Trent’anni fa si realizzò un sogno: il 25 aprile 1990 s’inaugurava il Palazzetto di Ostia
Roma 14 maggio 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Il 21 aprile 1986, in occasione del Natale di Roma, si svolse al Lido di Ostia la cerimonia ufficiale della consegna del terreno comunale (15.809 mq.) su cui costruire il Palazzetto FILPJ, di fronte al lungomare Lutazio Catulo e con la pineta di Castelfusano alle spalle. Intervennero, oltre al presidente Pellicone, il sindaco di Roma Nicola Signorello, l’assessore al Demanio Siro Castrucci e l’assessore allo Sport Carlo Pelonzi.
Grande soddisfazione, senza dubbio, ma già si guardava oltre, verso un traguardo ancora più prestigioso. Con legittimo entusiasmo Pellicone annunciò che nel frattempo erano state avviate le procedure per la concessione, da parte del Comune, anche dell’area adiacente (21.449 mq.) per dare vita a un Centro di Preparazione Olimpica come quelli di Coverciano per il calcio e di Formia per l’atletica leggera.
Il presidente «riteneva necessario disporre al più presto del Palazzetto»: fino allora, infatti, «le discipline federali erano state costrette a chiedere ospitalità un po’ in tutta la penisola per svolgere la loro attività. Ciò non sarebbe più accaduto, con innegabili vantaggi economici e logistici per tutte le società». Si realizzava, finalmente, un sogno cullato da molti anni.
Il PalaFilpj fu inaugurato il 25 aprile 1990 alla presenza di 2.000 spettatori, tra i quali il sindaco di Roma Franco Carraro (subentrato a Signorello) e il presidente del CONI Arrigo Gattai. Era il primo grande impianto sportivo costruito a Roma dopo l’Olimpiade del 1960, magnificamente ubicato e perfettamente integrato nell’ambiente circostante, tanto che persino Italia Nostra espresse un giudizio assai positivo.
Orazio La Rocca (Athlon, giugno 1990) definì il Palazzetto un triplo “miracolo”: «Di tempo, perché la struttura è stata costruita in poco meno di diciotto mesi; di perfetta intesa tra la FILPJ, il CONI e l’amministrazione comunale di Roma; di progettazione, che ha regalato a Ostia un impianto dalle linee architettoniche uniche, eleganti».
Nel gennaio 1991 Remo Musumeci scrisse su Athlon:
«A Ostia è nato un Palazzetto che Matteo Pellicone ha voluto fortemente.
Possiamo dire che l’impianto di Ostia sia nato dalla cocciutaggine di Matteo Pellicone, che un giorno decise che la FILPJ doveva avere il suo Palazzetto. E doveva essere bello. L’opera è – senza dubbio – il prodotto della cocciutaggine di un uomo che ci ha sempre creduto e non si è mai arreso nemmeno al cospetto delle trappole più insidiose della burocrazia.
L’impianto ha messo d’accordo tutti, perfino i verdi, che hanno applaudito con sincera ammirazione. Sarà un punto d’incontro in riva al mare: una somma di palestre, un albergo, un centro studi.
Ho detto cocciutaggine e ripeto cocciutaggine. E credo che sia l’elogio migliore che Pellicone potesse desiderare. Sono convinto che l’impegno non sarebbe bastato per realizzare quel che è nato. Ci voleva qualcosa di più.
Quel Palazzetto è come una medaglia».
1.
Nel numero di dicembre 1992 il direttore di Athlon, Giorgio Sozzi, ricordava la genesi dell’edificio:
«Ormai da molto tempo la crisi degli impianti si faceva sempre più acuta. Roma era intasata di manifestazioni e trovare un posto adeguato era di fatto impraticabile.
E dunque ecco il Presidente mettere mano ad un progetto tale da far paura anche al più sognatore: costruire un impianto FILPJ! Facile a dirsi, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare...
Già, proprio quest’ultima idea del mare spinse Matteo Pellicone, una domenica mattina, a Ostia.
Fermò la macchina nei pressi della stazione di Castelfusano per una boccata d’ossigeno nella splendida pineta: fu il colpo di fulmine!».
2.
Il progetto è opera degli ingegneri Renato Papagni e Paolo Morelli. L’immagine dell’impianto è insolita e suggestiva: il giornalista Pietro Trivelli ha paragonato il Palazzetto a un gigantesco elmo da samurai (Il Messaggero, 18 agosto 1989), altri a una grande vela oppure a un disco volante.
In un primo tempo si era ipotizzata una “classica” copertura a cupola, poi scartata a causa del forte impatto ambientale. La sinuosa copertura realizzata (di colore verde per mimetizzarsi con la retrostante pineta) offre il migliore scorcio prospettico se la guardiamo dal litorale, seguendo l’asse sud-ovest / nord-est.
L’impianto, si legge nella relazione tecnica dell’Ing. Papagni, ha forma circolare, altezza di 16 metri e diametro di 60, quindi occupa una superficie di oltre 2.800 mq. Il parterre misura 44x33 m. e consente l’utilizzo contemporaneo di sei tappeti di gara. Nelle sue tribune a crescent (mezzaluna) il Palazzetto ha una capienza di 1.300 spettatori. La struttura portante è costituita da 30 pilastri curvi in cemento armato e dalle nervature del soffitto, in legno lamellare, provenienti da Bressanone. Altri materiali usati sono: mattoni a vista per i muri perimetrali, peperino per le soglie e le zoccolature, alluminio anodizzato di colore nero per gli infissi, selciato di cls per la pavimentazione esterna. Nella costruzione sono stati impiegati 400 mc. di legno lamellare, 1.500 mc. di calcestruzzo e 200.000 kg. di acciaio.3.
Il Palazzetto (nel 2014 doverosamente intitolato a Pellicone) ospitò la prima gara dieci giorni dopo l’inaugurazione, il 5 maggio: era la finale del campionato juniores maschile e femminile di judo. Il 2-3 giugno sulle sue materassine si affrontarono i partecipanti al X Trofeo internazionale Milone di lotta GR e SL, ottimo rodaggio in vista del Mondiale di lotta greco-romana, disputato nell’ottobre 1990.
4.
Didascalie:
In copertina: Foto aerea del Palazzetto in costruzione
1. Plastico del progetto preliminare, con la copertura a cupola
2. Planimetria del primo progetto del Centro Olimpico (il Palazzetto ha la copertura definitiva)
3. Il Palazzetto in costruzione
4. La signora Marina Pellicone taglia il nastro durante la cerimonia inaugurale. Al suo fianco è il sindaco Carraro
Webinar gratuito riservato agli Insegnanti Tecnici 15 maggio ore 17
Roma, 13 maggio 2020 - “La Periodizzazione negli Sport di Combattimento", è questo il titolo del Webinar che si terrà venerdì 15 maggio 2020, alle ore 17.00, a firma del Prof. Renato Manno, Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico della Scuola Nazionale Federale.
Come di consueto, in apertura del seminario ci sarà il saluto del Presidente Falcone, che introdurrà il Professor Manno e questa nuova modalità di fruizione dei corsi.
A questa iniziativa, infatti, riservata agli Insegnanti Tecnici Federali, seguiranno altre attività di formazione a distanza che sono in fase di elaborazione.
Le antiche Olimpiadi (II)
Roma 7 maggio 2020 Di antiche Olimpiadi mi sono ripetutamente occupato ed è in corso di stampa un mio libro proprio su questo argomento. Sfrutterò quindi le ricerche compiute per scrivere una serie di articoli nelle News della FIJLKAM. Buona lettura
Livio Toschi
I premi alle Olimpiadi
Vennero chiamati agones stephanitai o “coronali” i giochi che premiavano la vittoria con una corona: di ulivo selvatico (kotinos) a Olimpia, di alloro (daphne) a Delfi, di pino (pitus) a Istmia, di sedano selvatico o apio (selinon) a Nemea. Le corone olimpiche erano intrecciate con i rami dell’ulivo sacro che cresceva presso l’opistodomo – ossia la parte posteriore – del tempio di Zeus, tagliati con un falcetto d’oro, in una notte di plenilunio, da un fanciullo figlio di genitori greci ancora in vita.
Erodoto narra che Tritantacme, uno dei generali di Serse, si meravigliò che i Greci gareggiassero a Olimpia per una semplice corona di ulivo, non per denaro. Né nascondeva il suo stupore lo scita Anacarsi nell’omonimo dialogo di Luciano di Samosata. Il premio simbolico era tuttavia integrato da grandi onori e da cospicue ricompense o rendite periodiche offerte dalle città di provenienza, orgogliose della fama così conquistata. Per contrastare i successi sportivi di Sparta il legislatore Solone fissò a 100 dracme il premio per gli Ateniesi affermatisi ai Giochi Istmici, mentre addirittura 500 dracme, con cui si potevano comprare 500 pecore o 100 buoi, erano l’incentivo per un successo alle Olimpiadi.
1.
I vincitori di uno dei giochi del “circuito” – afferma Vitruvio nel suo trattato Sull’Architettura – godevano per tutta la vita di sussidi pubblici e avevano il diritto di entrare in trionfo nella propria città su una quadriga. Nel 412 a.C. Agrigento addirittura fece scortare Esseneto, per la seconda volta vincitore della corsa veloce a Olimpia, da trecento bighe tirate da cavalli bianchi. Gli olimpionici, inoltre, ricevevano quotidianamente pasti gratuiti e talvolta erano persino mantenuti in perpetuo a spese dello stato, venivano esentati dalle tasse, sedevano nei posti d’onore agli spettacoli e potevano essere immortalati con una statua nel recinto sacro di Olimpia, oltre che nella loro città. Avevano addirittura il diritto di vendere o trasmettere in eredità le “pensioni” ricevute. Insomma, in quanto a concedere gratificazioni e privilegi ai campioni dello sport, gli antichi Greci non erano secondi a nessuno!
E non dimentichiamo l’aumento di prestigio sociale, che si concretizzava con incarichi diplomatici o politici e con la concessione di combattere in battaglia al fianco del re, onore sommo per gli Spartani, come ci riferisce Plutarco. Con un’iperbole Platone afferma che i custodi del suo utopico stato «condurranno un’esistenza tanto felice quanto quella degli atleti vincitori a Olimpia», i quali – secondo Pindaro – «per il resto dei loro giorni assaporano serenità di miele». Luciano sintetizza bene il sentimento popolare, affermando che «il vincitore è paragonato a un dio». Insomma, veniva largamente appagato il desiderio di gloria (philotimia) degli atleti, che stimavano la corona di ulivo – e i cospicui benefici che ne derivavano – più della vita, come affermò Dione di Prusa, detto Crisostomo.
La gloria di un vincitore, inoltre, si riverberava sulla famiglia e sulla città di origine, che attendevano perciò con ansia i risultati delle gare. Per informare il padre del proprio successo a Olimpia, il lottatore Taurostene di Egina nel 444 a.C. si servì del sistema più veloce dell’epoca: una colomba, alla quale aveva legato un nastro di porpora intorno al collo, il segno convenuto della sua vittoria.
2.
Si chiamavano agones chrematitai i giochi di minor prestigio, in cui venivano concessi premi in denaro o in oggetti di valore (anfore d’olio, vino, animali, tripodi, armi, ecc.) per assicurarsi la partecipazione di atleti affermati, magari proprio dei vincitori di giochi coronali, che non disdegnavano di essere lautamente remunerati, alla faccia del presunto dilettantismo del buon tempo antico. Un ideale, questo, a lungo sbandierato in netta contraddizione con la realtà storica. In origine tutti gli agoni furono chrematitai, come vediamo in Omero, il quale racconta che persino i re si contendevano a brutto muso i ricchi premi in palio.
Didascalie
1. Cratere lucano con incoronazione, del Pittore di Amykos (420 a.C.) – Museo Olimpico, Losanna
2. Atleta che s’incorona o Atleta di Fano, bronzo forse di Lisippo (IV-II secolo a.C.) – Getty Villa, Malibù
Chiarimenti su elenco atleti e manuale operativo
Roma 7 maggio 2020 - Ai fini di un maggiore chiarimento precisiamo che l'elenco pubblicato sul Sito Federale degli Atleti aventi diritto alla ripresa degli allenamenti individuali, così come disposto dall'Art. 1 comma g. del DPCM del 26 aprile u.s., ha una durata temporale limitata.
Difatti, come indicato dagli Organi di informazione, il 18 maggio molto probabilmente è prevista la ripresa generalizzata di tutti gli Sport con il conseguente venir meno della validità di detto elenco.
Ricordiamo che i criteri selettivi di individuazione degli Atleti di cui sopra, concordati con il Presidente del CONI Giovanni Malagò, rispondono a criteri di prudenza e buon senso, tenuto conto della provvisorietà e dell'incertezza di questa prima fase.
Resta inteso che rimane intatta la validità degli elenchi degli Atleti di Interesse Nazionale così come deliberati dai rispettivi Consigli di Settore secondo criteri che, ovviamente, esulano dal contesto epidemiologico che contraddistingue l’attuale situazione.
Inoltre, in relazione alla prossima probabile apertura generalizzata di tutti gli Sport, abbiamo appreso dagli Organi di Stampa e dall'Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio che saranno conseguentemente emanate, a partire dal 18 maggio p.v., nuove Linee Guida che regoleranno le modalità di svolgimento delle attività sportive. Pertanto, riteniamo opportuno differire la pubblicazione del Manuale Operativo per l'attività sportiva predisposto dalla Federazione con l'obiettivo di integrarlo ed aggiornarlo recependo le disposizioni che saranno a breve emanate.
ICS - Erogazione mutui destinati alla base del mondo sportivo
Roma 6 maggio 2020 - A seguito dell’emanazione del D.L. 8 aprile 2020 n. 23, il Governo ha creato e finanziato il Comparto Liquidità del Fondo di Garanzia e del Fondo Contributi Interessi in gestione all’Istituto per il Credito Sportivo (articolo 14 del summenzionato decreto), che consente di erogare mutui – senza garanzie e a tasso 0 - destinati alla base del mondo sportivo, duramente colpito dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria ed economica in atto.
In questo contesto, l’Istituto per il Credito Sportivo ha attivato tutte le procedure necessarie per offrire questo tipo di servizio, collaborando con l’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio, con il comune obiettivo di rendere accessibile l’opportunità ai soggetti interessati nel più breve tempo possibile.
L’Istituto, pertanto, ha previsto in favore delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e delle Società Sportive Dilettantistiche iscritte al registro CONI da almeno un anno - ai sensi del decreto - la concessione di finanziamenti, destinati a far fronte alle esigenze di liquidità correlate all’emergenza COVID-19, con le seguenti caratteristiche:
- importo: da un minimo di 3.000 Euro a un massimo di 25.000 Euro, nella misura massima consentita del 25% del fatturato dell’ultimo bilancio o delle entrate dell’ultimo rendiconto (in entrambe i casi, almeno 2018), regolarmente approvati dalla società o dalla associazione;
- durata: 6 anni, dei quali 2 di preammortamento e 4 di ammortamento;
- pagamento prima rata: dopo i 2 anni di preammortamento;
- tasso d’interesse: totale abbattimento degli interessi per l’intera durata del finanziamento, da parte del Fondo Contributi Interessi - Comparto Liquidità;
- garanzia: 100 % del finanziamento da parte del Fondo di Garanzia - Comparto Liquidità.
Il prodotto, unitamente a tutte le specifiche ed alla documentazione necessaria, sarà reso disponibile non appena concluso l’iter formale del Decreto Ministeriale, già sottoscritto dal Ministro Spadafora, che definisce i criteri di funzionamento del Fondo di Garanzia – Comparto Liquidità, ai sensi dell’art.14 del Decreto Liquidità.
Nei prossimi giorni, quindi, le Società ed Associazioni Sportive potranno accedere alla richiesta di finanziamento collegandosi all’homepage del sito www.creditosportivo.it nella sezione dedicata alle misure di sostegno collegate all'emergenza epidemiologica Covid-19, compilando il modulo online.
Tra i documenti da allegare è prevista una lettera di attestazione da parte della Federazione che certifichi che la Società Sportiva è affiliata da almeno 1 anno ed è in regola con i pagamenti degli impegni associativi.
L’Istituto per il Credito Sportivo metterà a disposizione a breve il numero verde 800 608 398 e la mail infoemergenzacovid19@creditosportivo.it appositamente dedicati all’iniziativa, per fornire le necessarie informazioni e gli adeguati supporti ai soggetti interessati.
Elenco Atleti di Interesse Olimpico ed Internazionale
Roma 5 maggio 2020 - La Federazione comunica ufficialmente la lista degli atleti di interesse Olimpico, Internazionale e giovanile che saranno autorizzati ad allenarsi, secondo le disposizioni dell'ultimo DPCM del 26 aprile 2020. Si evidenzia come la graduale ripresa delle attività sportive si dovrà svolgere garantendo le prioritarie esigenze di tutela della salute e della sicurezza, consentendo le sessioni di allenamento a porte chiuse degli Atleti nel pieno rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento.
Modalità di svolgimento degli allenamenti per gli sport individuali
Roma 4 maggio 2020 - Trasmettiamo in allegato il documento recante “ Linee-Guida ai sensi dell’art. 1, lettere f e g del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 26 aprile 2020. Modalità di svolgimento degli allenamenti per gli sport individuali ”, trasmesso in mattinata dal CONI e predisposto dall'Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Da una prima lettura delle Linee Guida, si evidenzia come la graduale ripresa delle attività sportive si dovrà svolgere garantendo le prioritarie esigenze di tutela della salute e della sicurezza, consentendo le sessioni di allenamento a porte chiuse degli Atleti riconosciuti di Interesse Nazionale delle discipline sportive individuali esclusivamente nel pieno rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento.
Con l’occasione si ribadisce che, in questo contesto, gli Atleti FIJLKAM riconosciuti di Interesse Nazionale sono esclusivamente gli Atleti maggiorenni che fanno parte delle Squadre Nazionali di Judo, Lotta e Karate, ovvero gli Atleti appartenenti agli elenchi del Progetto Tokyo/Interesse Olimpico e di Interesse Internazionale.
Contestualmente, la Federazione ha avviato la predisposizione di un "Manuale Operativo per Attività Sportive Indoor in emergenza COVID-19" che presenta indicazioni sanitarie, operative ed organizzative declinate in base alle specifiche esigenze delle discipline federali. Pertanto, non appena recepite le ulteriori indicazioni fornite dalle Linee Guida della Presidenza del Consiglio, il Manuale Operativo verrà pubblicato e diffuso con le consuete modalità.
In stand-by la ripresa degli allenamenti
Roma, 3 maggio 2020- Con riferimento alla possibile riapertura delle attività sportive da domani, 4 maggio, la FIJLKAM comunica che, finché non saranno emanate apposite Linee-Guida nazionali (riguardanti gli adempimenti relativi alle misure di sincurezza anti Covid-19) - predisposte a cura dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, su proposta del CONI e del CIP, sentita la Federazione Medico Sportiva Italiana e le Federazioni Sportive Nazionali interessate, ai sensi di quanto previsto nell’Art. 1 comma 1, lettera g) del DPCM del 26 aprile 2020 (che ha valenza fino al 17 maggio p.v.) non potrà essere autorizzata la ripresa delle attività degli Atleti definiti di Interesse Nazionale.
A tale riguardo precisiamo che, dalle informazioni assunte al momento, per Atleti di Interesse Nazionale si intendono gli Atleti maggiorenni che fanno parte delle Squadre Nazionali di Judo, Lotta e Karate, ovvero gli Atleti appartenenti agli elenchi del Progetto Tokyo/Interesse Olimpico e di Interesse Internazionale. Maggiori chiarimenti al riguardo saranno forniti auspicabilmente nel corso della giornata di domani, 4 maggio 2020.
Amarcord Loriga: Chi era la "Freccia del Sud"?
Roma 2 maggio 2020 Riprende anche questo mese un appuntamento fisso con le storie raccontate da un grande amico della FIJLKAM, il giornalista Vanni Lòriga, uno dei massimi esperti di sport in Italia. Racconterà per inostri appassionati lettori dei campioni olimpici delle nostre discipline, ma anche le curiosità e gli aneddoti di personaggi famosi e a volte insospettabilmente legati ai nostri sport.
Il Maestro Livio Toschi ha iniziato a raccontare per questo sito le vicende degli antichi Giochi Olimpici. E leggendo la prima puntata dello Storico per eccellenza scatta in me la molla del cronista, quale sono ormai da una settantina di anni. Nello scritto che ho citato due passaggi mi hanno indotto ad alcune riflessioni. Il primo è la citazione dello stadion, quella che fu la prima gara dei Giochi di Olimpia. La distanza esatta, pari a 600 piedi, è di 197,27 metri. Praticamente 200 metri e quindi faccio un salto di oltre 27 secoli e mi trovo in compagnia di due nostri connazionali che hanno vinto il titolo olimpico su distana analoga, quella dei 200 metri: Livio Berruti nel 1960 e Pietro Paolo Mennea nel 1980.
Il quale Mennea fu soprannominato la "Freccia del Sud". Ricordiamo che fra i 17 italiani olimpionici nell'atletica uno solo è nato a sud di Bologna, proprio Mennea da Barletta.
Toschi parla anche di Eracle come probabile ideatore dei Giochi. Ed il suo nome non può non rievocare Kroton, l'amico che uccise per errore ed a cui volle fosse fondata ed intitolata la città che ora si chiama Crotone. Non voglio anticipare nulla su questa città che era praticamente la capitale culturale e sportiva della "Grecia d'Occidente", cioè della Magna Grecia. Ne parlerà ovviamente chi di dovere: ma io mi sono sempre chiesto se in quel luogo non ci fossero anche dei velocisti. C'erano e come: scorrendo le classifiche di quel tempo se ne trovano parecchi. Ad altri tocca parlarne: da parte mia mi limito a ricordare quanto ne scrisse Strabone. Ci parla di un certo Eratostene che vinse nella 51sima edizione dei Giochi precedendo sul traguardo altri sei compaesani e conclude con la famosa massima: " L'ultimo dei crotonesi vale più del primo dei Greci".
Forse c'era già una Freccia del Sud... Leggete la Storie di Toschi, come farò io pronto a scoprire nel passato qualche aggancio con il presente. E magari con il futuro…
Le antiche Olimpiadi (I)
Roma 30 aprile 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Origine mitica delle Olimpiadi
L’“inventore” delle Olimpiadi fu – secondo una delle tradizioni più note – Ercole il semidio. Una leggenda, legata alla quinta delle sue celebri Fatiche, afferma che Ercole non fu ricompensato dal re Augia di Elide, al quale aveva ripulito le immonde stalle deviando il corso del fiume Alfeo. Dopo aver ucciso il mendace e tirchio sovrano, per espiare Ercole innalzò in Olimpia altari alle principali divinità e piantò “il glauco ulivo” (chiamato kallistephanos) proveniente dal paese degli Iperbòrei. Quindi fondò i Giochi e delimitò lo stadio, la cui pista – di lunghezza pari a 600 piedi del semidio – raggiunse la dimensione massima tra quelli ellenici: 192,27 metri. Nelle gare disputate per l’occasione, afferma Pausania, s’imposero Castore (corsa), Polluce (pugilato), Iolao (corsa dei carri), Iasio (corsa dei cavalli) e lo stesso Ercole (lotta e pancrazio). Con i rami dell’ulivo sacro a Zeus vennero intrecciate le corone per i vincitori, poi “il dolce chiarore della luna illuminò la sera e tutta Olimpia risuonò di canti festosi”.
1.
Secondo un’altra tradizione, che risale a Pindaro, il fondatore dei Giochi fu l’eroe lidio Pelope, da cui prese nome il Peloponneso. Antenato di Ercole, figlio di Tantalo e nonno di Agamennone e Menelao, Pelope organizzò i Giochi in onore Zeus dopo la sua vittoria su Enomao, re di Pisa (città presso Olimpia). Costui era padre della bellissima Ippodamia, che molti chiedevano in moglie, ma un oracolo aveva predetto al re che sarebbe morto per mano del genero. Così Enomao, preferendo fare della figlia una zitella piuttosto che un’orfana, decise che avrebbe sposato Ippodamia solo colui che lo avesse sconfitto nella corsa dei cocchi (da Pisa all’altare di Poseidone a Corinto), il che non era possibile, avendo il re ricevuto in dono dal padre Ares due cavalli imbattibili. Nonostante il vantaggio che concedeva agli avversari, infatti, Enomao ben presto li raggiungeva, trafiggendoli alle spalle con la lancia. Poi mozzava loro la testa e l’inchiodava alle porte della reggia, quale monito macabro ma eloquente per i futuri pretendenti. Sorvolo sulle maligne voci che attribuivano a Enomao un’incestuosa passione per la figlia.
Tredici pretendenti avevano già fatto una brutta fine quando si presentò Pelope, di cui Ippodamia s’invaghì al primo sguardo. Pertanto la fanciulla lo aiutò a corrompere l’auriga di Enomao, Mirtilo, il quale sostituì i perni delle ruote del cocchio reale con perni in cera, che non tardarono a cedere durante la corsa, causando la morte del re nella rovinosa caduta. Forse non sarebbe stato necessario, poiché anche i cavalli di Pelope erano dono di un dio (Poseidone), ma per essere proprio certo della vittoria, il giovane non ebbe remore a utilizzare la frode.
Si dice che Pelope per convincere Mirtilo gli avesse promesso persino una notte d’amore con Ippodamia. Conclusa la corsa, però, o perché Pelope non voleva mantenere l’indecente promessa, o perché Mirtilo cercò di violentare Ippodamia, il presunto fondatore delle Olimpiadi scaraventò in mare il suo complice (che il padre Ermes tramutò nella costellazione dell’Auriga). Poi, per farsi perdonare da Zeus, in suo onore istituì i Giochi.
I preparativi della corsa furono immortalati dal cosiddetto Maestro di Olimpia nel frontone est del tempio di Zeus (metà del V secolo a.C.). Le sculture a tutto tondo del frontone, in marmo pario e un tempo dipinte, si conservano nel Museo Archeologico di Olimpia.
2.
Insomma, che il fondatore sia stato Ercole oppure Pelope, le Olimpiadi non nacquero sotto una buona stella e al saettante Zeus toccò un bel po’ di lavoro straordinario per purificarle da menzogne, tradimenti e omicidi.
Didascalie
1. Pelope e Ippodamia raffigurati su un’anfora attica da Casalta (420-410 a.C.) – Museo Archeologico, Arezzo.
2. Il sito archeologico di Olimpia. In alto si nota lo stadio.