la resa di un pancraziaste (apagoreusis): bisognava alzare il braccio destro e distendere l’indice, come nel pugilato, oppure battere sulla spalla dell’avversario (parakrotein eis ton omon). A ragione Senofane definiva il pancrazio «prova durissima».
3.
In allenamento si saltava sul posto (anapedaein) tirando calci all’aria [LUCIANO, Anacarsi] e si utilizzava il korykos, un sacco di cuoio appeso al soffitto e riempito di cereali, di farina o di sabbia, insomma una sorta di punching-ball, che veniva utilizzato anche dai pugili.
Sui pancraziasti si sono scritte molte storie raccapriccianti: dal tre volte olimpionico Sostrato di Sicione, detto “spezzadita”, al povero Arrichione di Figalia, anche lui tre volte olimpionico, ma la sua ultima vittoria gli costò la vita: morì per strangolamento mentre l’avversario si arrendeva in seguito alla frattura dell’alluce [PAUSANIA, Guida della Grecia].
Didascalie:
In copertina: Pancraziasti, copia romana in marmo dell’originale greco in bronzo (III secolo a.C.), con rifacimenti – Galleria degli Uffizi, Firenze
1. Bronzetto che raffigura due pancraziasti (II secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco
2. Bronzetto di epoca romana che raffigura un pancraziaste – Louvre, Parigi
3. Medaglione di una coppa a figure rosse: un pancraziaste si arrende alzando il braccio destro con l’indice disteso (520-510 a.C.) – Museo dell’Agorà, Atene