Le antiche Olimpiadi (XVII)
Roma 17 settembre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Il Pancrazio
Il pancrazio (pankration, ossia «combattimento completo/totale») nacque dalla combinazione di lotta e pugilato, non consentendo però l’uso degli imantes, lunghe e sottili strisce di cuoio fatte girare più volte intorno alle mani e ai polsi, ai quali venivano fissate, lasciando liberi i pollici. Una specie dei moderni guantoni da pugile, anche se le quattro dita tra loro legate non erano bloccate nella posizione a pugno, ma potevano distendersi. Affermava Filostrato: «Fra tutte le attività atletiche la più apprezzata è il pancrazio», di cui non ha parlato Omero.
Pankrates in greco significa «onnipotente» e perciò gli arbitri faticavano a mantenere gli incontri entro limiti accettabili, evitando danni seri ai concorrenti. Cosa difficile, visto che era lecito colpire con pugni e con calci (laktizein), anche nello stomaco (gastrizein), persino saltando addosso all’avversario, e si poteva strangolare (anchein) e fare torsioni alle braccia e alle gambe (strebloein). In un’anfora a figure nere del IV secolo a.C. (British Museum, Londra) si vede un atleta che con il braccio sinistro stringe il collo dell’avversario con una mezza “cravatta” e, mentre quello cerca di liberarsi, sta per colpirlo con il pugno destro dall’alto. Luciano di Samosata nel dialogo Anacarsi ha descritto una fase dell’allenamento: «Uno solleva l’avversario per le gambe e lo sbatte a terra, poi gli piomba sopra e non gli consente di alzare la testa, premendolo giù nel fango. Infine gli si avvinghia al ventre con le gambe e gli punta il gomito alla gola».
1. 
Le uniche azioni proibite erano mordere (daknein) e “strappare”, infilando le dita negli occhi, nel naso o nella bocca (oryttein); ma, secondo Filostrato e Pausania, a Sparta si consentivano anche quelle. Alcibiade, che durante un allenamento aveva morso il suo avversario, da questi rimproverato di mordere come le donne, gli rispose: «Non come le donne, ma come i leoni».
2. 
Si combatteva in piedi e – al contrario della lotta – anche a terra (questa azione prendeva il nome di alindesis o kylisis = rotolamento) senza limiti di tempo. Ci si poteva lasciar cadere volontariamente sul dorso (yptiazein) per difendersi meglio – come «una volpe che arresta riversa l’assalto vorticoso dell’aquila» [PINDARO, Istmica IV] – o per rovesciare l’avversario, tirandolo per le braccia e piazzandogli un piede sull’addome: una mossa simile al tomoe-nage nel judo. In un’idria a figure nere del VI secolo a.C., conservata all’Antikensammlungen di Monaco, è raffigurato Anteo a terra sopraffatto da Ercole forse dopo aver tentato invano una proiezione di questo tipo. Bloccare l’avversario a terra di fronte o da dietro, avvinghiandolo con le gambe per colpirlo con pugni o applicare leve e strangolamenti, si diceva klimakizein (klimax = scala). Questa tecnica è mostrata nel famosissimo gruppo marmoreo conservato alla Galleria degli Uffizi, copia romana dell’originale greco in bronzo.
Gli incontri cessavano solo con la resa di un pancraziaste (apagoreusis): bisognava alzare il braccio destro e distendere l’indice, come nel pugilato, oppure battere sulla spalla dell’avversario (parakrotein eis ton omon). A ragione Senofane definiva il pancrazio «prova durissima».
3. 
In allenamento si saltava sul posto (anapedaein) tirando calci all’aria [LUCIANO, Anacarsi] e si utilizzava il korykos, un sacco di cuoio appeso al soffitto e riempito di cereali, di farina o di sabbia, insomma una sorta di punching-ball, che veniva utilizzato anche dai pugili.
Sui pancraziasti si sono scritte molte storie raccapriccianti: dal tre volte olimpionico Sostrato di Sicione, detto “spezzadita”, al povero Arrichione di Figalia, anche lui tre volte olimpionico, ma la sua ultima vittoria gli costò la vita: morì per strangolamento mentre l’avversario si arrendeva in seguito alla frattura dell’alluce [PAUSANIA, Guida della Grecia].
Didascalie:
In copertina: Pancraziasti, copia romana in marmo dell’originale greco in bronzo (III secolo a.C.), con rifacimenti – Galleria degli Uffizi, Firenze
1. Bronzetto che raffigura due pancraziasti (II secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco
2. Bronzetto di epoca romana che raffigura un pancraziaste – Louvre, Parigi
3. Medaglione di una coppa a figure rosse: un pancraziaste si arrende alzando il braccio destro con l’indice disteso (520-510 a.C.) – Museo dell’Agorà, Atene
Lottatore iraniano giustiziato. Il silenzio si fa preghiera
Può capitare che su queste pagine vengano trattati anche argomenti extra sportivi. Argomenti cosiddetti di approfondimento o di informazione generale, in qualche modo collegati allo sport ed in particolare ai nostri sport. Non era ancora accaduto però, di dover affrontare temi drammatici come in questa tarda estate del 2020, anno destinato a rimanere scolpito nelle memorie dei più a causa del flagello del Covid. È stata una notizia drammatica quella di Malak, giovane judoka del Jigoro Kano Torino, uccisa assieme alla sorellina dalla tempesta abbattutasi sulla tenda nel campeggio dove dormivano. Drammatica come l’uccisione di Willy Monteiro Duarte, avvenuta a Colleferro attraverso un ‘pestaggio’ assurdo da parte di quattro bulli che, in qualche modo, hanno fatto parlare di sport di combattimento e, per uno di loro, è stata collegata l’appartenenza alla nostra federazione. Malak e Willy, due nomi che hanno l’effetto di un ‘uno-due’ da kappaò, troppo stretta la distanza fra i due colpi. Una sequenza che, purtroppo, è stata allungata anche dalla terribile notizia arrivata dall’Iran, con la comunicazione che la condanna a morte di Navid Afkari, lottatore professionista di 27 anni, era stata eseguita. Queste righe si potrebbero anche concludere qui. Cosa c’è da aggiungere all’esecuzione di una condanna a morte, se non il silenzio? Un silenzio che sarebbe molto prezioso, soprattutto utile in tante e frequenti situazioni, ma di fronte all’esecuzione di una condanna a morte suona come una preghiera. Per un ragazzo di 27 anni, un atleta con i suoi sogni e le sue ambizioni, i suoi sacrifici e le sue passioni. Un ragazzo fra l’altro, che lottava per portare alto l’onore del suo paese. E per il quale sono intervenuti in tanti ed autorevoli per chiedere una grazia impossibile, da Human Rights Watch e Amnesty International, lo stesso CIO ed alcuni campioni mondiali di lotta. Ma se, com’è riportato da più parti, l’ammissione di colpevolezza dell’omicidio volontario, del quale Navid è stato accusato, è stata estorta sotto tortura e, in ogni caso, successivamente ritrattata ed i presunti video che documenterebbero l’uccisione del funzionario governativo da parte del lottatore, secondo il suo legale non esistono e dall’estate 2018, quando accadde il fattaccio nell’ambito delle rivolte di piazza, ci sarebbe stato il tempo per renderli pubblici e far mettere l’anima in pace a quella povera madre. No, nessuna risposta e sulla base della «legge di ritorsione», è stata eseguita la sentenza in un carcere della città di Shiraz su «insistenza della famiglia della vittima». Il Comitato olimpico internazionale, tra le organizzazioni che si erano mobilitate per salvare la vita al lottatore, ha dichiarato di essere “scioccato” dall’esecuzione che, il presidente Thomas Bach ha definito “profondamente sconvolgente”.
Difendiamo il futuro in TV: dove trovarlo
Roma, 15 settembre 2020 – Lo spot “Difendiamo il futuro”, già online su tutti i social federali, è ora presente sui canali Sky e Discovery, oltre che su Raiplay (la piattaforma multimediale RAI).
Per Sky lo spot passerà sui canali Sky Sport Uno DTT, Sky Sport NBA, Sky Sport Collection, Sky Sport Serie A, Eurosport 1 e 2; il gruppo Discovery, invece, porterà lo spot su Motor Trend, HGTV, Nove, Real Time e Real Time+1, Dmax e Dmax+1, Giallo, Food Network, D.Science, D.Channel e D.Channel+1.
Inoltre, prossimamente, “Difendiamo il futuro” sbarcherà anche su Sport Italia.
Per saperne di più, clicca qui.
Buona visione!
#Difendiamoilfuturo
Le antiche Olimpiadi (XVI)
Roma 12 settembre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La lotta (terza parte)
Le prese al corpo con due braccia (meson echein o meson lambanein, ossia «afferrare alla vita», «cinturare») servivano a sollevare l’avversario per poi proiettarlo a terra, e si eseguivano in avanti, da dietro, di fianco. Queste tecniche furono utilizzate da Aiace e da Ulisse nel celebre combattimento dell’Iliade. Sappiamo però che nessuno poteva cinturare Aristodamo di Elide, olimpionico nel 388 a.C., a causa della sua taglia ciclopica.
1. 
Come difesa dalle prese al corpo o si premeva sull’avversario con le braccia per rompere il contatto o, all’opposto, ci si avvinghiava a lui (perilambanein), cingendogli il collo e magari uncinandogli una gamba dall’interno o dall’esterno. Lo scopo era di squilibrarlo e farlo cadere. Un agganciamento difensivo molto evidente contro una presa al collo con due mani e tentativo di proiezione in avanti è illustrato in un’anfora a figure nere di Essechia. In uno specchio a rilievo all’Ermitage e in una piccola scultura agli Uffizi, che raffigurano due amorini in lotta, l’agganciamento di una gamba dall’esterno è utilizzato quale difesa contro una cintura da dietro. Secondo Norman Gardiner parembole corrisponderebbe al colpo di tallone, tecnica usata da Ulisse contro Aiace nei versi omerici.
Nonno di Panopoli nelle Dionisiache ha così descritto la “cravatta”: «Gli gettò un braccio intorno al collo, come un laccio, cingendo le sue mani come una corona l’una dentro l’altra e intrecciando le dita». Un’altra presa d’indubbia efficacia consisteva nel cingere il collo e un braccio dell’avversario, azione illustrata da Eutimide nello psictere al Museo di Antichità a Torino. Trachelizein significa «abbattere con una presa al collo» e nel 192 a.C. Clitostrato di Rodi vinse a Olimpia proprio grazie a questa presa.
2. 
Alle prese al collo si accompagnava il movimento che Teofrasto di Ereso (Lesbo) e Teocrito di Siracusa chiamavano edran strephein («volgere i glutei all’avversario»), caratteristico della tecnica detta “ancata obliqua”, utilizzata soprattutto dai lottatori argivi e menzionata da Teocrito a proposito degli insegnamenti di Arpalaco a Ercole. Un’illustrazione della tecnica quale contrattacco a una cintura alla vita si ha nell’anfora a figure nere del VI secolo a.C. ai Musei Vaticani: ruotando velocemente il corpo prima che la presa si consolidasse e tirando all’altezza dei gomiti le braccia serrate dell’avversario, lo si squilibrava; quindi, facendo leva sul proprio fianco, si provocava una caduta laterale.
3. 
Con il termine parathesis («accostare fianco a fianco») s’indicava probabilmente il contatto stabilito in seguito a un attacco portato lateralmente, come appare sia nella coppa a figure rosse del 430 a.C. che mostra Teseo nell’atto di afferrare Cercione per un braccio – all’altezza del gomito – e dietro la schiena (British Museum di Londra), sia nel fregio del Teatro di Delfi che forse raffigura ancora Teseo e Cercione (III secolo a.C.): qui Teseo, se di lui si tratta, ha portato la gamba sinistra ben dietro la sinistra dell’avversario e gli basterà ruotare il busto per proiettarlo a terra facendo perno sull’asse fianco-coscia.
Sebbene non proibite, le prese alle gambe venivano tentate di rado, perché piegandosi verso il basso si correva il rischio di essere schiacciati a terra con tutto il peso dell’avversario oppure cinturati “a rovescio” e ribaltati, come avverrebbe nel judo con una proiezione di tawara-gaeshi su attacco di morote-gari. Tentativi di questo genere in epoca romana sono menzionati da Luciano (nel dialogo Anacarsi), da Ovidio (che nelle Metamorfosi narra il combattimento di Ercole contro Acheloo) e da Stazio (Tideo contro Agilleo). Già negli affreschi egizi delle tombe di Beni Hasan, d’altra parte, si vedono delle prese alle gambe.
Didascalie
In copertina: Psictere a figure rosse di Eutimide che illustra la tecnica detta trachelismos (520-500 a.C.) – Museo di Antichità, Torino
1. Anfora di Andocide a figure rosse, che raffigura una cintura in avanti con sollevamento (530-525 a.C.) – Antikensammlungen, Berlino
2. Amorini in lotta: difesa da presa da dietro con agganciamento esterno di gamba (II secolo a.C.) – Galleria degli Uffizi, Firenze
3. Anfora attica a figure nere che mostra un tentativo di “ancata obliqua” (VI secolo a.C.) – Musei Vaticani, Roma
#difendiamoilfuturo, la campagna comunicativa FIJLKAM è ora uno spot
Comunicato FIJLKAM sull’uccisione di Willy Monteiro Duarte
Roma 8 settembre 2020 La FIJLKAM si unisce al grande cordoglio per la famiglia di Willy Monteiro Duarte, ucciso da una banda di “violenti” per essere intervenuto in difesa di un suo amico coinvolto in una rissa a Colleferro, nel tentativo di pacificare gli animi.
Il comportamento della banda di picchiatori non risponde in nessun modo ai valori trasmessi dagli Sport di combattimento e dalle arti marziali praticate nella Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali (Sumo, Ju Jitsu e Aikido).
Sebbene uno degli appartenenti al branco criminale sia risultato tesserato per il karate con la FIJLKAM, gli Organi di Giustizia federali si sono subito attivati per la sua sospensione e la sua radiazione dall’albo dei tesserati. Nessuno dei coinvolti né oggi né in futuro potrà mai più avvicinarsi ad una delle nostre palestre affiliate né praticare le nostre discipline.
I valori che gli sport olimpici, tra i quali il karate, propugnano sono innanzitutto l’autocontrollo, il rispetto degli altri e la correttezza nonché l’altruismo e la generosità. Sono valori fondanti di ognuno degli sport che fanno parte della FIJLKAM e sono trasmessi dai nostri Insegnanti tecnici a qualsiasi livello di pratica: dalla base all’alto atletismo. Valori che da sempre la FIJLKAM si impegna a diffondere, anche come sta facendo con l’attuale campagna di comunicazione #difendiamoilfuturo. 
Da Scampia ad altre zone difficili del nostro Paese, sono molto più numerosi gli esempi positivi che possono essere raccontati sui nostri praticanti, dalla lotta al bullismo al contrasto della violenza di genere. Pertanto stigmatizziamo fortemente l'atteggiamento di quella stampa che invece di verificare i fatti, e ignorando le proprie regole deontologiche per rincorrere il mero sensazionalismo, bolla come violenti i praticanti dei nostri sport. Tale atteggiamento irresponsabile ignora volutamente che chi è violento esercita il proprio istinto violento a prescindere. E che bolla come violenti degli Sport che, al contrario, insegnano a controllare istinti e pulsioni tramutandoli, invece, in valori costruttivi per la Società. 
Precisiamo, pertanto, che nessun’altro dei picchiatori del branco di Colleferro è tesserato per le discipline FIJLKAM né che tantomeno sia definibile Lotta o Wrestling (peraltro semplice la traduzione inglese dello stesso termine) l’agghiacciante ed insensata violenza che è stata praticata sul povero Willy Monteiro Duarte.
Ci auguriamo che le future ricostruzioni della stampa tengano conto della responsabilità del tutto individuale dei comportamenti dei protagonisti dell’assurdo episodio e che non si applichino al contrario per creare un'ingiusta avversione per Sport olimpici che da sempre lavorano per la formazione e la crescita degli sportivi nel pieno e totale rispetto degli altri.
Da atleta a manager dello sport!
Roma, 8 settembre 2020 – L’Istituto per il Credito Sportivo assegna due borse di studio del valore di 6.000€ a copertura parziale del Master Universitario di I livello in Strategie per il Business dello Sport organizzato da Verde Sport e Università Ca’ Foscari di Venezia. Il master, finalizzato a formare giovani manager da inserire nelle aree strategiche di società sportive, leghe e federazioni, si svolgerà presso il Centro Sportivo La Ghirada di Treviso (www.ghirada.it) e il periodo di lezioni va da settembre a febbraio, per una frequenza full time, tutti i giorni della settimana (weekend esclusi).
Le due borse di studio sono rivolte a ex atleti che abbiano avuto almeno una convocazione in Nazionale, anche giovanile, e che siano in possesso di un diploma di laurea triennale, di una buona conoscenza dell’inglese e che abbiano un’età massima di 35 anni.
Sarà possibile accedere alla modulistica fino al 18 settembre sul sito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nella scheda dedicata al Master SBS.
Le borse di studio saranno intitolate a un’importante figura del mondo sportivo, Cino Marchese, scomparso lo scorso anno, uomo dal grande spessore valoriale e dalle grandi capacità di innovazione, precursore del corporate business e del marketing associato ai grandi eventi sportivi e culturali.
Per ogni informazione si può visitare la scheda del Master SBS sul sito di Università Ca’ Foscari di Venezia, oppure contattare la Segreteria Organizzativa del Master SBS:
Web: https://mastersbs.it/cino-marchese/
Tel: 0422 324313
Whatsapp: 335 7485505
Mail: info@mastersbs.it
Le antiche Olimpiadi (XV)
Roma 4 settembre 2020 Dopo la breve interruzione estiva, pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La lotta (seconda parte)
Era consentito fare sgambetti (ankyrizein o yposkelizein). L’uso attivo delle gambe rende la lotta antica più simile al moderno stile libero che alla cosiddetta greco-romana (termine coniato nell’Ottocento dal lottatore romano Basilio Bartoletti). Luciano di Samosata (Dialoghi degli dei, 7) ha scritto che il giovane Ermes, «avendo sfidato il fanciullo Amore / alla lotta tosto lo vinse / facendogli mancare i piedi». In un famoso papiro di Ossirinco (il P. Oxy. III 466), in cui un allenatore incita due suoi allievi a scambiarsi dei colpi, si legge: «Tu attacca con un piede». Citando Poliakoff, lo storico e filologo Karl-Wilhelm Weeber scrive che «fra i metodi ammessi era lo sgambetto violento».
1.

Diretto da un arbitro munito di una lunga verga, che nell’iconografia spesso appare biforcuta, l’incontro aveva inizio con gli atleti in posizione di guardia (probole): sguardo vigile, gambe divaricate e leggermente flesse, busto proteso in avanti e braccia pronte a sfruttare ogni occasione, come mostrano efficacemente i bronzi ellenistici di due giovani lottatori, provenienti da Ercolano e conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (IV secolo a.C.), che si studiano in attesa del momento propizio per effettuare le prese più vantaggiose alle braccia, al collo o al corpo dell’avversario. Così Eliodoro ha descritto la preparazione di Teagene al combattimento con il gigantesco Etiope: «Raccolse della polvere, se la sparse sulle spalle e sulle braccia [...]; poi distese le braccia in avanti e, appoggiati i piedi ben saldi a terra, i polpacci piegati, le spalle e la schiena curve, il collo leggermente inclinato, con tutti i muscoli serrati rimase fermo ad attendere spasmodicamente le prese della lotta».
2.

Essendo le prese iniziali spesso decisive ai fini del risultato, gli atleti cercavano di sfruttarle al meglio per passare all’offensiva o quanto meno per bloccare l’iniziativa dell’avversario. I lottatori venivano sovente raffigurati mentre si afferravano le braccia, con le fronti a contatto, come nell’anfora a figure rosse all’Ermitage di San Pietroburgo (500 a.C.) e nel magnifico rilievo marmoreo al Museo Archeologico di Atene, in cui tutti gli atleti indossano una cuffia o kekryphalos (ma il suo uso rimase limitato agli allenamenti in palestra). I Francesi chiamano garde ovine questo accostamento delle teste, che fa pensare al fronteggiarsi dei montoni (synarattein), come ha scritto Luciano nel dialogo Anacarsi. Nelle Questioni conviviali Plutarco definì systasis («contrasto») la fase di studio.
3.

Platone, che aveva gareggiato a Istmia, scrisse che nella lotta bisognava mantenere l’equilibrio (katastasis) e difendersi da tre tipi di prese: alle braccia, al collo e ai fianchi. Una delle prese più comuni consisteva nell’afferrare con due mani un braccio dell’avversario, allo scopo di tirarlo a sé, girarsi fino ad avere il dorso contro il suo torace, piegarsi e farlo passare sopra le proprie spalle (eis ypsos anabastazein) per proiettarlo a terra. Questa situazione di doppia presa allo stesso braccio è mostrata ripetutamente: nel citato rilievo marmoreo al Museo Archeologico di Atene, nel Vaso di Anfiarao a Berlino (VI secolo a.C.), nel collo dell’anfora a figure nere di Nicostene al British Museum (550-525 a.C.), in alcuni stateri di Aspendo, ecc. Le tante raffigurazioni mostrano che la doppia presa si faceva afferrando con una mano il polso dell’avversario e con l’altra il braccio all’altezza del polso, del gomito o dell’ascella. Il lottatore attaccato si difendeva prendendo con il braccio libero un braccio del rivale o premendogli la mano sul torace, circa all’altezza della spalla, pronto a cingere il collo (così fa Atalanta con Peleo) e passare al contrattacco. Spesso i contendenti finivano per afferrarsi un braccio ciascuno, come nella citata anfora a figure rosse al Museo dell’Ermitage.
Didascalie
In copertina: Rilievo su una base attica di marmo pentelico, dal Muro di Temistocle (510 a.C.) – Museo Archeologico Nazionale, Atene
1. Anfora a figure nere di Essechia, che mostra un agganciamento di gamba (VI secolo a.C.) – Badisches Landesmuseum, Karlsruhe
2. Coppa a figure rosse di Andronico, che illustra la tecnica detta “cavalla volante” (V secolo a.C.) – British Museum, Londra
3. Anfora a figure nere che raffigura la lotta tra Atalanta e Peleo (VI secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco
Chisura estiva 2020
Roma 13 agosto 2020 Informiamo i tesserati, i praticanti e gli appassionati delle nostre discipline che gli Uffici Federali, su disposizione del CONI, resteranno chiusi dal 14 al 21 agosto 2020.
Auguriamo a tutti buone vacanze!
La #warriorchallenge: risultati sorprendenti sui social Fijlkam
Roma, 10 agosto 2020 – Circa due settimane fa, la Federazione ha ospitato la giovane influencer Cecilia Cantarano al Centro Olimpico per un progetto di diffusione della conoscenza dei nostri sport fra i giovanissimi ragazzi della cosiddetta generazione Z, i post Millenial, abituati all’uso di internet e dei social media sin dalla nascita.
Cecilia, seguitissima sui canali social di TikTok e Instagram, ha passato una giornata con i nostri atleti, imparando tecniche e filosofia dei nostri sport, e ha lanciato la #warriorchallenge, una sfida sui social che ha riscosso un grandissimo successo. Hanno infatti risposto subito, riproponendo alcune tecniche di judo e karate, anche Diego Lazzari, Emanuele Giaccari e Virgitsch, tre influencer altrettanto giovani e seguiti sui loro canali.
Grazie alle storie Instagram dei quattro influencer sono state raggiunte ben 500mila persone, mentre con i soli quattro TikTok le visualizzazioni hanno superato il milione e mezzo.
Il progetto Fijlkam, che è soltanto il primo step della più ampia campagna di comunicazione #difendiamoilfuturo, ha funzionato davvero. L’outcome di quest’operazione pubblicitaria sui social è stato molto positivo, vista l’ampia partecipazione della fanbase sul profilo Fijlkam.
Coinvolgimento, dunque, di nuovi appassionati dei nostri sport e di possibili nuovi frequentatori delle nostre palestre. I ragazzi coinvolti avranno infatti la possibilità di trovare, tramite la pagina del sito Fijlkam ‘Difendiamo il futuro’, la società più vicina fra quelle affiliate con la Federazione ed iniziare la pratica delle arti marziali o della lotta.
Più di 7.600 click fatti sul tag @fijlkam_official e oltre 10.000 nuovi like sul nostro profilo TikTok testimoniano il successo di questo progetto di comunicazione che ha portato il judo, la lotta e il karate a chi, forse, ancora non li conosceva abbastanza da potersi finalmente appassionare.
 
            



 
             
						
 
     
     
     
     
     
     
     
    