Preparando un evento per i 40 anni del primo mondiale femminile
Un passaparola innarrestabile si sta spargendo in tutto il mondo per festeggiare in occasione del 29 e 30 novembre i 40 anni dal primo campionato mondiale femminile che si è svolto a New York nel 1980. Ed è proprio nella Grande Mela che l'evento previsto per l'anniversario avrà luogo, mettendo in contatto le protagoniste dell'epoca, ripescate da ogni angolo del pianeta, con l'organizzazione da parte della IJF nella figura di Elisabetta Fratini, in collaborazione con la federazione statunitense ed un passaparola in cui un ruolo importante è da vedersi anche nella collaborazione e supporto di Cristiana Pallavicino che si è messa sin da subito a disposizione per sfruttare la sua rete di contatti per reperire materiale, testimonianze ed adesioni.
Singolare, infatti, è la naturalezza con cui tutto questo è nato, partendo da un altro tipo di festeggiamenti, quelli per i 70 anni di una delle atlete cardine di quella manifestazione, la prima medaglia d'oro azzurra Margherita De Cal. In quell'occasione, infatti, tutta la squadra si è ritrovata ad Andreis, assieme ad Elisabetta Fratini, Maria Grazia Perrucci ed in collegamento video con Jean Kanakogi, figlia di Rusty Kanokogi e Janet Bridge, mettendo le basi per realizzare così un altro grande evento mondiale.
Una generazione di donne pazzesca, che vede figure come quella di Rusty, nata sotto il nome di Rena Glickman. La sua passione, ostinazione, perseveranza, portarono il judo femminile a quel primo mondiale a New York, arrivando addirittura ad ipotecare la casa in cui viveva per finanziarlo. Nata il 30 luglio 1935, Rena Glickman crebbe nei pressi di Coney Island e scelse il soprannome Rusty per la sua amicizia con il cane randagio locale che portava quel nome. Nei primi anni 60 andò a studiare in Giappone nel Kodokan Judo Institute dove conobbe Ryohei Kanakogi, che poi sposò. «Diede anche a me una spinta straordinaria - ha detto Billie Jean King, leggendaria tennista e amica della Kanokogi fin dal 1970 - avrebbe potuto convincere la gente a fare qualsiasi cosa». Dopo il Mondiale a New York, Kanokogi si impegnò per l’inserimento del judo femminile nel programma olimpico, riuscendoci nel 1984 a Los Angeles come sport dimostrativo e poi, a pieno titolo ai Giochi di Seul nel 1988, cui Rusty partecipò come allenatore degli Stati Uniti. Nonostante le grandi conquiste per le donne nello sport, Kanokogi ha sempre respinto l'etichetta di femminista e spiegò così la sua passione: “Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per amore, che fossi donna oppure uomo non importava, io volevo solo continuare a studiare la mia disciplina”. Rusty Kanakogi dovette arrendersi ad un brutto male nel 2009, ma per chi avesse l’occasione di andare a New York, all’angolo fra la Surf Avenue di Coney Island e la 17esima West Street, alzando gli occhi potrà leggere la nuova denominazione della via “Rena ‘Rusty’ Kanakogi Street”. A dedicargliela è stata la città di New York, il 27 ottobre 2019. Un giorno prima del World Judo Day. Ed il quarantesimo anniversario di quel primo mondiale femminile a New York vuole essere un tributo a Rusty.
E le azzurre di New York? Sette erano le ragazze che presero parte a quella prima spedizione azzurra: la già citata Margherita De Cal medaglia d'oro nei +72kg; Anna De Novellis, seconda nei 48 kg vinti da Janet Bridge, inglese ed attuale vicepresidente dell’European Judo Unio; Laura Di Toma, argento anch'essa ma nei 61kg; Cristina Fiorentini, quinta nei 72 kg; Nadia Amerighi, che arrivò agli ottavi nei 66 kg; Patrizia Montaguti nei 52 kg; Maria Vittoria Fontana nei 56 kg. Una gara portata avanti da queste meravigliose donne che portarono l’Italia guidata da Maria Bellone e Alfredo Monti al terzo posto del medagliere per nazioni, vinto dall'Austria.
“A quell’appuntamento del 1980 – dice Laura Di Toma – il movimento del judo femminile azzurro si fece trovare pronto grazie all’importante lavoro ed all’impegno di grandi persone quali Franco Natoli, Maria Bellone, Alfredo Monti e tutti quelli e quelle che hanno creduto in noi, che ci hanno accompagnato, allenato e sostenuto. Comprese le nostre famiglie”.
“Non ero convinta che sarei stata parte della squadra, nonostante in quel periodo avessi vinto tutto il possibile, non credevo di essere all’altezza. - racconta Margherita De Cal - Partii pensando di fare un’esperienza. Prima di cominciare qualcosa ho sempre un po’ di paura, ma poi da leone che sono come il mio segno zodiacale, vado fino in fondo.
Se ripenso alla gara, mi è sembrato tutto molto facile, ho vinto quattro incontri tutti per ippon. Ricordo che avevo saltato un turno, ma solo tempo dopo scoprii che questo era accaduto perché ero ritenuta testa di serie! Tutti davano per scontata la mia vittoria, tranne me! Quel mondiale è stata una cosa grande, un sogno realizzato. Tutte noi lo stavamo aspettando e avevamo lavorato tanto per quel traguardo. L’altro sogno era l’Olimpiade, ma purtroppo sono arrivate troppo tardi, quando io avevo già smesso con l’agonismo. Ricordo con affetto le persone che ho incontrato là, in particolare Rusty e sua figli a Jane, davvero deliziose, così come le mie compagne di squadra.
Ricordo che dopo la finale mi sono corse incontro per abbracciarmi e ricordo che la prima è stata Nadia. Sentii un affetto incredibile in quella stretta. Mi ci volle tempo per realizzare quello che avevo fatto, tanto che la sera dopo i campionati, parlando con Maria Vittoria le dissi che se io fossi riuscita ad allenarmi con la stessa dedizione, disciplina di Laura (che per me incarnava l’esempio dell’atleta perfetto) avrei potuto vincere tutto, anche un campionato del mondo e Maria Vittoria mi ricordò che era quello che avevo appena fatto. Io poi sono convinta che si è campioni fino a che si sale sul podio, quando si scende è finita, è stata solo una tappa. Se avessero fatto un altro campionato il giorno dopo non avrei detto con sicurezza che avrei vinto di nuovo.”
“Sembra ieri, ma sono passato quarant’anni! - commenta Cristina Fiorentini - Ricordo che si era cominciato a parlarne già due anni prima e io ero giovanissima, tanto che non avrei mai pensato di far parte di questa spedizione. Nella mia categoria c’era Maria Teresa Motta, che però per problemi legati al peso non riuscì a partecipare e quindi partii io al suo posto. Avevo 17 anni.
Fu un’avventura. Andare a New York all’inizio degli anni 80 era come andare sulla Luna.
Non avevamo niente, ci arrangiavamo per tutto. Il nostro allenatore, il maestro Monti ci faceva non solo da preparatore, ma anche da fisioterapista, da dietista… Nessuno ci diceva cosa dovevamo fare.
Se eravamo lì è stato soprattutto merito di Rusty che ha voluto fortemente questa gara e che grazie ai suoi contatti giapponesi è riuscita a realizzarla. È stata una figura fondamentale.
In merito alla gara, io purtroppo persi la chance della vita, nonostante altre 5 partecipazioni ai campionati mondiali, non riuscii più a raggiungere un incontro di finale e tornai a casa con i legamenti interni del ginocchio rotti.
Fino al 92, con le Olimpiadi di Barcellona, è stata dura per tutte noi. Vedevamo sempre gli uomini partire per fare le gare, mentre noi rimanevamo a casa.
La nostra è stata ed è ancora in qualche modo, una squadra unita, affiatata, capace di creare amicizie che durano per la vita. Quando condividi con qualcuno la fatica, la gioia e la tristezza, sono eventi che ti legano per sempre.”
“Sono stati anni bellissimi. Sia sportivamente che a livello di amicizie che durano ancora oggi, nel mio cuore c’è sempre la mia nazionale. - racconta Anna De Novellis - Ad accompagnarci alla gara c’era il maestro Monti che non ci faceva solo da allenatore, ma anche da medico, psicologo. Una figura importantissima.
Per quanto riguarda la gara, anche qui, come all’europeo, misi al collo la medaglia d’argento, sempre dietro a Janet Bridge.
Dopo questi campionati, purtroppo, ebbi un incidente che mi stroncò la carriera judoistica, ma di tutto quel periodo conservo ancora dei ricordi meravigliosi.”
Quarant'anni fa, come ora, l'Italia è pronta a celebrare quelle donne che hanno scritto pagine di storia per tutte le judoka del mondo aspettando con impazienza ed orgoglio quel 29/30 novembre.
(Articolo in aggiornamento) - Fonte: fijlkam.it/fvg
Top News dalle regioni: …quelle medaglie finite a Porta Portese
È arrivata all’appuntamento numero 15 la serie Top News dalle regioni, che riporta storie, aneddoti, curiosità, fatti e personaggi individuati dalla ‘rassegna stampa’ sui siti web FIJLKAM affidati alla cura dei Comitati Regionali. In quest’occasione la scelta ha premiato fijlkam.it/puglia che, grazie all’intuizione di una giovane judoka, ha riportato alla luce la storia di un bravissimo e sfortunato ragazzo che, certamente, merita di essere letta. Eccola…
Storie di Judo, le medaglie ritrovate da Micaela Sciacovelli
Micaela Sciacovelli è una giovane e promettente judoka barese che, qualche giorno fa, ha preso parte a Ostia al primo collegiale indetto per la classe cadetti dopo la riapertura del Centro Olimpico. Ed è stata lei, con la sua curiosità e la sua attenzione, che ha riportato alla luce la storia bella e sfortunata di un judoka. Un ragazzo di quarant’anni fa, con tutti i suoi sogni ed i numerosi talenti che coltivava con passione. La stessa passione che, probabilmente, fa battere il cuore a Micaela, e che ha fatto in modo che il suo sguardo catturasse qualcosa di familiare che ha riportato alla luce una storia d’altri tempi. Che vale la pensa di essere raccontata. Questo il racconto di Micaela. “Mi trovavo a Porta Portese assieme alla mia famiglia per fare una passeggiata tra i mercatini. Ci siamo arrivati per pura casualità, perchè sarei dovuta arrivare a Lido di Ostia il 31 agosto per prendere parte alla mia convocazione in Nazionale U18 post Covid, ma abbiamo scelto di arrivare il giorno prima e fare una piccola vacanza. La mattinata stava scorrendo noiosa, quando ad un certo punto un paio di medagliette hanno attirato la mia attenzione. Due passi più vicina ho focalizzato la scritta “JUDO”, mi sono incuriosita di più e ho potuto capire che si trattava di titoli italiani, assoluti ed altro ancora. Ero stupefatta! Ma come erano potute arrivare quelle vecchie medaglie in mano ad un ‘bangladino’ che insisteva per smerciarmele per 5 euro? Lui non poteva certo capire il valore di quelle medaglie che, in ciascuna, si potevano immaginare tanti sacrifici, tanto sudore e soprattutto tanto amore per questo sport! E mentre i miei familiari continuavano a dirmi “ehi, guarda questa”, e poi “guarda quest’altra”, ne ho presa una e l’ho girata. Era una che, francamente, brillava meno delle altre, ma portava inciso un nome: Marco De Luca. Non mi diceva molto, ma è normale considerando quelle date (primi anni 80, ndr), tutte lontane nel tempo, perciò ho deciso di cercare sul sito “Judo Inside” e ho capito che si trattava di un atleta non indifferente. Perchè non ho preso quelle medaglie? Perchè non mi appartenevano e, forse sbagliando, ho pensato che non ne avrei fatto niente. Ma sono arrivata anche a fare un’ipotesi assurda, che qualcuno possa averle gettate via. Oggi però, con i social network è possibile confrontarsi con moltissime persone, e proprio grazie al post che ho messo su Facebook, la storia di Marco De Luca ha iniziato un po' alla volta a ritrovare una luce”.
Ma chi è stato Marco De Luca? “Un gran bravo ragazzo” dicono Massimo Lanzi e Walter Argentin, eccellenti atleti negli anni 80 e ‘colleghi’ di Marco nel Centro Sportivo Carabinieri. “Me lo ricordo bene – ha aggiunto Massimo Lanzi – un bravo ragazzo davvero, quel che si può definire un ragazzo ‘a modo’. Classe 1954, era allievo di Dino Iorio al Kodokan Portuense ed arrivò al Centro Sportivo nel luglio 1980, dopo aver vinto il campionato italiano cinture marrone. Era al quinto anno di ingegneria e si laureò poco dopo, senza ritardi. Un fisicone, alto e asciutto, gareggiava nella categoria che, a quei tempi, era al limite dei 95 kg. Ottenne ottimi risultati, salendo anche sul podio agli Assoluti”. “Marco era figlio di un Generale dell’Esercito – ha ricordato invece Walter Argentin – che scelse di fare la sua strada, anche senza l’approvazione del padre. E se non ricordo male, fu così anche per il Centro Sportivo. Un aneddoto che ricordo volentieri e che lo fotografa bene risale, ovviamente, a tanto tempo fa. Marco era entrato da poco ed io, per non farlo fare ai colleghi romani, mi resi disponibile per il ‘piantone’ a uffici e camerate per diversi sabati e domenica. Ma dovevo comunque allenarmi, fu così che chiesi a Marco il quale, ben volentieri, accettò. E per un po' di tempo, mattina e pomeriggio ci siamo fatti mille uchi komi ciascuno. Poco dopo, agli Assoluti si classificò terzo ed era così felice, ma davvero tanto felice che, con la medaglia in mano continuava a ripetermi “è tua, questa medaglia è tua”. La sua dedizione era davvero unica”. E se se ne parla al passato, purtroppo, è perché Marco De Luca non c’è più. Trasferitosi alla Legione a Torino, Marco che era anche bravissimo ed apprezzato designer, venne assunto dalla Pininfarina-Giugiaro e si congedò. Una mattina, andando al lavoro sulla sua utilitaria, un camion gli si rovesciò addosso. Aveva poco più di trent’anni. Storie di Judo e di Judoka. Che Micaela, in qualche modo ha saputo ritrovare e con Massimo e Walter, è stata riportata alla luce. Almeno per un attimo.
Fonte: fijlkam.it/puglia
Cordoglio per una tragedia assurda
Lascia senza fiato la tragedia nel campeggio a Marina di Massa. Malak, 14 anni e Jannat, 2 anni e mezzo, sono state uccise nel sonno da un pioppo abbattuto dal vento fortissimo e crollato proprio sulla tenda nella quale dormivano assieme ai famigliari. Era l’ultimo giorno di vacanza per la famiglia torinese Lassiri, ma il caso lo ha trasformato in un incubo assurdo, che si è consumato in un attimo, alle 7.30 di una mattina d’estate. Malak, fra le altre cose, era anche una judoka che praticava assiduamente nel Judo Club Jigoro Kano che, attraverso le parole dell’allenatore Alessandro Gavin, la ricorda così: “Un largo sorriso e due grandi occhi scuri e furbi. Malak l'abbiamo sempre vista così fin dal suo ingresso in palestra quando, da piccola, si allenava nello stesso gruppo del fratellino, fino all'ultima lezione del mese di luglio in cui siamo riusciti a riaprire la palestra per ritrovarci dopo il lungo periodo di chiusura a causa del Covid. Crescendo era passata ad allenarsi nel gruppo dei grandi, con la sorella maggiore Nissrin, ma gli occhi e il sorriso erano rimasti quelli, la determinazione era aumentata e le prime soddisfazioni agonistiche iniziavano ad affacciarsi. Resterà indelebile nei nostri ricordi l'immagine di lei che, al termine dell'ultima lezione di luglio, nonostante il caldo e la fatica dell'allenamento, la sacca sulle spalle, si volta e con il suo sorriso luminoso ci saluta. Gli idoli di Malak non erano i campioni veri, quelli che vincono tutto, ma erano le cinture nere della palestra, coloro che ogni giorno la guidavano e la sostenevano nel suo percorso”. La famiglia del judo piemontese e certamente l’intera FIJLKAM è vicina con il sentimento di un profondo cordoglio a Fatima, Hicham Lassiri ed i famigliari tutti.
Fonte: fijlkam.it/piemonte
Top News dalle regioni: il compleanno speciale di una Donna Speciale
Tredicesimo appuntamento con la Top News dalle regioni ed a meritare l’evidenza è, ancora una volta, il media team del Veneto, sempre attento nella valorizzazione di fatti e personaggi del territorio regionale. Il settantesimo compleanno della grande Margherita De Cal, è stata un’occasione per ricordare e capire, ma anche per celebrare amicizie e relazioni che in video, su zoom o in presenza, ma si sono ritrovate ancora…
Margherita De Cal, un compleanno a 40 anni dal suo oro mondiale!
Ha festeggiato il suo compleanno il 10 agosto 2020 la veneziana Margherita De Cal, a 40 anni dal quell’oro mondiale che rappresenta il primo titolo iridato della storia per l’Italia.
Margherita sale per la prima volta sul tatami del Judo Club Venezia all’età di 19 anni e basta poco alla sua allenatrice (una delle poche donne a quel tempo) per intuire il talento della giovane. In appena un paio d’anni Margherita scala le classifiche nazionali, vince il suo primo Assoluto quando è ancora cintura arancione lasciandosi alle spalle le più esperte cinture nere ed entra presto nel giro della Nazionale.
A partire dal 1974 inanella una serie di successi anche in campo internazionale, ma la svolta arriva nel 1980. “Quell’anno all’Europeo di Udine abbiamo fatto tre primi e due secondi posti… che non sono pochi! Così, ci siamo giocate queste carte per i mondiali… vuoi non far partecipare una squadra così ai mondiali? E alla fine ci hanno portato.”
È il 1980 e per la prima volta, a New York, viene organizzato un campionato del mondo dedicato alle categorie femminili. In questa occasione l’atleta veneziana riesce a conquistare un’importantissima medaglia d’Oro nei +72kg, la prima in assoluto in una rassegna iridata per il nostro Paese. “Per me personalmente la sorpresa è stata scoprire, dopo la gara, che le mie avversarie mi ritenevano la favorita, perché io non lo sapevo” commenta Margherita.
In questa prima mondiale ci furono anche anche due argenti con Anna De Novellis (48kg) e Laura di Toma (61kg), ma il significato della manifestazione è molto più profondo. “Queste medaglie ci hanno permesso di avere ancora più credibilità!” – sostiene la De Cal – “Fino a quel momento tutte le attenzioni andavano ai P.O. (Probabili Olimpici), ma noi ci siamo fatte strada a suon di medaglie, tanto che la nostra squadra non ha mai lasciato un Europeo senza almeno una medaglia”.
Ma il contributo di Margherita De Cal alla nostra disciplina va ben oltre l’attività agonistica. Diplomata ISEF, dopo aver lasciato il mondo delle gare che ha sempre affiancato al lavoro di insegnante di educazione motoria alle scuole medie, nel 1982 fonda, insieme all’allenatore e al compagno di allenamento di allora, il CUS Venezia, dedicandosi all’insegnamento del judo ai bambini. “Io ho sempre detto che non avrei mai allenato gli agonisti, inoltre sono specializzata in psicomotricità relazionale e volevo dedicarmi ai bambini, mi piace che i bimbi “gareggino” per divertirsi e per scoprire che cosa sanno fare”, continua Margherita “Ho insegnato fino a qualche anno fa e poi ho lasciato spazio ad una mia collega più giovane e sono entrata a far parte del consiglio direttivo del CUS Venezia, quindi sono rimasta nel CUS, ma in un’altra veste, ad un certo punto bisogna anche avere il coraggio di capire quando è il momento di cambiare strada.”
Tanti auguri e grazie quindi a Margherita per la disponibilità durante questa chiacchierata e per tutto quello che, insieme alle sue compagne di squadra, ha fatto e continua a fare per questa meravigliosa disciplina.
Fonte: fijlkam.it/veneto
Top News dalle regioni: la sintesi sull'intervento del Presidente
È terminato da poco il consiglio federale, l’ultimo prima della chiusura estiva, quando il Presidente Domenico Falcone si è collegato in diretta streaming con il pubblico della FIJLKAM. L’ordine del giorno, naturalmente, si concentra sull’attualità, ma nei 40 minuti di intervento c’è spazio anche per rispondere alle domande che vengono poste in chat. “Ci eravamo lasciati il 4 maggio con gli allenamenti distanziati e ci ritroviamo oggi, fortunatamente, con allenamenti quasi normali con spazi limitati”. Il discorso del Presidente è iniziato in questo modo, chiarendo subito che gli argomenti in scaletta: 1. decreti attuativi, 2. Ripartenza, fase 1 e 2, 3. Scuola Nazionale, 4. ripresa dell’attività agonistica.
Con una sintesi sul percorso della riforma sullo sport, è stato aperto il punto sui decreti attuativi. “Non sentivamo l’esigenza di una riforma dello sport” ha ammesso “che è stata impostata dal precedente Governo, poi raccolta e sostenuta anche dall’attuale Ministro Spadafora e che, nelle scorse ore, ha incontrato la non approvazione a causa di alcuni punti considerati ‘irricevibili’. Con 135 pagine per 232 articoli –ha aggiunto- l’errore, se errore c’è stato, è di aver inserito all’interno dei decreti troppe cose. Sui decreti, ovviamente, la speranza è di poter avere risposte al più presto. Dovremmo avere delle risposte, spero in settembre, anche per indire le assemblee”.
La ripartenza. Nella fase 1 la federazione ha comunicato la serie di iniziative a supporto delle società sportive: bonus affiliazioni e tesseramenti, assicurazione legale per i dirigenti sociali in ambito Covid, campagna pubblicitaria e promozionale. Quest’ultima partirà il 6 settembre e si protrarrà fino al 18 ottobre attraverso una campagna televisiva su Sky, Discovery, Rai Play, con iniziative sui social con influencer TikTok e Instagram. Tutto ciò per sensibilizzare, come richiesto dalle società, nel tessuto sociale, soprattutto quello dei più giovani. Per la seconda fase invece, con l’extra gettito fiscale saranno messi a disposizione 90 milioni euro, che le federazioni utilizzeranno seguendo le indicazioni di Sport e Salute e le scelte del Consiglio federale per sostenere le società, ma non prima di ottobre o novembre.
La Scuola Nazionale: per i corsi di aggiornamento sono stati fatti dei video dal corpo docente, sono stati realizzati dei webinar specifici ed altri sono in fase di realizzazione, mentre per i corsi allenatori saranno fatti dei corsi interattivi attraverso la piattaforma Teams. Per la parte generale, ad esempio, ci saranno 3 moduli per un totale di 35 ore, mentre la parte specifica si svolgerà in presenza a Ostia. Per gli aspiranti allenatori con eccezionalità sarà data la precedenza nell’ammissione al corso, cui seguiranno via via tutti gli altri.
La ripresa dell’attività agonistica. “Sempre tenendo conto delle disposizioni governo e delle ordinanze regioni, noi abbiamo affrontato con gradualità, con la dovuta prudenza questa materia. E nel tempo, dal distanziamento nell’allenamento, all’allenamento a coppie, oggi posso annunciare che sono state ridotte le superfici di lavoro, passando da 16 a 9 mq per coppia e da 8 a 4 mq per singolo atleta. Un altro passo avanti”.
C’è una grande aspettativa per la ripresa dell’attività agonistica, ma c’è una situazione estremamente variegata fra regione e regione. Molte palestre sono chiuse ed ancora oggi, 6 agosto, l’Abruzzo non ha aperto agli sport di contatto. Ma c’è anche il problema delle palestre scolastiche ed in questo senso, è urgentissima l’esigenza di conoscere il numero esatto delle società sportive che le utilizzano per svolgere l’attività ordinaria. Per quanto riguarda gli eventi, il problema si sposta sugli impianti, tenuti a rispettare le incombenze anti-Covid del territorio, valutando anche la disponibilità del gestore. Si riparte quindi dai comitati regionali, ogni regione dovrà valutare come dare inizio con gradualità, valutare la disponibilità degli impianti, anche perché il format della gara che si potrà fare, dipenderà dalla tipologia dell’impianto che la ospiterà. Indicativamente nella prima settimana di settembre, potendosi avvalere di tutti questi elementi messi a disposizione dai comitati regionali e delle disposizioni del Governo aggiornate, il consiglio federale farà quanto possibile per consentire una ripresa dell’attività, applicando le necessarie linee guida per gli eventi. L’incontro si è concluso con le risposte del Presidente alle domande poste in chat sui seguenti argomenti: esami regionali, campagna mediatica, corsi di aggiornamento, ufficiali di gara, campionati italiani con numeri limitati-criteri di accesso, date regionali per gli esami, esami di dan nazionali.
La diretta (CLICCA QUI per rivederla) ha registrato oltre 1500 visualizzazioni.
Fonte: fijlkam.it/fvg
Top News dalle regioni: Spadafora a Pomigliano e Scampia
Undicesima puntata con la Top News dalle regioni ed anche in questo caso la scelta top è stata inevitabile, vista e considerata l’attenzione data dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora alle periferie, e più precisamente a Pomigliano D’Arco e Scampia, dove lo sport può essere davvero decisivo per affrontare molti problemi. L’incontro è di ieri, venerdì 31 luglio ed il Ministro dello Sport si è recato prima nel centro sportivo Sandro Pertini a Pomigliano d’Arco, nel quale opera il vicepresidente settore judo del comitato regionale Campania, Bruno D’Isanto, poi ha visitato il quartiere di Scampia, famoso per aver dato i natali sportivi a tanti grandi campioni. Questi i commenti che Vincenzo Spadafora ha postato al termine delle sue due visite.
“Fare le cose con e per passione. Questo è lo spirito che anima moltissime organizzazioni sportive. Per questa ragione trovo che siano sempre preziose le occasioni di confronto come quella di stamattina a Pomigliano D’Arco presso il centro sportivo Sandro Pertini. Ringrazio per l’invito Dario De Falco, il Sindaco di Pomigliano, Lello Russo e tutte le associazioni presenti. Come detto anche a loro continueremo a dialogare e a lavorare per rilanciare il territorio attraverso lo sport”.
“I ragazzi di Scampia devono avere le stesse possibilità degli altri di crescere e divertirsi in luoghi sicuri. Sei mesi fa ho preso un impegno con le associazioni del posto, oggi sono ritornato qui per comunicare - in primis a loro - di aver tenuto fede alla parola data. Infatti, abbiamo deliberato lo stanziamento di 300mila euro per la riqualificazione dello stadio Landieri e di 54mila per la costruzione di un campo di Padel tra i palazzoni del parco Corto Maltese. Una ennesima testimonianza di quanto lo sport possa dare forza e speranza, soprattutto nei quartieri più in difficoltà”.
Fonte: fijlkam.it/campania
Top News dalle regioni: Senza disciplina, il successo è impossibile
Decima puntata con la Top News dalle regioni e la scelta è caduta su una notizia che arriva da Trieste, con un messaggio positivo e propositivo, che si è lasciata alle spalle le sei regioni che hanno effettuato una pubblicazione in questi ultimi sette giorni, chi annunciando un'intervista o chi pubblicando documentazioni utili. Buona lettura!
Sono molte le città d’Italia in cui capita di vedere le immagini delle proposte pubblicitarie percorrere vie e piazze, dal centro alla periferia, appiccicate sulle fiancate degli autobus del trasporto pubblico. Un’intuizione avuta da qualche geniaccio del marketing che ha saputo coniugare la necessità di fare cassa delle aziende trasporti locali e le virtù di chi ha qualcosa da dire e, nel modo di dirlo, incrementa le possibilità di centrare l’obiettivo. Dev’essere stato questo il pensiero che ha spinto la Società Ginnastica Triestina a promuovere una campagna pubblicitaria d’impatto, con il sorriso d’oro della campionessa del mondo Veronica Toniolo a salutare i triestini dalle fiancate degli autobus di linea che vanno dalla Stazione Centrale al Castello di Miramare, piuttosto che da Piazza dell’Unità d’Italia al Castello di San Giusto. “Senza disciplina, il successo è impossibile” è il messaggio che l’ultracentenaria società ha scelto di affiancare all’immagine della sua forte judoka, ma è bello e virtuoso anche tutto quello che non c’è scritto. Che immaginiamo possa essere: Crediamo nella nostra missione anche in un momento durissimo come questo e facciamo sacrifici, ma investiamo su noi stessi per farcela. Che, in buona sostanza, significa: “Con la disciplina il successo è possibile!”.
Fonte: fijlkam.it/fvg
Top News dalle regioni n. 9, libere opinioni sulla riapertura in FVG
L’appuntamento numero 9 con la rubrica Top News dalle Regioni tocca questa settimana il Friuli Venezia Giulia, che ha pubblicato in 8 puntate le opinioni di 16 tecnici o dirigenti delle società di judo regionali, quelli che hanno risposto al sondaggio proposto dopo la pubblicazione delle linee guida federali. Un modo, anche questo, per essere vicini alle società ed un modo utile per valorizzare la comunicazione istituzionale nelle regioni. Buona lettura.
Gianni Maman (Judo Tamai): La mia posizione personale e societaria è di prudenza sulla riapertura per due motivi. Primo, non esiste un calendario, ne consegue che non è possibile una programmazione/periodizzazione degli allenamenti, per cui non vedo il motivo... Di solito molti club in Friuli chiudono in luglio e agosto, non è il mio caso, ma già il problema potrebbe essere minore in questo senso. Secondo, riaprire senza limitazioni adesso a mio parere è di fatto affrettare i tempi con lo spettro della nuova chiusura a settembre mi/ci preoccupa, anche in relazione al fatto che vivo di questo non ho un piano B, molti si lamentano perché questo rappresenta una passione. Terzo, sono d’accordo che le linee guida siano restrittive per praticare come sappiamo. Credo che anche zoom non fosse un’ottima soluzione, ma la capacità di adattarsi e risolvere il problema è insita in tutti i judoka, quindi perché non trovare il lato positivo? E farlo gradualmente? Quarto, gli unici che secondo me dovrebbero riprendere a pieno regime sono i ragazzi della nazionale con un protocollo ferreo di tamponi e controlli che potrebbero essere sostenuti solo dalla nazionale e dai club professionistici. Una sorta di clausura o ritiro... impensabile per il 99% delle realtà judoistiche italiane! Io la penso così!!
Stefano Stefanel (Judo Kuroki Tarcento): "La nostra posizione è quella di un’assoluta adesione a quanto previsto dalle norme del Governo e della Federazione. Riteniamo pericolosi i salti in avanti di chi posta allenamenti non concessi sui social o di chi inventa stage per fare soldi che possono rivolgersi contro il movimento judoistico. Siamo però stupiti dall’inerzia federale che non disegna una road map, anche differenziata, dove si indichi quando e come e con che norme mutate potranno ritornare gare e allenamenti che non possono essere quelli di prima. Mi pare ci sia più attenzione e apprensione per 15 atleti di vertice che per 60.000 praticanti che sono il judo italiano. Quindi massimo rispetto per le norme e massima delusione per una dirigenza che non si occupa del judo”.
Maria Grazia Perrucci (Judo Club Fenati Spilimbergo): "Credo che una ripartenza graduale sia una buona soluzione, usciamo da un periodo di blocco o attività altra, come una sorta di digiuno da cui si esce pian piano per non stare male. È comunque un passo avanti e anche in linea con le indicazioni IJF. Anche il nostro club ha iniziato da prima con attività all'aperto e la prossima settimana con uchikomi a coppia fissa... Si fa, e si fa volentieri, in consapevolezza. Poi si sa, i ragazzi ormai vivono la loro vita in libertà..."
Lorenzo Bagnoli (Yama Arashi): Sono molto contento che piano piano ci si avvii verso una riapertura completa del nostro sport e che la federazione abbia prontamente preso posizione e proposto una soluzione per questo secondo periodo post "lockdown". Resto però dell'idea che ora come ora la prudenza debba comunque rimanere in primo piano perché credo che per ripartire al 100% si debba prima scongiurare ogni rischio di pandemia o focolaio.
Giancarlo Pizzinato (Skorpion): In primo luogo c’è la percezione del pericolo che può essere soggettiva in base alla propria sensibilità e all’opinione sui fatti, tra l'altro molto contrastanti. Poi c'è il pericolo oggettivo, e penso a quelli che vivono vicino ad una zona rossa, in terzo luogo l’assunzione della grande responsabilità di garantire la salute ai tuoi judoka. Non oso immaginare il dramma di sentire il nome del proprio club su tutti i telegiornali, come focolaio di infezione. Premesso questo penso che le opinioni lascino il tempo che trovano e sono soggette alle variazioni del numero dei contagiati. In ogni modo capisco le difficoltà di chi lavora in palestra e degli atleti professionisti che incominciano a sentirsi discriminati rispetto ad altri sport. In conclusione penso che nella nostra regione, in questo momento, sia opportuno riprendere l’attività applicando una serie di controlli in entrata per poi lasciare tutti alla pratica libera.
Andrea Di Marco (Kyu Shin Ryu Strassoldo): è sicuramente retorico dire che il nostro amato sport sia penalizzato. Noi siamo riusciti, con gli orari richiesti per il centro estivo in corso, a riunire alcuni ragazzi, ma il comune di Cervignano non è al corrente. Ci è stata negata la possibilità di usufruire la palestra a Ruda, per questo siamo a Strassoldo subito dopo l'orario di chiusura del centro estivo. Gli atleti presenti sono molto entusiasti e motivati. Ritengo che con dovute cautele e vari controlli quanto prima si possa riprendere normalmente, le attuali ordinanze sono precauzionali, bisogna aspettare questi 2 mesi e cerchiamo di essere ottimisti.
Andrea Piccinini (Dojo Sacile): La mia opinione è che tutti, soprattutto il mondo dello sport deve essere responsabilizzato. Vorrei regole d'ingaggio molto chiare. Lo spartiacque a mio modo di vedere dev’essere sui nuovi casi di contagio, ovvero a zero si fa in questo modo, a uno in quest’altro ed a 5 in quest’altro ancora. A tot invece, si ritorna a chiudere tutto.
Nicola Di Fant (Shimai Dojo Fagagna): Ogni sport ha la sua specificità e se questa viene a meno viene a mancare la sua "bellezza", la sua unicità, per la quale le persone si innamorano. Personalmente sono per il rispetto delle regole, ma il senso del rispetto delle regole vale solo se si rispettano in tutti i contesti. Invece, in mille occasioni si può constatare che non è così. Dobbiamo allora ripensare al senso delle azioni, perché è inutile imporre dei limiti senza che questi di fatto si rispettino in tutte le situazioni. Esempio la distanza personale (non uso sociale perché sociale non vuol dire solo distanza fisica). La prevenzione allora dovrebbe avvenire solo per le applicazioni igieniche, es. lavarsi le mani, sanificare il dojo piuttosto che cambiarsi più spesso il judogi. Il nostro movimento purtroppo, credo, che ne risentirà perché, oltre alla diffidenza sugli sport di combattimento, la gente avrà paura del contagio.
Raffaele Toniolo (Società Ginnastica Triestina): "Dopo il difficile periodo che tutti noi abbiamo attraversato bisogna avere fiducia nel futuro. Rispettando DPCM, Ordinanze Regionali e Linee Guida Federali dobbiamo riaprire le nostre attività e, dove non è possibile, batterci per farlo. Non capisco i miei colleghi che non riaprono le società perché "si può solo lavorare a distanza o si può solo lavorare con un partner". Che significa questo? Significa solo esimersi dalle proprie responsabilità e caricarle su altri. Rispettando le regole dobbiamo fare judo. Noi lo abbiamo dimostrato perché, con tutte le difficoltà gestionali e di responsabilità che ciò comporta, siamo stati a Lignano con tutti i ragazzi che, grazie alle loro famiglie, credono ancora nel nostro sport e rispettiamo le regole. Facile criticare e non fare, ma il judo è meritocratico ed i risultati vengono sempre a galla con il lavoro. Sono contento che, proprio prima dell'inizio di questa edizione di Judo e Mare, Fabio (Basile ndr) mi abbia girato una foto dell'edizione 2007 che ci ritraeva insieme con lui cintura blu. Mi piace pensare che tra qualche anno qualcuno di questi partecipanti mi possa girare una foto analoga che ci ricordi di un po' di giorni spensierati. Per quanto riguarda le Linee Guida Federali credo che si possa andare anche un po' oltre seguendo esempi virtuosi di Slovenia e Francia che non sono vincolati ad un solo partner ad allenamento. Spero che a brevissimo succeda anche per noi."
Roberto Moseni (Makoto Trieste): "Io sono dell’idea che la prudenza sia la migliore via da seguire, le linee guide della Federazione se pur restrittive siano giuste perchè è meglio fare dei sacrifici ora per poterne godere i frutti la prossima stagione. Noi come club abbiamo adottato tutte le misure di sanificazione e di sicurezza previste dalle varie normative, in questo periodo estivo non c’è una grossa affluenza e riusciamo a gestire bene anche gli spazi. Speriamo a settembre di poter riprendere in piena normalità tutte le nostre attività assieme agli altri club in modo da ritornare a praticare tutti assieme e poter quindi riprendere anche a seguire un calendario classico . Ancora un po’ di sacrificio ci permetterà poi di arrivare ad un’apertura completa quindi meglio procedere a piccoli passi per non vanificare i sacrifici fatti fino a qua."
Alessandro Furchì (Unione Ginnastica Goriziana): "La mia posizione è assolutamente in linea con il mio club è di prudenza. Gli allenamenti che facciamo è ovvio non bastano ma l'idea di sentirsi responsabili di eventuali contagi per il momento prevale. Quindi direi aspetti morali, di immagine e di responsabilità."
Ranieri Urbani e Paola Sist (Dojo Trieste): "La situazione che stiamo vivendo ha una portata epocale, non solo per la consapevolezza di essere fragili di fronte ad un piccolo organismo, ma anche per le implicazioni interpersonali, sociali, economiche ed ambientali che la pandemia ha creato ed amplificato. E in mezzo a questa crisi mondiale c’è la situazione attuale del nostro sport. Uno sport che insegna la resistenza di fronte alle difficoltà, la tenacia nel raggiungere un obiettivo, l’umiltà di valutare le proprie forze rispetto alla forza dell’avversario, uno sport che insegna il rispetto. Crediamo, quindi, che di fronte ad un nemico che non conosciamo sia saggio riscoprire il valore della prudenza e, scomodando uno scritto antichissimo , ricordare che la battaglia si vince conoscendo se stessi e conoscendo il nemico: se una di queste componenti manca, l’esito dello scontro non è prevedibile. In questo momento mancano ancora le conoscenze sufficienti per comprendere a pieno le strategie del nostro avversario, perché questo richiede dati, statistiche, valutazione dei cicli biologici del virus. Richiede tempo e pazienza, lo stesso tempo e la stessa pazienza che ci fanno sudare mesi ed anni sul tatami per migliorare o per essere pronti ad una gara importante. Quando il rischio non è completamente valutabile a nostro parere è importante applicare il principio di massima precauzione e forse attendere ancora alcune settimane prima di riprendere gli allenamenti in coppia. La comparsa di un focolaio nelle nostre palestre sarebbe un danno enorme per tutto il movimento del Judo. Tutti noi desideriamo ripartire, ma la disciplina che ci contraddistingue, il rispetto per i compagni di palestra, l’amore che tiene il judo nella parte più preziosa del nostro cuore saranno sicuramente capaci di guidare i nostri passi con prudenza, una prudenza che sarà apprezzata da tutti quelli che sicuramente torneranno con noi sul tatami."
Maurizio De Candussio (A&R Trieste): "Io sono per riaprire, su questo non c’è dubbio. Sul riaprire però la mia preoccupazione più grande non riguarda tanto gli atleti più grandi, che comunque si stanno continuando ad allenare a distanza, bensì riguarda i più piccoli, il mio timore infatti è che con tutte le regole di cui si sta parlando per la ripresa della scuola, i genitori siano intimoriti e tendano a non portare i propri figli a judo. Se è la paura generalizzata infatti che comanda apro sì, ma con poca soluzione."
Giacomo Fratti (Accademia Muggia): "La mia posizione personale è quella di mantenere ancora un po' di prudenza per il periodo estivo, visto che l'attività agonistica ancora non è ancora in programma e nel nostro caso non parliamo di professionismo. Siamo arrivati oramai a luglio inoltrato e tra poco ci sarà Agosto, due mesi nei quali i normali allenamenti (dei non agonisti) si sono sempre interrotti. Tuttavia è abbastanza naturale fare un confronto da una parte tra la pratica estremamente limitata del judo (e degli sport da combattimento in generale) e dall'altra la liberalizzazione completa di altre attività sportive. Con tutta probabilità a settembre avremo una ripercussione negativa sulle iscrizioni ai nuovi corsi perché tanti tra i più piccoli judoka si iscriveranno ad altre attività sportive prive di vincoli (penso per Trieste agli sport in mare quali vela o canottaggio) Non spetta a me decidere se sia il momento giusto per riaprire senza limitazioni o no ma è chiaro che la situazione per il judo è stata e sarà più difficile rispetto ad altri sport, d'altronde nel judo siamo più abituati degli altri a cadere e rialzarci :). Tutt'altro discorso andrebbe fatto per il judo professionistico che dovrebbe invece seguire logiche analoghe a quelle del lavoro."
Alberto Crevatin (Team Judo Trieste): "Comunque la si guardi, la situazione non è semplice… il judo è uno sport di contatto e le limitazioni che doverosamente sono state adottate danno una boccata d’aria prevalentemente agli agonisti ma rimangono di difficile attuazione per altre fasce d’età e in particolar modo per i bambini. La nostra posizione è sicuramente prudente. Per quanto ci riguarda ogni anno smettiamo il lavoro in palestra verso la fine di giugno e riprendiamo dopo ferragosto, continuando a ritrovarci per una o due sedute d’allenamento settimanali all’aperto e qualche allenamento itinerante presso qualche società che continua l’attività anche d’estate oppure a qualche stage. Quindi per ora non ci sono grosse differenze rispetto alle altre estati, considerata la situazione attuale ci limitiamo alle sedute di preparazione atletica sul Carso mantenendo le dovute distanze. Non riteniamo opportuno tornare sul tatami ora e valuteremo l’opportunità di riprendere con le dovute cautele secondo le linee guida dettate dalla federazione non prima della metà di agosto."
Salvatore Orlando (Dlf Judo Trieste): "Mia personale opinione è che l'apertura debba essere graduale, dal momento che la situazione dal punto di vista epidemiologico non sembra essere ancora completamente chiara e la possibilità di una seconda ondata epidemica al momento non sembra scongiurata del tutto. Quindi sì alla ripresa delle attività ma limitatamente alla preparazione atletica, cercando di evitare l'attività che preveda contatto fisico stretto."
Premiati i bambini vincitori del concorso "Disegna il tuo sport durante il Covid-19"
Roma 13 luglio 2020 Nella bella cornice del giardino della Società Andrea Doria di Genova, si è svolta la premiazione per il concorso indetto dal Comitato Ligure “disegna il tuo sport durante il Covid-19”.
Grazie alla disponibilità della società genovese che ha messo a disposizione uno spazio aperto, la cerimonia si è svolta rispettando tutte le norme vigenti in materia di distanziamento sociale.
La giuria del Concorso, composta da vere e proprie eccellenze liguri dei settori FIJLKAM, ha consegnato direttamente nelle mani dei vincitori i Kit messi in palio dal Comitato Regionale FIJLKAM e composti da zainetto, T-Shirt e tuta.
Dopo un breve discorso introduttivo del Presidente Regionale del CONI, dott. Antonio Micillo, e i saluti del M° Filippo Faranda, Presidente Regionale della FIJLKAM, si è passati alla premiazione dei bambini che si sono distinti per originalità e creatività.
Viviana Bottaro (Karate), Erica Barbieri (Judo) e Aurora Campagna (Lotta) hanno premiato i bambini e hanno posato con loro per una foto ricordo.
Il sorriso dei bimbi la dice lunga su quanto siano stati contenti ed emozionati nel posare accanto ai loro miti sportivi.
Al termine della bella cerimonia i concorrenti hanno avuto un’ulteriore emozione: rilasciare una vera e propria intervista al giornalista Marco Callai che ha seguito l’evento con riprese e fotografie.
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Top news dalle regioni... in Sicilia per l'ottavo appuntamento
Per l'ottavo appuntamento con le Top news dalle regioni siamo andati in Sicilia, dove... L’emergenza determinata dalla diffusione del virus COVID-19 (Coronavirus) ha posto tutti gli sportivi sullo stesso nastro di partenza: l’uguaglianza della condizione umana, con le sue fragilità ma anche con le sue potenzialità, è stata forzatamente conquistata. Eppure, in questo momento di difficoltà che ha interrotto tutte le attività sportive, c’è stato qualcuno che nonostante tutto e tutti è riuscito a sapersi distinguere trasformando l’emergenza in opportunità. Il comitato regionale Fijlkam Judo Sicilia, nella persona del vicepresidente M° Corrado Bongiorno, e di tutta la consulta regionale ( i maestri Massimo Bellomo, Sergio Palumbo, Maurizio Pelligra, Gaetano Spata e Antonino Tutino), ha accolto questa inedita sfida organizzando dei webinar che oltre alla cura dell’aspetto puramente didattico avevano lo scopo principale di stare vicino agli insegnanti tecnici della Sicilia che in massa hanno partecipato da remoto alle sessioni seminariali per approfondire, aggiornarsi e trovare nuovi stimoli. La consapevolezza della necessità della condivisione ha indotto gli organi del Judo Siciliano a guardare con lungimiranza al futuro affinchè il ritorno allo svolgimento delle attività sportive potesse essere piu’ facile ed interessante per tutti: tecnici, atleti e familiari a seguito. Per tali ragioni la scelta dei docenti impegnati nei webinar è stata indirizzata su un mix di “esperti” e “giovani emergenze” del judo siciliano. Il primo appuntamento, gestito dal M° Maurizio Pelligra ha avuto come tematica “i fondamentali di judo (Kihon)”. Nel secondo appuntamento condotto dal dottor Christian Leone si è parlato di “preparazione fisica in riferimento alle tappe evolutive dell’atleta”. Il dottor Mario Strazzeri, nel terzo appuntamento, ha invece parlato di “alimentazione base per un atleta”. Nel quarto appuntamento è salito in cattedra il M° Giacomo Mezzero con la tematica “aspetti psicopedagogici causati dal coronavirus e aspetti pedagogici della fase evolutiva”. Il quinto ed ultimo appuntamento è stato gestito in contemporanea dal M° Giampiero Gliubizzi e dal dottor Angelo Daura, che hanno parlato rispettivamente di “approccio tecnico metodologico, gli obiettivi sportivi e gli obiettivi educativi” e “aspetti psicologici e comportamentali” per atleti con disabilità intellettiva relazionale. Ovviamente gli argomenti trattati hanno anche dato il via ad interessantissimi dibattiti, moderati dal M° Corrado Bongiorno, che, prendendo spunto dalle tematiche di base, hanno permesso di sviluppare ulteriori riflessioni permettendo di andare anche nello specifico (allenamento della forza, modello di prestazione del judo, pliometria, isometria, calopeso, integrazione alimentare, disidratazione, iperattivismo, ecc…). Per quanto riguarda le tematica sulla preparazione fisica ed alimentazione si è svolto un ulteriore appuntamento strutturato come dibattito fra i docenti e gli insegnanti tecnici che hanno davvero aderito numerosissimi a testimonianza di quanto questa iniziativa oltre ad essere stata apprezzata, abbia riscosso successo per le tematiche affrontate. A fine lavoro sono stati intervistati i giovani docenti, che hanno tenuto il corso; alla domanda di: Come hai accolto la proposta del comitato regionale di coinvolgerti in questo particolare momento di emergenza? Queste le loro risposte. - Mario: Bene, è sempre una bella iniziativa la formazione - Christian: Credo che il comitato regionale abbia sfruttato al meglio la fase di LockDown. Ottima scelta quella di mettere al primo posto la formazione dei Tecnici Siciliani attraverso dei Webinar. Ho accolto con immenso piacere questa proposta, è un onore poter dare un contributo al Judo Siciliano. -Giampiero: Si positivamente e con grande interesse Mentre alla domanda di: Ti ritieni soddisfatto degli argomenti trattati? Pensi di aver catturato l’attenzione degli insegnanti tecnici? - Mario: si abbastanza, spero di sì - Christian: Mi ritengo soddisfatto degli argomenti sviluppati. Penso che la Preparazione Fisica sia un tema molto attuale e considerevole di interesse per la formazione di un atleta. Mi è piaciuta parecchio la sinergia che si è creata con gli insegnanti in quanto hanno mostrato grande serietà e professionalità. -Giampiero: Si mi ritengo soddisfatto e penso di aver catturato l’attenzione dei tecnici. Sicuramente molto soddisfatti, dello svolgimento di questi webinar, il Vice Presidente Corrado Bongiorno e il Commissario Tecnico Gaetano Spata, per i temi che sono stati scelti, di comune accordo, ma soprattutto i docenti coinvolti, si sono dimostrati una scelta vincente, come testimoniano le numerose adesioni dei tecnici siciliani che hanno rappresentato la quasi totalità delle Associazioni Sportive della Regione Sicilia. In definitiva il pregevole esito dei webinar ha dimostrato, ancora una volta, che se si vogliono raggiungere ottimi risultati è necessario toccare con mano le difficoltà. A tal proposito è proprio il caso di richiamare il noto brocardo latino “ad Augusta per angusta!”
Fonte: fijlkam.it/sicilia (Media director: Gaetano Spata)