Chamizo VS Dake: il super incontro domani in Texas
Roma, 24 luglio 2020 – Da molti è stato definito il “match of the year”, quello tra Frank Chamizo e Kyle Dake che andrà in scena domani 25 luglio ad Austin, in Texas. Una serata dal sapore olimpico che ci prepara ad un anno fondamentale per tutto lo sport.
È il primo incontro fra i due colossi della Lotta Stile Libero: l’azzurro già due volte campione del mondo e quattro europeo, oltre che bronzo olimpico a Rio; lo statunitense due volte campione iridato nel 2018 e nel 2019.
Il guanto di sfida era già stato lanciato a gennaio e durante la Ranking Series di Roma avremmo potuto assistere al loro primo incontro, saltato per indisponibilità fisica del nostro Frank. Insomma, fra cambi di peso e voglia di far crescere questo sport, Frank e Kyle si rincorrono da qualche mese per regalare al pubblico uno spettacolo straordinario.
Stavolta è Frank a cambiar categoria di peso. Solitamente nei -74kg, è salito invece ai -79kg per rincorrere l’americano che la fa da padrone nella categoria ormai da qualche anno.
L’evento è organizzato da FlowWrestling, dove sarà possibile guardare l'incontro in streaming (h2:00, ora italiana, nella notte tra sabato e domenica), che già l’anno scorso, durante il Beat the streets di New York, aveva messo uno di fronte all’altro Frank Chamizo e Jordan Burroughs. Sarà una ricca serata di lotta perché, oltre al “match of the year”, si sfideranno anche David Taylor contro Pat Downey e Anthony Ashnault contro Luke Pletcher.
Non ci sono trofei in palio, non ci sono medaglie, ma c’è la gloria e soprattutto tanta passione per questo nostro sport. Il primo obiettivo della magica serata di Austin è infatti proprio quello di far innamorare sempre più persone della Lotta, uno degli sport più antichi e più nobili del mondo.
Elezioni Bureau UWW: anche Caneva e Di Bussolo Pellicone tra i candidati
Roma, 14 luglio 2020 – Ufficializzate pochi giorni fa le candidature per le elezioni del Bureau dell’UWW, precedentemente programmate il 6 settembre 2020 durante il Congresso ordinario a ridosso dei Campionati mondiali junior di Belgrado e ora in attesa di una nuova data.
Sono sette le posizioni in attesa di rielezione, di cui sei seggi per l’Ufficio di presidenza ed uno per il Presidente della UWW. Per quanto riguarda il Presidente, sarà Nenad Lalovic, già in carica nell’ultimo mandato, a correre senza opposizione per la rielezione di altri sei anni.
Le altre sei cariche in ballo per l’Ufficio di presidenza, invece, saranno contese da cinque operatori storici che hanno presentato la loro ricandidatura, tra cui Marina Di Bussolo Pellicone, e nove nuove candidature, tra cui quella di Lucio Caneva che ha commentato: “La ragione della mia candidatura è da ricollegarsi al grande lavoro che il nostro gruppo dirigenziale, in carica dal 2017, e la nostra Federazione hanno svolto nell’organizzazione di eventi internazionale, visibilità e risultati. Riteniamo che sia giusto occupare un posto nel Bureau UWW per rappresentare la Federazione italiana ed i colori dell’Italia. Certamente il mio apporto sarà incentrato sullo sviluppo della lotta.”
I candidati vincitori avranno un mandato di sei anni presso l'Ufficio di presidenza e la data del Congresso sarà annunciata non appena il calendario del 2020 sarà consolidato.
Ecco la lista dei concorrenti per una postazione nel Bureau:
Ricandidature: Marina Di Bussolo Pellicone (ITA), Pedro Gama Filho (BRA), Mikhail Mamiashvili (RUS), Fouad Meskout (MAR), Akhroldjan Ruziev (UZB).
Nuovi candidati: Lucio Caneva (ITA), Daniel Igali (NGR), Jan Karsnak (SVK), Dina Kharenko (UKR), Marko Korpela (FIN), Edisher Machaidze (GEO), Don Ryan (CAN), Hamid Soryan (IRI), Johnny Zambrano (ECU).
Infine, per quanto riguarda la successione di Tzeno Tzenov, purtroppo venuto a mancare quest’anno, il Bureau UWW ha approvato il sig. Theodoros Hamakos (GRE), già vicepresidente dell’UWW-Europa, per ricoprire la carica ad interim del Consiglio europeo fino al prossimo anno, quando tutti i consigli continentali terranno le loro assemblee ed elezioni per rinnovare tutte le posizioni.
UWW: il piano per gli eventi del 2020
Roma, 6 luglio 2020 – Come sappiamo qualsiasi tipo di competizione internazionale di wrestling è stata annullata fino al 31 agosto. Dopodiché, però, si proverà a ripartire e proprio per questo il Consiglio Esecutivo della UWW ha recentemente convocato lo sviluppo di un piano d’azione per gli eventi rimanenti nel 2020.
Le condizioni e i criteri di tale piano d’azione riguardano chiaramente la salute e la sicurezza degli atleti e di tutti i partecipanti: dovranno dunque essere applicate solide contromisure ai rischi e agli impatti causati dalla crisi epidemiologica da Covid-19.
Nello specifico tali contromisure sono ancora in fase di revisione e la UWW sta continuando a lavorare e a dialogare con l’OMS e con il dipartimento medico del CIO per rimanere in costante aggiornamento sui dettagli critici della situazione. Tuttavia, i criteri di base per cui sarà possibile ricominciare con qualsiasi competizione che si terrà nel 2020 sono stati stabiliti dal Consiglio Direttivo: le competizioni dovranno includere almeno 8 delle 10 squadre meglio classificate e un minimo del 70% dei paesi partecipanti (in base alla presenza degli atleti dell'anno precedente); inoltre, per essere validi, le condizioni e i criteri dovranno essere confermati dalla UWW e dagli organizzatori locali due mesi prima dell’evento.
Se i criteri saranno soddisfatti, lo scenario migliore consentirebbe di svolgere le seguenti competizioni in queste date:
- Campionati europei cadetti - città da confermare, POL - 05-11/10/2020
- Campionati Europei Juniores - Skopje, MKD 19-25/10/2020
- Campionati mondiali U23 - Tampere, FIN, 23-29/11/2020
Per aiutare a ridurre i rischi e controllare la sicurezza degli eventi, il Consiglio Direttivo ha anche deciso di unire i Campionati Mondiali Junior con quelli Senior. Dunque Belgrado ospiterà entrambe le competizioni a dicembre 2020:
- Campionati mondiali juniores - Belgrado, SRB, 04-10/12/2020
- Campionati mondiali senior - Belgrado, SRB 12-20/12/2020
Per quanto riguarda i Campionati Continentali, saranno rivisti da ciascun Consiglio Continentale e sarà determinata la fattibilità di ogni competizione tenendo conto dello stato della pandemia all'interno di ciascuna regione.
Il Bureau dell'UWW ha inoltre deciso che se le condizioni non consentiranno i campionati mondiali junior, al loro posto potranno essere considerati i campionati continentali. Ad esempio, se le condizioni non consentiranno l’organizzazione dei Campionati del mondo U-23, durante tali date potrebbero essere organizzati i campionati europei U-23.
In ogni caso, il Consiglio Direttivo si riunirà nuovamente in agosto e manterrà la comunità del wrestling aggiornata su qualsiasi nuova decisione e su qualsiasi modifica al programma provvisorio delle competizioni.
Il presidente della UWW Nenad Lalovic ci ha tenuto infine a ringraziare “tutti gli organizzatori per la loro dedizione e impegno durante questi tempi senza precedenti" ed anche “l'intera comunità del wrestling per il supporto e la flessibilità nell'adattarsi alle condizioni che cambiano ogni giorno. Insieme raggiungeremo il successo dentro e fuori il tappeto.".
Ciro Russo: pedalando contro il cancro. L’arrivo
Roma, 22 giugno 2020 – “Sono stati dieci giorni intensi in cui ho visto luoghi bellissimi e che mi hanno permesso di guardare anche dentro di me, perché andare in bicicletta permette di pensare a lungo. Ho vissuto emozioni che mi accompagneranno sempre”.
È finita. Ciro Russo ha terminato la sua missione: Torino Roma in sella di una mountain bike, una campagna per raccogliere fondi per la lotta e la ricerca contro il cancro. È partito venerdì 12 giugno e in dieci giorni ha percorso circa 1.000 chilometri tra salite e discese, strade asfaltate e sterrate, tra sole e pioggia battente.
Ci eravamo lasciati giovedì sera a Radicofani, in Toscana, dopo alcuni giorni parecchio burrascosi a causa delle improvvise piogge che lo attendevano tra una collina e l’altra della splendida Toscana. Venerdì mattina, come sempre di buon’ora e dopo un’abbondante colazione, è montato in sella pronto a lasciare la regione del Rinascimento per approdare nel Lazio, sua ultima meta regionale. “Vista la salita per Radicofani (800 metri di altezza) del giorno prima, quella mattina tutta la parte iniziale è stata una bella discesa che mi sono potuto godere, prima dell’inizio di un sali e scendi nello sterrato, anche questo non particolarmente faticoso, che mi ha portato a Bolsena. Gli scorci sul lago e poi la discesa fino in riva sono stati molto belli”. Prima tappa saliente della giornata, non restava che ricominciare a pedalare in direzione Viterbo. Tra il capoluogo della Tuscia e il lago di Bolsena, però, c’era la tappa di Montefiascone ed un’ostica salita per arrivare: “Sì, ma una volta finita la salita ho potuto godere di un panorama mozzafiato su tutta l’alta Tuscia e sul lago che mi precedeva. In quelle zone sono anche passato dentro a incredibili distese di grano, mi sembrava di essere dentro al Gladiatore, il film.”. Da lì, in discesa fino a Viterbo dove, come già successo, c’era un caro amico di Ciro ad aspettarlo. “Mi ha ospitato a casa, abbiamo mangiato e passato la serata insieme. Ci voleva!”
Il giorno seguente, il nono di viaggio, Ciro ha lasciato Viterbo per dirigersi a Formello, passando così per numerosi borghi laziali come Capranica, Vetralla e Sutri. Una giornata stancante, questa volta. “Il tanto dislivello, circa 1200 metri, e soprattutto il tanto sterrato che ho incontrato mi hanno distrutto. Sono arrivato la sera a Formello molto stanco ma, insomma, ce l’ho fatta anche questa volta.”. Una bella doccia rilassante ed una cena, pensando e preparandosi al giorno seguente, il decimo, nonché l’ultimo. “Mi sono preparato, ma comunque il più era fatto: mi aspettavano soli 45 chilometri fino a piazza San Pietro, l’obiettivo finale di tutta l’avventura.”. Pochi chilometri, per gli standard a cui ci ha abituato Ciro, e tutta discesa fino a Roma Nord, dove poi è cominciata la pista in pianura che lo ha portato a Roma, sotto l’Obelisco Vaticano. Partenza con calma, questa volta, e arrivo programmato alle 15:00. Certo, nonostante la tappa non fosse fra le più toste, non si deve dimenticare che Ciro aveva più di 900 chilometri già nelle gambe: “la fatica nelle gambe mi accompagnava ormai da qualche giorno, ogni tanto mi sono dovuto fermare per fare un po’ di stretching altrimenti i crampi avrebbero preso il sopravvento.”. Nonostante tutto, l’arrivo è stato puntualissimo: domenica 21 giugno alle 15:00 in punto. “È stato il momento che più ricorderò di tutto il viaggio. Ad accogliermi c’era la mia famiglia, che mi ha fatto una sorpresa, e tutti i miei compagni di squadra e allenatori delle Fiamme Oro. Un’accoglienza calorosa, mi hanno fatto emozionare e non posso che essere davvero contento di come è andata la giornata.”.
Insomma, Ciro Russo ce l’ha fatta. Una vera e propria avventura che in dieci giorni scarsi gli ha permesso di attraversare mezza Penisola, toccando sei regioni e tantissimi comuni. Un’avventura che gli ha fatto scoprire le pianure, i monti, le colline e i fiumi della nostra bella Italia e, soprattutto, di raccogliere tanti fondi per una causa importante, per il bene comune. “Sono veramente contento di questo viaggio e di averlo portato a termine nei tempi prestabiliti. Ma sopra ad ogni cosa, sono contento, e ancora emozionato, per l’enorme consenso che ho ricevuto dalle persone che mi sono vicine. Inizialmente, non pensavo di avere così tante persone che decidessero di accompagnarmi in questo viaggio e invece le donazioni sono arrivate a circa 4.000 euro e l’obiettivo è quasi raggiunto. Il link della Rete del Dono è ancora attivo e c’è ancora tempo per raggiungere l’obiettivo finale. Voglio ripeterlo, sono davvero contento.”.
Oggi Ciro è tornato a Roma, dove riprenderà ad allenarsi con i suoi compagni, nello sport che lo ha visto competere su palcoscenici europei e mondiali indossando la divisa azzurra: la lotta greco-romana. Potete rivedere tutto il suo viaggio sulle sue pagine social (FB e Instagram) attraverso dirette, foto e video, e qui sul sito Fijlkam, con i racconti e le testimonianze scritte.
Ma se davvero vogliamo ringraziare Ciro per averci portato con sé nel suo viaggio, non ci resta che sostenere la sua causa e donare quel che si può per la lotta contro il cancro, cliccando qui.
Ciro Russo: pedalando contro il cancro. L’avventura continua
Roma, 19 giugno 2020 – Continua senza sosta la lunga avventura di Ciro Russo in nome della lotta contro il cancro, in biciletta da Torino a Roma lungo la via Francigena.
Lo abbiamo lasciato domenica sera a Pontremoli, un paese del nord della Toscana da cui il lunedì mattina, come sempre molto presto, si è rimesso in sella puntando dritto il mare. Un percorso inizialmente in pianura, con una leggera inclinazione in discesa, nell’entroterra del carrarese dove ha toccato paesi come Ponticello, Villafranca in Lunigiana e Aulla arrivando anche a 50 km orari di velocità e immaginando il mare non così lontano. Prima di vedere il mare, però, un’ostica salita per arrivare a Ponzanello, approdando dunque solo per un momento in Liguria. I pochi chilometri rendevano davvero dura la salita che ha accompagnato Ciro fino a 633 metri di altezza: “da 0 a 600 in 6-7 km. L’ho dovuta affrontare con molta calma, ma una volta arrivato, oltre il panorama mozzafiato sul mare, c’era la vista della lunga discesa per la Liguria”. Sarzana, prima, e Luni Mare, poi, dove all’ora di pranzo, una bella pausa in riva al mare non gliela avrebbe tolta nessuno. “Un panino sugli scogli e la felicità dell’odore di salsedine che per un ragazzo piemontese è sempre straordinario”.
Con altri 20 km, a Massa, la quarta tappa di Ciro è giunta al termine: 71 km davvero intensi, con 1301m di dislivello, premiati però da una bella cena di pesce finale.
Al quinto giorno, con 440 km circa sulle gambe, Ciro sempre positivo ha dovuto affrontarne altri 100, superando così il traguardo di metà percorso. “Quella mattina le gambe, se possibile, stavano peggio della sera prima. Per fortuna il percorso non prevedeva salite esagerate. Giusto un paio di promontori. Addirittura dopo la colazione non riuscivo neanche a fare le scale e infatti nei primi 15 km sono andato pianissimo. Dopo un po’, però, si sono sbloccate e ho ricominciato a pedalare come si deve.”. Nel frattempo le donazioni continuavano ad arrivare dando a Ciro una fortissima motivazione, perché come ci ha detto il mental coach durante una delle dirette dal viaggio, la motivazione viene dal sentimento e con la voglia di riuscire cambia tutto.
Passando per Forte dei Marmi, Camaiore e Lucca, tra indicazioni stradali nascoste e gps, l’obiettivo finale era San Miniato. “Sono passato anche per il borgo di Pietra Santa, un posto bellissimo e caratteristico che non conoscevo e che ti immerge davvero nel Medioevo”.
La prima parte del viaggio, fino a Lucca dove ha fatto pausa pranzo, è stata illuminata da un bel sole; sulla seconda, non si può dire altrettanto: “Mentre mangiavo il mio bel panino ho visto le nuvole avvicinarsi ed ha iniziato a piovigginare”. Meglio ripartire subito, allora, così da mantenere la possibilità di fermarsi in caso di acqua a catinelle. “Ho iniziato a pedalare e, tempo mezzoretta, il diluvio non si è fatto aspettare. Le previsioni davano pioggia battente fino a sera e non mi rimanevano che due possibilità: fermarmi o portare a termine il compito della giornata. Mi sono armato di pazienza e di k-way, che poi a poco è servito, e sono finalmente arrivato a destinazione, letteralmente zuppo dalla testa ai piedi.”.
Arrivato a San Miniato, Ciro è stato ospite di un convento francescano: “Una bella esperienza, dove ho incontrato altri pellegrini con cui chiacchierare e mangiare insieme.”.
Mercoledì mattina, dopo parecchio tempo perso a rifare le valigie, Ciro ha avuto una bella sorpresa: la seconda foratura del viaggio. “Durante l’acquazzone del giorno prima mi si è bucata la ruota posteriore e ho dovuto prendere l’altro copertone di ricambio che avevo e sostituire la gomma. Sono partito, in ritardo, alle 8:30”. Gli obiettivi della giornata erano San Gimignano prima e Siena poi. Arrivato, di nuovo zuppo, alla prima tappa, è uscito fortunatamente il sole e Ciro ha potuto visitare il centro cittadino: “Ancora una volta davvero suggestivo, sembrava di essere nuovamente immersi nel Medioevo”. Ripartito in direzione Siena, ad accompagnarlo le fantastiche colline toscane erano lì, piene di viti e con paesaggi mozzafiato. Ondeggiando tra le colline, finalmente arrivato a Siena, in piazza del Campo una piacevole sorpresa, stavolta davvero, aspettava il nostro avventuriero: “Sono stato accolto da una parte della squadra Fiamme Oro. Sono venuti il mio allenatore Marco Papacci, il mio direttore tecnico Marco Arfè, il mio compagno di squadra Matteo Roccaro e la dirigente Roma del centro polifunzionale di Spinaceto, oltre alla dottoressa Petrone. Abbiamo mangiato e dormito tutti insieme proprio a piazza del Campo, in questa splendida città che è Siena, e abbiamo passato una bellissima serata. Ero davvero emozionato per il loro supporto.”.
Superate le grandi piogge, le forature delle ruote e le fatiche inevitabili di un viaggio del genere, il giovedì mattina, ormai Ciro è abituato, non può che cominciare in salita. “In salita, sì, in tutti i sensi. Letteralmente, per una sterrata molto tosta proprio subito dopo Siena, ma soprattutto metaforicamente. La sera precedente infatti, durante la cena con gli amici delle Fiamme Oro, il cellulare ha completamente smesso di dare segnali di vita, probabilmente per l’acqua del giorno prima”. Chiaramente Ciro non può farne a meno per continuare il suo viaggio fino a Roma, sia per il navigatore che per mantenersi in contatto con tutti coloro che lo stanno supportando in questa sua campagna benefica. “Ho perso tutta la mattina per cercare un altro telefono e sono riuscito a partire solo alle 11:30”.
La ripartenza, insomma, è stata piena di imprevisti ed anche il proseguire del viaggio ha dato filo da torcere al nostro lottatore. “La Toscana è incantevole, offre paesaggi bellissimi e indescrivibili però, ciclisticamente parlando, non si fa altro che incontrare salite e discese ripidissime. Da Siena a Radicofani sono un centinaio di km di sali e scendi”. Una vera faticata, dunque, per arrivare agli 800 metri di altezza della meta finale di giornata. “I primi 60 km dopo Siena erano tutti di sterrato e le salite in sterrato, vi assicuro, sono dure e fastidiose perché la ruota posteriore slitta spesso e volentieri.”.
Nonostante le ansie del ritardo, con la buona pazienza che lo contraddistingue, Ciro ha affrontato ogni salita piano piano, una alla volta, arrivando a San Quirico d’Orcia, la cui valle è a metà strada tra Montepulciano d’Abruzzo e Montalcino. “Ho avuto il piacere e l’onore di attraversare queste vigne che ci invidiano in tutto il mondo”, ci racconta Ciro, prima di ripartire in discesa e riposare un pochino in pianura. Infine, un’ultima salita di circa 600 metri di dislivello e il meritato arrivo a Radicofani. “Anche questo è un borgo storico molto bello, come tanti che ho incontrato in Toscana”.
Insomma, quattro giorni durissimi, bisogna dirlo. Ma come Ciro ci ha già detto, quando è la motivazione a farla da padrona sono davvero pochi gli ostacoli insormontabili. Se la strada è in salita, e spesso lo è sia letteralmente che metaforicamente, non resta che rimboccarsi le maniche e pazientemente affrontare una fatica alla volta, senza perdersi d’animo.
È questo lo spirito che Ciro Russo ci sta mostrando. Lo stesso spirito di chi è impegnato nella ricerca e nella lotta contro il cancro. Mancano soli tre giorni alla fine del viaggio con arrivo previsto per domenica a piazza San Pietro a Roma. È sempre possibile seguire il diario di viaggio tutti i giorni sulle pagine social di Ciro (FB e Instagram) attraverso dirette, foto e video, e qui sul sito Fijlkam, con l’ultimo racconto di lunedì mattina. Ma se davvero vogliamo accompagnare Ciro nel suo viaggio, non ci resta che sostenere la sua causa e donare quel che si può per la lotta contro il cancro, cliccando qui.
Ciro Russo: pedalando contro il cancro. La partenza
Roma, 15 giugno 2020 – Il viaggio di Ciro è finalmente iniziato. Venerdì mattina, di buonissima ora, carico di bagagli, volontà e soprattutto tanta motivazione, l’avventura ha cominciato a prender forma. Ciro Russo è un lottatore della nazionale italiana, lo sapete, e in questo momento sta intraprendendo un viaggio in bicicletta da Torino a Roma, passando per la famosa via Francigena, la via dei pellegrini. Ma è un allenamento? Beh, in questo periodo in cui allenarsi in palestra è stato piuttosto difficile, Ciro ci ha raccontato di aver escogitato dei metodi alternativi: “Avevo fatto solo due settimane di allenamento con la bici, quindi non sono ancora molto abituato”. Ma più che altro, questo viaggio è una campagna di raccolta fondi per qualcosa a cui Ciro è molto legato: la lotta contro il cancro sostenuta dalla Fondazione AIRC. “Le motivazioni sono fortissime”, assicura il lottatore torinese. Sono circa 1000 km in un massimo di 10 giorni, la sfida non è da tutti.
La preparazione alla partenza, come in ogni sfida che si rispetti, non è stata particolarmente tranquilla, soprattutto la sera precedente. “Ero pieno di piccoli affari da sbrigare e tutta una serie di aspetti logistici, tra bagagli e kit di riparazione. Ma soprattutto c’era tutto l’aspetto mentale per cui non mi sentivo veramente pronto, visti i pochi allenamenti precedenti. Non sapevo cosa mi aspettasse, come un lungo viaggio verso l’ignoto. Un conto è leggere una guida, un conto è partire. Allo stesso tempo, c’era tanta positività: con un po’ di tenacia e di grinta ce l’avrei fatta. Tra il positivo e l’agitato, con lo stomaco un po’ sottosopra come prima di un’importante gara di lotta, mi sono messo a letto alle 23:30, ma prima delle 2:00 non ho chiuso occhio”.
Poche ore più tardi, il suono della sveglia impostata alle 5:45 richiamava Ciro all’ordine ed il viaggio cominciava davvero. Colazione, cambio, e via a piazza Vittorio (Torino) con tutta la positività possibile, anche perché il cielo smentiva le previsioni del giorno prima: “Era il primo buon segno. Durante la notte, la pioggia era scesa incessante ma poi, al momento della partenza, aveva smesso”.
Ancora un po’ in subbuglio per via dell’emozione, non restava che mettersi sotto e iniziare a pedalare. “E lì è partito il viaggio”.
La prima fermata è stata a Chivasso, dove poter ritirare le credenziali del pellegrino registrando le tappe che vengono fatte. “Serve come testimonianza e per ritirare poi un documento a Roma, in piazza San Pietro, che attesti la fine del pellegrinaggio. Inoltre dà accesso a sconti lungo il tragitto. Il signore incontrato a Chivasso mi ha dato subito la prima dritta fondamentale: ‘Guarda che ha piovuto tutta la notte, mi raccomando di non prendere la Francigena fino a Vercelli o rimani impantanato di certo, prendi l’asfaltata’. Non me lo sono fatto ripetere e ho seguito i suoi consigli.”
Pedala e pedala, nel primo giorno il nostro Ciro ha attraversato gran parte del Piemonte. Da Torino fino a Casale Moferrato solcando le statali, a Mortara ha finalmente preso la via Francigena che, scavalcando il primo confine della Lombardia, lo ha portato a destinazione: Garlasco. “Il tempo è stato bellissimo, senza neanche una goccia di pioggia, e un panorama molto particolare. Nel Vercellese soprattutto, mi sono imbattuto in moltissime risaie che mi regalavano questo forte odore salmastro, come di alga di mare, e sono stato accompagnato da tanti aironi che insieme a me solcavano le strade e i campi piemontesi.”
Ancor prima di arrivare a Garlasco, il primo traguardo è stato raggiunto: cifra 100. “Era un po’ il momento clou. Durante i miei allenamenti sono arrivato al massimo a una settantina di km, e arrivare a 100 km il primo giorno è stata di certo una grande emozione.”
A Garlasco, Ciro si è rifugiato in un B&B per il meritatissimo riposo dopo il primo grande scoglio. “Signori gentilissimi che hanno accettato di farmi fare colazione molto presto. Ho lavato i vestiti e ho mangiato in un ristorantino lì vicino. Un pochino gourmet, a dire il vero, non è un difetto in sé, ma io avevo bisogno di mangiare molto di più. Stavolta, rilassato, stanco e davvero soddisfatto, non ho avuto alcun problema ad addormentarmi e le mie otto ore di sonno non me le avrebbe potute togliere nessuno”.
Sabato mattina, di nuovo di buonissima ora, colazione fatta e bagagli in sella, la seconda tappa ha preso il via. Attraversando una parte di Lombardia e costeggiando il fiume Po, pronto a scavalcare il confine dell’Emilia Romagna, il meteo, di nuovo al contrario delle previsioni, offriva al nostro avventuriero quel bel sole che riscalda l’anima. “È stata una tappa bellissima, mi ha permesso di vedere Pavia e Piacenza per la prima volta, passando proprio al centro. È stato fantastico il tratto in cui la ciclabile sopraelevata ti fa costeggiare il fiume Ticino, nei pressi di Pavia”. Sì, una tappa bellissima, ma come ogni bellezza con un imprevisto dietro l'angolo: "Poco dopo Pavia, in uno sterrato, ho bucato la gomma posteriore. Ho dovuto sostituire la camera d'aria e, vi assicuro, sotto al sole non è esattamente piacevole. Fortunatamente avevo la scorta ed ora dovrò far riparare questa, in modo da non rimanere scoperto.".
Anche stavolta, sono stati circa 130 km in pianura, senza rilievi. “Sì, li ho affrontati abbastanza bene, anche se negli ultimi 15 km ho accusato un po’ di stanchezza. Non tanto sulle gambe, quanto più in generale. Mi sentivo fiacco”. Ma chiaramente Ciro ce l’ha fatta e a sera, come nelle previsioni, è approdato a Fiorenzuola d’Arda dove un’altra notte di meritato riposo lo aspettava. “Di questa tappa, la parte più complicata è stata quella dello sterrato. Mi ero allenato soltanto sull’asfalto prima d’ora e non immaginavo fosse una tale rogna. La giornata di sole è stata fantastica e la pianura, beh, è sempre un piacere”.
Di domenica mattina, non si riposa affatto, ma di buonissima ora ancora una volta, è arrivato il momento di ripartire. Un percorso, in questa terza tappa, che fa paura. Cominciano le salite, quelle toste davvero, e cominciano gli imprevisti. Dovevano essere 90 km, da Fiorenzuola d’Arda a Berceto, ma sono diventati 113, con un dislivello totale di 2197 metri. “Ho chiamato tutti gli ostelli di Berceto, ma non c’era nulla, neanche gli hotel mi rispondevano. Di dormire lì non se ne parlava neanche. Ho dovuto allungare fino a Pontremoli, in Toscana. È stata sicuramente una delle tappe più difficili”.
Dopo un dolce inizio di 25 km si è fermato a Fidenza per prendere un bel caffè con una cara amica. Ma, come si dice, non è che il preludio alle immense fatiche che di lì a poco lo avrebbero messo a dura prova. “A Fidenza è iniziata una lenta ma costante salita, la prima del viaggio, che mi ha portato fino al Passo della Cisa, un punto simbolico perché è il più alto di tutto il percorso, a 1041 metri. Nel complesso, è inutile nasconderlo, è stata molto dura. Ora che sono a Pontremoli, però, sono davvero soddisfatto”. Le difficoltà non si sono fermate alle salite, “Le prime della mia vita con 260 km già sulle gambe”, ma anche il sole ci ha messo del suo: “Un sole a dir poco cocente che, infatti, mi bruciato le braccia. Inoltre, mi ha fatto sudare tantissimo e la disponibilità di acqua è poca perché la trovo solo nei centri abitati e il rifornimento che posso fare non va oltre il litro mezzo, per questioni di peso e di spazio. Il dosaggio dell’acqua significa patire un pochino, ma poi, quando si arriva in cima, si dimentica tutto. Posso dirlo: da lottatore, ho combattuto col Passo della Cisa e ho vinto!”.
Dopodiché, una lunga discesa ha accompagnato Ciro verso Pontremoli. La fatica è tanta, la sfida è ardua, ma Ciro resta sempre sorridente e positivo. È la sua attitudine, sicuramente, ma è anche la missione a metterlo di buon umore. Non lo fa per sé, non lo fa per vezzo, lo fa per gli altri e per chi ha bisogno. La campagna di raccolta fondi sta andando bene e per questo il nostro lottatore dimostra tutta la sua gratitudine a chi sta sostenendo la sua causa. Ma non fermiamoci, continuiamo a donare, mentre Ciro Russo ci porta a spasso per l’Italia in questa avventura che, sullo sfondo di panorami mozzafiato, unisce lo sforzo fisico, la volontà e la determinazione alla solidarietà e l’attenzione per gli altri. Come ci insegnano, in realtà da sempre, i nostri amati sport.
Lunedì mattina si riparte con un’altra lunga tappa da Pontremoli a Massa, “dove finalmente vedrò il mare!”
L’appuntamento con il diario di viaggio di Ciro Russo è tutti i giorni sulle sue pagine social (FB e Instagram) attraverso dirette, foto e video, e qui sul sito Fijlkam, con i racconti e le testimonianze scritte. Ma se davvero vogliamo accompagnare Ciro nel suo viaggio, non ci resta che sostenere la sua causa e donare quel che si può per la lotta contro il cancro, cliccando qui.
Lutto nel mondo della Lotta: è morto Tzeno Tzenov, Vicepresidente UWW
Roma, 3 giugno – E’ scomparso all’età di 80 anni Tzeno Tzenov, Vicepresidente della Federazione mondiale di lotta (UWW) e Presidente del Federazione Europea.
Grande amico personale del compianto Presidente Matteo Pellicone con il quale ha condiviso lunghi anni alla Vicepresidenza prima nella FILA, poi nell’UWW, Tzenov ha vissuto appieno il mondo della lotta mondiale partecipando attivamente alla sua evoluzione.
Uomo di grande cultura, si era laureato in storia all’Università di Sofia e aveva un Master in Archeologia. Ma la sua vita è sempre stata illuminata dalla passione per lo Sport e per la lotta olimpica, tanto che dal 1980 ha rivestito prima il ruolo di segretario generale, poi quello di Presidente della federazione Bulgara di lotta. Ha avuto anche un importante ruolo come membro del Comitato Olimpico Bulgaro fino al 1992.
Ma la sua attività abbracciava varia ambiti, infatti è stato anche direttore esecutivo della Fondazione di beneficenza "Sport bulgaro" fin dal 2004.
“Come dirigente di lunga data nello sport e come storico, Tzenov aveva una grande conoscenza della cultura e del patrimonio della Lotta, in particolare nel contesto europeo - ha dichiarato il Presidente della UWW Nenad Lalovic – grazie alla sua cultura ed alla sua esperienza dello sport in Bulgaria e anche nella Federazione Mondiale, ha avuto un ruolo fondamentale nel condurre il mondo della Lotta verso la modernità, salvaguardane al contempo i valori fondamentali. E’ una grave perdita per tutta la nostra comunità”.
Lottatori dal mondo. Parte 2: i top russi in attività
Roma, 1 giugno 2020 – Continuiamo questa rubrica seguendo i video pubblicati dalla UWW per raccontare e conoscere i lottatori più forti al mondo. L’ultima volta abbiamo parlato dei lottatori americani in attività, questa volta parleremo dei russi che, forse ancor di più, i nostri azzurri dovranno tenere d’occhio e studiare in vista di Tokyo 2021.
Nessun paese, nel passato, ha dominato l’orizzonte della lotta come la Russia. E la Federazione russa non sembra avere alcuna intenzione di rallentare il suo cammino che anche negli anni più recenti ha conquistato risultati strabilianti.
Ma quali sono gli atleti che gli permetteranno di mantenere standard tanto alti? Anche in questo caso, la UWW ha preparato un servizio che ci mostra i cinque migliori lottatori russi in attività. Andiamoli a scoprire da vicino.
Al quinto posto, Musa Evloev (97kg GR). Ventisette anni appena compiuti, il grecoromanista russo non perde un incontro da due anni. Ha vinto l’oro agli ultimi due Campionati del Mondo di Budapest (2018) e Nur-Sultan (2019), migliorando così l’argento del 2017 a Parigi, oltre alla medaglia d’oro agli Europei di Bucarest del 2019, dove si è imposto di misura sul nostro Daigoro Timoncini (poi bronzo europeo) in semifinale. Con ben 60 punti, Evloev guida la classifica mondiale nella stessa categoria del nostro Nikoloz Kakhelashvili, attualmente in quinta posizione con 32 punti. Evloev purtroppo non ha partecipato agli Europei di Roma, dove le sfide con il nostro Nikoloz e con il fortissimo armeno Artur Aleksanyan sarebbero state di livello altissimo.
Al quarto posto, Zaurbek Sidakov, il liberista dei 74 kg. Nella stessa categoria di leggende come il nostro Frank Chamizo e il grande Jordan Burroughs, il giovane 26enne russo è l’unico a tenergli testa. Non a caso, è il Campione del Mondo in carica, al suo secondo oro iridato consecutivo. A Budapest, nel 2018, batteva proprio Chamizo in semifinale, prima di aggiudicarsi l’oro; e anche a Nur-Sultan, nel 2019, ha avuto la meglio sull’azzurro in finale. Ma al comando della classifica mondiale c’è ancora Frank, mentre Sidakov si posiziona subito sotto, in seconda posizione.
In terza posizione incontriamo la lottatrice ventinovenne Natalia Vorobieva che dal 2012 al 2016 ha vinto praticamente tutto oscillando fra la categoria dei 68kg e quella dei 72kg. Oro olimpico (72kg) a Londra nel 2012, si conferma negli anni successivi con un argento, un bronzo e un oro ai Campionati del Mondo del 2013, 2014 e 2015, e con gli ori europei del 2013 e 2014, fino all’argento delle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, nella nuova categoria dei 68kg. Ma non finisce qui perché la campionessa russa, tornata ai 72kg, si aggiudica anche l’oro iridato a Nur Sultan nel 2019 e l’oro europeo di Roma 2020. A oggi è prima nel Ranking Mondiale nella stessa categoria di peso della nostra Enrica Rinaldi, attualmente in ottava posizione.
Il numero due dei lottatori russi è Roman Vlasov, grecoromanista attualmente nei 77kg, che ha dominato la scena mondiale soprattutto fra il 2011 e il 2016, vincendo di tutto. Due ori olimpici consecutivi, Londra 2012 e Rio 2016, due ori ai Mondiali, Istanbul 2011 e Las Vegas 2015, e ben quattro ori europei, Belgrado 2012, Tbilisi 2013, Kaspiysk 2018 e Bucarest 2019. Il trentenne della Greco Romana si trova attualmente in 16esima posizione del Ranking Mondiale ed insegue il record del terzo oro olimpico in Giappone.
Chiudiamo con il numero uno: Abdulrashid Sadulaev. A soli 24 anni, il “tank russo”, è già il numero uno assoluto nei 97kg di lotta libera, stessa categoria del fenomeno statunitense Kyle Snyder e del nostro Abraham Conyedo Ruano. Il suo palmarès parla da solo: oro mondiale nel 2014, 2015, 2018 e 2019; oro agli European Championships del 2014, 2018, 2019 e 2020; oro agli European Games di Baku 2015 e di Minsk 2019; nonché oro olimpico ai Giochi di Rio 2016 nella categoria di peso degli 86kg.
Impressionante anche a vista d’occhio, un palmarès che presenta quasi soltanto medaglie d’oro, con l’eccezione di un argento. A Campionati del Mondo di Parigi, nel 2017, Sadulaev, appena passato alla categoria dei 97kg, viene infatti fermato in finale dal leggendario Kyle Snyder. Si prenderà però la sua rivincita già l’anno successivo, sempre in finale mondiale a Budapest.
Insomma, con questi atleti come fiore all’occhiello, la Russia potrà mantenere con ogni probabilità gli standard vincenti del passato più remoto e di quello più recente.
Il nostro compito è allora di studiarli il più attentamente possibile per arrivare ben preparati ai prossimi incontri e, soprattutto, ai Giochi di Tokyo del 2021.
Lottatori dal mondo. Parte 1: i top USA in attività
Roma, 27 maggio 2020 – Cominciamo questa rubrica seguendo gli articoli pubblicati dalla UWW per raccontare e conoscere i lottatori più forti al mondo.
Sappiamo che i nostri atleti, oltre ad allenarsi per perfezionare la propria tecnica e la propria tenuta fisica, studiano molto attentamente gli avversari, in particolare i più pericolosi.
Fra gli avversari più tosti ci sono senza dubbio gli Statunitensi. La squadra di lotta libera americana nel 2017 a Parigi durante i Campionati del Mondo ha portato a casa sei medaglie, fra cui due ori. Nel 2018 a Budapest altre sette medaglie, fra cui ben tre ori, e l’anno successivo a Nur-Sultan altre quattro medaglie con altri due ori.
La squadra femminile non è stata da meno in questi anni. A Nur-Sultan si è classificata terza nella classifica delle squadre, portando a casa ben tre ori, a Budapest di nuovo terza come squadra, con quattro medaglie di cui un oro e infine a Parigi dove la squadra si è classificata seconda.
La UWW ha stilato una lista dei migliori cinque atleti statunitensi in attività, tra lotta libera e lotta femminile.
Al quinto posto troviamo Tamyra Mensah (68kg). La ventisettenne è stata incoronata lottatrice dell'anno 2019 della United World Wrestling Women. Ha concluso il 2019 con un record di imbattibilità, grazie al titolo mondiale conquistato contro la medaglia olimpica Jenny Fransson (Svezia), dominando tra l’altro anche la campionessa olimpica 2016 Sara Dosho (Giappone). Già medaglia di bronzo mondiale nel 2018, è diventata la prima lottatrice statunitense a vincere l'Ivan Yarygin per tre anni consecutivi. Mensah è attualmente classificata al primo posto nel mondo, nella stessa categoria di peso della nostra Dalma Caneva, e ha bloccato un posto per le Olimpiadi di Tokyo.
Al quarto posto, J'den Cox (92kg) si è affermato come uno dei migliori liberisti al mondo da quando è entrato nella scena mondiale nel 2016. Ha vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2016 a Rio e una medaglia di bronzo nel 2017 negli 86 kg, prima di vincere due titoli mondiali, nel 2018 e nel 2019, nei 92 kg. È stato imbattuto nel 2019 e si è imposto con grandissimi risultati ai Campionati del mondo 2019 a Nur-Sultan, in Kazakistan.
Al terzo posto, Adeline Gray (76kg) nel 2019 ha conquistato il suo quinto titolo mondiale, diventando la prima americana cinque volte campione del mondo. Adeline Grey ha vinto la medaglia d'oro ai campionati del mondo ciascuna delle ultime quattro volte in cui ha partecipato all'evento. La sua ultima sconfitta in un campionato del mondo risale al 2013, quando ha vinto la medaglia di bronzo, come già nel 2011. Gray è attualmente classificata al primo posto della classifica mondiale, nella stessa categoria di peso della nostra Eleni Pjollaj.
In seconda posizione, Kyle Snyder (97kg), soprannominato “Captain America”, è diventato il più giovane campione mondiale di wrestling degli Stati Uniti con il titolo del 2015. L'anno successivo, Snyder ha vinto l'oro alle Olimpiadi di Rio, diventando il più giovane campione di wrestling olimpico americano. Nel 2017, ha vinto il titolo mondiale sconfiggendo Abdulrashid Sadulaev (Russia) in una battaglia fra numeri uno. L'anno successivo, Snyder e Sadulaev si sono incontrati di nuovo per il titolo mondiale a Budapest, in Ungheria, lasciando questa volta l’americano con la medaglia d'argento. Nel 2019, Snyder ha ottenuto la sua quarta medaglia mondiale, vincendo il bronzo a Nur-Sultan. Attualmente è al secondo posto nella classifica mondiale con 57 punti, nella stessa categoria del nostro Abraham Conyedo Ruano.
Infine, Jordan Burroughs (74kg) è stato un modello di coerenza ed eccellenza da quando ha conquistato il suo primo titolo mondiale nel 2011, prima di diventare campione olimpico l'anno successivo alle Olimpiadi di Londra 2012. Da allora Burroughs ha aggiunto gli ori mondiali del 2013, 2015 e 2017, insieme ai bronzi mondiali del 2014, 2018 e 2019. Burroughs è attualmente al quarto posto nella classifica mondiale con 43 punti, nella categoria di peso attualmente dominata dal nostro Frank Chamizo con 62 punti.
Burroughs e Chamizo si sono trovati l’uno di fronte all’altro in diverse occasioni da quando l’italiano è passato alla categoria dei 74kg. Il primo incontro è avvenuto a New York, nel maggio 2018, durante il torneo Beat the Streets, dove è stato l’americano a imporsi. Nel luglio subito successivo, una nuova sfida fra i due campioni è terminata con la vittoria dell’italiano, medaglia d’oro al torneo Yasar Dogu di Istanbul. Anche questo un incontro all’ultimo respiro, conclusosi 8-8. Ai Campionati Mondiali di Budapest, nel 2018, hanno invece lottato per la conquista della medaglia di bronzo, come detto vinta dall’americano dopo un tiratissimo 4-4. Nel 2019, ha vinto un incontro Burroughs agli ottavi di finale della Ranking Series di Dan Kolov (Bulgaria) ed è saltata la finale di Yasar Dogu per un risentimento al polpaccio di Frank. Ma la sfida non è finita qui, questo è certo!
Questi, dunque, i cinque migliori lottatori statunitensi in attività secondo la UWW.
I nostri lottatori, in vista dei Giochi di Tokyo e dei tornei di qualificazione diretta, li studieranno molto attentamente.
Lotta: il gioco online che sfida i fan
Roma, 11 maggio 2020 – Appassionati di Lotta, la sfida è aperta! Conosci le regole della Lotta? Credi di poter chiamare l’azione sulla materassina tanto accuratamente quanto i migliori arbitri al mondo?
Ora puoi testare la tua conoscenza in materia.
Il dipartimento Referee and Development della UWW, in collaborazione con il team di Comunicazione, ha creato infatti un esercizio divertente e interattivo, "UWW #1 – Scoring Situations" su Kahoot, una simulazione arbitrale online, la prima per questo genere di sport.
Il gioco è molto semplice. Si tratta di una serie di 20 azioni prese da filmati di incontri della UWW e si chiede ai fan di segnare i punti così come è stato fatto dagli arbitri in diretta.
Un’occasione per gli appassionati di lotta per guardare le azioni dal punto di vista degli arbitri. E un’occasione, per questi ultimi, per mantenersi allenati e apprendere ancor di più.
Un gioco, dunque, che si trasforma in una competizione, poiché vengono registrati i punteggi dei giocatori in tempo reale e messi in paragone con quelli degli altri partecipanti.
Come ha detto il Presidente della UWW Nenad Lalovic, questa è “un’attività divertente e istruttiva”, utile soprattutto in questo momento di crisi. Ci saranno domande di base, ma anche qualche difficoltà in più per testare davvero fino a che punto si conosce questo sport.
Il gioco è aperto per i primi 1000 partecipanti che si iscriveranno sulla piattaforma.
Tratto da www.unitedworldwrestling.org