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Sport Italiae per l’inserimento della parola Sport nella Costituzione

  • 2021
  • Cultura Italiae
  • Sport Italiae
  • Manifesto Sportivi
  • Sport in costituzione
locabdina sport in costituzione

Roma, 5 luglio 2021 – Ecco la campagna di “Sport Italiae”, spin off di “Cultura Italiae”, il cui obiettivo, attraverso un lavoro condiviso e trasversale, è l’inserimento della parola “Sport” nella nostra Costituzione. Un obiettivo che possa generare un cambio di paradigma e che promuova e tuteli la cultura del movimento attraverso politiche pubbliche, come già succede per l’istruzione, la cultura e la salute.

“Cultura Italiae” e “Sport Italiae”, presieduto da Fabio Pagliara, hanno sempre creduto fortemente nella “battaglia” che Mauro Berruto ha portato avanti fin dalla stesura del Manifesto “Sportivi”, e si basano sul principio che lo Sport sia, prima di tutto, Cultura, Istruzione e, appunto, Salute.

Hanno aderito alla proposta di far parte di un apposito comitato di giuristi per predisporre la norma su cui impegnare trasversalmente tutte le forze politiche in questo progetto di riforma costituzionale, i professori di Diritto Costituzionale: Alfonso Celotto, Francesco Clementi, Davide De Lungo, Enrico Lubrano, Marco Plutino, Pierluigi Petrillo e Ida Nicotra.

 Siete dunque tutti invitati a sostenere l’iniziativa firmando la petizione al seguente link: https://www.culturaitaliae.it/sport-in-costituzione/.

“Sport Italiae” sarà presentato ufficialmente giovedì 8 luglio, dalle 18:30 alle 20:30, al Salone d’Onore del CONI, al Foro Italico di Roma. Nella stessa occasione, il presidente del CONI Giovanni Malagò riceverà il Manifesto “Sportivi”.

Lo Sport è Cultura.

Le antiche Olimpiadi: i campioni (VI)

Stratone di Alessandria

Il primo caso di deliberata scorrettezza nello sport è attribuito ad Antiloco, figlio di Nestore, che nella corsa dei carri ai giochi funebri in onore di Patroclo fece sbandare Menelao per superarlo (Iliade, XXIII). Ovviamente si arrabbiò molto il re di Sparta, che già aveva i suoi guai coniugali da risolvere, ma le scuse di Antiloco al temine della gara (e l’offerta di cedergli il premio appena vinto) placarono la sua ira.
Nonostante l’iniziale giuramento di lealtà nel Bouleuterion davanti alla statua del temuto Zeus Orkios («custode dei giuramenti»), che impugnava un fulmine in ciascuna mano, neppure a Olimpia mancarono sporadici casi d’illecito, puniti con severe ammende utilizzate per erigere statue di Zeus in bronzo, che prendevano il nome di zanes. Collocate tra il Metroon e l’ingresso allo stadio, ai piedi dei Tesori, oggi sono tutte scomparse, ma ci restano 16 basi in pietra. L’iscrizione apposta su una di esse, afferma Pausania, ammonisce che «a Olimpia si vince con la velocità dei piedi e con la forza del corpo, non con il denaro».

1. 1. Zanes a Olimpia


Il primo illecito di cui si ha notizia ai Giochi risale al 388 a.C. (XCVIII Olimpiade) e riguarda il pugile tessalo Eupolo, che pagò tre concorrenti per ottenere la vittoria. Nel 332 a.C. l’ateniese Callippo corruppe i suoi avversari nella gara di pentathlon, ma Atene – dimostrando poca sportività – per non pagare la multa fece intercedere, inutilmente, il celebre oratore Iperide. Sia Eupolo che Callippo, corruttori, vennero puniti con una multa salata (che colpì anche i corrotti), ma il loro nome rimase negli elenchi dei vincitori! Solo nel 68 a.C. Stratone di Alessandria d’Egitto ottenne la corona nella lotta per la squalifica di due avversari: Eudelo (corrotto) e Filostrato di Rodi (corruttore).

2. 3. Cratere di Eufronio

Dopo il periodo arcaico e “spontaneo” dell’allenamento, gli atleti prestarono attenzione sempre maggiore alla techne, ossia alla metodica delle singole discipline, cercando di affinare il talento naturale con appositi allenamenti e curando il proprio corpo con bagni, massaggi, diete e artifici vari. Sul calice a figure rosse di Antifone al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (480 a.C.), per esempio, un aleiptes sta praticando massaggi (tripseis) a un atleta in presenza dell’allenatore. Narra Eliano che il lottatore e pancraziaste Stratone, «di famiglia nobile e di condizioni assai agiate, un giorno si ammalò alla milza e dovette curarsi facendo dell’esercizio fisico». Secondo Pausania si costruì addirittura una palestra personale in Aigion (Egio), sul golfo di Corinto, dove probabilmente si era trasferito da Alessandria d’Egitto.

3. 4. Trojano Zeus Orkios

Nell’antichità le prestazioni non si potevano paragonare a quelle ottenute altrove: pensiamo al tempo impiegato in una corsa (anche per la diversa lunghezza dei vari stadi). Gli atleti, pur confrontandosi sempre hic et nunc, si distinguevano con primati che definiamo “di qualità”. Nella lotta, per esempio, si tramandava il ricordo di un successo ottenuto per la rinuncia degli avversari (akoniti = senza polvere) o senza essere mai caduto a terra (aptos) o non avendo mai usufruito di un sorteggio favorevole (anephedros). Nel pugilato sarebbe stato un grande vanto concludere un’Olimpiade o addirittura la carriera senza ferite (atraumatistos). Altri appellativi encomiastici erano periodonikes (vincitore dei 4 principali giochi panellenici), monos kai protos («unico e primo») e protos anthropon («primo tra gli uomini»). Venivano inoltre esaltati gli atleti che nella stessa Olimpiade vincevano lo stadio, il diaulo e l’oplitodromia (triastai), oppure la lotta e il pancrazio. Capro di Elide, che nel 212 a.C. s’impose nella lotta e nel pancrazio, fu definito deuteros aph’Erakleous, ossia il primo mortale dopo Ercole a riuscire nell’impresa. Secondo Pausania, infatti, dopo aver fondato le Olimpiadi Ercole aveva vinto le gare di lotta e di pancrazio (Castore la corsa, Polluce il pugilato, Iasio la corsa dei cavalli, Iolao la corsa dei carri).
Nel 68 a.C. Stratone fu il “quarto dopo Ercole” e nel 64 a.C. ottenne la terza corona di ulivo, aggiudicandosi la lotta o il pancrazio. Va inoltre ricordato che in gioventù a Nemea aveva vinto quattro volte lotta e pancrazio nel medesimo giorno.

Didascalie

In copertina: Aleiptes (massaggiatore) in una coppa a figure rosse del Pittore di Antifone (490 a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

1. Basi delle zanes di Olimpia. Sullo sfondo si vede il passaggio (lungo 32 metri, largo 3,70 e un tempo coperto a volta) per accedere allo stadio

2. Cratere a calice di Eutimide, con scene di palestra, da Capua (510-500 a.C.) – Antikensammlungen, Berlino

3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Zeus Orkios (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)

Aggiornate le procedure per la denuncia on-line di un infortunio

  • infortunio
  • denuncia
  • sinistri
  • on-line

Roma, 15 giugno 2021 - Sono state aggiornate le procedure per la denuncia on-line di un sinistro di un infortunio per un atleta tesserato.
Nella sezione dedicata "polizza assicurativa" (nel footer del sito Fijlkam.it) c'è il link per accedere alla piattaforma e relativo manuale, per seguire passo passo la procedura.
Il file è consultabile anche cliccando a questo link.

Le antiche Olimpiadi: i campioni (V)

  • Fijlkam news
  • Livio Toschi
  • antiche olimpiadi

Roma 14 giugno 2021 Continua la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

Sostrato di Sicione

Sicione era una città del Peloponneso. Situata in origine nella piana sul Golfo di Corinto, nel 303 a.C. Demetrio Poliorcete la spostò su un altopiano più interno. Sicione diede i natali a numerosi scultori, tra cui vanno ricordati il grande Lisippo, suo fratello Lisistrato e i suoi figli Boida, Daippo ed Euticrate, ma anche Alipo, Aristocle, Canaco, Cleone, Damocrito, Dedalo, Eutichide, ecc.
Fu celebre il tiranno Clistene (governò dal 600 al 570), che comandò la vittoriosa guerra sacra contro Cirra, poi vinse la corsa delle quadrighe a Delfi nel 582 a.C. e a Olimpia nel 576 o 572 a.C.
Dopo che il console Lucio Mummio nel 146 a.C. aveva sconfitto la Lega achea e distrutto Corinto, Sicione celebrò i Giochi Istmici fino a quando Giulio Cesare ricostruì la città un secolo più tardi.

1. 1. Acrocheirismos Monaco

 

Sui pancraziasti si sono scritte molte storie raccapriccianti: dal povero Arrichione di Figalia, che ho menzionato nella puntata precedente, a Sostrato di Sicione, detto akrocheiristes (“spezzadita”) perché – narra Pausania – nelle schermaglie iniziali del combattimento torceva le dita degli avversari fino a spezzarle, costringendoli alla resa. Gli furono erette due statue: una a Olimpia e una a Delfi. Fu inoltre effigiato sulle monete di Sicione. Vinse 17 volte nei Giochi del “circuito”: 3 a Olimpia (364, 360 e 356 a.C.), 2 a Delfi e 12 complessive a Istmia e Nemea. Con tre corone a testa Arrichione, Dorieo di Rodi (figlio di Diagora), Sostrato e Astianatte di Mileto sono i pancraziasti più vittoriosi alle Olimpiadi.
Ha scritto Norman Gardiner: «In nessuno sport c’è maggiore varietà di stili e di regole quanto nella lotta. Quasi ogni Paese ha un suo proprio stile. In Grecia le feste panelleniche contribuivano a conservare una certa uniformità di regole, ma ciò nonostante ci fu sempre posto per gli stili più diversi». Tra le forme locali di lotta vanno ricordate l’argiva, la tessalica e la siciliana.
Per alcuni autori un particolare stile di lotta, usato anche nel pancrazio, era l’akrocheirismos: durante le schermaglie iniziali gli atleti si afferravano soltanto le mani, cercando di costringere l’avversario alla resa torcendogli e talora fratturandogli le dita. Secondo altri era soltanto un modo di sfruttare delle prese dolorose all’inizio del combattimento. Qualcuno ritiene questo metodo esclusivo del pancrazio, ma così non si spiegherebbe perché ne fosse specialista il lottatore Leontisco di Messina, vincitore di due Olimpiadi (456 e 452 a.C.). Pausania ricorda che le statue dedicate a Leontisco e Sostrato in Olimpia vennero erette l’una accanto all’altra.
A proposito dell’acrochirismo ha scritto Girolamo Mercuriale nel De arte gymnastica (libro VI):

«Nei tempi antichi esistettero molti generi di esercizi che non si trovano illustrati dagli scrittori, in quanto non erano di uso frequente. Tra questi ci si presenta per primo l’acrochirismo, cioè il combattimento con l’estremità delle mani. Non è ben chiaro se questo fosse una specialità di lotta, come alcuni credettero, oppure un esercizio a sé stante, come sembra che ritenesse Galeno, il quale, elencando dopo la lotta alcuni altri esercizi, nomina questo genere di combattimento come una cosa del tutto diversa dalla lotta. Secondo Galeno, tale esercizio giova propriamente alle mani e alle braccia, per cui esso si addice a quelli che si propongono di rafforzare tali arti».

2. 3. Giacobbe e langelo di Delacroix

In tre anfore conservate alle Antikensammlungen (Collezioni di antichità) di Monaco abbiamo degli esempi significativi. Nella prima, a figure rosse, si vedono due atleti con le braccia sollevate che tentano di afferrarsi le mani; nella seconda, a figure rosse, un atleta solleva le braccia e piega le dita come fossero artigli, pronto alle prese; nella terza, a figure nere, un atleta tiene le dita della mano sinistra chiuse a pugno mentre l’avversario cerca di fargliele aprire, probabilmente con l’intento di torcerle.
In tempi a noi più vicini segnalo l’affresco a olio e cera di Eugène Delacroix nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi, in cui Giacobbe intreccia la mano destra con la sinistra dell’Angelo.

3. 4. Trojano SostratoDidascalie

In copertina: Anfora attica a figure nere (dettaglio): un atleta cerca di aprire le dita dell’avversario, chiuse a pugno (seconda metà del VI secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco

1. Il disegno raffigura due atleti che cercano di afferrarsi le mani (da un’anfora alle Antikensammlungen, Monaco)

2. Lotta di Giacobbe con l’Angelo (dettaglio), affresco a olio e cera di Eugène Delacroix (1849-1861) – Saint Sulpice, Parigi

3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Sostrato (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)

In videoconferenza il 149° Consiglio Federale

  • consiglio federale
  • Bilancio
  • riunione

Roma, 10 giugno 2021 - Il 10 giugno si è tenuta in videoconferenza la 149^ riunione del Consiglio Federale.
Prima di esaminare i diversi temi all’Ordine del Giorno, il Presidente ha informato il Consiglio che il prossimo 23 giugno la Squadra Olimpica Azzurra sarà ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Mattarella per la consegna della Bandiera Italiana alla Delegazione che rappresenterà l’Italia ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo.
Ad oggi sono certi della qualificazione sette Atleti per il Judo, (Basile, Lombardo, Mungai, Parlati, Centracchio, Giuffrida, Milani), due Atleti per la Lotta, (Chamizo e Conyedo), e quattro Atleti per il Karate (Bottaro, Busà, Busato, Crescenzo) tenuto conto che sono ancora in corsa per la qualificazione gli Atleti di Karate impegnati in questo fine settimana nel Torneo di Parigi mentre si attende la definizione della Ranking Internazionale, al termine dei Mondiali di Budapest, per avere il quadro definitivo dei qualificati del Judo.
Il Consiglio Federale, preso atto della progressiva ripresa dell’attività agonistica, si è soffermato sulla rimodulazione delle Linee Guida per l’organizzazione di Eventi e Competizioni Sportive.
Il documento, predisposto dall’apposito Gruppo di Lavoro, recepisce le recenti indicazioni normative e, pur mantenendo una scrupolosa attenzione alle esigenze di tutela sanitaria, è orientato ad una graduale semplificazione delle procedure.
E’ prevista, infatti, l’apertura all’utilizzo di mascherine chirurgiche accanto alle FFP2 e la possibilità di accesso alla sede dell’evento con esclusione dei Test preventivi (molecolare nelle 72 ore e/o antigenico rapido nelle 48 ore) per coloro che risultano vaccinati o abbiano ricevuto da almeno 15 giorni la prima dose di vaccino e per i soggetti guariti dal Covid-19 da non più di sei mesi. Resta l’obbligo per gli Atleti in gara di effettuare il Test Antigenico Rapido messo a disposizione in loco dagli organizzatori.
Il Consiglio, inoltre, ha stabilito di prorogare gli incarichi delle Commissioni Nazionali fino al 31 agosto prossimo, in analogia agli Staff Tecnici, ritenendo opportuno mantenere anche gli organigrammi relativi a cariche ed incarichi federali invariati almeno fino al termine dei Giochi Olimpici.
Per quanto riguarda la Formazione, il Consiglio ha condiviso le proposte della Scuola Nazionale sulle modalità di effettuazione dei Corsi Nazionali e preso atto della prossima pubblicazione della Circolare Didattica riguardante Esami di Graduazione e Corsi Regionali di aggiornamento che si potranno svolgere con le stesse modalità adottate negli anni precedenti, fermo restando che la parte specifica dovrà necessariamente svolgersi nel rispetto dei Protocolli di sicurezza previsti dalle apposite Linee Guida.
Infine, con il parere favorevole del Collegio dei Revisori dei Conti e della Società di Revisione incaricata, è stato approvato dal Consiglio il Bilancio di Esercizio relativo al 2020.

Aggiornamento del portale per gli infortuni dei tesserati

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Roma, 10 giugno 2021 - Il portale per la denuncia dei sinistri per gli infortuni degli atleti tesserati sarà offline e quindi non raggiungibile (causa aggiornamento software) da domani 11 giugno fino a lunedì 14 giugno. Vi preghiamo dunque di utilizzarlo a partire dal 15 giugno.

Le antiche Olimpiadi: i campioni (IV)

  • Livio Toschi
  • antiche olimpiadi

Roma 8 giugno 2021 Riprende la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

Arrichione di Figalia

Figalia era una città dell’Arcadia, famosa soprattutto per il tempio di Apollo Epicurio, costruito nel 425-20 a.C. dall’architetto Ictino sul monte Kotỳlion, nell’odierna località di Basse. Importante è il fregio, che correva internamente sui lati della cella e rappresentava una Centauromachia e una Amazzonomachia (ora al British Museum di Londra).
Arrichione (o Arrachione) era un pancraziaste. Il pancrazio, sconosciuto a Omero, nacque dalla combinazione di lotta e boxe, non consentendo però l’uso degli imantes, una sorta di guantoni dei pugili moderni. Affermava Filostrato: «Fra tutte le attività atletiche la più apprezzata è il pancrazio», ma gli arbitri faticavano a mantenere gli incontri entro limiti accettabili, evitando danni seri ai concorrenti. Cosa difficile, visto che era lecito colpire con pugni e con calci (laktizein), anche nello stomaco (gastrizein), persino saltando addosso all’avversario, e si poteva strangolare (anchein) e fare torsioni alle braccia e alle gambe (strebloein). In un’anfora a figure nere del IV secolo a.C. si vede un atleta che con il braccio sinistro stringe il collo dell’avversario con una mezza “cravatta” e, mentre quello cerca di liberarsi, sta per colpirlo con il pugno destro dall’alto. Luciano di Samosta nel dialogo Anacarsi ha descritto una fase dell’allenamento: «Uno solleva l’avversario per le gambe e lo sbatte a terra, poi gli piomba sopra e non gli consente di alzare la testa, premendolo giù nel fango. Infine gli si avvinghia al ventre con le gambe e gli punta il gomito alla gola».
Le uniche azioni proibite erano mordere (daknein) e “strappare”, infilando le dita negli occhi, nel naso o nella bocca (oryttein); ma, secondo Filostrato e Pausania, a Sparta si consentivano anche quelle.

1. 1. Pancraziaste che si arrende Atene
Si combatteva in piedi e – al contrario della lotta – anche a terra (questa azione prendeva il nome di alindesis o kylisis = rotolamento), senza limiti di tempo. Ci si poteva lasciar cadere volontariamente sul dorso (yptiazein) per difendersi meglio – come «una volpe che arresta riversa l’assalto vorticoso dell’aquila», ha scritto Pindaro – o per rovesciare l’avversario, tirandolo per le braccia e piazzandogli un piede sull’addome: una mossa simile al tomoe-nage nel judo. Bloccare l’avversario a terra di fronte o da dietro, avvinghiandolo con le gambe per colpirlo con pugni o applicare leve e strangolamenti, si diceva klimakizein (klimax = scala). Questa tecnica è mostrata nel famosissimo gruppo marmoreo conservato alla Galleria degli Uffizi.
Gli incontri cessavano solo con la resa di un pancraziaste (apagoreusis): bisognava alzare il braccio destro e distendere l’indice, come nel pugilato, oppure battere sulla spalla dell’avversario. A ragione Senofane definiva il pancrazio «prova durissima».
In allenamento si utilizzava il korykos, un sacco di cuoio appeso al soffitto e riempito di cereali, di farina o di sabbia, insomma una sorta di punching-ball, e si saltava sul posto (anapedaein) tirando calci all’aria.
2. 3. Bronzetto con pancraziasti Ginevra
Il povero Arrichione fu il primo atleta a servirsi di un allenatore, un certo Erissia, ma non gli portò bene. Costui, infatti, nel 564 a.C. lo spronò a non arrendersi nel pancrazio, a costo della vita. Dopo aver vinto ai Giochi del 572 e 568 a.C., Arrichione si presentò a Olimpia e vi morì per conquistare il suo terzo successo: mentre l’avversario lo stava strangolando dopo averlo bloccato a terra da dietro con una presa a forbice delle gambe, Arrichione riuscì ad afferrargli un piede e gli fratturò l’alluce, costringendolo alla resa proprio quando lo strangolamento otteneva il suo funesto effetto. I giudici, pertanto, incoronarono un cadavere: così scrivono Pausania e Sesto Giulio Africano. I concittadini gli dedicarono una statua in pietra nell’agorà di Figalia.

3. 4. Trojano Arrichione

Didascalie:

In copertina: Coppa a figure rosse con al centro due pancraziasti scorretti che l’arbitro sta per bloccare (500-480 a.C.) – British Museum, Londra

1. Medaglione di una coppa a figure rosse: un pancraziaste si arrende alzando l’indice della mano destra (520-510 a.C.) – Museo dell’Agorà, Atene

2. Bronzetto con due pancraziasti – Collezione privata, Ginevra

3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Arrichione (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)

Edit Dozsa e Giuseppe Zaccaro volano a Tokyo

  • karate
  • Edit Dozsa
  • olimpiadi tokyo 2020
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Dozsa e Zaccaro convocati per Tokyo 2020

Roma, 4 giugno 2021 – La convocazione ufficiale ai Giochi Olimpici di Edit Dozsa per la lotta e Giuseppe Zaccaro per il karate completa la squadra olimpica arbitrale della Federazione. A comunicarlo sono le federazioni internazionali, UWW e WKF.

Dopo Roberta Chyurlia nel judo, dunque, arriva la splendida notizia, motivo di orgoglio e di gioia, anche per la lotta e per il karate. Edit Dozsa e Giuseppe Zaccaro sono due arbitri di livello internazionale e la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020 è il coronamento di un lungo percorso ai livelli più alti delle nostre discipline.

Per Edit Dozsa è la terza partecipazione olimpica, una sicurezza ormai. “Dopo aver ricevuto l'elenco degli arbitri selezionati per Tokyo dall' UWW sono venuta a conoscenza della mia terza Olimpiade da ufficiale di gare. Quindi, ancora una volta, rappresento con orgoglio la Federazione italiana alle Olimpiadi.”

Per Giuseppe Zaccaro, invece, come per tutto il mondo del karate, è la prima convocazione olimpica. “Questa designazione arriva, credo, con merito e soprattutto con grande soddisfazione perché nel tempo sono riuscito a mantenere uno standard adeguato a quello che sarà l’impegno a Tokyo e per aver superato la selezione dei quindici arbitri che andranno alle Olimpiadi. Ho dedicato gran parte della mia vita, con la Fijlkam, a questa attività e perciò voglio ringraziare mio padre e la mia famiglia che mi hanno consentito di proseguire questa attività ininterrottamente e, naturalmente, la Federazione che ha creduto in me durante questi anni. Un ultimo pensiero lo voglio dedicare a una persona che è venuta a mancare, che è stata un faro per tutti noi e per il quale noi, giovani dopo di lui, cercheremo di far grande questa Federazione, per continuare quello che Matteo Pellicone ha iniziato.

Sono davvero contento e so che la responsabilità sarà tanta. Speriamo che questa prima apparizione del karate alle Olimpiadi possa avere una continuità. Io ci credo e voglio crederci perché il karate è la mia vita.”.

Le antiche Olimpiadi: i campioni (III)

Roma 2 giugno 2021 Riprende la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

Pulidamo di Scotussa

Scotussa era una città della Tessaglia, confinante a est con Fere e a ovest con Cinocefale. Narra Pausania che nel 367 «Alessandro, il tiranno di Fere, la conquistò durante una tregua» e «massacrò tutti gli uomini adulti, mentre vendette donne e bambini per ricavarne denaro e pagare i mercenari». A Cinocefale, nel 197 a.C., Filippo V di Macedonia fu battuto dal console romano Tito Quinzio Flaminino, che l’anno seguente proclamò l’indipendenza della Grecia. Scotussa, che si era nel frattempo ripopolata, nel 191 dovette arrendersi al sovrano seleucide Antioco III, ma fu prontamente riconquistata da Manlio Acilio Glabrione, che sconfisse Antioco alle Termopili.

1. 2. Bronzetto con pancraziasti Monaco
Prima che tutto ciò accadesse, a Scotussa viveva Pulidamo (o Polidamo o Polidamante), che vinse il pancrazio nel 408 a.C. (XCIII Olimpiade). «Fra gli uomini del nostro tempo è lui il più grande», scrisse Pausania. La sua statura, secondo Galeno, superava quella di qualunque atleta dell’antichità. Fu famosissimo per aver ucciso, a mani nude, un leone sull’Olimpo, «spinto al cimento dal desiderio di emulare le imprese di Ercole». Inoltre fermò un cocchio in piena corsa, afferrandone la parte posteriore con una mano, e trattenne per lo zoccolo un toro infuriato, che riuscì a divincolarsi dalla ferrea presa solo lasciando lo zoccolo nella mano di Pulidamo (lo stesso si raccontava del pancraziaste Astianatte di Mileto, del lottatore Keras di Argo e del bovaro etolico Titormo). Colpito dalle sue gesta, Dario II di Persia lo invitò a Susa, promettendogli ricchi doni. Là Pulidamo affrontò e sconfisse, pur disarmato, tre delle guardie scelte del re, dette gli “Immortali”.
Sesto Giulio Africano afferma che durante il soggiorno in Persia Pulidamo «uccise dei leoni», quindi non un solo leone e non sull’Olimpo. Ma per la sua fama, comunque, cambierebbe poco.
Al ritorno in Grecia fu inaspettatamente sconfitto all’Olimpiade del 404 a.C. da Promaco di Pellene, il cui astuto allenatore (secondo Filostrato) lo spinse al successo con una bugia: la fanciulla amata non lo avrebbe respinto a condizione che fosse tornato in patria da vincitore. Soltanto l’amore, dunque, poté battere Pulidamo, anche se i Tessali non hanno mai riconosciuto la sconfitta del loro campione, definito “aniketos” (invitto).

2. 3. Pulidamo di Tierce part
Diodoro Siculo e Pausania riferiscono che perì, «vittima del suo vigore», nel tentativo di sostenere la volta crollante di una grotta, mentre gli amici che vi erano entrati con lui si mettevano in salvo. A Olimpia gli fu innalzata una statua, opera di Lisippo e quindi molto posteriore alla morte di Pulidamo. Sui frammenti della base, divisa orizzontalmente in due (è conservata nel Museo di Olimpia), si vedono la lotta con il leone e il combattimento con gli “Immortali”. Nell’Assemblea degli dei, di Luciano di Samosata, si afferma che la statua poteva guarire i febbricitanti, come quella di Teogene a Taso.
Platone menziona Pulidamo nel dialogo tra Socrate e Trasimaco nel I libro della Repubblica.
Il campione tessalo fu raffigurato dal pittore francese Jean-Baptiste Tierce in un grande olio su tela del 1782-83, che si trova nella Stanza del Gladiatore alla Galleria Borghese di Roma, ove si custodisce un altro quadro di Tierce: Paesaggio con Milone di Crotone divorato da un leone.

3.4. Trojano Pulidamo

Didascalie:

In copertina: Anfora panatenaica a figure rosse, da Vulci: un pancraziaste è colpito da un “diretto” al mento (VI secolo a.C.) – Louvre, Parigi

1. Bronzetto con pancraziasti (II-I secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco

2. Paesaggio con Polidamante che uccide il leone sull’Olimpo, olio su tela di Jean-Baptiste Tierce (1782-1783) – Galleria Borghese, Roma

3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Pulidamo, dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi

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