Deliberate le modalità di organizzazione delle udienze nel periodo dal 12 maggio al 31 luglio 2020
Si comunica che il Presidente Domenico Falcone ha deliberato le modalità di organizzazione delle udienze nel periodo dal 12 maggio al 31 luglio 2020.
Sì precisa, inoltre, che le riunioni degli organi di giustizia collegiali e le relative udienze si svolgeranno esclusivamente da remoto in videoconferenza secondo le modalità indicate nella delibera stessa.
Nella sezione del sito dedicata alla Giustizia Sportiva e precisamente in "Protocollo udienze Covid" e "Documenti e Modulistica" sono state pubblicate la delibera e la modulistica di riferimento.
Amarcord Loriga: Il CUS Torino - parte 1
Roma 13 giugno 2020 Riprende anche questa settimana un appuntamento fisso con le storie raccontate da un grande amico della FIJLKAM, il giornalista Vanni Lòriga, uno dei massimi esperti di sport in Italia. Racconterà per i nostri appassionati lettori dei campioni olimpici delle nostre discipline, ma anche le curiosità e gli aneddoti di personaggi famosi e a volte insospettabilmente legati ai nostri sport.
Nel ricordo dedicato a Vittorio Capriolo abbiamo anche accennato alla eredità che ha lasciato al CUS Torino. E torniamo sull'argomento per spiegare cosa sia il Centro Sportivo Universitario Torinese, la più grande polisportiva piemontese e fra le prime in Italia. Il sodalizio presieduto dal professor D'Elicio fu fondato nel 1947 da Filippo Arrigo. Nel 1948 organizzò Campionati Italiani Universitari di Atletica. Fra i partecipanti anche il sottoscritto (5000 metri) in compagnia, fra gli altri, di Mauro Mellini (800 metri) futuro parlamentare radicale e pioniere nella battaglia per il divorzio. In quella occasione conobbi il Presidente del CUS Torino che sarebbe rimasto in carica sino al 1999, ininterrottamente per 52 anni. Il suo nome era Primo Nebiolo, che non disdegnava le cariche presidenziali, in quanto fu a capo delle Federazioni Atletiche italiana c e mondiale; della FISU (Internazionale Universitaria); della ASOIF (da lui fondata e che coordinava tutte le Federazioni Internazionale degli sport olimpici estivi) ed infine membro del CIO.
Per spiegare cosa sia stato nel tempo il CUS Torino ricorderemo che, per un certo periodo, il Vice Presidente fu Livio Berruti, campione olimpico e primatista mondiale dei 200 metri. E per chiudere l'ultima pagina dei ricordi va sottolineato che Nebiolo e Berruti avevano frequentato il Liceo Cavour, così come il mitico Vittorio Pozzo (due titoli mondiali ed uno olimpico nel calcio), l'emerito collega Gan Paolo Ormezzano e, se permettete, anche chi firma queste righe. Per ricordare come la Lotta entrava a vele spiegate nel CUS Torino abbiano per voi la testimonianza di Carla Verde Saglietti, vice presidente per il settore lotta della Fijlkam Piemonte.
Non perdere il racconto della lotta nel Cus Torino nella prossima puntata
Le antiche Olimpiadi (VI)
Roma 11 giugno 2020
Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Donne a Olimpia
Alle donne era vietato partecipare alle Olimpiadi e, come afferma Pausania, quelle sposate nemmeno potevano assistervi (Richard Mandell scrive addirittura che il divieto le riguardava tutte). La punizione per le donne che in quei giorni avessero trasgredito la disposizione, attraversando il fiume Alfeo, era la morte: sarebbero state precipitate dal Tipeo, «un monte con alte rocce scoscese». Nella stessa Olimpia a loro furono però riservate apposite gare di corsa, dedicate da Ippodamia alla sposa di Zeus e chiamate perciò Eree.
Fu dunque Ippodamia (di cui ho parlato nell’articolo del 30 aprile scorso), dopo le nozze con Pelope, a istituire queste gare riservate alle fanciulle. Divise in tre categorie di età, su una distanza pari ai 5/6 dello stadio di Olimpia (quindi 160 metri) correvano con «la chioma sciolta, il chitone che scendeva poco al disopra del ginocchio, mostrando nuda la spalla destra fino al seno». Le vincitrici (la prima fu Clori, figlia del re tebano Anfione e di Niobe) ricevevano una corona di ulivo e un pezzo della giovenca sacrificata a Era. Inoltre, scrive Pausania, potevano farsi ritrarre in un quadro o in una scultura.
L’organizzazione delle gare (secondo alcuni addirittura anteriori a quelle degli uomini) dal 580 a.C. circa fu affidata al collegio delle Sedici Donne, che ogni quattro anni offrivano a Era il peplo da loro tessuto in Elide e portato nell’Eraion (il tempio dedicato alla dea) di Olimpia in processione dopo essersi purificate alla fonte Pieria. Compivano dunque lo stesso rito e avevano in pratica le stesse funzioni degli Ellanodici nei giochi maschili. Inizialmente vennero scelte tra le donne più anziane e più reputate delle 16 città dell’Elide, anche con la funzione di pacificare quelle poleis litigiose. Poi, quando le città si ridussero a 8, ognuna selezionò un paio di donne per mantenere invariato il loro numero.
Le Eree erano in sostanza una competizione rituale per ragazze nubili (parthenoi), che mantenevano in forma il loro corpo per prepararsi al matrimonio con il favore della dea.
1.
Negli “albi d’oro” delle Olimpiadi, tuttavia, non figurano soltanto uomini. Siccome si considerava vincitore il proprietario del cocchio e non l’auriga, anche delle donne ricevettero la corona di ulivo nella corsa dei carri: la prima fu Cinisca, sorella del re Agesilao di Sparta, nel 396 e nel 392 a.C. con la quadriga. La sua statua a Olimpia, in atto di preghiera accanto a una quadriga di bronzo e all’auriga, era opera di Apella, come afferma Pausania. La seconda donna vittoriosa, forse nel 368 a.C., fu un’altra spartana (Eurileonide), che s’impose nella gara delle bighe. L’ultimo successo femminile toccò a Casia Mnasithea di Elide, che nel 153 d.C. si aggiudicò la corsa delle quadrighe tirate da puledri.
2.

Le donne sposate, come ho detto non potevano partecipare o assistere ai Giochi, né tantomeno allenare i concorrenti. Ma Callipatira (o Ferenice) di Rodi, figlia del famosissimo pugile Diagora, si travestì da allenatore per essere vicina al proprio figlio Pisirodo, che gareggiava nel pugilato alla XCIV Olimpiade (404 a.C.). Esultando dalla gioia per la sua vittoria, Callipatira fece scoprire il travestimento, ma non fu punita perché figlia, sorella e madre di campioni olimpici: i cosiddetti Diagoridi, infatti, ottennero ben nove successi ai piedi della collina di Crono. Da allora, però, c’informano Filostrato e Pausania, anche gli allenatori dovettero presentarsi nello stadio nudi come gli atleti.
3.

Didascalie
In copertina: I Giochi Erei, di Prospero Piatti, olio su tela, 105x66 cm (1901)
1. Fanciulla in corsa, bronzetto, altezza 11,4 cm (560 a.C. circa) – British Museum, Londra
2. Giovani donne in corsa, ydria a figure nere del pittore di Micali (520 a.C.) – Musei Vaticani
3. “Corritrice vaticana”, marmo, altezza 154 cm senza base, copia del II secolo d.C. – Musei Vaticani
"Apertura Centri Estivi al tempo del Corona Virus” - Webinar gratuito riservato agli Insegnanti Tecnici 10 giugno ore 17
Roma, 9 giugno 2020 - Mercoledì 10 giugno 2020, alle ore 17.00, il Prof. Roberto Tasciotti terrà un webinar dal titolo "Apertura Centri Estivi al tempo del Corona Virus”.
Tema di grande attualità vista la fine dell'anno scolastico e l'organizzazione per le iniziative ricreative estive.
A questa iniziativa, riservata agli Insegnanti Tecnici Federali ed alle ASD, seguiranno altre attività di formazione a distanza.
Amarcord Loriga: Primo Carnera, fu vera gloria?
Roma 6 giugno 2020 Riprende anche questa settimana un appuntamento fisso con le storie raccontate da un grande amico della FIJLKAM, il giornalista Vanni Lòriga, uno dei massimi esperti di sport in Italia. Racconterà per i nostri appassionati lettori dei campioni olimpici delle nostre discipline, ma anche le curiosità e gli aneddoti di personaggi famosi e a volte insospettabilmente legati ai nostri sport.
Il ricordo su Primo Carnera lottatore, pubblicato due settimane fa, è stato letto e commentato da molti appassionati. Ed alcuni si sono chiesti (e ci hanno chiesto) se dietro il suo titolo di Campione Mondiale Assoluto non ci fossero stati interventi esterni di sospetta natura.
In merito consiglio ai dubbiosi di consultare su internet la sua carriera, redatta in maniera ineccepibile e documentatissima da Andrea Camilleri, proprio il padre del commissario Salvo Montalbano di fortunata letteratura. Basta digitare e curiosare.
Carnera Primo in dizionario biografico Treccani
C'è tutto e di più.
A titolo personale conobbi Carnera nel gennaio del 1957 nel suo ristorante CARNERA in Pico Boulevard in Hollywood a Los Angeles, California.
Conobbi anche i figli Umberto (poi primario all'Ospedale di Houston) e Giovanna Maria, psicologa. Con loro poco tempo prima avevo visto il film “Gigante d'argilla”, che voleva rappresentare la vita del padre il quale venne a conoscenza proprio da questa pellicola, che dietro a sue vittorie c'erano mafia, sindacati delle scommesse e imbroglioni di ogni tipo. Rimase sconvolto perché nulla aveva mai sospettato... e molti esperti, da Nino Benvenuti a Gianni Brera a Rino Tommasi lo reputarono un vero campione.
Per me lo era, sicuramente come Uomo.

Le antiche Olimpiadi (V)
Roma 4 giugno 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La tregua olimpica (ekecheiria)
Le Olimpiadi ebbero inizio 23 anni prima della fondazione di Roma (dove gli anni si contavano ab Urbe condita) e circa due secoli prima degli altri Giochi del circuito: nel 776 a.C. secondo lo storico siciliano Timeo, ma quasi certamente fu solo la restaurazione di giochi più antichi. Le Olimpiadi vennero “rifondate” appunto nel 776 a.C. in seguito all’accordo tra Ifito, re di Elide, Licurgo, re di Sparta, e Cleostene, re di Pisa, per assicurare la tregua sacra (ekecheiria), che si protraeva inizialmente per un mese, poi per tre mesi. Senza quella tregua ben pochi si sarebbero arrischiati a raggiungere Olimpia da regioni più o meno lontane. Nonostante qualche violazione l’ekecheiria fu dunque «il presupposto per l’uscita degli agoni atletici dal puro ambito locale» [K.W. WEEBER]. Tucidide chiamò quella tregua «legge olimpica» (Olympikos nomos). Nel tempio di Era, narra Pausania e conferma Aristotele, si custodiva il disco di bronzo – forgiato però in epoca più tarda – su cui venne inciso, con una scritta a spirale, il patto della tregua.
Insisto sul termine “tregua”, non “pace” (che in greco si chiama eirene). Ekecheiria, infatti, significa letteralmente «il trattenere le mani» e Aulo Gellio la definì «concordata sospensione del combattimento». Per di più circoscritta solo a chi si recava a Olimpia o ne tornava.
I Giochi furono quasi sempre organizzati dagli Elei, ma i Pisati “usurparono” tre volte la loro direzione (agonotesia): nel 748, 644 e 364 a.C.; perciò l’VIII, la XXXIV e la CIV Olimpiade erano considerate dagli Elei anolympiadai, ossia «non Olimpiadi».
1.

Annunciati per tutta la Grecia da tre araldi (spondophoroi = «portatori di tregua»), in origine i giochi duravano appena un giorno, dal 680 a.C. due giorni, dal 632 a.C. tre giorni e dal 472 a.C. cinque giorni (ma per alcuni autori si protraevano fino a sei o addirittura sette giorni). Erano aperti da una processione che partiva dalla città di Elide, distante 30 stadi da Olimpia, guidata dai porporati ellanodikai (i giudici degli Elleni). La processione sostava presso la fonte Pieria per compiere riti di purificazione prima di entrare nel suolo sacro di Olimpia. Giunta finalmente a destinazione, dopo il sacrificio al padre degli dei si teneva il solenne giuramento di lealtà di atleti, allenatori e giudici davanti alla statua del temuto Zeus Orkios, «custode dei giuramenti», che impugnava un fulmine in ciascuna mano. Gli ellanodici, in particolare, s’impegnavano a emettere «giudizi equi e non corrotti da doni, e a tenere segreto ciò che riguarda chi è stato accettato e chi no»: insomma, una tutela della privacy ante litteram. Nel Bouleuterion, subito dopo, si procedeva con le iscrizioni degli atleti alle gare, che – dal 472 a.C. – si disputavano nel secondo, terzo e quarto giorno. Il quinto veniva dedicato alla premiazione dei vincitori e al banchetto che chiudeva l’Olimpiade, allestito nel Prytaneion: il cibo era costituito dalla carne dei 100 buoi sacrificati sull’altare di Zeus (ekatombe) il terzo giorno. Non c’erano cerimonie di apertura e di chiusura come le intendiamo oggi.
Durante i giochi Olimpia pulsava di vita: lì confluivano oratori, artisti, musicisti, danzatori, acrobati, indovini, venditori di cibi e di souvenir, ecc., per rallegrare gli atleti e il numeroso pubblico. «Insomma, quella folla variopinta che si trova dappertutto nelle grandi fiere o, ancora al giorno d’oggi, in certi santuari nelle ricorrenze più popolari» [FINLEY-PLEKET].
Prima della costruzione del Leonidaion anche gli spettatori più abbienti si accampavano nella valle dell’Alfeo e dormivano all’aperto o in tenda. Persino le delegazioni ufficiali delle varie città, chiamate theoriai, alloggiavano nelle tende, ovviamente più grandi e sontuose delle altre. Ricordo, per esempio, quelle di Ierone e di Dionisio, ambedue tiranni di Siracusa.
Il caldo estivo, la mancanza d’acqua che a molti faceva soffrire la sete e causava malattie violente, non di rado mortali, trasmesse facilmente a causa dell’aridità del luogo (fino a quando, nel II secolo d.C., Erode Attico eliminò il problema), il dover vivere all’aperto o in scomode tende, la scarsità di servizi, l’abbondanza di mosche (tanto che per liberarsene Ercole fece sacrifici a Zeus Apomyios, ossia “Scacciamosche”) e il chiasso assordante della folla costituivano un forte deterrente per chi desiderava presenziare ai Giochi. Tant’è vero che un mugnaio di Chio minacciò il suo schiavo disobbediente di portarlo con sé a Olimpia per punizione. Ancora sul finire del I secolo d.C. il filosofo Epitteto descriveva Olimpia come una sorta di bolgia infernale.
2.
I pendii erbosi dello stadio di Olimpia potevano ospitare forse 45.000 spettatori. Ma spesso era difficile trovare posto, tanto che Plutarco nella raccolta Le virtù di Sparta narra questo aneddoto: «Una volta, durante lo svolgimento dei giochi, un vecchio avrebbe voluto assistere alle gare, ma non trovava uno spazio per sedersi. Quando però arrivò nel settore degli Spartani, tutti i giovani e molti uomini adulti si alzarono per cedergli il posto. L’intero stadio reagì a quel gesto con un applauso e con grida di approvazione. Il vecchio sospirò fra le lacrime: “Povero me! Tutti i Greci sanno quel che è giusto fare, ma solo gli Spartani lo fanno”».
Didascalie
In copertinia: Lo stadio di Olimpia oggi
1. La statua crisoelefantina di Zeus a Olimpia, alta 13 metri, capolavoro di Fidia e una delle sette meraviglie del mondo antico (illustrazione di Antoine Quatremère de Quincy, 1815)
2. Il ninfeo costruito da Erode Attico nel II secolo d.C. per fornire acqua in abbondanza a Olimpia
Sofia Tornambene incontra Sara Cardin
Roma, 3 giugno 2020 – La giovanissima cantante Sofia Tornambene, in arte “Kimono”, classe 2003, vincitrice in carica dell’ultima edizione di X-Factor, incontrerà la campionessa azzurra Sara Cardin per una chiacchierata esclusiva da seguire sulla nostra pagina Instagram @fijlkam_official, sabato 6 giugno alle 15:00.
Sofia, che da poche settimane è in onda con il suo singolo Ruota Panoramica, è cresciuta a suon di jazz e di karate, la sua grande passione insieme alla musica.
Quale migliore occasione, allora, per conoscerla meglio se non un incontro con la nostra Sara, dove si parlerà di karate e di musica?
Sabato 6 giugno, alle 15:00, in diretta su @fijlkam_official: Sara Cardin e Sofia Tornambene. Da non perdere!
Amarcord Loriga: quando il Judo fece fuori la Scherma
Roma 30 maggio 2020 Riprende anche questa settimana un appuntamento fisso con le storie raccontate da un grande amico della FIJLKAM, il giornalista Vanni Lòriga, uno dei massimi esperti di sport in Italia. Racconterà per i nostri appassionati lettori dei campioni olimpici delle nostre discipline, ma anche le curiosità e gli aneddoti di personaggi famosi e a volte insospettabilmente legati ai nostri sport.

Ripassiamo insieme un po' di storia del Judo in Italia. Sappiamo, soprattutto per le preziose ricerche di Livio Toschi, che il judo fu introdotto in Italia dai nostri marinai. E nel suo fondamentale studio "Il contributo della Marina e dell'Esercito alla nascita della lotta giapponese" ricorda che "nel finire del 1921 il capocannoniere Carlo Oletti fu chiamato a dirigere i corsi di jujtsu, introdotti nella Scuola Centrale Militare di Educazione Fisica in Roma Farnesina. Tenne cattedra sino a quando la SCMEF non venne sciolta e sosituita nel 1936 dalla Scuola Superiore fascista di Educazione Fisica che al judo non era interessata. Olettu però continuò a insegnare lotta giapponese nella Palestra della Giovane Italia in via della Consulta ed alla Cristoforo Colombo di Via Tacito. Nel 1929 Oletti venne trasferito a La Spezia e fu sostituito degnamemte dal Sergente Maggiore dell'Esercito Mario Cuzzocrea, diplomato Maestro l'anno precedente. Dopo il secondo conflitto mondiale e solo nel 1945 venne riaperta a Cesano di Roma la Scuola Militare di Educazione Fisica, che subì grossa influenza da ufficiali britannici, formati alla scuola di Winstoin Churchill basata sul motto " più sudore, meno sangue". Nessuno pensò allora a dedicarsi alla scherma mentre la cattedra di Difesa Personale e Judo venne assegnata proprio al Maresciallo Cuzzocrea. Due anni dopo la SMEF venne trasferita a Roma a Palazzo Salviati e nel 1952 a Orvieto, nella vecchia sede della Accademia Femminile. I due Maestri di Scherma, i validissini Cataldi e Di Paola. ebbero incarichi amministrativi mentre tutti frequentavano i Corsi per Istruttori ed Aiuti Istruttori di Educazione Fisica passavano ore sui tatami di Cuzzocrea. Furono centinaia e fra tutti mi piace ricordare Emanuela Salonia, scopritore di Ylenia Scapin. Soltanto nel 1961, per iniziativa del poliedrico Generale Simone Sanicola, furono indetti corsi per istruttori di scherma, Ma per una ventina d'anni l'unico sport di combattmento praticato nell'Esercito fu il judo, cioè la lotta amata ed praticata dai Samurai nipponici.
Le antiche Olimpiadi (IV)
Roma 28 maggio 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Allenatori e dietologi
Lo spirito competitivo permeava la società greca e in ogni uomo si lodava l’ambizione, la brama di gloria (philotimia). Colui che eccelleva, il migliore, veniva definito aristos; la capacità di primeggiare arete; l’essere sempre il primo aien aristeuein, come scrisse già Omero nell’Iliade. L’ideale della perfezione fisica e morale, indissolubilmente legate in armonico equilibrio, prendeva il nome di kalokagathia (kalos kai agathos = bello e buono).
Dopo il periodo arcaico e “spontaneo” dell’allenamento, gli atleti prestarono attenzione sempre maggiore alla techne, ossia alla metodica delle singole discipline, cercando di affinare il talento naturale con appositi allenamenti e curando il proprio corpo con diete, bagni e massaggi. Sul calice a figure rosse di Antifone al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (480 a.C.), per esempio, un aleiptes sta massaggiando un atleta in presenza dell’allenatore. Il lottatore e pancraziaste Stratone di Alessandria, olimpionico nel 68 a.C., si fece addirittura costruire una palestra personale in Aigion.
I buoni allenatori erano tenuti in grande considerazione, tanto che l’ateniese Melesia compare tre volte nelle odi superstiti di Pindaro. Con la vittoria olimpica di Alcimedonte di Egina nella lotta per i fanciulli (460 a.C.) la sua scuola colse il trentesimo successo nei principali giochi panellenici [Olimpica VIII].
Filostrato (autore di celebre un trattato sull’allenamento) sosteneva che «il merito delle vittorie di un atleta spetta per metà al suo istruttore», citando come degni di memoria: Erissia, che nel 564 a.C. spronò Arrichione a non arrendersi nel pancrazio, a costo della vita; Tisia, che nel 520 a.C. fece vincere Glauco di Caristo nel pugilato grazie al “colpo dell’aratro”; l’allenatore del pancraziaste Promaco di Pellene, che con una bugia sulla ragazza amata lo spinse al successo contro il grande Pulidamo. Il povero Arrichione, incoronato vincitore dopo la sua morte, fu il primo atleta a servirsi di un allenatore.
Come facevano i condottieri con i soldati prima della battaglia, così gli allenatori – soprattutto quelli specializzati nell’atletica pesante – stimolavano gli atleti prima della gara con discorsi che li incitavano alla vittoria (logoi protreptikoi). Il pancraziaste Mandrogene di Magnesia al Meandro, orfano del padre, ricordava quanto gli fossero stati utili per accrescere il suo coraggio i consigli dell’allenatore. Costui aveva scritto alla madre di Mandrogene: «Se sentirai che tuo figlio è morto, presta fede a queste parole, ma se ti diranno che ha perso, non crederci».
Non tutti gli allenatori, tuttavia, si dimostrarono all’altezza del loro compito. Il lottatore Gereno di Naucrati, vincitore a Olimpia nel 209 d.C., spirò pochi giorni dopo il successo per i postumi di un’indigestione e per la stupidità del suo allenatore, che malgrado l’indigestione lo costrinse a esercitarsi intensivamente. Ciò per non interrompere le tetradi, «cicli di allenamento di quattro giorni, in ognuno dei quali si praticava una diversa attività», da molti ritenute dannose.
Gli allenatori, spesso ex atleti, oltre che tecnici provetti dovevano essere esperti di fisioterapia, dietologia e altro ancora. Insomma, come sosteneva Pindaro, l’allenatore era il tekton, ossia il “costruttore” dell’atleta. Ma con questa categoria non fu certamente tenero il famoso medico Galeno di Pergamo, che definì l’allenamento kakotechnia, ossia una pratica di basso livello.
Per aiutare giovani promettenti ma poveri, alcune città pagavano direttamente degli allenatori. Gli storici Finley e Pleket scrivono che verso il 300 a.C. Efeso deliberò un sussidio all’allenatore Terippide perché si dedicasse a un atleta già vincitore di una gara giovanile a Nemea. I due autori ricordano inoltre che un allenatore contemporaneo di Terippide, Ippomaco di Atene, chiedeva 100 dracme per un corso completo.
1.
Per affermarsi gli atleti cercarono di migliorare le proprie prestazioni anche con diete appropriate. Sembra che lo spartano Carmide, impostosi nella corsa veloce all’Olimpiade del 668 a.C., sia stato il primo a sottoporsi a un regime dietetico, cibandosi di fichi secchi. Più tardi il filosofo e matematico Pitagora di Samo sperimentò con successo un’alimentazione a base di carne sul concittadino Eurimene, vincitore di una gara “pesante” a Olimpia nel 532 a.C.

Si riteneva senz’altro opportuna, assieme alla dieta, la continenza sessuale durante i giochi e il famoso allenatore Icco di Taranto (autore del primo manuale sull’allenamento) la raccomandava in particolare durante una preparazione intensiva. Qualcuno la osservò addirittura per tutta la vita: per questo singolare primato divenne celebre Clitomaco di Tebe, che a Olimpia vinse nel 216 a.C. la gara di pancrazio e nel 212 quella di pugilato. Affermava Filostrato: «Come possono essere chiamati uomini coloro i quali hanno preferito turpi godimenti alle corone e alle gare atletiche?». Per mantenersi in forma, secondo Platone, gli atleti dovevano evitare la tavola siracusana, i condimenti siciliani, i dolci attici e, soprattutto, le ragazze di Corinto.
Didascalie
In copertina: Rilievo in marmo pentelico che raffigura atleti in allenamento (VI-V secolo a.C.) – Museo Archeologico Nazionale, Atene > in copertina
1. Anfora di Andocide, che raffigura una scuola di lotta (525 a.C.) – Antikensammlungen, Berlino
2. Coppa di Antifone, che raffigura un atleta con massaggiatore e allenatore (480 a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma
Rischi legali per lo sport - l'Assicurazione FIJLKAM
Roma 27 maggio 2020 - La Federazione è lieta di informare che è stata pubblicata l'informativa sulla Polizza Assicurativa, Tutela Legale, Civile e Penale per la copertura dei rischi connessi all'emergenza Covid-19.
La pandemia in corso ha aumentato il rischio legale, creando anche nuove casistiche di violazioni e illeciti a cui le società sportive e i loro opratori possono andare incontro. I punti trattati sono Rischi Civili, Rischi Penali, Violazioni delle Norme di Sicurezza e i Rischi per i Rappresentanti Legali.
Pertanto, la FIJLKAM, con la consulenza del proprio Broker MAG Jlt, ha individuato un prodotto assicurativo che risponde alle nuove problematiche ed ha stipulato, attingendo alle risorse del bilancio federale, un contratto assicurativo di Tutela Legale, sia civile che penale per le proprie Società Sportive affiliate, affiancandole in questa delicata fase di ripresa delle attività sportive.
Vi ricordiamo che tutte le informazioni riguardanti l'emergenza sono disponibili sulla pagina dedicata FIJLKAM CARES




