cerca
facebooktwitterinstagramyoutube

Fijlkam

Assemblee Elettive Regionali 2025 - Classifiche

  • Judo
  • Lotta
  • Karate
  • Arti Marziali
  • MGA
  • La Federazione
    • La FIJLKAM
    • Organigramma
    • Storia
    • Medagliere
    • Campioni di tutti i tempi
    • Centro Olimpico
    • News
    • Carte Federali
    • Comunicazioni Federali
    • Convenzioni
    • Tecnici
    • Ufficiali di Gara
    • Contatti
    • Safeguarding Policy
    • Antidoping e tutela sanitaria
  • Tesseramento
  • Giustizia Sportiva
    • Protocollo udienze in videoconferenza
    • Documenti e Modulistica
    • Provvedimenti in corso
    • Sentenze Giudice Sportivo
    • Sentenze Tribunale Federale
    • Sentenze Corte Sportiva e Federale di Appello
    • Sentenze di 1° Grado
    • Sentenze CAF
    • Sentenze Tribunale Nazionale Arbitrato per lo Sport
    • Dispositivi Tribunale Federale
    • Dispositivi Corte Sportiva e Federale di Appello
    • Spese per l’accesso alla Giustizia
    • Contatti
  • News
  • Media
    • Rassegna Stampa
    • Pubblicazioni FIJLKAM
    • Libreria FIJLKAM
    • Athlon.net
    • Rivista ATHLON
    • Galleria Fotografica
    • Video
  • Gare e Risultati
    • Gare e Risultati
    • Archivio eventi
  • Dove siamo
    • La Federazione
    • Comitati Regionali
    • Società
  • Partners
  • Trasparenza
    • FIJLKAM trasparente
    • Avvisi
    • Amministrazione
    • Whistleblowing
  • Catalogo Formativo
  • Home
  • Judo
  • Home
  • La Federazione
    • La FIJLKAM
    • Organigramma
    • Storia
    • Campioni di tutti i tempi
    • News
    • Carte Federali
    • Comunicazioni Federali
    • Convenzioni
    • Centro Olimpico
    • Tecnici
    • Contatti
    • Safeguarding Policy
    • Ufficiali di Gara
    • Antidoping e tutela sanitaria
  • Tesseramento
    • Contatti
    • Norme e modulistica Affiliazioni e Tesseramenti
    • Polizza Assicurativa
    • Classifica Società Sportive con più di 100 atleti tesserati
    • Azzurri
  • Giustizia Sportiva
    • Protocollo udienze in videoconferenza
    • Documenti e Modulistica
    • Contatti
    • Provvedimenti in corso
    • Sentenze Giudice Sportivo
    • Sentenze Tribunale Federale
    • Sentenze Corte Sportiva e Federale di Appello
    • Sentenze di 1° Grado
    • Sentenze CAF
    • Sentenze Tribunale Nazionale Arbitrato per lo Sport
    • Dispositivi Tribunale Federale
    • Dispositivi Corte Sportiva e Federale di Appello
    • Spese per l’accesso alla Giustizia
  • Gare e Risultati
    • Archivio eventi
  • Dove siamo
    • Comitati Regionali
    • Società
    • La Federazione
    • Cerca Società Sportive
  • Media
    • Rassegna stampa
    • Pubblicazioni FIJLKAM
    • Libreria FIJLKAM
    • Athlon.net
    • Rivista ATHLON
    • Galleria Fotografica
    • Video
  • Partners
  • Trasparenza
    • FIJLKAM trasparente
    • Amministrazione
    • Avvisi
    • Gare d’Appalto
    • Whistleblowing
  • Judo
    • La disciplina
    • News
    • Attività Didattica
    • Gare e Risultati
    • Albi Federali
    • Arbitri
  • Lotta
    • La disciplina
    • News
    • Gare e Risultati
    • Attività Didattica
    • Albi Federali
  • Karate
    • La disciplina
    • News
    • Gare e Risultati
    • Attività Didattica
    • Albi Federali
  • Arti marziali
    • Aikido
    • Ju Jitsu
    • Sumo
    • Capoeira
    • Grappling
    • BJJ
    • Pancrazio/Pankration
    • S'istrumpa
    • News
    • Calendario Attività
  • MGA
    • La disciplina
    • News
  • Merchandising
  • Mappa del sito
  • Cerca
  • Contatti
  • News
  • Cookies Accept
  • Newsletter
  • Catalogo formativo
    • Webinar
    • Corsi Monotematici
    • Corsi di Specializzazione
    • Corsi FIJLKAM-FISDIR
    • Corsi Preparatore Fisico

cerca
facebooktwitterinstagramyoutube

Top News 26! La proposta di Anna e Sonia per non fermarsi

  • Top news
  • Anna Bartole
  • Sonia Arduini

Se c'è una caratteristica che è comune a molti judoka è il non fermarsi davanti a nessun ostacolo, il rialzarsi sempre in qualche modo. L'anno scorso avevamo condiviso con voi l'iniziativa di Anna Bartole e Sonia Arduini con cui ci suggerivano 30 minuti di esercizi per salvaguardare la salute delle nostre spalle anche in periodo di pandemia (qui l'articolo di riferimento). Oggi vi portiamo questa loro nuova idea, per una proposta di judo nonostante il periodo che stiamo affrontando.

"Una strutturata educazione al judo si colloca come un indispensabile necessità per un corretto sviluppo motorio dei bambini. Abbiamo tutti notato che un judoka educato al movimento, al gioco e allo sport reagisce meglio anche alle diverse vicende della vita, rispetto a chi non ha avuto questo tipo di educazione. Ecco perché le attività motorie devono evolversi seguendo un percorso didattico intelligente, affinché tutte le potenzialità del bambino si sviluppino in maniera eccelsa. Sfortunatamente però, in questo periodo storico, il judo si è ritrovato estremamente penalizzato. Infatti, in un’epoca dove il contatto viene demonizzato, una disciplina come la nostra, non può che rassegnarsi alla realtà. Il judo però insegna, come, attraverso la via della cedevolezza, bisogna sapersi adattare alle varie vicende della vita. Ecco perché, spinte dalla necessità di continuare nel nostro percorso educativo abbiamo preso questo momento di grandi divieti per riaggiustare la nostra didattica e renderla fruibile da tutti. Nonostante tutto. Nonostante tutti. Rendere quindi il judo nella sua accezione più alta una pratica ancora possibile".

Qui il documento completo per approfondire:  pdf JUDO COVID 19 (9.26 MB)

Fonte: Fijlkam.it/fvg

Addio a Tiana Tola, campionessa sfortunata

  • Sardegna
  • Tiana Tola

È scomparsa Tiana Tola, splendida judoka sassarese fine anni 70. Lo si apprende dal sito fijlkam.it/sardegna che ieri ha dato la triste notizia, ripresa oggi da diversi quotidiani della Sardegna e nazionali.

Ciao Tiana!

E’ difficile dimenticare qualcuno che ha dato tanto da ricordare!

Ci ha lasciato Tiana Tola! Molti la ricorderanno sui tatami, altri avranno sentito parlare di lei. Atleta del Judo Club Torres, ha ben rappresentato la Sardegna conquistando ben 6 titoli italiani e vestendo la maglia azzurra  della Nazionale Italiana. Il suo ricordo sarà sempre vivo nel cuore di chi l’ha conosciuta, e specialmente in quello di coloro che assieme a lei hanno vissuto il percorso sportivo che in Sardegna l’ha resa unica.

Il Settore Judo del  Comitato Regionale Sardegna si unisce con sincero affetto alla famiglia nel ricordo di Tiana.

                                                                                                                      Efisio Mele

Fonte: fijlkam.it/sardegna

Così su L'Unione Sarda di mercoledì 3 febbraio 2021

Così su Il Messaggero di mercoledì 3 febbraio 2021

Top News 25! Gli esami ai tempi del lockdown...

  • ju jitsu
  • TOP NEWS DALLE REGIONI
  • Basilicata

Venticinquesimo appuntamento con la ‘Top News dalle regioni’ che, ancora una volta, è riuscita a scovare una delle tante storie che appartengono alla vita sul territorio e per un motivo fra i tanti possibili, merita di essere raccontata. In quest’occasione il territorio è quello della Basilicata e la storia di corso ed esami online di Ju Jitsu, è stata proposta e scritta dal responsabile Media regionale, Roberto Bruni. Tanti i corsi online che sono stati organizzati in questi mesi costretti da limitazioni e da regole da rispettare in questa situazione difficile, ma se oltre la passione, lo studio e le capacità c’è anche… Ma sì, scopritelo da soli. Buona lettura!

IL LOCKDOWN COME OCCASIONE DI INNOVAZIONE E COINVOLGIMENTO DELLE FAMIGLIE NELLE ARTI MARZIALI

Il periodo di lockdown é stato, come tutti noi ben sappiamo, una prova dura da sostenere. Come in tutti gli ambiti, anche le attività delle nostre palestre sono state ridimensionate da questo susseguirsi di eventi. Tuttavia, con lo spirito di combattenti che ci contraddistingue, non ci siamo arresi, anzi, abbiamo trovato la forza di riorganizzarci e di ripartire, seppur con tutte le limitazioni imposte e che abbiamo dovuto rispettare.
 
Su iniziativa del CR Basilicata, in periodo di pieno lockdown, é stato avviato su idea del presidente Giuseppe Attico, il corso di formazione per il conseguimento del 1°DAN di Jujitsu. Nel rispetto delle restrizioni, le lezioni si sono tenute sempre online, con l'ausilio anche di materiale multimediale puntualmente preparato dai docenti del corso.
 
La particolarità dell'iniziativa é stata quella di cercare di coninvolgere, non potendo incontrarsi fisicamente gli abituali praticanti di arti marziali, i componenti delle famiglie. E' così che un fratello, una sorella, un genitore può diventare un partner di allenamento cercando di far avvicinare alla pratica delle arti marziali, in questo caso il JuJitsu, persone che fino ad ora non avevano mai avuti questo tipo di esperienze.  
 
Tutto é stato reso più facile dalla preparazione e competenza dei docenti, il M° Roberto De Ronzi, del Dojo Arashi Taranto, coadiuvato dal Maestro Cosimo Cifarelli, fiduciario MGA del CR Basilicata. La loro esperienza é stata fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo immaginato dal Presidente del CR Basilicata Giuseppe Attico che commenta così: "L'idea di partenza é stata quella di continuare con le attività cercando, vista la situazione generale, di coinvolgere anche i componenti delle famiglie. Non é stato affatto facile riuscire, sia a spiegare che ad apprendere, nozioni tecniche che normalmente vanno apprese sul tatami ma, la competenza dei docenti e l'applicazione degli allievi hanno portato a questo eccezionale risultato. La Basilicata si dimostra ancora una volta un laboratorio di esperienze, un modello di innovazione da cui tutti possono trarre spunto.
Questa esperienza sarà ripetuta il corso propedeutico per il conseguimento dei primi tre DAN di Karate. In questo momento di stallo generale, nei limiti del possibile, alcune attività federali sono proseguite con la soddisfazione di tutti".
 
Il percorso si é concluso con lo svolgimento degli esami presieduti dalla commissione d'esame composta dal presidente Giuseppe Attico, dai docenti del corso M° Roberto De Ronzi e M° Cosimo Cifarelli, e dai Maestri Giacomo Spartaco Bertoletti e Antonio Amorosi, entusiasti di questa nuova metodologia. Purtroppo, a causa delle restrizioni imposte, hanno potuto prendere parte alla sessione d'esame solo i fratelli Giuseppe e Luciano De Lucia, di 26 e 17 anni, dell'ASD Karate Gravina. Essendo conviventi, sono stati un po' più fortunati degli altri colleghi e sicuramente molto motivati nel raggiungere questo obiettivo. Non appena le norme lo consentiranno, gli esami saranno sostenuti anche da coloro che non ne hanno avuto la possibilità.
 
Queste le considerazioni dei fratelli De Lucia. Luciano De Lucia: "Per me, l'inattività causata dal lockdown é stata una vera e propria tortura, non sono abituato. Partecipare a questo corso di formazione é stato lo stimolo che mi ha aiutato a ritrovare la voglia di lottare e migliorarmi. La cosa che più ho apprezzato é stata di aver condiviso il percorso con mio fratello, nonostante la differenza di età che c'é tra di noi".
Giuseppe De Lucia: "Quando siamo entrati in lockdown, come allenatore di karate, il mio primo pensiero é stato quello di non interrompere il percorso di crescita dei miei atleti. I mezzi digitali mi sono stati di grande aiuto in questo, anche per non perdere il contatto con loro. In questo percorso mi sono ritrovato ad essere nuovamente un allievo. Questo mi ha consentito sia di scoprire una nuova disciplina ma, soprattutto, ho compreso come possono sentirsi i miei ragazzi quando partecipano alle lezioni online".
 
Fotogallery
 
Fonte: fijlkam.it/basilicata
 
 

Top News 24! Nando e Sara, quando judo e karate possono salvare una vita

  • Veneto
  • Top news

Appuntamento n. 24 con ‘Top News dalle regioni’ che, grazie all’ottimo lavoro del Media Team del Veneto, ha pescato una bella storia a lieto fine fra i fatti della cronaca locale. Buona lettura!

 

Nando e Sara, quando judo e karate possono salvare una vita

Immaginatevi anni e anni a calcare i tatami di mezza Europa, anni di allenamenti per perfezionare gli automatismi, quelli che devono uscire naturalmente durante le competizioni. Eppure ci sono occasioni in cui quegli automatismi possono salvare una vita umana.

Certo non è questo ciò a cui stavano pensando il Vice Sovrintendente della polizia Fernando (Nando) Marverti (53), cintura nera quinto dan di judo, e l'Assistente Capo Sara Vacca (55), pari grado nel karate, colleghi e compagni di vita, al rientro dal lavoro nella fredda serata del 9 gennaio scorso.

All'improvviso, in un viale vicino a casa, a Verona, vedono la luce di un motorino a terra. Il tempo di osservare meglio la situazione e si rendono conto che poco più in là, sul marciapiede c'è un giovane riverso a terra.

marverti e vaccaPochi attimi in cui i due atleti e tecnici Fijlkam non perdono la lucidità e mettono in atto una procedura ben precisa: Nando sente il polso del ragazzo che non promette nulla di buono, chiama immediatamente il 118 e l'operatore dal cellulare guida Sara nel primo, fondamentale, massaggio cardiaco, fino all' arrivo dei primi soccorsi.

Alla coppia è sembrato del tutto normale e doveroso intervenire, "non avremmo mai lasciato un ragazzo morire per strada" afferma Nando, "Si tratta di senso civico per noi unito al senso del dovere di poliziotti e di judoka/karateka" continua.

Nando è tecnico di judo del Ronin Kai Verona, tre volte campione del mondo veterans, plurimedagliato a livello nazionale ed internazionale. Sara è allenatrice di karate nella stessa società, anche lei plurimedagliata ai campionati italiani assoluti di kata e a livello internazionale tra i veterans. Ad oggi entrambi continuano ad allenarsi con dedizione e a gareggiare nelle competizioni riservate agli over 35.

Alla domanda "quanto secondo voi gli anni di preparazione nelle rispettive discipline hanno influito nel vostro intervento" i due non hanno dubbi.

"Sicuramente l'abitudine alla gara, a gestire tensione fa sì che anche in situazioni come questa è come accendere un motore e attivare poi tutta una serie di procedure. - afferma Nando - In quel momento lì abbiamo eseguito quello che diceva il 118 che è poi quello che serviva. Sicuramente sono servite anche le nozioni di primo soccorso ricevute sia dai corsi Fijlkam che da quelli legati al nostro lavoro. Poi se uno è un po' più abituato a gestire lo stress è sicuramente agevolato. Parlo anche per noi "master", essere ancora abituati a gestire certi ritmi e certe situazioni aiuta!"

"Le arti marziali ti danno una predisposizione naturale a seguire le istruzioni che ti vengono date. Nel momento in cui riconosci la validità della fonte, fai quello che ti viene detto." Afferma Sara "Le arti marziali ti danno una marcia in più nella vita. Poi anche fare l'agonista e rimanere in contatto con quell' ambiente ti da un qualcosa in più." Anche nella gestione dell'adrenalina del momento e dei giorni successivi, commenta Sara, "Per noi è stato normale intervenire, come è normale andare ad una gara, dare il cento percento e poi tornare in palestra e ripartire da zero".

Il lieto fine arriva qualche giorno più tardi, quando viene comunicato che il ragazzo (19) non è più in pericolo di vita e se oggi può riabbracciare i genitori è grazie al tempestivo intervento dei due tecnici/poliziotti.

Oltre al ringraziamento sentito da parte dei genitori del ragazzo, a Fernando e Sara sono arrivati i complimenti dal 118 per come hanno gestito la situazione e delle forze dell'ordine che rappresentano, ai quali si aggiungono ora quelli di tutta la famiglia Fijlkam Veneto.

Fonte: fijlkam.it/veneto

Top News 23! Quando l’avventura nel judo è qualcosa che vale

  • Giorgio Sozzi
  • Kodokan Cremona
  • Athlon

L’appuntamento con la ventitreesima ‘Top News dalle regioni’ arriva proprio in un giorno speciale per una notizia altrettanto speciale. Infatti, nel giorno di Natale di questo particolarissimo 2020, il web istituzionale della Lombardia ha raccontato una bella storia di sport. Si tratta di una storia che molti ricordano bene, altri meno bene e che vale la pena di raccontare ai più giovani che non la conoscono. A raccontarla invece, è ‘uno di noi’, uno che quella storia l’ha vissuta da molto vicino e ha scelto ugualmente una narrazione attraverso le testimonianze del territorio.

Giorgio Sozzi, quando l’avventura nel judo è qualcosa che vale

Qualcosa che vale… e tre sole parole hanno la forza di aprire un mondo di pensieri e riflessioni. Poi leggi il nome, vedi il volto, e per chi ha avuto il privilegio di conoscere e frequentare Giorgio Sozzi, tutto si fa chiaro, limpido ed il ricordo si collega soprattutto al maestro di judo, al fondatore del Kodokan Cremona ed allo storico direttore di Athlon, la longeva ed apprezzata rivista federale. Ma Giorgio Sozzi è stato anche tante, tantissime altre cose che, a metterle insieme, costituiscono un patrimonio che non si dovrebbe disperdere, né dimenticare, in modo da regalarle ai più giovani, a tutti quelli che non sono riusciti a conoscerlo. “La certezza è di aver speso il mio tempo per costruire qualcosa che vale. La speranza è di esserci in minima parte riuscito”. Queste due righe, vergate da Giorgio pochi giorni prima di andarsene nella primavera del 2012, raccontano la grande passione, l’onestà intellettuale, la fiducia profonda. Ed è grazie ad Andrea Sozzi, che attraverso le testimonianze raccolte sul territorio cittadino, ha realizzato un libro fondamentale per non disperdere, né dimenticare una storia preziosa, l’avventura nel judo di Giorgio Sozzi… qualcosa che vale. Tanto.

Giorgio Sozzi 4Per rendere l’idea si riportano due interventi, tratti fra gli altri, dall’introduzione al libro. Così ha scritto Oreste Perri, Campione Mondiale di Canoa ed ex Sindaco di Cremona.

“Giorgio Sozzi è stato maestro di moltissimi giovani e promotore di iniziative di sport e solidarietà. Dopo aver ricoperto cariche di vertice a livello nazionale come dirigente, si è dedicato all’insegnamento e alla diffusione del judo quale disciplina educativa per bambini, adulti, agonisti e non, anziani. È stato un forte atleta e rimane tutt’ora un’icona dello sport cremonese. Lo possiamo chiamare Maestro nel senso più ampio del termine, perché ha voluto educare attraverso l’insegnamento del judo a tutti i livelli. In particolare, si è speso con particolare passione e abnegazione per affermare l’utilità di questo sport nel campo del disagio sociale e in particolare della disabilità intellettiva. Ho assistito personalmente a qualche lezione con ragazze e ragazzi in difficoltà e sono rimasto affascinato per l’amore la passione con cui riusciva a coinvolgerli sul tatami e per quanta attenzione essi prestassero nell’esecuzione degli esercizi. Per la costante e amorevole dedizione di Giorgio nel campo del disagio e della disabilità, nel 2012 il Comune di Cremona ha deciso di intitolare a lui la Cittadella dei Servizi alla Persona situata nel parco del Vecchio Passeggio, nel quale operano diverse associazioni che, come ha fatto Giorgio, si prendono cura di persone con difficoltà fisiche e cognitive. Giorgio è stato un Maestro di vita che ha saputo rivolgersi ai campioni, ma senza dimenticare chi è rimasto indietro, ha voluto dare a tutti la gioia di sentirsi persone amate. Grande Maestro, amico mio, è stato fantastico vederti all’opera con i tuoi ragazzi, con la faccia da duro, ma con gli occhi teneri e lucidi di gioia! Ho visto Giorgio qualche giorno prima che ci lasciasse: era molto provato dalla malattia, ma l’ho visto felice perché non cessava mai di pensare ai suoi ragazzi, felice di portare fino in fondo la sua missione: donarsi, veder contenta e soddisfatta la sua squadra. Caro Giorgio, sei volato via, ma ci hai lasciato un grande insegnamento per lo sport e per la vita: la vittoria non è solo di chi arriva primo, ma anche di colui che sa fermarsi per aiutare chi rimane indietro. Ciao, Maestro!

Così ha scritto Marco Bencivenga, Direttore de “La Provincia di Cremona e Crema”

Per lo sport E per gli altri.

“In ogni città d’Italia ci sono persone che dedicano la vita allo Sport. O agli Altri. A Cremona ce n’è stata una capace di raggiungere in colpo solo entrambi gli obiettivi: ha vissuto per lo sport E per gli altri. In quella vocale che cambia (da O a E) è racchiuso il senso più autentico dell’impegno senza tempo e senza riserve di Giorgio Sozzi. Un dono lungo mezzo secolo, cinquant’anni di passione e di fatica che non hanno aggiunto zeri al suo conto in banca, ma tante soddisfazioni al suo cuore grande. Sozzi ha gioito per i suoi successi personali, certo -dalla prima cintura gialla fino alla nera ottavo dan, dalla fondazione del Kodokan Cremona alle cariche federali nazionali- ma ancor di più per i progressi compiuti dai suoi allievi, dai più bravi ai più fragili, dai più talentuosi ai più complicati, dai campioni riconosciuti ai campioni diversamente abili, mai trattati con pietismo o commiserazione, ma -al contrario- sempre spronati ad andare oltre i loro limiti fisici o mentali. Come ogni vero maestro di sport, Giorgio Sozzi è stato soprattutto un maestro di vita. Un educatore. Un esempio. Lo racconta bene questo libro, che il figlio Andrea gli ha voluto dedicare. Perché il ricordo non si disperda. E perché il nipote che non ha mai conosciuto sappia che gigante era suo nonno”.

Fonte: fijlkam.it/lombardia

Giorgio Sozzi bio

Angela ed Elena, piccole lottatrici che crescono

Sono belli i sorrisi che splendono sui volti di Angela ed Elena, giovanissime lottatrici della Lombardia che hanno vissuto recentemente l’emozione della competizione e poi, anche quella della vittoria. Ce ne sono ancora tantissimi di sorrisi belli come questi, in ogni regione ed in ogni città, ma a rendere speciali quelli di Angela ed Elena è stato il media team della Lombardia, che ne ha fatto una notizia e la ha pubblicata qualche giorno fa sul web istituzionale. Ed è stata votata quale Top News n. 22

Due lombarde al primo posto nel torneo di Boguszow-Gorge

Due italiane presenti al torneo internazionale di lotta femminile, Heros Lady Open di Boguszow-Gorge in Polonia, e due centri perfetti. Le lombarde Angela Crapio Casarola del Club Atletica Pesante Como ed Elena Placenti del Kokoro Dai Cairate (Va) hanno trionfato nelle rispettive categorie dei 42 chilogrammi Youngers e 49 chilogrammi Cadette. La tredicenne comasca ha inanellato una serie di ben cinque match vincenti, tutti con avversarie polacche. La varesina ha disputato tre splendidi incontri che l'hanno portata ad una esaltante vittoria nel torneo. Grande la soddisfazione degli allenatori, Crapio Casarola Maurizio e Francesco Placenti che sono anche genitori delle due promettenti giovani lottatrici. 

Fonte: fijlkam.it/lombardia

Top News 21! Fijlkam Marche sostiene la Donna protetta

  • Top news
  • Marche
  • Donna protetta

Si è concluso sabato 17 ottobre il corso di sicurezza personale femminile destinato a donne vittime di violenza risultato del partenariato tra la società sportiva Palestra Sirius e la cooperativa sociale Il Faro. Quest’ultima lo scorso anno si è aggiudicata il bando per la gestione del centro antiviolenza provinciale di Macerata e ha previsto, tra le azioni di contrasto alla violenza contro le donne, i corsi di sicurezza e difesa personale che la Palestra Sirius propone nell’ambito del progetto Donna Protetta. “Abbiamo voluto raccogliere le competenze acquisite con l’insegnamento della difesa personale in questo progetto per poter fornire un aiuto concreto nella lotta alla violenza di genere – spiegano i referenti Antonella Pizzolla e Lorenzo Castricini - e negli anni Donna Protetta si è dimostrato un valido mezzo con cui costruire nelle donne la giusta consapevolezza riguardo la violenza, guidandole a riscoprire la loro autostima e limitando drasticamente la possibilità che diventino vittime”.

Donna ProtettaDonna Protetta si pone lo scopo di insegnare a ridurre al minimo il rischio di cadere preda di malviventi o molestatori e prevede la reazione fisica solo come ultima opportunità, da utilizzare quando qualsiasi altra azione risulti impossibile o inefficace. Alla base sono stati posti i principi del Metodo Globale Autodifesa, un programma tecnico sviluppato dalla FIJLKAM, Federazione Sportiva Nazionale riconosciuta dal CONI e unico organo di governo per gli sport del Judo, della Lotta, del Karate e delle arti marziali. Il Metodo Globale Autodifesa è una sintesi di più discipline di combattimento orientate alla difesa e permette di fronteggiare condizioni di pericolo tramite poche tecniche che possano essere assimilate in breve tempo. È completato dall’insegnamento di elementi sulla giurisprudenza che regolamenta la difesa legittima in Italia e da una conoscenza di base di psicologica applicata alle situazioni di rischio.

“La scelta di proporre un corso di autodifesa femminile gratuito - ha spiegato Elisa Giusti, responsabile dei servizi antiviolenza della cooperativa Il Faro - è maturata dall’idea di far confrontare un gruppo di donne che hanno subito violenza e dare loro l’occasione di capire che la violenza di genere è un problema culturale e strutturale della nostra società che potrebbe capitare a ognuna di noi. Per questo è necessario capire alcuni comportamenti, acquisire un linguaggio specifico, avere consapevolezza di ciò che potrebbe accadere e capire come poter tenere un atteggiamento sicuro di fronte a un possibile rischio. Quello proposto non è un corso per imparare a picchiare e difendersi dall’uomo cattivo ma un corso di conoscenza e condivisione. La donna non è oggetto di cui disporre a proprio piacimento e non è proprietà di nessuno. La paura della violenza spesso può rendere sottomesse ma conoscere quella stessa paura e nominarla poi ci dà la forza di reagire”.

Alla cerimonia di consegna degli attestati è intervenuto il Presidente del Comitato Regionale Marche FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) Marco Masi, che nel suo intervento ha evidenziato come “i principi fondamentali dei nostri sport sono il rispetto delle regole e il rispetto dell’avversario e la Federazione con MGA Donna, un programma di difesa dedicato espressamente alle signore, vuole fornire un concreto contributo alla lotta contro ogni forma di discriminazione di genere”.

Il Faro gestisce il Centro Antiviolenza di Macerata “S.O.S. Donna” che ha sportelli territoriali a Civitanova Marche, Porto Recanati, Castelraimondo e San Ginesio. Il numero telefonico è 0733/1990133.

Fonte: fijlkam.it/marche

Da sinistra nella foto: Lorenzo Castricini (istruttore), Elisa Giusti (responsabile dei servizi antiviolenza della cooperativa Il Faro), Antonella Pizzolla (istruttore), Marco Masi (Presidente FIJLKAM C.R. Marche)

LastNews

Top News 20! Intervista a Takero Kurihara

  • TOP NEWS DALLE REGIONI
  • Takero Kurihara
  • Claudio Zanesco
  • Franco Minimo

Siamo arrivati alla ventesima puntata con la rubrica ‘Top News dalle regioni’ che, mai come in questo caso, si tratta di una ‘top’ in tutti i sensi. A due giorni dalla pubblicazione su fijlkam.it/lombardia infatti, ‘Storie di Judo, Takero Kurihara intervistato da Claudio Zanesco e Franco Minimo’ registra 600 letture che, per la media dei web regionali, è dato significativo che poi raccoglie anche i ‘like’ sui social. / Un giorno come gli altri, sul finire dell'estate, un post sui social fa riferimento al Maestro Takero Kurihara. Un nome ed una storia tutta da scoprire per le generazioni più giovani, ma nella bella ed accurata intervista organizzata ed allestita da Claudio Zanesco e Franco Minimo con la collaborazione di Kyomi Kurihara e Francesca Martinello, chiunque potrà trovare particolari e dettagli di una vita dedicata al judo che merita di essere raccontata e conosciuta. Grazie al Maestro Kurihara per essersi reso disponibile, ma grazie soprattutto a Claudio Zanesco e Franco Minimo, che hanno creduto all'idea di dedicare del tempo a raccogliere questa storia per farla conoscere a tutti. Buona lettura!

Buongiorno Maestro, cominciamo con alcune domande per conoscere meglio il suo passato.

Dove ha iniziato la pratica del judo?

K: Ho iniziato la pratica del Judo vicino a casa mia, a Kumamoto, la città dove abitavo da bambino. Kumamoto è considerato il paese del judo, poiché vi sono nati grandi campioni: Kimura, Iwatsuri, Uemura, Yamashita. Il Maestro era un signore anziano, aveva una drogheria e insegnava judo per passatempo. Avevo 8 anni, io non sapevo cosa fosse il judo e non immaginavo di dover indossare il judogi; ero cosi innocente e sprovveduto che credevo di poterlo fare vestito normalmente.

Crescendo ho frequentato le scuole medie, la pratica si faceva più seria. Ho imparato meglio la tecnica e gli allenamenti sono incominciati a diventare più seri. Ricordo che il mio primo judogi serio è costato 1600 yen di allora. Sono diventato cintura nera a 15 anni. Dopo la scuola media sono entrato in un liceo e lì mi sono ritrovato in uno squadrone: erano tutti forti. Io ero sì cintura nera, però gli altri non erano da meno, anzi.

Sai, proprio ieri (siamo nel settembre 2020) per caso guardavo in televisione un campionato del Giappone dell’Ovest contro l’Est (Bianchi-Rossi) e ho rivisto una squadra con cui avevamo fatto una finale, perdendo. Ieri faceva vedere le ragazze, dove combatteva la Abe, famosa nazionale giapponese, Uta Abe (Shukugawa), stava combattendo la finale con Akira Sone (Nanchiku). La finale è stata vinta dalla squadra di Nanchiku, anche noi all’epoca abbiamo perso in finale con la squadra di Nanchiku.

Successivamente, all’Università, dai 18 anni per 4 anni (l’università si chiamava Chuo, dove mi sono laureato in Economia a pieni voti) mi allenavo con Isao Okano, un grandissimo del judo con cui ho combattuto moltissime volte in allenamento e Shinobu Sekine con cui ho fatto una foto ricordo quando vinse le olimpiadi di Monaco di Baviera. Ambedue e altri colleghi di Università vennero a salutarmi all’aeroporto di Haneda, quando partii per l’Italia. Erano un centinaio di persone. Anche il Maestro Kotani, sebbene si reggesse ad un bastone, ha voluto essere presente alla mia partenza per l’Italia. Anche al mio arrivo a Milano c’era un altro centinaio di persone ad attendermi. Ricordo che Fedele Toscani mi fotografò sulla scaletta dell’aereo. Avevamo un forte spirito di squadra. Quindi Okano e Sekine, due campioni Olimpici, erano all’aeroporto con Nakamura, campione a Montreal.  Quando io sono partito il giorno 17 settembre del 1964 dall’aeroporto vi erano due campioni olimpici: il capitano della mia squadra, Nakamura, e Miyata, un mio compagno di liceo, che poi è diventato un consulente scientifico del governo degli Stati Uniti d’America.

Kurihara 1C: Quanti anni aveva quando è arrivato in Italia?

K: Quasi 23.                                

C: E che grado aveva quando è arrivato?

K: Quarto Dan.

C: Dove ha praticato judo in italia?

K: Principalmente, anzi, direi esclusivamente a Milano, nella palestra di via Solari (Jigoro Kano Milano) (risate).

C: Quindi ha insegnato nello storico Jigoro Kano Milano.

K: Sì, qui ho una foto. (Ci fa vedere una foto dell’epoca) Il Presidente era il Signor Novello, è stato proprio lui a farmi venire dal Giappone.

C: Quindi la sua carriera di tecnico in Italia si è sviluppata praticamente a Milano, quanti tecnici e atleti è riuscito a coinvolgere nel suo judo in quegli anni?

K: Moltissimi, ricordo Venturelli, Facchini, Castellan, Peloso. (ride) Peloso è stato veramente il mio Maestro di vita Italiana.

C: Di vita milanese suppongo.

K: Sì, mi ha insegnato tante cose. Ricordo in particolare una vacanza in campeggio a Torre di Caino (Maratea). Due anni fa ci sono tornato, ma tutto era cambiato. In quell’occasione penso di essere stato ingannato da Peloso, perché aveva promesso di cucinare il pesce che avrebbe pescato, mentre si mangiavano solo formaggini perché nessuno riusciva a pescare!

C: Maestro quale è stato, secondo lei, il periodo migliore per il judo vissuto qua in Italia, chiaramente dal suo punto di vista?

K: Per me? Mah, sicuramente quando ho aperto il mio dojo, questo dojo. Perché ho potuto insegnare come voglio io, rispettando le tradizioni. Ancora adesso faccio rispettare delle semplici regole come la sistemazione delle ciabatte prima di salire sul tatami, non dimenticare il saluto e l’etichetta del judo.

C: Lei è rimasto legato molto alle tradizioni del suo paese. Deduco che Lei oltre alla tecnica, che sappiamo tutti essere sopraffina, ha cercato sempre di portare la cultura del judo.

K: Sì certo, sempre. Tanti capiscono, ma purtroppo tanti non si impegnano per capire.

C: Negli ultimi anni ci sono stati cambiamenti in questo senso. Ha trovato difficoltà? La gente è cambiata? diversa? Come vive questi cambiamenti?

K: Per esempio, nel corso dei bambini si fa fatica a spiegare come indossare la cintura; anni fa si faceva vedere e imparavano subito. Ci saranno tanti motivi, fra cui l’abbassamento dell’età, prima cominciavano a 8 o 9 anni. Invece adesso a 5 anni.

C: In che anno ha aperto il suo club?

K: nel 1970.

C: L’altro giorno il maestro Piero Comino mi ha detto che è grazie a lei che è arrivato il judo a Udine. Ci spiega questa cosa? Piero Comino ha riferito solo che se a Udine c’è il judo è grazie al maestro Kurihara.

K: (Risate) Un giorno a Padova ho incontrato Piero Comino che mi chiese “Maestro, possiamo avere un maestro giapponese?” Gli risposi (ride) “Eh, maestro giapponese costa caro”, allora lui chiese “Ma quanto dobbiamo pagare mensilmente?”  Gli risposi “Come minimo 350/400 dollari” lo sfidai, “Allora potete pagare? Se non potete pagare nemmeno mi impegno a cercare. Dovete garantire i pagamenti.” Avevo pensato di far venire anche qualcuno dalla Francia, perché dal Giappone costava tanto.

Non c’erano come adesso le tariffe economiche sugli aerei, quindi si doveva pagare tanto. Cercai in Francia e in Inghilterra per capire se c’era un’occasione per rintracciare qualcuno. Poi per caso sentii il Maestro Kuroki, che voi non credo conosciate perché è un judoka di un’epoca diversa dalla vostra. Questo Maestro Kuroki ha insegnato a Torino per 2 anni, ma voleva tornare in Giappone, diceva “Io torno perché faccio professore di ginnastica in Giappone.” Io avevo già salutato e fatto gli auguri e poi non so dopo quanti mesi, dopo un bel po’, mi chiese “Non c’è posto per me in Italia?”. “Bene”, pensai io. Allora ho chiamato Comino e poi Kuroki ha fissato un giorno per incontrare la società di Udine, la società Yama Arashi. Poi ci fu la creazione della Tenri Udine dove si allenava Laura di Toma, un fenomeno del judo. Questo mi ricordo di quella questione.

C: Tecnicamente lei chi ritiene essere il suo Maestro di judo? O ha avuto più di un Maestro?

K: il Maestro Kotani è il mio maestro che ha voluto addestrarmi come “Maestro di judo”, mentre il Maestro Yamabe dell’Università di Chuo mi ha addestrato come combattente. Penso che questi due Maestri siano stati fondamentali per me.

C: Kotani Sensei è stato uno dei grandi della storia del judo.

Quindi c’è una linea che lega il fondatore del judo al suo Maestro e quindi a Lei. Cioè, Jigoro Kano è stato insegnante di Kotani sensei e poi anche Kurihara sensei.

K: Beh, in mezzo ci sono due generazioni, io sono della terza generazione. Kotani Sensei era un mito a quell’epoca. Quando io sono partito per l’Italia, Lui aveva 63 anni; ricordo che qualche giorno prima della partenza c’era un canadese molto forte che faceva anche “Catch americano”; era venuto ad allenarsi per le  Olimpiadi. Ho fatto randori con lui, ma non riuscivo a fare Ippon... solo piccoli vantaggi come koka e yuko. Il Maestro Kotani si arrabbiò molto con me, ci ha fatto randori lui e mi ha dimostrato che a 63 anni, (muove la testa ed esclama “porca miseria”), in un colpo solo è riuscito a fare Ippon. Però questo era per dimostrami che era veramente forte e che a 63 anni aveva ancora un fisico fortissimo. Tornai in Giappone dopo 4 anni ed era cambiato molto, invecchiato.

C: Mentre in Italia ci sono stati degli insegnanti di judo italiani che l’hanno piacevolmente sorpreso o interessato? Parlo dei primi anni.

K: (Scuote la testa) mai pensato.

C: Forse è una domanda a cui è difficile rispondere.

K: Sì, non rispondo perché mi viene rabbia.

C: Strana risposta. Perché viene rabbia?

K: (risate) Sei furbo, (rivolto a me) intelligente.

C: Va bene, andiamo avanti. Io mi ricordo di Lei come l’amico Franco Minimo che è qui con me adesso, dei bei tempi degli anni 80, fine anni 70/80. Dove abbiamo avuto molte occasioni tecniche da sviluppare insieme, mi ricordo molti allenamenti, corsi, trasferte, proprio un bel periodo interessante. Poi però c’è stato come un allontanamento dalla federazione. È stata volontaria o semplicemente è “andata così”?

K: (Pensa a lungo) Un grande dirigente lombardo dell’epoca si era arrabbiato furiosamente con me. Vi spiego: ogni domenica tenevo l’allenamento degli agonisti della regione. Venni chiamato all’improvviso dal Giappone perché era morta mia madre, sono andato via senza avvisare, pensavo che, quello che allora era un mio aiutante, il Maestro Beltracchini, mi potesse sostituire e partii per il Giappone. Allora, io penso che sia stato uno sbaglio perché io prima di partire dovevo telefonare, solo che ero un po’ agitato.

Tra l’altro, tornato in Giappone, i miei amici hanno trasformato il tutto in una festa perché ero lì con loro dopo tanto tempo. Al rientro in Italia, il mio incarico era andato ad altri. Io non ho detto niente perché per prima cosa so di aver sbagliato io perché dovevo avvisare. Non è che io ho voluto abbandonare la federazione. È andata così.

C: Adesso che grado ha maestro?

K: Sono ottavo dan dal 2002, sono diventato alto grado diciotto anni fa. (ci indica il diploma in originale appeso nel dojo).

C: Quindi è già 18 anni che è ottavo dan! Scusi, ma penso che siano in pochi a saperlo, io non lo sapevo che Lei in questi anni è stato insignito di questo importante riconoscimento

C: E’ uno dei gradi più elevati e più qualificati in Italia.

K: Sì, la curiosità è che me lo hanno dato il 18 settembre di 2002, nello stesso giorno del mio arrivo in Italia, 38 anni dopo.

C: Bella ricorrenza 18 settembre del 64 e 18 settembre del 2002.

C: Vedo qui (in palestra su una parete) una foto di suo figlio con il grande Yamashita.

K: Yamashita è un fenomeno. Bravissima persona, molto attento, pensa che lui ha fatto randori con mio figlio soltanto una volta. Dopo 8-10 anni ci siamo rincontrati e mi ha detto così: “Eh Maestro, suo figlio era un combattente sinistro “tagliente”. Porca miseria, si ricordava tutto, fantastico.”

C: Che rapporti intrattiene con il suo Giappone judoistico?

K: Negli ultimi anni non molto, ho un po' abbandonato i contatti.

C: Ha lasciato andare! I suoi interessi sono ormai totalmente qui, suo figlio Hayato sappiamo essere il primario della Chirurgia d’urgenza e del trauma all’Humanitas di Milano

K: Sì, lui è un bravo medico.

C: Ricordo una gara al Ronin di Monza quando Lei Maestro fece un balzo dalla balaustra per fermare uno strangolamento fatto ad un suo allievo di cui l’arbitro non si era accorto

K: Sì, mi ricordo di quell’episodio

C: Dei ragazzi del judo Lombardo nel periodo in cui se ne occupava, di chi ha maggiori ricordi?

K: (risata). Lui (Franco Minimo) e Marino Asmeri, ma poi tanti altri, Fontana, Vecchi, e tanti altri.

K: Con Asmeri ricordo sempre di un Torneo a Parigi, abbiamo fatto il viaggio insieme. Minimo, poi anche Vecchi. Stavamo perdendo il treno e Vecchi mi ha preso per il braccio e praticamente sollevato sul treno, quel giorno ho corso più di Mennea, bei tempi. La prima volta che ho visto Minimo durante una gara a Brescia avevo notato il suo bel Tai-otoshi e da quel momento seguivo sempre i suoi incontri.

C: Per finire questa intervista. Le chiedo, quanti anni ha Maestro? Lei insegna ancora attivamente?

K: Il mese prossimo il 25 (Ottobre 2020), compio 79 anni. Sì, certo. Tutti i corsi del mio dojo li tengo io.

C: Ne approfittiamo per farle gli auguri allora, a nome di tutti gli amici e allievi che lo hanno conosciuto.

K: Tra l’altro per 18 anni ho insegnato alla Scuola Militare Teuliè di Milano. Lì per ogni docente mettono un elenco con i rispettivi compleanni e anche se non sono stato Professore della Scuola, ma solo insegnante di Judo, il mio compleanno era segnalato insieme a quello dei docenti scolastici.

Ricordo felicemente quegli anni, poiché i miei Allievi mi hanno reso orgoglioso diventando Ufficiali di Alto grado. Non posso non ricordare anche gli anni passati all'Istituto Leone XXIII, scuola superiore dei Padri Gesuiti di Milano, dove ho insegnato per parecchi anni ed è con particolare orgoglio che ricordo che molti dei miei allievi, una volta raggiunta l’età adulta, sono diventati importanti dirigenti d'azienda, medici, avvocati e qualcuno... anche politico. 

C: (Verso la moglie) Signora vogliamo aggiungere qualcos’altro?

MOGLIE: no no basta.

Franco Minimo: Maestro mi hanno riferito che alle Olimpiadi di Barcellona, c’era tutta la nazionale giapponese schierata e c’era un posto vuoto in mezzo. Di chi era?

Claudio: del Maestro Kurihara?

Minimo: Vero?

K: no no, non è vero!!

C: allora è vero!

(Risate)

C: Appena arrivato in Italia cosa Le è piaciuto di più?

K: il Chianti! (Risate)

C: Grandissimo. Vuole aggiungere qualcos’altro, Maestro?

K: No, grazie a voi per tutto.

C: Ora faremo alcune foto che poi metteremo nell’album e forniremo per l’intervista. Grazie mille Maestro Kurihara.

Dopo l’intervista visitiamo il Dojo, bello, sobrio, dedicato al judo con due bei tatami, sullo sfondo due judoka che eseguono una bella tecnica, il Maestro ci dice che era Lui nel suo speciale Hane Goshi, una tecnica un po' abbandonata. Aggiungo che ultimamente Shoei Ono l’ha in parte recuperata, scuote la testa e aggiunge: “Quello che non mi piace adesso è che tutti buttano la testa verso il basso per proiettare, è pericoloso, io proibirei quelle azioni. Anche Ono cade dalla guancia destra, ma se fa un piccolo errore può creare un incidente, in più i giovani imitano questa tecnica e può diventare molto pericoloso”, Judoka di altri tempi e con un altro spirito, non vi è nulla da fare.

Fonte: fijlkam.it/lombardia

Top news dalle regioni: Campania e voglia di ripartenza

  • PalaVesuvio
  • Napoli
  • TOP NEWS DALLE REGIONI

20200925 Ponticelli 1Un fine settimana da Campioni. Il fine settimana appena trascorso, nel Palavesuvio a Napoli, si sono incontrati per allenarsi insieme e migliorarsi, atleti fra i migliori d'Italia, in un'atmosfera surreale per quanti controlli siano stati eseguiti scrupolosamente da uno staff attento e coordinato dalla Signora Meringhi. Si sono abbracciati virtualmente atleti che non si incontravano da marzo, ed i loro occhi, che spuntavano dalle mascherine, erano luccicanti di gioia e di emozioni. I padroni di casa della Nippon insieme alla Star Club, la Pomilia, Olimpic e Body Master hanno accolto in un clima d'amicizia gli atleti delle Fiamme Oro, Fiamme Gialle e di società ai vertici nazioni come il Banzai, Dojo Equipe, Team Iacovazzi, Kumiai, Kdk Brienza e i più prestigiosi club della Sicilia accompagnati dai tecnici Leone, Pelligra, Casale coordinati dal Maestro Bongiorno. Il Campione Olimpico Pino Maddaloni unitamente al padre Gianni ed ai tecnici Raffaele e Massimo Parlati, con il responsabile regionale del Judo campano20200925 Ponticelli 2 Bruno D'Isanto, promotori dell'evento, si sono dichiarati pienamente soddisfatti dell'elevato tasso tecnico dei partecipanti e della rigorosa applicazione dei protocolli FIJLKAM da parte di tutti i partecipanti. Il Presidente regionale Aldo Nasti, coodiuvato dal Maestro Gennaro Muscariello hanno colto l'occasione per consegnare il diploma di graduazione di 6° dan riconosciuto Motu Proprio dal Presidente Domenico Falcone a Mafalda Chiaro ed Antonio Di Virgilio. Un prestigioso riconoscimento che premia passione e competenza di altri due illustri judoka napoletani. Una grande ripartenza per il judo campano e nazionale.

Fonte: fijlkam.it/campania

Top news dalle regioni: Shibumi, Judo is fighting for a better life

Otto i siti web istituzionali delle regioni (fijlkam.it/nome della regione) che sono stati aggiornati nel corso di questa settimana, ed in tutti i casi la pubblicazione è stata riservata ai documenti, dalle Linee guida per gli eventi agonistici ai corsi di aggiornamento o formazione. Per questo motivo, ma anche per appagare la richiesta di conoscere storie, ma anche approfondimenti e riflessioni, che troppo spesso rimangono sepolte nelle pieghe del territorio locale, abbiamo colto l’occasione per dedicare il 17esimo appuntamento con la Top News dalle regioni, non al web istituzionale, bensì ad un blog garbato ed elegante. Si chiama Shibumi, sottotitolo: Judo is fighting for a better life. Concetto che, mai come ora, suona bene suggerendo coraggio e responsabilità . Buona lettura.

  

ShibumiQuando ascolto i judoisti, a volte sento pronunciare una frase “….sai, judo è una filosofia!”. Bene, questa volta non mi gioco una frasetta (che non dice nulla) ma mi impegno a porre in modo filosofico le domande che riguardano la pratica prima, l’insegnamento poi, del metodo judo.

Il judo è una forma di educazione? Sì, noi lo crediamo e attraverso lo studio di un combattimento amplifichiamo l’allenamento judo collegandolo all’allenamento vita. Per esempio si incomincia a dire a dei ragazzini arruffati e casinisti, timidi e scontrosi, paffuti e imbranati che le ciabatte che li accompagnano dallo spogliatoio alla materassina (tatami, spazio di pratica) vanno messe in ordine prima di salire. Secondo trauma, prima di iniziare bisogna fare un saluto tutti insieme, composti e con l’abbigliamento ordinato (dai pantaloni, che di pantalone non hanno che l’approssimazione vista l’assenza di tasche, patta e bottoni, a una giacca insolita e una cintura, lembo di stoffa indomabile e disperazione di tutti i bambini perché ingovernabile).

Ma perché tutte queste “cerimonie”? potrebbe chiedere un bambino, se non fosse già passato dal quel trita-cervelli che è la scuola primaria, primo passo verso l’omologazione e la perdita di una propria originalità.

Beh, l’educazione è ciò che rende accettabili i traumi e fa in modo che li affronti volentieri, perché dall’altra parte non vedi un’autorità col fischietto, ma prima di tutto una persona, che sorride e ti aiuta, ricordandosi delle sue prime esperienze.

Lo scopo naturalmente non è tenere l’ordine fine a se stesso, ma spingere a mettere in ordine le cose piano piano per aiutare a mettere ordine in testa e tra i pensieri.

In quel combattimento, che farà molti anni dopo, dovrà aver spinto la conoscenza su di sé a tal punto da masticare la tensione, sputarla, salire a combattere concentrato e nel tempo presente… perché il judo non fa sconti… se non sei presente con il corpo e con il cuore torni subito alla casella di partenza senza ripassare dal via.

Cerchiamo quindi un’attitudine al cambiamento, nella vita quotidiana siamo sempre distratti da ricordi e desideri, navigando tra il vissuto e la progettualità, tra il passato e il futuro. Nel judo questo non è possibile, si è nel qui, ora.

Il judo è un gioco che faccio insieme ad un altro, sentendo i suoi punti di forza, proteggendo i miei, ascoltando il suo corpo e il suo respiro, valutando e soppesando dove e quando portare l’attacco. Per fare questo devo confondermi con l’altro, entrare profondamente in un sistema dove anch’io sono un po’ l’altro, anche solo per un istante, perché la proiezione la guadagno se per un attimo gli rubo l’equilibrio e lo guido giù a terra dove voglio che lui trovi lo spazio per una caduta senza ferita, controllato fino alla fine. Quando si prende un ippon (chiamiamo così l’azione perfetta in cui proietto l’altro di schiena a terra) dall’altro, se non si è in gara, siamo contenti, perché siamo carta su cui è scritta una bella frase, chiodo su cui si è appeso un bel quadro, siamo parte di una cosa perfetta.

Perché questo cerchiamo nel judo, l’esercizio costante alla perfezione. Si studiano le tecniche migliaia di volte, da fermi, in movimento, con il compagno che ti facilita, con il compagno che si oppone, da tutte le posizioni e in tutte le varianti.

La perfezione quindi esiste (!) nella ricerca sincera di essa, in un miglioramento continuo. Nella ricerca della perfezione bisogna però conoscere il senso del limite, non esagerare nelle proporzioni, non essere troppo veloci o troppo forti, troppo rigidi o troppo flessibili... dobbiamo essere nella giusta misura e quando siamo nell’armonia delle cose, le cose vengono a noi. E’ uno stato di grazia che dura poco, anzi ti accorgi che è arrivato solo perché non c’è più, è ripartito.

Quindi è il viaggio la cosa più importante da fare, il tempo della ricerca più importante del tesoro da trovare. Questa ricerca costante dell’equilibrio, questo rispetto assoluto del limite ci riporta all’impianto fondamentale del pensiero greco che sul limite e sull’accettazione del più grande dei limiti, la morte, costruisce la sua drammaturgia.

Parallelamente nel judo si dice che la costante accettazione di ricevere la tecnica dell’altro, le migliaia di cadute (simbolo della sconfitta) che si fanno nel tempo portano il judoista ad accettare per brevissimi istanti lesioni temporanee dell’io. Fino a dire che, simbolicamente, la caduta, la sconfitta sono “la morte” dell’io.

La nostra tesi è che con il tempo, la pratica profonda del judo porti ad accettare con minor dramma la morte, ad accettare l’ultimo combattimento senza desiderio di vittoria o paura della sconfitta, perché l’unico modo per segnare punto alla morte è accettarla come si accetta l’inevitabile. Da qui il senso di essere parte di un ciclo e la meravigliosa sensazione di appartenere alla natura delle cose, sentire la forza della terra e con il respiro percepire l’energia del cielo.

A.

Fonte: judoshibumi.com

Pagina 497 di 524

  • 492
  • 493
  • 494
  • 495
  • 496
  • 497
  • 498
  • 499
  • 500
  • 501
  • Rassegna Stampa
  • Museo Sport Combattimento
  • Fondazione Matteo Pellicone
  • Polizza assicurativa
  • Scarica il logo
  • Mappa del Sito
  • Cerca
  • Contatti
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Feed rss
  • Area Riservata
  • Newsletter

logo coni

FIJLKAM
Via dei Sandolini, 79 - 00122 Ostia Lido (Roma)